1937: il “Fronte popolare” contro gli operai di Barcellona

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1937: il “Fronte popolare” contro gli operai di Barcellona

 

 

Il 4 maggio e i giorni seguenti si commemora il 70° anniversario dei tragici avvenimenti del maggio 1937 in cui il governo della Repubblica – con la complicità diretta dei dirigenti della CNT e del POUM (1) – hanno massacrato gli operai di Barcellona che si erano sollevati, esasperati da uno sfruttamento brutale accresciuto dallo “sforzo” di guerra. Noi pensiamo che un grande dibattito sia oggi indispensabile per tirare le lezioni di questi avvenimenti e per fornire dei contributi; riproduciamo qui di seguito l’articolo d’intervento che i nostri predecessori, la Sinistra Comunista d’Italia e del Belgio, avevano pubblicato in questa occasione nella rivista Bilan (1933-1938). Noi speriamo così di suscitare un dibattito sincero e aperto che vada fino al fondo delle cose, che permetta alle generazioni attuali della classe operaia di tutti i paesi che non hanno vissuto questa tragedia di rafforzarsi nella loro lotta contro un capitalismo ogni volta più barbaro e inumano.

 

 

Corrente Comunista Internazionale (1° maggio 2007)

 

 

Piombo, mitraglia, prigione. Così risponde il Fronte Popolare agli operai di Barcellona che osano resistere all’attacco capitalista

 

 

Proletari!

 

Il 19 luglio 1936, i proletari di Barcellona, a mani nude, hanno annientato l’attacco dei battaglioni di Franco, armati fino ai denti.

 

Il 4 maggio 1937, questi stessi proletari, muniti di armi, lasciano per terra molte più vittime che a luglio, quando si trattava di respingere Franco, ed è il governo antifascista – che comprende componenti anarchiche e che gode anche di un appoggio del POUM – che scatena la feccia delle forze repressive contro gli operai.

 

Proletari!

 

Il 19 luglio 1936, i proletari di Barcellona sono una forza invincibile. La loro lotta di classe, libera da legami con lo stato borghese, si ripercuote all’interno dei reggimenti di Franco, li disgrega e risveglia nei soldati l’istinto di classe: è lo sciopero che arresta i fucili e i cannoni di Franco e che blocca la sua offensiva.

 

La storia non registra che intervalli fuggitivi nel corso dei quali il proletariato può acquistare la sua completa autonomia di fronte allo stato capitalista. Qualche giorno dopo il 19 luglio, il proletariato catalano arriva al crocevia: o entra nella fase superiore della sua lotta per la distruzione dello stato borghese o il capitalismo ricostituisce le maglie del suo apparato di dominio. A questo stadio della lotta in cui l’istinto di classe non è più sufficiente e quando la coscienza diventa il fattore decisivo, il proletariato non può vincere senza disporre del capitale teorico accumulato con pazienza e accanimento dalle sue frazioni di sinistra erette in partito sotto l’incalzare degli avvenimenti. Se oggi il proletariato spagnolo vive una tragedia così cupa, ciò è dovuto alla sua immaturità nel forgiare il suo partito di classe: il cervello che, solo, può dargli forza vitale.

 

In Catalogna, dal 19 luglio, gli operai creano spontaneamente, sul proprio terreno di classe, gli organi autonomi della loro lotta. Ma subito sorge l’angosciante dilemma: o ingaggiare a fondo la battaglia politica per la distruzione dello stato capitalista e ultimare così i successi economici e militari, o lasciare in piedi l’apparato oppressivo del nemico e permettergli allora di snaturare e di liquidare le conquiste operaie.

 

Le classi lottano con i mezzi che sono loro imposti dalle situazioni e dal grado di tensione sociale. Di fronte al divampare della lotta di classe, il capitalismo non può pensare di ricorrere ai metodi classici della legalità. Ciò che lo minaccia, è l’indipendenza della lotta proletaria che condiziona l’altra tappa rivoluzionaria verso l’abolizione del dominio borghese. Il capitalismo deve dunque rinnovare la trama del suo controllo sugli sfruttati. Questa trama, che prima era costituita dalla magistratura, la polizia, le prigioni, viene sostituita, nella situazione estrema di Barcellona, dai Comitati delle milizie, le industrie socializzate, i sindacati operai che gestiscono i settori fondamentali dell’economia, le pattuglie di vigilanza, ecc.

 

Così in Spagna, la Storia ripropone il problema che, in Italia e in Germania, si è concluso con l’annientamento del proletariato: gli operai mantengono per la propria classe gli strumenti che essi stessi creano nel fuoco della lotta finché li dirigono contro lo stato borghese. Gli operai viceversa armano i loro boia di domani se, non avendo la forza di abbattere il nemico, si lasciano ancora attirare nelle insidie del suo dominio.

