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In secondo luogo queste riunioni si distinguono per il tempo che viene lasciato alla discussione. In generale vengono abbordati due diversi soggetti, ciascuno per la durata di una mezza giornata, e del tempo viene lasciato per prolungare le discussioni nei momenti conviviali che seguono.
Infatti, ed è questo il terzo aspetto singolare, lo scopo di questi incontri è anche quello di avvicinare le persone che condividono le stesse preoccupazioni e gli stessi interrogativi, anche se non condividono le stesse posizioni. Questo è il motivo per cui organizziamo anche dei momenti di incontro più informali, in particolare per mangiare assieme, che servono a prolungare la discussione ma in un quadro diverso.
A Lille, abbiamo scelto di ripartire le due discussioni in un week-end, il sabato pomeriggio e la domenica mattina, in modo che, grazie alla ristorazione e all’alloggiamento sul posto, è stato lasciato moltissimo tempo per gli scambi tra i partecipanti. Abbiamo ugualmente cercato di rendere possibile a delle persone lontane geograficamente di poterci raggiungere con il minimo disagio possibile.
I partecipanti all’incontro sono stati una trentina e venivano da tutta la Francia (Lille naturalmente, Parigi, Rouen, Nantes, Tolosa, Marsiglia, Lione), ed anche da Belgio e Olanda.
Ci sono state due discussioni: la prima dedicata all’ecologia ed alla capacità del capitalismo di evitare le catastrofi legate al riscaldamento climatico, all’inquinamento, ecc.; la seconda a Darwin, al darwinismo, agli istinti sociali e alla natura umana Riportiamo qui di seguito l’introduzione ed il resoconto sintetico della discussione che ne è seguita, entrambi prodotti da partecipanti alla riunione[1] Una discussione molto ricca che si è protratta fino a tarda serata ed è continuata tra i partecipanti anche durante la prima colazione della domenica mattina!
Approfittiamo dell’occasione per salutare il contributo di questi compagni e il loro impegno attivo nella riuscita di questo incontro. Tranne qualche dettaglio, siamo globalmente d’accordo con questi testi e in ogni caso quello che è importante è la loro capacità a riflettere la ricchezza di una discussione che ha permesso ad ogni partecipante, che sia intervenuto o meno, di trovarvi materiale per riflettere ed approfondire la propria concezione della natura umana. Perché quello che può sembrare in un primo momento una questione scientifica lontana dai bisogni della lotta di classe, è nei fatti un elemento essenziale per fondare la necessità e la possibilità di una società comunista. E’ comprendendo meglio la natura umana, l’esistenza di istinti sociali ed il loro ruolo nello sviluppo della civilizzazione, che si può meglio definire in cosa il capitalismo costituisce intrinsecamente un ostacolo al progresso della specie umana e il comunismo il quadro indispensabile della sua emancipazione.
CCI
Presentazione del tema da parte del compagno N.
L’anno 2009 è stato l’anno dedicato a Darwin: anniversario della sua nascita avvenuta 200 anni fa nel 1809 e anniversario della sua opera più famosa, L’origine delle specie, scritto 150 anni fa nel 1859. Molte riviste e rotocalchi hanno dato risalto a Darwin e alla sua teoria molto nota della selezione naturale. La borghesia si è ben presto interessata a questa teoria, ma per poterla snaturare. Chi non ha seguito un corso o letto un articolo o visto una trasmissione sulla teoria della selezione naturale tendente a ridurre questa teoria al fatto che la selezione naturale sarebbe “la selezione degli individui più forti”. C’è da chiedersi perché la borghesia e i suoi scienziati si diano tanto da fare per traviare questa teoria. E’ chiaro che la risposta principale deriva dal fatto che la didattica darwiniana pone direttamente la questione della natura umana e risulta essere una questione di primaria importanza sul piano ideologico per la nascente società capitalista.
Ma allora quel è la concezione della scienza e del mondo che questa teoria apporta realmente? E come tenta la borghesia di distruggere i reali apporti di Darwin? Ed infine, come risolvere questa questione della natura umana?
