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1a parte: La nozione di Frazione nella storia del movimento operaio
Come riportato nell'articolo "40 anni dopo la fondazione della CCI - Quale bilancio e quali prospettive per la nostra attività?" il 21° congresso della CCI ha adottato un rapporto sul ruolo della CCI in quanto "Frazione". Questo rapporto è costituito da due parti, una prima che presenta il contesto di questo rapporto e un richiamo storico della nozione di "Frazione" ed una seconda che analizza concretamente il modo con cui la nostra organizzazione aveva interpretato la sua responsabilità. Pubblichiamo qui la prima parte di questo rapporto che presenta un interesse generale al di là delle questioni alle quali è confrontata specificamente la CCI.
Il 21° congresso internazionale pone al centro delle sue preoccupazioni un bilancio critico dei 40 anni di esistenza della CCI. Questo bilancio critico riguarda:
- le analisi generali elaborate dalla CCI (cf i 3 rapporti sulla situazione internazionale);
- il modo con cui la CCI ha sostenuto il suo ruolo di partecipazione alla preparazione del futuro partito.
La risposta a questa seconda domanda suppone evidentemente che sia ben definito il ruolo che incombe sulla CCI nel periodo storico attuale, un periodo dove non esistono ancora le condizioni per l'apparizione di un partito rivoluzionario, e cioè di un'organizzazione che abbia un’influenza diretta sul corso degli scontri di classe:
"Non si può studiare e comprendere la storia di questo organismo, il Partito, se non situandolo nel contesto generale delle differenti tappe percorse dal movimento della classe, dei problemi che le si pongono, dello sforzo della sua presa di coscienza, della sua capacità ad un dato momento di rispondere in modo adeguato a questi problemi, di trarre le lezioni dalla sua esperienza e farne un nuovo trampolino per le sue lotte a venire.
Se dunque i partiti politici sono un fattore di primo ordine dello sviluppo della classe, allo stesso tempo, essi rappresentano un'espressione dello stato reale di questa ad un dato momento della sua storia". (Révue Internationale n°35, "Sul partito ed i suoi rapporti con la classe", punto 9)
"Durante tutto il suo lungo movimento, la classe è stata sottoposta al peso dell'ideologia borghese che tende a deformare, a corrompere i partiti proletari, a snaturare la loro vera funzione. A questa tendenza si sono opposte le frazioni rivoluzionarie che si sono date il compito di elaborare, di chiarificare, di precisare le posizioni comuniste. È principalmente il caso della Sinistra Comunista generata della 3a Internazionale: la comprensione della questione del Partito passa necessariamente dall'assimilazione dell'esperienza e dagli apporti dell'insieme di questa Sinistra Comunista Internazionale.
Spetta tuttavia alla Frazione Italiana della Sinistra Comunista il merito specifico di avere messo in evidenza la differenza qualitativa che esiste nel processo di organizzazione dei rivoluzionari secondo i periodi: quella di sviluppo della lotta di classe e quella delle sue disfatte e dei suoi riflussi. La FI ha delineato con chiarezza, per ciascuno dei due periodi, la forma presa dall'organizzazione dei rivoluzionari ed i compiti corrispondenti: nel primo caso la forma di partito, potendo esercitare un'influenza diretta ed immediata nella lotta di classe; nel secondo caso, quella di un'organizzazione numericamente ridotta la cui influenza è ben più debole e poco operante nella vita immediata della classe. A questo tipo di organizzazione, ha dato il nome distintivo di Frazione che, tra due periodi di sviluppo della lotta di classe, e cioè tra due momenti dell'esistenza del Partito, costituisce un legame, una cerniera, un ponte organico tra il vecchio partito ed il futuro Partito". (Ibid., punto 10)
A questo punto dobbiamo porci un certo numero di domande:
- che cosa ricopriva questa nozione di frazione nei diversi momenti della storia del movimento operaio?
- in quale misura la CCI può essere considerata una "frazione?"
- quali sono i compiti di una frazione che restano validi per la CCI e quali sono quelli di sua competenza?
- quali compiti particolari incombono sulla CCI e quali non sarebbero quelli delle frazioni?
Nella prima parte di questo rapporto, andiamo ad affrontare essenzialmente il primo di questi 4 punti per stabilire una cornice storica alla nostra riflessione e permetterci di affrontare meglio la seconda parte del rapporto che si propone di rispondere alla domanda centrale posta sopra: quale bilancio può trarsi dal modo con cui la CCI ha sostenuto il suo ruolo allo scopo di partecipare alla preparazione del futuro partito?
Per esaminare questa nozione di Frazione nei differenti momenti della storia del movimento operaio, che ha permesso alla Frazione italiana di elaborare la sua analisi, distinguiamo 3 periodi:
- l'infanzia del movimento operaio: la Lega dei comunisti e l'AIT (Associazione Internazionale dei Lavoratori o Prima Internazionale);
- l'età della sua maturità: La 2a Internazionale o Internazionale socialista;
- il "periodo delle guerre e delle rivoluzioni" (secondo l'espressione adoperata dall'Internazionale Comunista).
Ma, per cominciare, può essere utile fare un breve richiamo sulla storia dei partiti del proletariato poiché la questione della Frazione ritorna, fondamentalmente, a porre in qualche modo la questione del Partito, costituendo quest’ultimo il punto di partenza ed il punto di arrivo della Frazione.
1) La nozione di Partito nella storia del movimento operaio
La nozione di partito è stata elaborata progressivamente, sia teoricamente che praticamente, durante l'esperienza del movimento operaio (Lega dei comunisti, AIT, partiti della 2a Internazionale, Partiti Comunisti).
La Lega, che è un'organizzazione clandestina, appartiene ancora al periodo delle sette:
"All'alba del capitalismo moderno, nella prima metà del diciannovesimo secolo, la classe operaia, ancora nella sua fase di costituzione, conducendo lotte locali e sporadiche non poteva dare nascita che a scuole dottrinarie, a sette e leghe. La Lega dei Comunisti era l'espressione più avanzata di questo periodo nello stesso momento in cui il suo Manifesto ed il suo Appello ai "proletari di tutti i paesi, unitevi", annunciava il "periodo" seguente. ("Sulla natura e la funzione del partito politico del proletariato", punto 23, Internationalisme n°38, ottobre 1948)
L'AIT ha avuto per ruolo proprio il superamento delle sette, permettendo un largo raggruppamento di proletari europei ed una decantazione rispetto a numerose confusioni che pesavano sulla loro coscienza. Allo stesso tempo, con la sua composizione eteroclita (sindacati, cooperative, gruppi di propaganda, ecc.) non è ancora un partito nel senso che questa nozione ha acquistato in seguito in seno e grazie alla 2a Internazionale.