 

La milizia operaia del 19 luglio è un organismo proletario. La “milizia proletaria” della settimana seguente è un organismo capitalista appropriato alla situazione del momento. E, per realizzare il suo piano controrivoluzionario, la borghesia può fare appello ai centristi (2), ai socialisti, alla CNT, alla FAI, al POUM che, tutti, fanno credere agli operai che lo stato cambia natura quando il personale che lo gestisce cambia colore. Dissimulato tra le pieghe della bandiera rossa, il capitalismo affila pazientemente la spada della repressione che, il 4 maggio, è preparata da tutte le forze che, il 19 luglio, avevano spezzato la spina dorsale del proletariato spagnolo.

 

Il figlio di Noske e della Costituzione di Weimar è Hitler; il figlio di Giolitti (3) e del “controllo della produzione” è Mussolini; il figlio del fronte antifascista spagnolo, delle “socializzazioni”, delle milizie “proletarie”, è la carneficina di Barcellona del 4 maggio 1937.

 

Solo il proletariato russo rispose alla ceduta dello zarismo con l'Ottobre 1917 perché solo questo giunse a costruire il suo partito di classe attraverso il lavoro delle frazioni di sinistra.

 

 

Proletari!

 

E’ al riparo di un governo di Fronte Popolare che Franco ha potuto preparare il suo attacco. E’ sulla via della conciliazione che Barrios ha provato, il 19 luglio, a formare un ministero unico che potesse realizzare il programma del capitalismo spagnolo, sia sotto la direzione di Franco, sia sotto la direzione mista della destra e della sinistra unite fraternamente. Ma è la rivolta operaia di Barcellona, di Madrid, delle Asturie, che obbliga il capitalismo a sdoppiare il suo ministero, a dividere le funzioni tra l’agente repubblicano e l’agente militare legati da una indissolubile solidarietà di classe.

 

Dove Franco non è riuscito a imporre subito la sua vittoria, il capitalismo chiama gli operai a seguirlo per “sconfiggere il fascismo”. Sanguinoso tranello che questi hanno pagato con migliaia di cadaveri per aver creduto di poter, sotto la direzione del governo repubblicano, annientare il figlio legittimo del capitalismo: il fascismo. E sono partiti per le colline d’Aragona, per le montagne di Guadarrama, delle Asturie, per la vittoria della guerra antifascista.

 

Ancora una volta, come nel 1914, è con l’ecatombe del proletariato che la Storia sottolinea sanguinosamente l’irriducibile opposizione tra borghesia e proletariato.

 

I fronti militari: una necessità imposta dalla situazione? No! Una necessità del capitalismo per accerchiare e sconfiggere gli operai! Il 4 maggio 1937 dimostra chiaramente che dopo il 19 luglio il proletariato doveva combattere tanto contro Companys e Giral quanto contro Franco. I fronti militari non potevano che scavare la fossa agli operai perché rappresentavano il fronte della guerra del capitalismo contro il proletariato. A questa guerra i proletari spagnoli – sull’esempio dei loro fratelli russi del 1917 - non potevano rispondere che sviluppando il disfattismo rivoluzionario in entrambi i campi della borghesia: tanto il repubblicano quanto il “fascista”, e trasformando la guerra capitalista in guerra civile per la totale distruzione delle stato borghese.

 

La frazione italiana di sinistra è stata sostenuta, nel suo tragico isolamento, solo dalla solidarietà della corrente della Ligue des communistes internationalistes de Belgique che fonda ora la Frazione Belga della sinistra comunista internazionale. Soltanto queste due correnti hanno dato l’allarme quando, dappertutto, si proclamava la necessità di salvaguardare le conquiste della rivoluzione, di battere Franco per meglio sconfiggere in seguito Caballero.

 

Gli ultimi avvenimenti di Barcellona confermano tragicamente la nostra tesi iniziale e mostrano che è con una crudeltà che uguaglia quella di Franco che il Fronte Popolare, appoggiato da anarchici e dal POUM, si è gettato sugli operai insorti del 4 maggio.

 

Le vicissitudini delle battaglie militari sono state altrettante occasioni per il Governo repubblicano per serrare ancor più il suo controllo sugli sfruttati. In assenza di una politica proletaria di disfattismo proletario, i successi così come le sconfitte militari dell’esercito repubblicano hanno finito per essere le tappe della sanguinosa sconfitta di classe degli operai: a Badajoz, Irun, San Sebastián, la Repubblica del Fronte popolare apporta il suo contributo al massacro concertato del proletariato rinsaldando i legami dell’Union Sacrée perché, per vincere la guerra antifascista, occorre un esercito disciplinato e centralizzato. La resistenza di Madrid, viceversa, facilita l’offensiva del Fronte popolare che può sbarazzarsi del suo valletto di ieri, il POUM, e preparare così l’attacco del 4 maggio. La caduta di Malaga riannoda i fili insanguinati dell’Union Sacrée mentre è la vittoria militare di Guadalajara che apre il periodo che si concluderà con le fucilate di Barcellona. In questa atmosfera di ubriacatura guerriera può così sorgere e maturare l’attacco del 4 maggio.