Gli apporti di Darwin
· La teoria della selezione naturale
Darwin, figlio di un medico, interrompe i suoi studi di medicina per seguire una carriera da naturalista. Egli fece un viaggio di esplorazione di 5 anni attorno al mondo durante il quale osservò numerose specie animali e vegetali: in questo modo ebbe l’occasione di annotare numerose somiglianze tra diverse specie viventi o fossili. Studiò, grazie a numerose indagini svolte presso allevatori e agricoltori, le modalità per creare delle nuove specie. Da queste osservazioni dedusse che se gli allevatori e gli agricoltori riuscivano a far variare delle specie ed a utilizzare queste variazioni per creare nuove specie era perché queste specie contenevano naturalmente in sé stesse la capacità di variare: si tratta della variabilità. Dunque le specie naturali possono ugualmente variare, ma come e perché questo avviene? Come? Per selezione naturale (non esercitata dall’uomo) che seleziona gli individui più adatti a sopravvivere in un dato ambiente. Perché? E’ qua che entra in gioco la legge di Malthus: dopo aver letto i lavori di Malthus, Darwin comprende che applicati alle specie animali e vegetali, questi avrebbero permesso di colmare alcune lacune per ancorare la sua teoria alla realtà dell’evoluzione. Perché questa selezione? Semplicemente perché nascono più individui per ogni specie di quanti ne possano sopravvivere.
· La fine del “fissismo” e della teologia scientifica
Risolvere queste questioni e spiegare il meccanismo dell’evoluzione permette alla scienza di uscire dal giogo del fissismo che vuole che ogni specie sia stata creata da Dio e che esse siano sempre esistite identiche a come sono oggi. E’ ciò che mostra molto bene Pannekoek nella sua brochure Marxismo e Darwinismo: degli scienziati come Lamarck avevano già elaborato delle teorie trasformiste per spiegare la variabilità delle specie animali e vegetali, solo che non potendo provare né spiegare il meccanismo che permette che nuove specie animali e vegetali nascano a partire da specie precedenti, queste teorie erano rimaste allo stato di ipotesi e Dio restava il creatore di questa variabilità.
Uno degli apporti maggiori di Darwin è di aver dimostrato che le specie attuali sono il frutto di una lunga evoluzione che si è prodotta attraverso la selezione naturale nel quadro della lotta per l’esistenza: egli introduce dunque nelle scienze del XIX secolo, governate dalle classificazioni, il principio dell’evoluzione e distrugge, non senza contrasti, il giogo della religione.
· Darwinismo e marxismo
Cosa apporta Darwin ai marxisti e al movimento operaio? Pannekoek, rivoluzionario dell’inizio del XX secolo, mostra a che punto le due teorie e metodi siano legati: “Appare dunque che il marxismo e il darwinismo non sono due teorie indipendenti che si applicherebbero ognuna al loro specifico dominio, senza alcun punto in comune tra di loro. In realtà le due teorie sono rette dallo stesso principio”. Un secolo più tardi, Patrick Tort, direttore dell’Istituto Charles Darwin International scrive, parlando delle teorie di Marx, Darwin e Freud: “La combinazione di queste molteplici prospettive nell’elaborazione di una teoria generale del divenire della civilizzazione costituisce, in effetti, uno dei compiti scientifici del materialismo di oggi”. Del resto Engels aveva scritto a Marx: “Questo Darwin, che sto studiando in questo periodo, è proprio sensazionale. Non era mai stato fatto un tentativo così importante per dimostrare che vi è uno sviluppo storico della natura.” (Lettera di Engels a Marx, 11 dicembre 1859). L’apporto di Darwin è di fatto lo stesso di quello di Marx, è quello di un ragionamento dialettico che introduce l’evoluzione nel metodo di analisi permettendo così di comprendere il mondo sotto una luce nuova: quello di un mondo in costante evoluzione. Così come ogni specie non è eterna ma si trasforma, allo stesso modo il capitalismo non è un fine in sé.
Da questo fatto si pone allora una questione fondamentale: se la specie umana è il frutto di una evoluzione, è essa stessa sottomessa al principio della selezione naturale? Darwin impiegherà undici anni per abbordare questa questione nella sua opera misconosciuta e tuttavia maggiore: L’origine dell’uomo. Durante questo tempo, i sapienti della borghesia vittoriana, sottomessi alla potente ideologia di un capitalismo fiorente, hanno saputo vedere l’interesse che potevano trarne a colmare questo vuoto “a modo loro”.