"La Prima Internazionale corrisponde all'entrata effettiva del proletariato sulla scena delle lotte sociali e politiche nei principali paesi d'Europa. Così essa raccoglie tutte le forze organizzate della classe operaia, le sue più diverse tendenze ideologiche. La prima Internazionale riunisce al tempo stesso tutte le correnti e tutti gli aspetti della lotta operaia contingente: economici, educativi, politici e teorici. Essa rappresenta il punto più alto de L'ORGANIZZAZIONE UNITARIA DELLA CLASSE OPERAIA, in tutta la sua diversità.
La Seconda Internazionale segna una tappa di differenziazione tra le lotte economiche dei salariati e la lotta politica e sociale. In questo periodo di pieno sviluppo della società capitalista, la Seconda Internazionale è l'organizzazione della lotta per le riforme e delle conquiste politiche, l'affermazione politica del proletariato, nello stesso momento in cui segna una tappa superiore nella delimitazione ideologica in seno al proletariato, precisando ed elaborando i fondamenti teorici della sua missione storica rivoluzionaria." (Ibid.)
È in seno alla Seconda Internazionale che si opera la distinzione chiara tra le organizzazioni generali della classe (i sindacati) e la sua organizzazione specifica incaricata di difendere il suo programma storico, il partito. Una distinzione che risulta ben chiara alla fondazione della 3a Internazionale nel momento in cui la rivoluzione proletaria è, per la prima volta, all'ordine del giorno della storia. In questo nuovo periodo, per l'IC, l'organizzazione generale della classe non è più costituita dai sindacati (che comunque non raggruppano l'insieme del proletariato), ma dai consigli operai (anche se nell'IC restano delle confusioni sulla questione sindacale e su quella del ruolo del partito).
Malgrado tutte le differenze tra queste quattro organizzazioni, c'è un punto comune tra loro: hanno un impatto sul corso della lotta di classe ed è in questo senso che si può attribuire loro il nome di "partito".
Questo impatto è ancora debole per la Lega dei comunisti all'epoca delle rivoluzioni del 1848-49 dove agisce principalmente come ala sinistra del movimento democratico. Infatti, la Neue Rheinische Zeitung diretta da Marx, che ha una certa influenza in Renania ed anche nel resto della Germania, non è direttamente l'organo della Lega ma si presenta come "Organo della Democrazia". Come nota Engels: "(…) la Lega, una volta che le masse popolari si furono messe in movimento, si rivelò ben troppo debole come leva". ("Alcune parole sulla storia della Lega dei comunisti", novembre 1885). Una delle cause importanti di questa debolezza risiede nella debolezza stessa del proletariato in Germania dove la grande industria non è ancora sviluppata. Tuttavia, lo stesso Engels rileva che "La Lega è stata incontestabilmente la sola organizzazione rivoluzionaria che abbia avuto una certa importanza in Germania". L'impatto dell’AIT è ben più importante poiché essa diventa una "potenza" in Europa. Ma è soprattutto la 2a Internazionale (attraverso i differenti partiti che la compongono) che può, per la prima volta nella storia, rivendicare un'influenza determinante nelle masse operaie.
2) La nozione di Frazione all'alba del movimento operaio
Questa domanda già è stata posta al tempo di Marx ma ha rivestito un'importanza maggiore in seguito: che cosa diventa il partito quando l'avanguardia che difende il programma storico della classe operaia, la rivoluzione comunista, non ha la possibilità di avere un impatto immediato sulle lotte di classe del proletariato?
A questa domanda, la storia ha dato differenti risposte. La prima risposta è quella dello scioglimento del partito quando le condizioni della sua esistenza non sono più presenti. E questo è stato il caso della Lega e dell’AIT. Nei due casi, Marx ed Engels hanno giocato un ruolo decisivo in questo scioglimento.
Fu così che nel novembre 1852, dopo il processo ai comunisti di Colonia che sanciva la vittoria della controrivoluzione in Germania, essi hanno fatto appello al Consiglio centrale della Lega affinché pronunciasse il suo scioglimento. Vale la pena sottolineare che la questione dell'azione della minoranza rivoluzionaria in un periodo di reazione era stata già sollevata fin dall'autunno 1850 in seno alla Lega. A metà 1850, Marx ed Engels avevano constatato che l'ondata rivoluzionaria rifluiva a causa della ripresa dell'economia: "Considerando questa prosperità generale nella quale le forze produttive della società borghese si sviluppano tanto abbondantemente quanto lo permettono le condizioni borghesi, non si dovrebbe parlare di vera rivoluzione. Una tale rivoluzione è possibile solamente nei periodi dove questi due fattori, le forze produttive moderne e le forme di produzione borghese entrano in conflitto le une con le altre". (Neue Rheinische Zeitung, Politisch-ökonomische Revue, fascicoli V e VI)
Essi sono costretti a combattere la minoranza immediatista di Willich-Schapper che vuole continuare a chiamare gli operai all'insurrezione malgrado il riflusso: "Al momento dell’ultimo dibattito sulla questione ‘della posizione del proletariato in Germania nella prossima rivoluzione’ alcuni membri della minoranza del Consiglio centrale hanno espresso dei punti di vista che sono in contraddizione diretta con la penultima circolare, anzi con il Manifesto. Essi hanno sostituito alla concezione internazionale del Manifesto una concezione nazionale e tedesca, adulando il sentimento nazionale dell’artigiano tedesco. Al posto della concezione materialista del Manifesto, hanno una concezione idealistica: al posto della situazione reale, è la volontà che diventa la forza motrice della rivoluzione. Mentre noi diciamo agli operai: vi occorrono quindici, venti, cinquant'anni di guerre civili per cambiare le condizioni esistenti e rendervi atti al dominio sociale, loro al contrario dicono: dobbiamo arrivare immediatamente al potere, o andiamo a casa a dormire! Alla stessa stregua di come i democratici utilizzano la parola 'popolo', essi utilizzano la parola 'proletariato' come semplice frase. Per realizzare questa frase, bisognerebbe proclamare tutti i piccoli-borghesi proletari, e ciò significa rappresentare la piccola borghesia, e non il proletariato. Al posto dello sviluppo storico reale, bisognerebbe mettere la frase 'rivoluzione'" (Intervento di Marx alla riunione del Consiglio centrale della Lega del 15 settembre 1850)
Così, al congresso dell'Aia del 1872, Marx ed Engels sostengono la decisione di trasferire il Consiglio Generale a New York per sottrarlo all'influenza delle tendenze bakuniniste che guadagnano posizioni in un momento in cui il proletariato europeo ha subito un'importante disfatta con lo schiacciamento della Comune di Parigi. Questo spostamento fuori dall'Europa del Consiglio Generale significava mettere fuori gioco l’AIT, un preludio al suo scioglimento. Questo scioglimento diventa effettivo alla conferenza di Filadelfia nel luglio 1876.
