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Il bilancio delle guerre in corso è terribile. In Ucraina, il numero di morti e feriti supera già il milione, con territori e città completamente rasi al suolo, come nella città di Mariupol, che è stata completamente cancellata dalla carta geografica! In Medio Oriente, con la fuga in avanti a Gaza che ha portato a un vero e proprio genocidio. Anche qui tutto è stato raso al suolo, i territori devastati rimarranno incolti per decenni. A questo vanno aggiunti gli scontri connessi e mortali, come in Libano, nel Mar Rosso, nello Yemen o, più recentemente, in Siria. E altre minacce più gravi si stanno accumulando e rischiano di scoppiare, in particolare tra Cina e Taiwan.
Una vera e propria escalation delle tensioni diplomatiche e belliche
Dalla scorsa estate stiamo assistendo a una vera e propria escalation, all’intensificazione dei combattimenti e dei massacri ovunque. Dall’inizio del conflitto in Ucraina e da quasi tre anni di guerra estremamente violenta, l’esercito ucraino ha fatto un'incursione sul suolo russo, nella regione di Kursk. Nell'Ucraina orientale, l'esercito russo sembra fare ulteriori progressi a costo di perdite molto pesanti. I ragazzi vengono spudoratamente mandati al macello. Con il supporto dei soldati nordcoreani, ma anche dello Sri Lanka, degli Houthi, ecc., il conflitto assume un’altra dimensione, più pericolosa, trascinando nella sua scia più Stati o gruppi militari, anche se i rinforzi registrati riflettono solo le difficoltà e le carenze di cui soffre la Russia.
In Medio Oriente, dopo più di un anno di guerra, il conflitto si è egualmente intensificato, già più di 44.000 morti a Gaza, la maggior parte dei quali civili, 1700 israeliani con alcuni cittadini stranieri e ostaggi, poi l’apertura di un nuovo fronte che si è diffuso brutalmente in Libano, dove il centro di Beirut si è trovato rapidamente sotto le bombe (più di 3000 morti civili). A questo macabro conteggio bisogna aggiungere una folla di feriti e sfollati.
Di recente, è stato in Siria che i gruppi islamisti, approfittando dell’impotenza della Russia (alleata di Bashar al-Assad) e dei continui bombardamenti di Israele sul paese, hanno lanciato un’offensiva sulla città di Aleppo. Questa nuova esplosione di violenza, che approfitta opportunamente dei disordini in Medio Oriente, rappresenta non solo un’ulteriore espansione del caos, ma potrebbe anche avere conseguenze mortali ancora più gravi.
Questi conflitti si sono quindi ulteriormente aggravati, soprattutto dopo le elezioni americane dove Biden è stato costretto a sostenere con imbarazzo l’estremismo sfrenato di Netanyahu; di recente è stato anche spinto ad autorizzare l’uso da parte dell'Ucraina di missili a lungo raggio, in grado di raggiungere obiettivi in profondità entro un raggio di 300 chilometri sul suolo russo. Da allora, molto rapidamente, i primi lanci ucraini di missili americani ATACMS hanno fatto eco all’uso più intenso di droni e missili a grappolo da parte della Russia (causando molte vittime civili), ma anche numerosi bombardamenti volti a privare il Paese dell’elettricità per l’inverno. Soprattutto, l’invio simbolico di un missile a raggio intermedio, in grado di trasportare testate nucleari, testimonia il crescente desiderio del Cremlino di provocare e intimidire le potenze occidentali. Putin, l’apprendista stregone, ha appena modificato di conseguenza la dottrina russa sull’uso delle armi nucleari. Intanto, paradossalmente, il Medio Oriente ha appena aperto la strada ai negoziati dopo il cessate il fuoco accettato da Netanyahu sul Libano. E se la situazione non è presente per l’Ucraina al momento in cui scriviamo, se Putin “non sembra pronto a negoziare”, si levano voci per sottolineare che ora potrebbe essere “possibile immaginare una pace giusta”.1
La “pace” nel capitalismo è un’illusione e una menzogna
Le grandi potenze imperialiste e i belligeranti sono diventati “ragionevoli”, più inclini a “ristabilire la pace”? Assolutamente no! Il marxismo ha sempre affermato e più in particolare dopo la prima guerra mondiale, che “il capitalismo è la guerra”. Un tempo di “pace” non è altro che un momento di preparazione alla guerra imperialista, il prodotto di un rapporto di forza politico e militare. Come sottolineava Lenin, “più i capitalisti parlano di pace, più si preparano alla guerra”. Se oggi Netanyahu ha firmato un fragile cessate il fuoco, è soprattutto nella speranza di avere il sostegno di Trump per capitalizzare a livello politico i suoi abusi in territorio palestinese e per posizionarsi meglio di fronte alle pretese regionali dell’Iran.