Manipolazione da parte della borghesia e risposta a questa da parte dello stesso Darwin
Purtroppo questa mistificazione è ancora molto presente oggi ed ha un grosso peso all’interno della classe operaia.
· Il darwinismo snaturato
Il principale ispiratore del «darwinismo sociale» é Spencer (1823-1903) che applica tal quale la teoria della selezione naturale all’uomo, proponendone di passaggio una rilettura. Egli ha tradotto “lotta per l’esistenza” (che è d’altra parte la sola forza considerata per spiegare la nascita di nuove specie) con “concorrenza generalizzata tra individui”, secondo l’espressione di P. Tort, e “selezione naturale” con “sopravvivenza dei più adatti”. Egli sosterrà la sua teoria con esempi presi dal mondo animale che saranno molto criticati da Pannekoek: “Non è ai predatori, che vivono in maniera separata e che sono animali presi a modello dai darwinisti borghesi, che l’uomo deve essere paragonato, ma a quelli che vivono socialmente”. Così il sistema capitalista nascente è all’immagine della natura e i meno adatti devono essere eliminati senza riguardi e senza aiuti. E’ chiaro che Darwin viene letto ancora oggi con le lenti di Spencer, lenti a favore dello spirito di concorrenza che regnava presso i promotori e i sostenitori dell’industria inglese dell’epoca vittoriana. Processo molto ben dimostrato da Pannekoek che descrive molto chiaramente l’errore fatto da questi pensatori: “Essi hanno dedotto dalle leggi che governano il mondo animale, a cui la teoria darwiniana si applica, ciò che è in conformità con questa teoria, e di lì l’ordine naturale che deve durare per sempre”.
Una frangia della borghesia è andata anche oltre nello snaturamento dell’opera di Darwin con Galton, il pensatore precursore del razzismo scientifico. L’eugenica[2] era ostile alla riproduzione dei poveri, degli handicappati fisici e mentali, ritenuti essere un ostacolo all’incremento numerico degli uomini superiori. Mentre Spencer predica un liberalismo totale (nessun aiuto per soccorrere i poveri e gli sfaccendati), Galton spinge verso un intervento coercitivo e limitativo delle nascite. E’ noto come in seguito il nazismo spingerà questa teoria all’estremo servendosene come cauzione scientifica.
· La smentita di Darwin
Darwin ha risposto lui stesso a queste letture deviate della sua opera e alla sua estrapolazione sbagliata.
Darwin ha smentito Galton ben prima che questi snaturasse il suo pensiero esprimendo sin dai suoi primi testi un deciso antirazzismo: “Man mano che l’uomo avanza nella sua civilizzazione, e che le piccole tribù si riuniscono in comunità più grandi, la semplice ragione dovrebbe avvertire ogni individuo che deve estendere i suoi istinti sociali e la sua simpatia a tutti i membri della stessa nazione, anche se gli sono personalmente sconosciuti. Una volta raggiunto questo punto, solo una barriera artificiale può impedire che le sue simpatie si estendano agli uomini di tutte le nazioni e di tutte le razze. È vero che se questi uomini sono separati da lui da grandi differenze di aspetto o di abitudini, l’esperienza purtroppo ci mostra quanto tempo ci voglia perché li osserviamo come nostri simili”. Non è necessario aggiungere altro.
E contro Spencer scrive: “L’aiuto che noi ci sentiamo spinti a dare a quelli che sono privi di soccorsi è per l’essenziale una conseguenza inerente all’istinto di simpatia, che fu acquisito in origine come una parte degli istinti sociali, ma che è stato in seguito, nella maniera indicata in precedenza, reso più delicato ed esteso più ampiamente” Darwin ricorda ciò che è mancato nella lettura di Spencer: la natura seleziona ugualmente gli istinti e nell’uomo come per l’insieme degli animali sociali ha selezionato gli istinti sociali ed è proprio questo che pone problemi alla borghesia perché ciò non rientra nel suo quadro di analisi e nella sua dottrina.