In un certo modo, lo scioglimento del partito quando le condizioni non permettono più la sua esistenza è stato ben più facile nel caso della Lega e dell’AIT che in seguito. La Lega era una piccola organizzazione clandestina, salvo al momento delle rivoluzioni del 1848-49 che non avevano preso un posto "ufficiale" nella società. Per L’AIT, la sua scomparsa formale non implica pertanto la sparizione di tutte le sue componenti. È così che sono sopravvissute all’AIT le Trad-unions inglesi o il partito operaio tedesco. Ciò che sparisce, è il legame formale esistente tra le sue diverse componenti.
In seguito le cose cambiano. I partiti operai non spariscono più ma passano al nemico. Essi diventano istituzioni dell'ordine capitalista, cosa che conferisce agli elementi rivoluzionari una responsabilità differente da quella che avevano all'epoca delle prime tappe del movimento operaio.
Quando la Lega è stata sciolta, non è rimasto nemmeno una minima organizzazione formale incaricata di costituire un ponte verso il nuovo partito che avrebbe potuto nascere in un momento o in un altro. Del resto, Marx ed Engels hanno ritenuto che il lavoro di elaborazione e di approfondimento teorico costituiva la prima delle priorità durante questo periodo e poiché, in quel momento, erano praticamente i soli a dominare la teoria che avevano elaborato, non avevano bisogno di un'organizzazione formale per fare questo lavoro. Detto ciò, alcuni vecchi membri della Lega restarono in contatto tra loro, in particolare nell'emigrazione in Inghilterra. Nel 1856, si assiste anche alla riconciliazione tra Marx e Schapper. Nel settembre 1864, è Eccarius, vecchio membro del Consiglio centrale della Lega, e che ha dei legami stretti col movimento operaio inglese, a chiedere la presenza di Marx alla tribuna della celebre riunione del 28 settembre a Saint-Martin's Hall dove è decisa la fondazione dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori[1]. Ed è così che ritroviamo nel Consiglio generale dell’AIT un numero significativo di vecchi membri della Lega: Eccarius, Lessner, Lochner, Pfaender, Schapper e, ovviamente, Marx ed Engels.
Quando l'AIT sparisce, rimangono, come abbiamo visto, delle organizzazioni che rappresenteranno l'origine della fondazione della 2a internazionale, particolarmente il partito tedesco generato dell'unificazione del 1875 (SAP) di cui la componente di Eisenach (Bebel, Liebknecht) era affiliata all’AIT.
Qui bisogna fare un’osservazione concernente il ruolo che si sono date queste prime due organizzazioni quando si sono costituite. Nel caso della Lega, è chiaro nel Manifesto che la prospettiva è quella della rivoluzione proletaria abbastanza a breve termine. È in seguito alla sconfitta delle rivoluzioni del 1848-49 che Marx ed Engels comprendono che le condizioni storiche non sono ancora mature. Parimenti, al momento della fondazione dell’AIT, esiste l'idea di una "emancipazione dei lavoratori" (secondo i suoi statuti) a breve o medio termine (malgrado la diversità delle visioni che ricopriva questa formula per le differenti componenti dell'Internazionale: mutualismo – reciproco soccorso ed assistenza, collettivismo, ecc.). La sconfitta della Comune di Parigi ha messo in evidenza una nuova volta l'immaturità delle condizioni per il capovolgimento del capitalismo, tanto più che nel periodo che segue si assiste ad un'espansione considerevole del capitalismo principalmente con la costituzione della potenza industriale della Germania che all'inizio del ventesimo secolo supera quella dell'Inghilterra.
3) Le frazioni nella 2a Internazionale[2]
Durante questo periodo di espansione del capitalismo, mentre la prospettiva rivoluzionaria resta lontana, i partiti socialisti acquistano un'importanza maggiore in seno alla classe operaia (particolarmente in Germania, evidentemente). Questo impatto crescente, mentre lo stato d'animo della maggioranza degli operai non è rivoluzionario, è legato al fatto che i partiti socialisti nel loro programma ostentano non solo la prospettiva del socialismo, ma difendono anche, nel quotidiano, il "programma minimo" di riforme in seno alla società capitalista. Del resto, è questa situazione che determina l’opposizione tra quelli per i quali "Lo scopo finale, qualunque sia, non è niente, il movimento è tutto" (Bernstein) e quelli per cui "lo scopo finale del socialismo è il solo elemento decisivo che distingue il movimento socialista dalla democrazia borghese e dal radicalismo borghese, il solo elemento che, piuttosto che dare al movimento operaio il vano compito di rattoppare il regime capitalista per salvarlo, nei fatti [è] una lotta di classe contro questo regime, per l'abolizione di questo regime". "Per la socialdemocrazia, lottare all'interno anche del sistema esistente, giorno dopo giorno, per le riforme, per il miglioramento della situazione dei lavoratori, per le istituzioni democratiche, è il solo modo di impegnare la lotta di classe proletaria e di orientarsi verso lo scopo finale, cioé lavorare a conquistare il potere politico ed ad abolire il sistema del salariato" (Rosa Luxemburg nella prefazione di Riforma sociale o Rivoluzione). Infatti, malgrado il rigetto ufficiale delle tesi di Bernstein da parte del SPD e dell'Internazionale socialista, questa visione diventa in realtà maggioritaria in seno al SPD, e specialmente nell'apparato ed in seno all'Internazionale.
"L'esperienza della Seconda Internazionale conferma l'impossibilità di mantenere al proletariato il suo partito in un periodo prolungato di una situazione non rivoluzionaria. La partecipazione finale dei partiti della Seconda Internazionale alla guerra imperialistica del 1914 non ha fatto che rivelare la lunga corruzione dell’organizzazione. La permeabilità e penetrabilità, sempre possibili, dell'organizzazione politica del proletariato da parte dell'ideologia della classe capitalista dominante, prendono, nei periodi prolungati di stagnazione e di riflusso della lotta di classe, un'ampiezza tale che l'ideologia della borghesia finisce per sostituirsi a quella del proletariato, per cui inevitabilmente il partito si svuota del suo primitivo contenuto di classe per diventare lo strumento di classe del nemico". ("Sulla natura e la funzione del partito politico del proletariato", punto 12).
È in questo contesto che, per la prima volta, nascono delle vere frazioni. La prima frazione è quella dei bolscevichi che, dopo il congresso del 1903 del POSDR (Partito Operaio Socialdemocratico Russo), intraprende la lotta contro l'opportunismo, all’inizio sulle questioni organizzative poi sulle questioni di tattica di fronte ai compiti del proletariato in un paese semi-feudale come la Russia. Bisogna notare che, fino al 1917, anche se la frazione bolscevica e la frazione menscevica conducevano le rispettive politiche in modo indipendente, esse formalmente appartenevano allo stesso partito, il POSDR.