La nomina dell’ex veterano Pete Hegseth a Segretario di Stato per la Difesa negli Stati Uniti è in linea con le speranze di Netanyahu. Conduttore di punta del canale televisivo conservatore Fox News, Hegseth, un conservatore evangelico dalla linea pura e dura, si presenta come un “difensore di Israele”, un sostenitore del “sionismo” che ha applaudito calorosamente la decisione di spostare l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico. Questo futuro ministro naturalmente sostiene Netanyahu di fronte alle pressioni della giustizia internazionale, tanto più facilmente dal momento che si era già pronunciato a favore dei soldati americani accusati di crimini di guerra! Era anche diventato il portavoce di coloro che volevano “bombardare l’Iran” con il pretesto dei “suoi depositi di armi”...
In Ucraina, ogni parte in conflitto sta anche cercando di anticipare la reazione di Washington e di segnare il più possibile le proprie posizioni sul terreno, in modo da poter negoziare da una posizione di forza. Da un lato, la pressione disperata del Cremlino attraverso i bombardamenti indiscriminati e la minaccia nucleare, dall'altro, in Ucraina, la determinazione a utilizzare la fragile conquista della regione russa di Kursk come “merce di scambio”. Una cosa è certa, qualunque politica decida Trump, non potrà che alimentare gli stessi appetiti e la stessa vendetta.
Lo stesso vale per le potenze europee, coinvolte nella dinamica dell’ognuno per sé e confrontate con le iniziative di partner sempre più audaci, come durante l’incontro tra il cancelliere Olaf Scholz e Vladimir Putin, ma anche dalla ripresa dei dialoghi franco-britannici sulla possibilità di inviare truppe in Ucraina “per mantenere la pace”, mentre la Germania per il momento non è favorevole. Tutta una serie di argomenti di discordia avvelena i rapporti sempre più tesi, sia riguardo alla Russia e alla guerra in Ucraina (Ungheria filo-russa) che in Medio Oriente (questione dello Stato palestinese) e persino i rapporti con la NATO, il ruolo della difesa europea, lo sviluppo dell'economia di guerra... L'incertezza dei risultati delle elezioni americane e poi la vittoria di Trump, che si era impegnato a “risolvere il conflitto ucraino in 24 ore”, non potevano che portare a soffiare ulteriormente sulle braci della guerra. Da qui al 20 gennaio, data dell’insediamento di Donald Trump, nessuno sa cosa egli possa immaginare, visto che il nuovo presidente americano è capriccioso, versatile, imprevedibile.
Le crescenti tensioni continueranno quindi, forse anche sotto forma di discorsi di “pace”. Questa dinamica di caos imperialista, segnata dalle grandi tensioni tra tutte le potenze del globo, in primo luogo Cina e Stati Uniti, non può che amplificarsi e diffondersi, anche se è possibile che si abbia momentaneamente una tregua. Ma la guerra non può scomparire. “Non c’è altra via d’uscita per il capitalismo, nel suo tentativo di tenere al loro posto le diverse parti di un corpo che tendono a smembrarsi, che imporre il pugno di ferro della forza delle armi. E gli stessi mezzi che usa per contenere un caos sempre più sanguinoso sono un fattore che aggrava ulteriormente la barbarie bellicosa in cui è sprofondato il capitalismo”.2 D’ora in poi, ogni Stato imperialista sta applicando sempre più la politica della “terra bruciata” per difendere i propri interessi strategici, seminando caos e distruzione, anche nelle aree di influenza dei più stretti “alleati” e a maggior ragione dei rivali. Lasciato a sé stesso, il sistema capitalista minaccia la sopravvivenza stessa dell’Umanità.
Solo il proletariato può offrire un'alternativa alla barbarie capitalista
Riconoscere l’obsolescenza del capitalismo non significa cedere al fatalismo. Anzi! All’interno della società borghese c'è una forza antagonista in grado di abbattere questo sistema: la lotta di massa e internazionale del proletariato. Anche se quest’ultima è ancora oggi indebolita, incapace di opporsi direttamente alla guerra, il suo potenziale rimane intatto. Anche se tende ad esprimersi solo gradualmente attraverso un lento processo di consapevolezza, fragile e accidentato, ancora molecolare e sotterraneo, rappresenta per il futuro una forza sociale di trasformazione radicale…I rivoluzionari devono mettere in evidenza questa realtà a prova di futuro. “Di fronte a tutte le guerre attuali o in gestazione, la classe operaia non ha nessun campo da scegliere, dappertutto deve difendere strenuamente la bandiera dell’internazionalismo proletario. Per un periodo la classe operaia non sarà in grado di resistere alla guerra. D’altra parte, la lotta di classe contro lo sfruttamento assumerà un’importanza maggiore perché spingerà il proletariato a politicizzare la sua lotta”.3
WH, 30 novembre 2024.
1 Osservazioni del segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres
2 «Militarismo e decomposizione», Rivista internazionale n°15 (1990).
3 «Face au chaos et à la barbarie, les responsabilités des révolutionnaires», Revue international n°172 (2024)