· Altre letture di Darwin
Anche se certi rivoluzionari sono caduti nella trappola di voler contrastare queste teorie utilizzando lo stesso metodo dei pensatori borghesi, cioè volendo dimostrare che è il comunismo il sistema sociale naturale per l’umanità, altri hanno compreso molto bene la sua opera, come il già citato Pannekoek,. Fervente difensore degli apporti di Darwin, egli mostra l’importanza della questione della socialità dell’uomo che è molto presente nella seconda opera di Darwin, L’origine dell’uomo, che fa giustizia punto per punto delle teorie del darwinismo sociale. Pannekoek, appoggiandosi su Kautsky, scrive: “Quando un certo numero di animali vivono in gruppo, in gregge o in branco, essi conducono in comune la lotta per l’esistenza contro il mondo esterno; all’interno la lotta per l’esistenza cessa. […] E’ grazie a questa forza unita che gli erbivori senza difesa possono contrastare i predatori”. E’ per questa sfumatura molto importante che è impossibile applicare la teoria della selezione naturale in maniera schematica: essa fa riferimento più a una dialettica della natura che a una legge immutabile. Alcuni specialisti attuali, come Patrick Tort, vanno oltre e parlano di un “effetto reversibile della selezione naturale” che può riassumersi con questa semplice frase: la selezione naturale seleziona degli istinti sociali che escludono dei comportamenti eliminatori. La selezione naturale, attraverso gli istinti sociali, ha selezionato la civilizzazione che si oppone alla selezione naturale. Secondo P. Tort, Darwin riconcilia dunque la natura e la cultura. Non dettaglio ulteriormente su questo punto in quanto avremo occasione di tornarci nel dibattito.
Allora, a proposito di queste letture di Darwin, che ne è della natura umana?
La questione della natura umana
A proposito delle varie opere citate finora, ci si può chiedere se vi è una natura umana, una facoltà propria all’uomo e a lui solo. O se per caso è inutile toccare questo argomento.
· Una visione borghese da combattere
Quando si pone questa questione, si pone di fatto una questione relativamente complicata. La borghesia ci ficca nella testa dalla più tenera età che l’uomo è per natura violento, guerriero, individualista, opportunista per giustificare ideologicamente i suoi fallimenti e gli orrori che il suo sistema ha generato, così come per inibire la fiducia della classe operaia nel fatto che essa sia capace di unirsi per lottare contro questo sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Ma io penso che non si debba cadere nell’eccesso opposto e voler dimostrare ad ogni costo che l’uomo è per natura solidale, altruista, buono e pacifico perché questo approccio non è scientifico ma dottrinale e non permette di comprendere l’uomo. Questo approccio sulla natura violenta dell’uomo conduce ineluttabilmente ad una cattiva comprensione del mondo e della natura nel suo insieme. E’ necessario distruggere questo pensiero nei ranghi della classe operaia perché è un ostacolo reale alle lotte proletarie erodendo la fiducia della classe operaia in sé stessa e banalizzando il pericolo del “no future”: poiché l’uomo è naturalmente malvagio, non ci sarà mai la possibilità di uscire da questo sistema che dovrà essere sopportato in eterno.
· La fine di questo concetto
Per quanto mi riguarda, io penso che non esista una natura umana. L’uomo non è niente per natura, né buono né cattivo. L’uomo si spiega attraverso il materialismo storico e la teoria dell’evoluzione delle specie. P. Tort scrive a pag. 154 del suo libro Effetto Darwin: “Tra le facoltà umane e gli abbozzi animali da cui le prime derivano per il gioco dei vantaggi selettivi,non può esserci, secondo la formula consacrata, che una differenza di grado e non di natura.» L’uomo è un animale come gli altri: differisce dalla giraffa come questa differisce dalla scimmia. A voler cercare lo specifico dell’uomo, si adotta una condotta votata al fallimento nella comprensione dell’uomo perché lo si priva delle sue origini. Non vi è rottura tra natura e cultura ma piuttosto una dialettica: la morale, il linguaggio non sono altro che il risultato della selezione naturale che ha selezionato gli istinti sociali che hanno condotto l’uomo a sviluppare il linguaggio, la morale base delle civilizzazioni. L’uomo non è per natura solidale, semplicemente nella sua lotta per l’esistenza la protezione dei più deboli e l’aiuto reciproco furono un vantaggio e furono dunque selezionati. Non si tratta di trovare in cosa l’uomo è unico ma come nella sua origine animale egli sviluppa delle differenze che lo portano a questa condizione di uomo contemporaneo.