La corrente marxista che si è sviluppata intorno al settimanale De Tribune, diretto da Wijnkoop, Van Raveysten e Ceton ma al quale collaboravano particolarmente Gorter e Pannekoek, si è impegnata a partire dal 1907 in un lavoro simile nello SDAP, il partito olandese. Questa corrente ha condotto la lotta contro la deriva opportunista in seno al partito rappresentata principalmente dalla frazione parlamentare e da Troelstra che, fin dal congresso del 1908, propone di vietare De Tribune. Troelstra l’avrà alla fine vinta all'epoca del congresso straordinario di Deventer, 13-14 febbraio 1909, dove viene decisa la soppressione de De Tribune e l’espulsione dei suoi tre redattori del partito. Questa politica mirante a separare i "capi" tribunisti dai simpatizzanti di questa corrente provoca, in effetti, una viva reazione di questi ultimi. Infine, questa politica di Troelstra di espulsione, quella del Bureau internazionale dell'IS (Internazionale socialista) che è sollecitato per un arbitraggio ma che è dominato dai riformisti, ma anche la volontà di rottura dei tre redattori (volontà che Gorter non condivide)[3] conduce i "tribunisti" a fondare a marzo un nuovo partito, il SDP, il Partito socialdemocratico. Questo partito, fino alla guerra mondiale, resterà estremamente minoritario, con un'influenza elettorale insignificante, ma beneficia del sostegno della Sinistra in seno all’Internazionale, in particolare dei bolscevichi, ciò che gli permette, alla fine, di essere reintegrato nell'IS nel 1910, dopo un primo rifiuto da parte del BSI nel novembre 1909, e di mandare dei delegati (un mandato contro 7 del SDAP, ai congressi internazionali del 1910 (Copenaghen) e 1912 (Basilea). Durante la Guerra, alla quale l'Olanda non partecipa ma che pesa considerevolmente sulla classe operaia (disoccupazione, approvvigionamento, ecc.), il SDP guadagna in influenza, compreso sul piano elettorale, per la sua politica internazionalista e di sostegno alle lotte operaie. Alla fine, il SDP prenderà il nome di Partito comunista dei Paesi Bassi (CPN) nel novembre 1918, prima ancora della fondazione del Partito Comunista di Germania (KPD).
La terza corrente che ha sostenuto un ruolo di frazione decisiva in un partito della 2a Internazionale è quella che formerà proprio il KPD. Fin dalla sera del 4 agosto 1914, dopo il voto unanime dei crediti di guerra da parte dei deputati socialisti al Reichstag, un certo numero di militanti internazionalisti si ritrova nell'appartamento di Rosa Luxemburg per definire le prospettive di lotta ed i mezzi per raggruppare tutti quelli che, nel partito, combattono la politica sciovinista della direzione e della maggioranza. Questi militanti sono unanimi nel ritenere necessario condurre questa lotta IN SENO al partito. In numerose città, la base del partito denuncia il voto dei crediti di guerra da parte dellla frazione parlamentare. Anche Liebknecht è criticato per avere votato il 4 agosto, per disciplina, il suo sostegno. All'epoca della seconda votazione, il 2 dicembre, Liebknecht è il solo a votare contro ed è raggiunto da Otto Rühle durante le 2 successive votazioni, poi da un numero crescente di deputati. Fin dall'inverno 1914-1915, vengono distribuiti dei volantini clandestini (particolarmente quello intitolato "Il nemico principale è nel nostro paese"). Nell'aprile 1915 è pubblicato il primo ed unico numero di Die Internationale (L’Internazionale) la cui vendita arriva a 5.000 esemplari fin dalla prima sera e che dà il suo nome al Gruppo Internazionale, animato particolarmente da Rosa Luxemburg, Jogiches, Liebknecht, Mehring, Clara Zetkin.
Nella clandestinità, sottomesso alla repressione, questo piccolo gruppo che prende il nome di "Gruppo Spartacus" poi di "Lega Spartacus"[4], anima la lotta contro la guerra ed il governo ed ancora contro la destra ed il centro della socialdemocrazia. In questa lotta non è solo perché altri gruppi, specialmente quelli di Amburgo e Brema, dove si trovano Pannekoek, Radek e Frölich, difendono una politica internazionalista con ancora più chiarezza rispetto agli stessi spartakisti. All'inizio del 1917, quando la direzione del SPD espelle le opposizioni per fermare il progresso delle loro posizioni in seno al partito, questi gruppi proseguono la loro attività in modo autonomo mentre gli spartakisti proseguono un lavoro di frazione in seno all'USPD centrista. Alla fine, queste differenti correnti si raggruppano per la costituzione del KPD il 31 dicembre 1918, ma è chiaro che sono gli spartakisti a costituire l'asse del nuovo partito.