 

Parallelamente, in tutti i paesi, la guerra di sterminio del capitalismo spagnolo alimenta la repressione borghese internazionale, e i morti fascisti e “antifascisti” di Spagna accompagnano gli assassinati di Mosca, i mitragliati di Clichy; ed è così sull’altare insanguinato dell’antifascismo che i traditori raccolgono gli operai di Bruxelles attorno al capitalismo democratico in occasione delle elezioni dell’11 aprile 1937.

 

“Armi per la Spagna”: questa è stata la parola d’ordine centrale che è risuonata nelle orecchie dei proletari. E queste armi hanno sparato sui loro fratelli di Barcellona. Anche la Russia sovietica, cooperando all’armamento della guerra antifascista, ha rappresentato l’ossatura capitalista per la recente carneficina. Agli ordini di Stalin - che mette in mostra la sua rabbia anticomunista - il 3 marzo il PSUC (4) di Catalogna prende l’iniziativa del massacro.

 

Ancora una volta, come nel 1914, gli operai si servono delle armi per uccidersi fra di loro invece di usarle per la distruzione del regime di oppressione capitalista.

 

 

Proletari!

 

Il 4 maggio gli operai di Barcellona hanno ripreso la via che avevano preso il 19 luglio e dalla quale il capitalismo aveva potuto respingerli appoggiandosi sulle molteplici forze del Fronte Popolare. Facendo scoppiare scioperi dappertutto, anche nei settori presentati come delle conquiste della rivoluzione, essi si sono opposti al blocco repubblicano-fascista del capitalismo. Ed il governo repubblicano ha risposto con tanta ferocia quanto quella mostrata da Franco a Badajoz e Irun. Se il governo di Salamanca non ha sfruttato questo vacillare del fronte d’Aragona per sferrare un attacco è perché ha capito che il suo complice di sinistra adempiva in maniera ammirevole al suo ruolo di boia del proletariato.

 

Esausto da dieci mesi di guerra, di collaborazione di classe della CNT, della FAI, del POUM, il proletariato catalano finisce per subire una terribile sconfitta. Ma questa sconfitta è anche una tappa della vittoria di domani, un momento della sua emancipazione, perché essa segna la morte di tutte le ideologie che avevano permesso al capitalismo di salvaguardare il suo dominio, malgrado il gigantesco soprassalto del 19 luglio.

 

No! I proletari caduti il 4 maggio non possono essere rivendicati da nessuna delle correnti che, il 19 luglio, li hanno trascinati fuori del loro terreno di classe per precipitarli nel baratro dell’antifascismo.

 

I proletari caduti appartengono al proletariato e solamente a questo. Essi rappresentano le membrane del cervello della classe operaia mondiale, del partito di classe della rivoluzione comunista.

 

Gli operai di tutto il mondo si inchinano di fronte a tutti i morti e rivendicano i loro cadaveri contro tutti i traditori, quelli di ieri come quelli di oggi. Il proletariato di tutto il mondo saluta in Berneri (5) uno dei suoi, e il suo sacrificio all’ideale anarchico è ancora una protesta contro una scuola politica che è sprofondata nel corso degli avvenimenti spagnoli: è sotto la direzione di un governo a participazione anarchica che la polizia ha ripetuto sul corpo di Berneri l’impresa di Mussolini sul corpo di Matteotti! (6)

 

 

Proletari!

 

La carneficina di Barcellona è il segno anticipatore di repressioni ancora più sanguinose sugli operai di Spagna e del mondo intero. Ma è anche il segno anticipatore di tempeste sociali che, domani, si scateneranno sul mondo capitalista.

 

Il capitalismo, in solo dieci mesi, ha dovuto dar fondo alle risorse politiche che contava di consacrare per demolire il proletariato, ostacolando il lavoro che questo portava avanti per fondare il suo partito di classe, arma della sua emancipazione e della costruzione della società comunista. Centrismo e anarchismo, raggiungendo la socialdemocrazia, hanno portato a termine, in Spagna, la loro evoluzione, analogamente a quanto si produsse nel 1914 quando la guerra ridusse la Seconda Internazionale allo stato di cadavere.

 

In Spagna, il capitalismo ha scatenato una battaglia di una portata internazionale: la battaglia tra il fascismo e l’antifascismo che, attraverso la forma estrema delle armi, annuncia una tensione acuta dei rapporti di classe sull’arena internazionale.