· Le differenze umane
L’uomo si distingue per l’ampiezza delle sue facoltà che si trovano sviluppate in maniera molto più importante che negli animali sociali. A cosa corrisponde questo? E’ ciò conseguenza, come asserisce Pannekoek, del fatto che l’uomo, fortemente sguarnito sul piano delle sue facoltà fisiche, ha sviluppato degli istinti sociali molto più complessi per essere meglio armato così come ha costruito attrezzi, prolungamento degli organi animali che rispondono a questa funzione, assenti nell’uomo? Lo stesso sviluppo di un linguaggio elaborato non sorge per comunicare all’interno di gruppi che contano sempre più membri di fronte alla necessità di far fronte ad eventuali predatori e che avrebbe condotto l’uomo ad un livello di conoscenza molto elevata conducendolo ad un livello di coscienza molto elaborato di sé stesso e degli altri?
Conclusioni
Sviluppare la questione che penso favorirà il dibattito: come conciliare il fatto che studi recenti dimostrano che la selezione naturale ha favorito nella specie umana lo sviluppo di comportamenti di aiuto reciproco e di altruismo, con il fatto che si assiste oggi ad un forte sviluppo di comportamenti individualisti? Alla selezione naturale non si sovrappone per caso una selezione sociale?
Sintesi della discussione da parte del compagno R.
La discussione che è seguita alla presentazione ha abbordato i seguenti soggetti:
1) L’apporto della teoria di Darwin
2) Darwinismo e marxismo
3) L’interpretazione della teoria di Darwin da parte della borghesia
4) Cosa è la selezione naturale?
5) Si può parlare di una natura umana?
6) Concorrenza ed altruismo
7) Interesse della discussione
1) L’apporto della teoria di Darwin
Numerosi interventi hanno sottolineato il carattere innovatore, per la sua epoca, di questa teoria. In effetti, essa è rivoluzionaria (anche se prima di Darwin altri scienziati avevano cominciato a comprendere la questione) perché rimette totalmente in causa le credenze, i principi dati fino a quell’epoca per intangibili ed imposti all’insieme della società come verità indiscutibili.
Quali erano queste verità? Il mondo vivente, piante ed animali, è fisso, non si trasforma. Esso è il prodotto della volontà di un creatore. La teoria dell’evoluzione costituisce dunque una rottura totale e completa con le teorie fissiste, creazioniste e teologiche dominanti all’epoca. Essa mette in evidenza che esiste un meccanismo, quello della selezione naturale, che spiega come delle nuove specie possano essersi originate da altre specie. Con la teoria di Darwin viene esposta una prima spiegazione scientifica del mondo che ci circonda: il mondo evolve sotto l’azione congiunta di più fattori.
2) Darwinismo e marxismo
Dal punto di vista metodologico questa teoria è vicina al marxismo perché l’una come l’altro, avendo un atteggiamento scientifico basato su nessun apriorismo, nessun pregiudizio, impiega un metodo materialista. Se ne può concludere che Darwin è marxista e che il darwinismo è una concezione proletaria?
La teoria di Darwin non è diretta contro la borghesia. Non ha scopi politici poiché la sua intenzione non è cercare di stabilire frontiere di classe tra il proletariato e la borghesia. Quando Darwin espone la sua teoria, la borghesia applaude a piene mani perché capisce che può servirsene contro le vecchie classi. Così la classe ascendente si approprierà di questa teoria, come di altre teorie scientifiche dell’epoca, e se ne servirà per scalzare le basi ideologiche del vecchio regime. Queste basi politiche essendo poggiate sul concetto “di diritto divino” non hanno alcun fondamento, dunque il potere che ne deriva non ha alcuna legittimità.
La discussione ha d’altra parte ribadito che non c’è una scienza borghese o proletaria. C’è una classe sociale, il proletariato, che si nutre dei lavori degli scienziati al fine di arricchire la sua comprensione del mondo per poter darsi i mezzi per trasformarlo.