È con un certo ritardo sul movimento operaio in Russia, Olanda e Germania che si costituisce una frazione di Sinistra in Italia. Si tratta della "Frazione astensionista" che si raggruppa intorno al giornale Il Soviet pubblicato a Napoli da Bordiga e dai suoi compagni a partire da dicembre 1918, e che si costituisce formalmente in frazione al congresso del PSI nell'ottobre 1919, anche se è dal 1912 che, in seno alla Federazione dei giovani socialisti e nella federazione di Napoli del PSI, Bordiga ha animato una corrente rivoluzionaria intransigente. Questo ritardo si spiega in parte per il fatto che Bordiga, arruolato, non può intervenire nella vita politica prima del 1917, ma soprattutto perché, al momento della guerra, la direzione del partito è nelle mani della sinistra, in seguito al congresso del 1912 che ha espulso la destra riformista e quello del 1914 che ha espulso i massoni. L’Avanti, il giornale del PSI, è diretto da Mussolini che, a questi congressi, ha presentato le mozioni di espulsione delle suddette formazioni. Quest’ultimo approfitta di questa posizione per pubblicare il 18 ottobre 1914 un editoriale intitolato "Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operosa" che si pronuncia per l'entrata in guerra dell'Italia affianco all'Intesa. Viene subito destituito dal suo posto, ma appena un mese dopo, pubblica Il Popolo d’Italia grazie ai sussidi ricevuti dal deputato socialista Marcel Cachin, futuro dirigente del PCF, per conto del governo francese e dell'Intesa. È espulso dal PSI il 29 novembre. In seguito, anche se la situazione dominata dalla Guerra mondiale spinge alla decantazione tra una Sinistra, una Destra ed un Centro, la direzione del partito oscilla tra destra e sinistra, tra prese di posizioni "massimaliste" e prese di posizione riformiste. "È solamente in quest’anno 1917 che al congresso di Roma si cristallizzano nettamente le tendenze di destra e di sinistra. La prima ottiene 17.000 voti contro 14.000 della seconda. La vittoria di Turati, Treves, Modigliani, nel momento in cui si sviluppava la rivoluzione russa accelera la formazione di una Frazione intransigente rivoluzionaria a Firenze, Milano, Torino e Napoli" (dal nostro libro, La Sinistra comunista d'Italia). È solamente a partire dal 1920, sotto l'impulso della rivoluzione in Russia, della formazione dell'IC (che le porta il suo sostegno) ed anche degli scioperi operai in Italia, in particolare a Torino, che la Frazione astensionista guadagna in influenza nel partito. Entra anche in contatto con la corrente raggruppata intorno al giornale Ordine Nuovo, animato da Gramsci, anche se esistono importanti disaccordi tra le due correnti (Gramsci è favorevole alla partecipazione alle elezioni, difende una forma di sindacalismo rivoluzionario ed esita a rompere con la destra ed il centro per costituirsi in frazione autonoma). "Ad ottobre 1920, a Milano, si forma la Frazione comunista unificata che redige un Manifesto che chiama alla formazione del partito comunista e all'espulsione dell'ala destra di Turati; rinuncia al boicottaggio delle elezioni in applicazione delle decisioni del II congresso del Komintern" (Ibidem). È alla Conferenza di Imola, nel dicembre 1920 che è deciso il principio di una scissione: "la nostra opera di frazione è e deve essere terminata adesso (…) immediata uscita dal partito e dal congresso (del PSI), dal momento che il voto ci avrà dato la maggioranza o la minoranza. Seguirà… la scissione dal Centro". (Ibid.) Al congresso di Livorno che si apre il 21 gennaio, "la mozione di Imola ottiene un terzo dei voti degli aderenti socialisti: 58.783 su 172.487. La minoranza lascia il congresso e decide di chiamarsi Partito Comunista d'Italia, sezione dell'Internazionale Comunista. (…) Con foga, Bordiga conclude, giusto prima di uscire dal congresso: 'portiamo con noi l'onore del vostro passato'". (Ibid.)
Questo esame, molto veloce, del lavoro delle principali frazioni che si sono costituite in seno ai partiti della Seconda Internazionale permette di definire un primo ruolo che spetta ad una frazione: difendere in seno al partito in degenerazione i principi rivoluzionari:
- innanzitutto per guadagnare un massimo di militanti a questi principi ed escludere dal partito le posizioni di destra e del centro;
- poi per trasformarsi in nuovo partito rivoluzionario quando le circostanze lo richiedono.
Bisogna notare che praticamente tutte le correnti di Sinistra hanno avuto come preoccupazione restare il più tempo possibile in seno al partito. Le uniche eccezioni sono quelle dei tribunisti, ma Gorter e Pannekoek non condividevano questa precipitazione, e delle "sinistre radicali" animate da Radek, Pannekoek e Frölich che, dopo l'espulsione nel 1917 degli oppositori in seno al SPD, si rifiutano di entrare nell'USPD (contrariamente agli Spartakisti). La separazione della Sinistra dal vecchio partito che ha tradito risultava o della sua esclusione, o dalla necessità di fondare un partito capace di stare all'avanguardia dell'ondata rivoluzionaria.
Bisogna notare anche come l'azione della Sinistra non sia condannata a restare minoritaria in seno al partito che degenerava: al Congresso di Tours del Partito socialista francese, la mozione della Sinistra che chiama all'adesione all'IC è maggioritaria. È per tale motivo che il Partito comunista neo fondato conserva in quel momento il giornale L'Humanité fondato da Jaurès. Conserva anche, purtroppo, il segretario generale del PS, Frossard che diventa per un certo tempo il nuovo principale dirigente del PC.
Un'ultima nota: questa capacità della frazione di Sinistra a costituire subito il nuovo partito è stata possibile solamente perché è trascorso poco tempo (3 anni) tra il tradimento accertato del vecchio partito e l'apparizione dell'ondata rivoluzionaria. In seguito, la situazione sarà molto differente.
4) Le frazioni generate dall'Internazionale Comunista
L'Internazionale Comunista viene fondata a marzo 1919. In questa epoca, sono pochi i partiti comunisti costituiti (il partito comunista di Russia, dei Paesi Bassi, di Germania, di Polonia ed altri di minore importanza). E tuttavia, già da questo momento, si è vista nascere una prima frazione "di Sinistra" (che si proclama come tale), in seno al principale partito comunista, quello di Russia (che ha preso il nome di comunista solo a marzo 1918, all'epoca del 7° congresso del POSDR); si tratta della corrente raggruppata, all’inizio del 1918, intorno al giornale Kommunist ed animata da Ossinsky, Bukarin, Radek e Smirnov. Il disaccordo principale di questa frazione nei confronti dell'orientamento seguito dal partito riguarda la questione dei negoziati di Brest-Litovsk. I "Comunisti di Sinistra" si oppongono a questi negoziati e sostengono la "guerra rivoluzionaria", "l'esportazione" della rivoluzione verso altri paesi “a colpi di fucile”. Allo stesso tempo però, questa frazione intraprende una critica dei metodi autoritari del nuovo potere proletario ed insiste su una più larga partecipazione delle masse operaie a questo potere, critiche che sono abbastanza vicine a quelle di Rosa Luxemburg (Cf "La rivoluzione russa"). La firma della pace di Brest-Litovsk segnerà la fine di questa frazione. In seguito, Bukarin diventerà un rappresentante dell'ala destra del partito, ma alcuni elementi di questa frazione, come Ossinsky, apparterranno alle frazioni di sinistra che sorgeranno più tardi. Mentre in Europa occidentale alcune delle frazioni in seno ai partiti socialisti che formeranno i partiti comunisti non sono ancora costituite (la Frazione astensionista animata da Bordiga si costituisce solo nel dicembre 1918), i rivoluzionari della Russia si impegnano già in una lotta (anche se in modo abbastanza confuso), contro le derive che colpiscono il partito comunista nel loro paese. È interessante notare (anche se questo non è questo il luogo per analizzare questo fenomeno), che, su tutta una serie di questioni, i militanti della Russia sono stati dei precursori all'inizio del ventesimo secolo: costituzione della frazione bolscevica dopo il 2° congresso del POSDR (Partito Operaio Social Democratico Russo), chiarezza di fronte alla guerra imperialista nel 1914, animazione della Sinistra di Zimmerwald, necessità di fondare una nuova internazionale, fondazione del primo partito comunista a marzo 1918, impulso ed orientamento politico del 1° congresso dell'IC. E questa "precocità" si ritrova anche nella formazione di frazioni in seno al partito comunista. In effetti, per il suo ruolo particolare di primo (e solo) partito comunista ad accedere al potere, il partito della Russia è anche il primo a subire la pressione del fattore principale che segnerà la sua perdita (a parte, evidentemente, la sconfitta dell'ondata rivoluzionaria mondiale), la sua integrazione in seno allo Stato. Pertanto, le resistenze proletarie, per quanto confuse potessero essere, a questo processo di degenerazione del partito sono cominciate molto più presto che altrove.