 

Le morti di Barcellona spianano il terreno per la costruzione del partito della classe operaia. Le forze politiche che hanno chiamato gli operai a lottare per la rivoluzione ingaggiandoli in una guerra capitalista sono tutte passate dall’altra parte della barricata e davanti agli operai del mondo intero si apre l’orizzonte luminoso in cui i morti di Barcellona hanno scritto con il loro sangue di classe ciò che era stato già scritto dai morti del 1914-18: la lotta degli operai è proletaria alla sola condizione di sapersi dirigere contro il capitalismo e il suo Stato; viceversa essa serve gli interessi del nemico se non si dirige contro di esso, in tutti i momenti, in tutti i campi, in tutti gli organismi proletari che le situazioni fanno sorgere.

 

Il proletariato mondiale lotterà contro il capitalismo anche quando questo passerà alla repressione contro i suoi servi di ieri. E’ la classe operaia e mai il suo nemico di classe che è incaricata di liquidare il conto di quelli che hanno espresso una fase della sua evoluzione, un momento della sua lotta per l’emancipazione dalla schiavitù capitalista.

 

La battaglia internazionale che il capitalismo spagnolo ha ingaggiato contro il proletariato apre un nuovo capitolo internazionale della vita delle frazioni di tutti i paesi. Il proletariato mondiale che deve continuare a lottare contro i “costruttori” di Internazionali artificiali sa che esso non può fondare l’Internazionale proletaria che attraverso la scossa mondiale del rapporto di classe che apra la via della Rivoluzione comunista, e solo così. Di fronte alla Guerra di Spagna, che annuncia l’apparire di tormente rivoluzionarie in altri paesi, il proletariato mondiale sente che è venuto il momento di allacciare i primi legami internazionali delle frazioni della Sinistra Comunista.

 

 

Proletari di tutti i paesi!

 

La vostra classe è invincibile; essa rappresenta il motore dell’evoluzione storica: gli avvenimenti di Spagna ne sono la prova perché è la vostra classe che, sola, costituisce la posta di una lotta che mette in subbuglio il mondo intero!

 

Non è la disfatta che vi può scoraggiare: da questa disfatta trarrete gli insegnamenti per la vittoria di domani!

 

Sulle vostre basi di classe, voi ricostruirete la vostra unità di classe al di là delle frontiere, contro ogni mistificazione del nemico capitalista!

 

In Spagna, ai tentativi di compromesso che cercano di fondare la pace dello sfruttamento capitalista, rispondete con la fraternizzazione degli sfruttati dei due eserciti per la lotta simultanea contro il capitalismo!

 

In piedi per la lotta rivoluzionaria in tutti i paesi!

 

Viva la lotta rivoluzionaria in tutti i paesi!

 

Viva il proletariato di Barcellona che ha scritto una nuova pagina sanguinosa del libro della Rivoluzione mondiale!

 

Avanti per la costituzione dell’Ufficio Internazionale per promuovere la formazione di frazioni di sinistra in tutti i paesi!

 

Innalziamo la bandiera della Rivoluzione Comunista che i boia fascisti e antifascisti non possono impedire ai proletari vinti di trasmettere ai loro eredi di classe!

 

Siamo degni dei nostri fratelli caduti!

 

Viva la Rivoluzione Comunista in tutto il mondo!

 

 

Le Frazioni belga e italiana della Sinistra Comunista Internazionale

 

 

1. Il Partito Operaio di Unificazione Marxista (o POUM, in spagnolo Partido obrero de unificación marxista) era un’organizzazione spagnola prossima ai troschisti, creata nel 1935 e sciolta nel 1937, che ha partecipato attivamente alla Guerra di Spagna contro il generale Franco.

 

2. E’ così che la Sinistra Comunista d’Italia caratterizzava gli stalinisti.

 

3. Uomo politico borghese, diverse volte presidente del Consiglio in Italia, in particolare in occasione degli scioperi culminati con l’occupazione delle fabbriche nel 1920.

 

4. In Catalogna il PC, la federazione socialista, l’Unione Socialista ed il Partì Català Proletari si erano fusi, alla vigilia della guerra civile, in una sola organizzazione, il Partito Socialista Unificato di Catalogna, in nome delle particolarità regionali.

 

5. Camillo Berneri, nato a Lodi, in Italia, il 28 maggio 1897, e morto assassinato dalla GPU a Barcellona, in Spagna, il 6 maggio 1937.

 

6. Giacomo Matteotti fu deputato socialista italiano. Il suo assassinio da parte di un gruppo fascista porta indirettamente all’instaurazione progressiva del regime di Mussolini.