Inviato da ICConline il
Da tutte le parti, oramai, ci sentiamo raccontare che siamo in piena crisi, che è una crisi mondiale e che saranno necessari sempre più tagli a tutti i livelli e che la situazione però si risanerà in qualche anno con interventi finanziari degli Stati e con sacrifici per tutti.
Una cosa è certa: la crisi ha toccato tutti i settori e i licenziamenti stanno riguardando e riguarderanno milioni di lavoratori negli uffici, nelle banche, nelle fabbriche, negli ospedali, nei settori di alta tecnologia, nel settore automobilistico, nell’edilizia, e nella distribuzione, insomma ci sarà un’esplosione della disoccupazione che riguarderà operai, impiegati, ma anche lavoratori “qualificati”.
E così ogni giorno ascoltiamo politici, economisti, banchieri, giornalisti raccontarci in televisione, alla radio, dalle pagine dei giornali, che la crisi è profonda ma che non bisogna disperarsi, che bisogna continuare a spendere, e che non è il sistema da mettere in discussione ma che si tratta solo di sanare gli errori commessi nel passato da una banda di speculatori senza scrupoli, di cattivi imprenditori … insomma tutta colpa del “liberalismo” e della finanza allegra!
Ma la domanda da porsi è: può davvero questa crisi risolversi con più Stato e maggiore “moralità” come vogliono farci credere?
E’ davvero questa una crisi passeggera iniziata solo nell’estate del 2007 con la crisi immobiliare in USA?
Oppure questa è una crisi mondiale che va avanti da anni in cui la disoccupazione è una piaga permanente di un sistema che non produce in funzione dell’uomo e dei suoi bisogni ma per il profitto?
Se questo sistema è in crisi, lo è perché non produce più abbastanza o perché produce più di quanto riesca a vendere?
Ad ogni crisi la soluzione è sempre stata quella di ricorrere ad un uso massiccio del credito ottenendo un sempre maggiore indebitamento, creando mercati fittizi per continuare a produrre, ma poi, come abbiamo visto negli USA, bisogna rimborsare e tutto crolla!
Ma se fare ricorso al credito produce solo maggiore indebitamento, perché si continua da anni in questa apparente “follia”? Per colpa di qualche pazzo, per colpa degli speculatori, come ci viene da più parti riferito?
O, forse, perché questo sistema si basa sulla concorrenza e deve produrre sempre di più e a costi sempre più bassi anche se è più di quello che si riesce a vendere e deve, necessariamente, fare ricorso al credito?
Di chi, quindi, la colpa? Dei banchieri, dei politici, degli industriali incapaci, dei commercianti speculatori?
Il loro operato ha risposto solo alle leggi del capitalismo che stanno portando il sistema stesso al fallimento.
Basterà iniettare miliardi e fare tagli, o non potrà esserci un reale rilancio dell’economia in un sistema oramai agonizzante?
E’ giusto sperare in un capitalismo più umano, più morale, più statalista?
Oggi la capacità del Sistema capitalistico di “accompagnare” la crisi con palliativi si è indebolita, e quindi la sola risposta possibile del capitalismo sarà di far ricadere gli effetti della crisi ancora più sulle spalle dei lavoratori.
Le organizzazioni politiche e sindacali attualmente esistenti non sono in grado di porsi al fianco dei lavoratori e dei loro reali interessi e continuano a partecipare alla mistificazione attribuendo la catastrofe di questo sistema alla cattiva gestione del partito al potere e promettendo una “nuova politica”.
Ma è ancora possibile fare richieste di riforme e di ritocchi salariali (attraverso i partiti e i sindacati) o invece, non c’è più la possibilità da parte del capitale di concedere un bel niente?
Sappiamo che il capitalismo non è un modo di produzione nato per soddisfare i bisogni primari delle persone, bensì per produrre e vendere merci e ricavare profitto, un sistema retto sulle leggi ferree della concorrenza, dell’accumulazione e del profitto privato ed oggi si trova in un crisi epocale e mondiale dalla quale non è più in grado di uscire facendo ricorso come la solito al credito, ai tagli … rispetto alle crisi precedenti quella in corso sembra essere la crisi conclusiva del ciclo storico compiuto dal modo di produzione capitalistico.
Non è chi ci ha portato a questo punto di non ritorno che può risolvere la crisi.
A questa crisi si sta rispondendo in tutto il mondo con forme spontanee di protesta e di resistenza, anche se ancora limitate e solo ai primi passi, dove riprende dimensione e forza l’idea dell’unità delle lotte.
E avendo fiducia nelle proprie forze, la capacità di sviluppare le proprie esperienze di lotta, di solidarietà, di dibattito potrà portare ad una coscienza di classe che faccia acquisire a tutti la consapevolezza di poter cambiare lo stato presente di cose.
Per dirla con i manifestanti in Grecia, dove diversi settori di lavoratori hanno solidarizzato con le giovani generazioni, ”Dobbiamo cominciare ad assumerci le nostre responsabilità, e smettere di riporre le nostre speranze nei leader "saggi" o in rappresentanti "competenti". Dobbiamo cominciare a parlare con la nostra voce, incontrarci, discutere, decidere ed agire per noi stessi.”
L’unica possibilità di uscita da un futuro di miseria e barbarie nel quale questa crisi inarrestabile ci farà sprofondare, l’unica alternativa che possa dare all’umanità un avvenire migliore sarà, quindi, il rovesciamento di questo sistema e la creazione di una società fondata sulla produzione per l’uomo e non per il profitto, gestita dai lavoratori e non da un piccolo gruppo di privilegiati.
Vogliamo provare insieme a capire come rendere ciò possibile oltre che auspicabile?
1° maggio 2009
Chi siamo? Un gruppo di lavoratori, studenti, precari, disoccupati, cassintegrati … che il 25 aprile hanno scelto di stare insieme per conoscersi e confrontarsi. Perché abbiamo pensato a un volantino? Chi vogliamo raggiungere, e perché? Vogliamo spiegare a tutti quello che abbiamo capito, quello che noi “riteniamo giusto”, vogliamo, più semplicemente, comunicare, a quante più persone possibile, che ci siamo riuniti il 25 aprile ( invece di andare al mare o di partecipare a qualche manifestazione “commemorativa”, vivendoci da soli la nostra “depressione”); e che in questa riunione, a livelli diversi fra di noi, abbiamo cominciato a “chiarirci”, a “discutere” in maniera diversa su cose che stanno profondamente angosciando e “condizionando” la nostra esistenza. Vogliamo raggiungere le tante persone che, forse, come noi sentono la necessità di “chiarirsi” e di non “sentirsi soli” di fronte ad attacchi sempre più duri alla propria vita ed invitarli a riflettere, ad incontrarsi, a discutere, perché no, magari con noi … Se ti senti come noi, contattaci all’indirizzo: [email protected].