In seguito, il partito russo vedrà nascere un numero significativo di altre correnti "di Sinistra":
- nel 1919 il gruppo di "Centralismo Democratico" formato intorno ad Ossinsky e Sapronov che combatte il principio dela "direzione unica" nell'industria e che difende il principio collettivo o collegiale come "l'arma più efficace contro il conferimento dello statuto di dipartimento ed il soffocamento burocratico dell'apparato di Stato" (Tesi sul principio collegiale e l'autorità individuale);
- nel 1919, molti membri di "Centralismo democratico" sono ancora impegnati, anche nella "Opposizione militare" formatasi per un breve periodo nel marzo 1919 per lottare contro la tendenza a plasmare l'esercito rosso secondo i criteri di un classico esercito borghese.
Durante il periodo della guerra civile, le critiche verso la politica condotta dal partito diventano molto più rare a causa della minaccia degli eserciti bianchi che pesa sul nuovo regime, ma appena questa si conclude con la vittoria dell'esercito Rosso sui Bianchi, esse riprendono con più vigore:
- All’inizio del 1921, in occasione del 10° congresso del partito e del dibattito sulla questione sindacale, si forma "l'Opposizione operaia" animata per Chliapnikov, Medvedev (entrambi operai metallurgici), e, soprattutto, Alessandra Kollontaï, redattrice della Piattaforma che vuole affidare ai sindacati il ruolo della gestione dell’economia (all'immagine dei sindacalisti rivoluzionari) al posto della burocrazia di Stato[5]. In seguito all'interdizione delle frazioni durante questo congresso (che si tiene nello stesso momento dell'insurrezione di Kronstadt), l'opposizione operaia si scioglie e la Kollontaï diventerà una fedele di Stalin;
- nell'autunno del 1921 si costituisce il gruppo "La Verità operaia", composto soprattutto da intellettuali adepti del "Proletkult" all'immagine del suo principale animatore, Bogdanov che, nello stesso momento in cui denuncia, con altre correnti di opposizione, la burocratizzazione del partito e dello Stato, adotta una posizione semi-menscevica sostenente che le condizioni della rivoluzione proletaria non erano mature in Russia ma che le condizioni erano state create da un forte sviluppo di quest’ultima su delle basi capitaliste moderne, (una posizione che in seguito sarà quella della corrente "consiliarista");
- è nel 1922-23 che si costituisce il "Gruppo operaio" animato da Gabriel Miasnikov, un operaio degli Urali che si era distinto nel partito bolscevico nel 1921, quando, subito dopo il 10° congresso, aveva richiesto "la libertà di stampa, dai monarchici agli anarchici inclusi". Malgrado gli sforzi di Lenin per dissuaderlo a portare avanti un dibattito su questa questione, Miasnikov non retrocede ed è espulso dal partito all'inizio del 1922. Con altri militanti di origine operaia, fonda "il Gruppo Operaio del partito comunista russo (bolscevico")" che distribuisce il suo Manifesto al 12° congresso del PCR. Questo gruppo comincia a fare del lavoro illegale e non tra gli operai del partito e sembra che sia stato presente in modo significativo nell'ondata di scioperi dell'estate 1923, chiamando alle manifestazioni di massa e provando a politicizzare un movimento di classe essenzialmente difensivo. Questa attività in questi scioperi convince il GPU (Gosudarstvennoye Politicheskoye Upravlenie - Direttorato politico dello Stato, polizia segreta dell'Unione Sovietica) che il gruppo costituisce una minaccia, ed i suoi dirigenti, tra cui Miasnikov, sono incarcerati. L'attività di questo gruppo prosegue in modo clandestino in Russia (compreso nella deportazione), fino alla fine degli anni 1920 quando Miasnikov riesce ad uscire dal paese e partecipa alla pubblicazione a Parigi de "L'operaio comunista" che difende posizioni vicine a quelle del KAPD.
Di tutte le correnti che hanno condotto la lotta contro la degenerazione del Partito bolscevico, è certamente il "Gruppo operaio" ad essere politicamente il più chiaro. È molto vicino al KAPD (Partito Comunista Operaio Tedesco) che pubblica i suoi documenti e con cui è in contatto. Soprattutto, le sue critiche alla politica perseguita dal Partito si basano su una visione internazionale della rivoluzione, contrariamente a quelle degli altri gruppi che si polarizzano unicamente su delle questioni di democrazia (nel Partito e nella classe operaia), e di gestione dell'economia. È per tale motivo che rigetta le politiche del fronte unito del 3° e 4° congresso dell'IC, mentre la corrente trotskista continua a rifarsi ai primi 4 congressi. Bisogna notare che esistono alcune discussioni (soprattutto in deportazione) tra le ale sinistre della corrente trotskista ed elementi del Gruppo operaio.
Di tutte le correnti di Sinistra che sono sorte in seno al partito bolscevico, il Gruppo operaio è probabilmente il solo che somiglia ad una frazione conseguente. Ma la terribile repressione che Stalin scatena contro i rivoluzionari, rispetto alla quale la repressione zarista impallidisce, gli toglie ogni possibilità di svilupparsi. Alla fine, Miasnikov decide di ritornare in Russia dopo la 2a Guerra mondiale. Come era prevedibile, subito sparisce e ciò priva le deboli forze della Sinistra comunista di uno dei suoi combattenti più valorosi.
Al di fuori della Russia, la lotta delle frazioni di Sinistra negli altri paesi ha preso necessariamente forme differenti ma, se si ritorna sugli altri tre partiti comunisti, la cui fondazione è stata sopra citata, si constata che è molto presto che le correnti di Sinistra si impegnano in questa lotta benché sotto forme differenti.