3) L’interpretazione della teoria di Darwin da parte della borghesia
Come tutte le classi sfruttatrici che l’hanno preceduta, la borghesia, per mantenere il proprio dominio, ha forgiato una propria ideologia. Questo è stato il secondo aspetto sviluppato nella discussione. La borghesia ha deviato l’interpretazione fatta da Darwin dell’evoluzione e l’ha ridotta a livello della sola competizione tra gli individui. Per la borghesia la competizione è legata in maniera stretta e necessaria alla natura umana. Così essa confonde le coscienze e fa dell’uomo un essere violento, guerriero, un assetato di potere, ecc,…
La concezione dell’evoluzione sarà utilizzata sul piano politico, svuotandola completamente del suo contenuto, dai difensori del “darwinismo sociale”. Secondo questa teoria, la selezione è lo stato naturale delle relazioni sociali e il motore dell’evoluzione umana. Così si giustifica la gerarchizzazione della società fino a predicare l’eliminazione dei più deboli.
Per il marxismo, non vi è nessuna causa naturale, ma delle cause materiali che si trovano all’interno dei rapporti di produzione. Sono questi rapporti che condizionano i rapporti sociali e che provocano dei rapporti di concorrenza. In questo senso queste forme non sono immutabili come vorrebbe farci credere la borghesia, esse possono essere superate solamente attraverso l’instaurazione di una società comunista.
4) Cosa è la selezione naturale?
L’evoluzione non si è operata grazie all’uso e all’utilizzazione intensa di certi organi. Ad esempio, la giraffa non ha sviluppato un lungo collo perché doveva cercare del cibo sui rami più alti. Il suo collo si è sviluppato per selezione, eliminando nella popolazione delle giraffe quelle il cui collo non era adatto, conservando ed estendendo all’insieme della popolazione delle giraffe il tratto, il carattere di un collo lungo necessario alla sopravvivenza della specie. L’evoluzione non si fonda dunque soltanto sul caso, ma si manifesta anche attraverso una selezione dei caratteri favorevoli che si estendono all’intero gruppo.
La trasmissione si fa attraverso gli individui, i genitori trasmettono ai loro figli le loro particolarità, ma allo stesso tempo i figli non sono “una copia conforme dei loro genitori”, essi divergono dai loro ascendenti. Senza questa variazione, sarebbe totalmente impossibile avere un processo evolutivo col quale, grazie a delle divergenze crescenti, appare una nuova specie.
La teoria di Darwin della discendenza modificata dalla selezione naturale fa dell’uomo non un essere a parte, ma un essere che si ricollega al mondo animale. E’ stato mostrato che molte capacità che si credevano specifiche dell’uomo sono presenti anche negli animali. La fabbricazione di strumenti, la nozione di bello, delle forme di compassione sono alcuni esempi tra altri del legame che unisce l’uomo agli animali.
5) Si può parlare dell’esistenza di una natura umana?
E’ difendibile la pertinenza di una classificazione del mondo vivente? La discussione ha mostrato delle sfumature o delle divergenze su queste questioni.
a) Il primo punto di vista ha difeso l’idea secondo cui non esiste una natura umana. Ciò non implica che non esistano differenze tra gli uomini e gli animali. Non vi è che una differenza di grado, e dire che esiste una natura umana significa cercare una facoltà che sarebbe specifica all’uomo e a lui solo. Come dice Patrick Tort nel suo libro, Effetto Darwin: “A voler cercare lo specifico dell’uomo, si adotta un approccio votato al fallimento nella comprensione dell’uomo perché lo si priva delle sue origini”.
b) Un secondo intervento ha insistito sull’idea secondo la quale le specie, le classificazioni, sono una realtà in quanto concetto ma non hanno concretezza scientifica. Vi è un carattere arbitrario nelle nozioni di razza e di specie di cui occorre sbarazzarsi. Così categorizzare diversi gruppi umani sulla base della razza, è scientificamente aberrante. I progressi della genetica oggi spingono a rigettare ogni classificazione razziale e devono servire a criticare duramente tutto il contenuto di ineguaglianza contenuto nelle teorie razziste.
c) Nel corso della discussione si è espresso un terzo punto di vista che ha difeso l’esistenza di una natura umana. L’uomo si è staccato dal mondo animale e se ne è distinto. Nel corso della sua evoluzione, egli ha sviluppato delle facoltà proprie. Egli ha avuto la capacità di sviluppare degli strumenti di altissima tecnologia, ha avuto la capacità di esprimere e di comunicare il suo pensiero attraverso delle espressioni vocali o grafiche o ancora la capacità di prendere coscienza della sua propria esistenza. Egli ha effettuato nel corso della sua evoluzione un passo qualitativo molto importante che non fa di lui l’essere supremo ma l’essere che ha una responsabilità su ciò che lo circonda.