All'epoca della fondazione del partito comunista della Germania, le posizioni della Sinistra sono maggioritarie. Sulla questione sindacale, Rosa Luxemburg che ha redatto il programma del KPD (Partito Comunista Tedesco) e lo presenta al Congresso, è molto chiara e categorica: "(… i sindacati, non sono più delle organizzazioni operaie ma i protettori più solidi dello Stato e della società borghese. Di conseguenza, va da sé che la lotta per la socializzazione non può essere portata avanti senza che essa non implichi quella per la liquidazione dei sindacati. Su questo punto siamo d’accordo ". Sulla questione parlamentare, contro la posizione degli Spartakisti (Rosa Luxemburg, Liebknecht, Jogiches, ecc.), il congresso rigetta la partecipazione alle elezioni che devono tenersi poco dopo. Dopo la scomparsa di questi militanti, tutti assassinati, la nuova direzione (Levi, Brandler) sembra, in un primo tempo, fare delle concessioni alla sinistra (che resta maggioritaria) sulla questione sindacale ma, fin da agosto 1919 (conferenza di Francoforte del KPD), Levi che vuole avvicinarsi all'USPD (Indipendenti partito socialista di Germania), si pronuncia per un lavoro nel parlamento e nei sindacati e, al congresso di Heidelberg, in ottobre, riesce, grazie ad una manovra, a fare espellere la sinistra antisindicale ed antiparlamentare, benché maggioritaria. La maggior parte dei militanti espulsi si rifiuta di formare immediatamente un nuovo partito perché sono contro la scissione e sperano di reintegrare il KPD. Sono sostenuti fermamente dai militanti della sinistra olandese (particolarmente Gorter e Pannekoek) che godono in quel momento di una forte autorità in seno all'IC e che stimolano l'orientamento del Bureau di Amsterdam nominato dall'Internazionale per prendere in carica un lavoro in direzione dell'Europa occidentale e dell'America. È solo sei mesi dopo, il 4 e 5 aprile 1920, davanti al rifiuto del congresso del KPD di febbraio 1920 di reintegrare i militanti espulsi ed anche davanti all'atteggiamento conciliatore di questo partito verso il SPD all'epoca del Golpe di Kapp (13-17 marzo) che questi militanti fondano il KAPD (il Partito comunista operaio della Germania). La loro marcia è rafforzata dal sostegno del Bureau di Amsterdam che ha organizzato in febbraio una conferenza internazionale dove le tesi della Sinistra hanno trionfato (sulle questioni sindacali, parlamentari e sul rigetto della svolta opportunista dell'IC manifestata particolarmente dalla richiesta ai comunisti inglesi di entrare nel Labour)[6]. Il nuovo partito beneficia del sostegno della minoranza di sinistra (animata da Gorter e Pannekoek) del partito comunista dei Paesi Bassi (CPN) che pubblica nel suo giornale il programma del KAPD adottato dal suo congresso di fondazione. Ciò non impedisce a Pannekoek di fare un certo numero di critiche a questo partito (lettera del 5 luglio 1920), particolarmente a proposito della sua posizione verso le "Unionen" (messa in guardia contro ogni concessione al sindacalismo rivoluzionario) e soprattutto della presenza nelle sue righe della corrente "Nazional bolscevica" che lui considera una "aberrazione mostruosa". In quel momento, su tutte le domande essenziali alle quali si confronta il proletariato mondiale (questione sindacale, parlamentare, del partito[7], dell'atteggiamento verso i partiti socialisti, della natura della rivoluzione in Russia, ecc.) la Sinistra olandese, e particolarmente Pannekoek che ispira la maggioranza del KAPD, si trova completamente all’avanguardia del movimento operaio.
Il congresso del KAPD che si tiene dal 1° al 4° agosto si pronuncia in favore di questi orientamenti: i "nazional-bolscevichi" lasciano in quel momento il partito e, alcuni mesi più tardi, è la volta degli elementi federalisti che sono ostili all'appartenenza all'IC. Invece Pannekoek, Gorter ed il KAPD sono risoluti a restare in seno all'IC per condurre la lotta contro la deriva opportunista che guadagna sempre più terreno. È per questa ragione che il KAPD invia 2 delegati in Russia, Jan Appel et Franz Jung, in vista del 2° congresso dell'IC che deve tenersi a Mosca a partire dal 17 luglio 1920[8], ma senza notizie da questi ultimi, invia altri 2 delegati (tra cui Otto Rühle), i quali, di fronte alla situazione catastrofica di cui soffre la classe operaia ed al processo di burocratizzazione dell'apparato governativo, decidono di non partecipare al Congresso malgrado il fatto che quest’ultimo abbia proposto loro di difendere le loro posizioni e di avere voto deliberativo. È in vista di questo congresso che Lenin redige "La malattia infantile del comunismo". Bisogna notare che in questo opuscolo, Lenin scrive che: "l'errore rappresentato dal dottrinarismo di sinistra nel movimento comunista è, attualmente, mille volte meno pericoloso e meno grave di quello rappresentato dal dottrinarismo di destra".
Sia da parte dell'IC e dei bolscevichi che da quella del KAPD, esisteva la volontà che quest’ultimo fosse integrato nell'Internazionale, e quindi nel KPD, ma il raggruppamento di quest’ultimo con la Sinistra dell'USPD nel dicembre 1920 per formare il VKPD (Partito Comunista Unificato di Germania), raggruppamento al quale erano ostili tutte le correnti di sinistra dell'IC, sbarra la strada a questa possibilità. Il KAPD acquista tuttavia lo statuto di "Partito simpatizzante dell'IC", disponendo di un rappresentante permanente nel suo Comitato esecutivo, ed invia alcuni delegati al suo 3° congresso nel giugno 1921. Nel frattempo, questo lavoro in comune si è fortemente alterato, in seguito soprattutto alla "azione di marzo" (una "offensiva" avventurista promossa dal VKPD), ed alla repressione dell'insurrezione di Kronstadt (repressione che la Sinistra in un primo tempo ha sostenuto credendo che questa insurrezione fosse in realtà opera dei Bianchi come sosteneva la propaganda del governo sovietico). Allo stesso tempo, la direzione di destra del PCN (Wijnkoop è chiamato il "Levi olandese") che ha la fiducia di Mosca, intraprende una politica di espulsioni anti statutaria dei militanti della Sinistra. Alla fine, questi militanti fonderanno a settembre un nuovo partito, il KAPN, sul modello del KAPD.
La politica del Fronte unico adottata dal 3° congresso dell'IC non fa che aggravare le cose, così come l'ultimatum inviato al KAPD di fondersi con il VKPD. Nel luglio 1921, la direzione del KAPD, col sostegno di Gorter, adotta una risoluzione che taglia i ponti con l'IC e chiama alla costituzione di una "Internazionale comunista operaia", e ciò due mesi prima del congresso del KAPD previsto in settembre. Evidentemente questa fu una decisione totalmente precipitosa. A questo congresso, viene discussa la questione della fondazione di una nuova internazionale; i militanti di Berlino, ed in particolare Jan Appel, si oppongono, ed il congresso alla fine decide di creare un Bureau d’informazione in vista di una tale costituzione. Questo Bureau di informazione agisce come se la nuova internazionale fosse stata già formata mentre la sua conferenza costitutiva non avrà luogo che nell'aprile 1922. In quel momento, il KAPD conosce una scissione tra, da una parte, la "tendenza di Berlino", maggioritaria, che è ostile alla formazione di una nuova internazionale, e la "tendenza di Essen" (che rigetta le lotte salariali). Solo quest’ultima partecipa a questa conferenza che conta tuttavia sulla presenza di Gorter, redattore del programma della KAI, (Internazionale Comunista Operaia), nome della nuova internazionale. I gruppi partecipanti sono di piccolo numero e rappresentano forze molto limitate: oltre la tendenza di Essen, c'è il KAPN (Partito Comunista Operaio dei Paesi bassi), i comunisti della Sinistra bulgari, il Communist Workers Party (CWP) di Sylvia Pankhurst, il KAP dell'Austria, qualificato "villaggio Potemkin" dal KAPD di Berlino. Alla fine, questa "Internazionale" sparirà con la scomparsa o il ritiro progressivo dei suoi costituenti. È così che la tendenza di Essen conosce molteplici scissioni e che il KAPN si disgrega, innanzitutto per l'apparizione nel suo seno di una corrente che si ricollega alla tendenza di Berlino, ostile alla formazione della KAI, poi per le lotte intestine di ordine clanico più che di principio.