d) Un’altra insistenza presente nella discussione era che una delle basi essenziali contenute nella teoria della trasformazione è l’idea che esiste un processo continuo che si oppone dunque a ogni idea di rottura. Così l’uomo e l’animale hanno dei caratteri comuni. Il processo è stato dunque continuo, non vi è stata rottura tra il punto di partenza costituito dall’apparizione della cellula e lo stadio attuale, quello dell’uomo.
e) La nozione di specie ha una realtà. La specie si definisce come l’insieme di individui, animali o vegetali simili per aspetto, per il loro habitat, fecondi tra di loro, ma sterili con ogni altro individuo di un’altra specie. La scienza mantiene dei principi fino al momento in cui la realtà descritta fino a quel momento viene messa in causa da nuove scoperte. Le nozioni di specie e di razza non sono evidentemente dei criteri assoluti, le loro frontiere possono essere piuttosto sfumate; esse hanno un senso pratico ed efficiente per definire uno stato, una cosa.
6) Concorrenza ed altruismo
Per cercare di comprendere la questione, bisogna porla senza dimenticare di fare il legame tra la biologia evolutiva (analisi del mondo vivente e della sua evoluzione) e studio della dimensione sociale dell’uomo (l’antropologia). In effetti la selezione naturale non si limita a selezionare delle variazioni organiche. Essa seleziona anche degli istinti individuali e collettivi che sono fondamentali per spiegare il processo che conduce alla civilizzazione.
Così l’evoluzione si caratterizza per il passaggio da uno “stato naturale” retto essenzialmente dalla legge della selezione naturale a uno stato “civilizzato” nel quale si sviluppano dei comportamenti che si oppongono alla legge della selezione naturale. La disposizione di carattere che spinge a interessarsi degli altri, a mostrarsi generosi e disinteressati è l’essenza stessa dell’uomo. Ma questa non è soltanto innata, é anche il prodotto della struttura sociale, delle regole che questa si dà e che conducono a rispettare gli altri uomini. Alla luce di tutte le esperienze scientifiche che sono state condotte (testi su bambini piccoli, studi su alcune tribù), è stato dimostrato che nell’uomo esistono alla base sentimenti di altruismo e comportamenti sociali.
7) Interesse della discussione.
Nel 19° secolo il dibattito aveva una funzione essenziale, quella di lottare contro tute le interpretazioni religiose del mondo. C’era una vera e propria guerra tra i sostenitori di una visione idealista del mondo ed i difensori di una visione materialista. Oggi, con la crisi del capitalismo, la borghesia ha bisogno di lanciare delle campagne ideologiche specialmente sulla teoria di Darwin. Marx ed i marxisti hanno all’epoca risposto a tutte queste questioni, bisogna dunque ricentrare il dibattito rispetto a questa questione.
Conclusioni: Dal dibattito è emerso con chiarezza che la teoria di Darwin è stata innovatrice. Essa si fonda su un principio, un principio dinamico, un principio di evoluzione del mondo vivente mostrando quale è il motore di questa evoluzione. La questione della natura umana (se esiste o meno) è una questione importante. Questa deve permetterci di comprendere quali saranno i fattori che determineranno i rapporti tra l’individuo e la società comunista. La discussione non ha, purtroppo, affrontato sufficientemente le questioni degli istinti sociali e della morale.
(Tratto, Journées de discussion à Lille (II) :Darwin : les instincts sociaux, la morale, la nature humaine, ICConline, 18 gennaio 2010).
[1] Un resoconto della prima discussione è pubblicato sulla pagina in lingua francese del nostro sito https://fr.internationalism.org/icconline/2009/compte_rendu_des_journees_de_discussion_de_lille_ecologie.html.
[2] eugenica (sf.) genètica, sf. Disciplina della biologia che studia il possibile miglioramento della specie umana intervenendo sul patrimonio genetico ereditario allo scopo di eliminare caratteri negativi o favorire quelli positivi. (www.dizi.it).