In effetti, l'elemento essenziale che permette di spiegare l'insuccesso pietoso e drammatico della KAI è costituito dal riflusso dell'ondata rivoluzionaria che era servita da trampolino alla fondazione dell'IC: "L'errore di Gorter e dei suoi sostenitori di proclamare artificialmente il KAI, mentre rimanevano nell'IC frazioni di sinistra che potevano essere raggruppate all’interno di una stessa corrente comunista di sinistra internazionale, è stato molto pesante per il movimento rivoluzionario. (…) Il declino della rivoluzione mondiale, molto netto in Europa a partire da 1921, non permetteva di considerare la formazione di una nuova Internazionale. Credendo che il corso era sempre verso la rivoluzione, con la teoria della "crisi mortale del capitalismo", le correnti di Gorter e di Essen avevano una certa logica nella proclamazione della KAI. Ma le premesse erano false". (Dal nostro libro, La Sinistra olandese, Capitolo V.4.d)
Il dissesto finale del KAPD e del KAPN illustra in modo sorprendente la necessità per i rivoluzionari d’avere una visione più chiara possibile dell'evoluzione del rapporto di forze tra proletariato e borghesia.
Se è con molto ritardo che la Sinistra tedesco-olandese ha preso coscienza del riflusso dell'ondata rivoluzionaria[9], così non è stato per i Bolscevichi ed i dirigenti dell'Internazionale Comunista e neanche per la Sinistra Comunista d'Italia. Ma le risposte che gli uni e gli altri hanno portato a questa situazione sono state radicalmente differenti:
- per i bolscevichi e la maggioranza dell'IC, bisognava "andare verso le masse" poiché le masse non andavano più verso la rivoluzione, e ciò si traduceva in una politica sempre più opportunista, soprattutto verso i partiti socialisti e le correnti "centriste", così come verso i sindacati;
- per la Sinistra italiana, al contrario, bisognava continuare a dare prova della stessa intransigenza che aveva caratterizzato i bolscevichi durante la guerra e fino alla fondazione dell'IC; era fuori questione provare a prendere delle scorciatoie verso la rivoluzione negoziando sui princìpi ed attenuando la loro incisività; tali scorciatoie costituivano la strada più sicura verso la disfatta.
In realtà, il corso opportunista che ha colpito l'IC, fin dal 2° congresso ma soprattutto a partire dal 3°, e che rimetteva in causa la chiarezza e l'intransigenza affermata al suo 1° congresso, esprimeva non solo le difficoltà incontrate dal proletariato mondiale a proseguire ed a rafforzare la sua lotta rivoluzionaria, ma anche la contraddizione insolubile nella quale sprofondava il partito bolscevico che di fatto dirigeva l'IC. Da un lato, questo partito aveva il dovere di essere l’avanguardia della rivoluzione mondiale dopo esserlo stato nella rivoluzione in Russia. Del resto, aveva sempre affermato che quest’ultima era solamente una piccola tappa della prima ed era molto cosciente che una disfatta del proletariato mondiale significava la morte della rivoluzione in Russia. Dall’altro, in quanto detentore del potere in un paese, era sottoposto alle esigenze specifiche della funzione di uno Stato nazionale, ed in particolare quella di assicurare la "sicurezza" esterna ed interna, condurre cioè una politica estera conforme agli interessi della Russia ed una politica interna che garantisse stabilità al potere. In questo senso, la repressione degli scioperi di Pietrogrado e lo schiacciamento sanguinoso dell'insurrezione di Kronstadt nel marzo 1921 erano l'altro lato della medaglia di una politica di "mano tesa", con la scusa del "Fronte unico", verso i partiti socialisti nella misura in cui questi ultimi potevano esercitare una pressione sui governi per orientare la loro politica estera in un senso favorevole alla Russia.
L'intransigenza della Sinistra comunista italiana che dirigeva, di fatto, il PCI (le "Tesi di Roma" adottate dal suo 2° congresso nel 1922 sono state redatte da Bordiga e Terracini), si è espressa in particolare, ed in modo esemplare, di fronte all’ascesa del fascismo in Italia in seguito alla sconfitta delle lotte del 1920. Sul piano pratico, questa intransigenza si è manifestata attraverso un totale rifiuto a riallacciare alleanze con i partiti della borghesia (liberali o "socialisti) di fronte alla minaccia fascista: il proletariato non poteva combattere il fascismo che sul proprio campo, lo sciopero economico e l'organizzazione di milizie operaie di autodifesa. Sul piano teorico, si deve a Bordiga la prima analisi seria (e che resta sempre valida) del fenomeno fascista, un'analisi che lui ha presentato davanti ai delegati del 4° congresso dell'IC confutando l'analisi fatta da quest'ultima:
- "Il fascismo non è prodotto degli strati medi e della borghesia agraria. È la conseguenza della disfatta che ha subito il proletariato che ha gettato gli strati piccolo-borghesi indecisi dietro la reazione fascista" (La Sinistra comunista di Italia, capitolo I)
- "Il fascismo non è una reazione feudale. È nato nelle grandi concentrazioni industriali come Milano"… e ha ricevuto il sostegno della borghesia industriale. (Ibid.)
- "Il fascismo non si oppone alla democrazia. Le bande armate sono un supplemento indispensabile quando ‘lo Stato non riesce più a difendere il potere della borghesia’” (Ibid.)
Questa intransigenza si è espressa anche riguardo alla politica del Fronte unico, di "mano tesa" verso i partiti socialisti ed il suo corollario, la parola d’ordine di "Governo operaio" la quale "va a negare in pratica il programma politico del comunismo, e cioè la necessità di preparare le masse alla lotta per la dittatura del proletariato". (Citazione di Bordiga ne La Sinistra comunista d'Italia)
Si è espressa anche a proposito della politica dell'IC che mira a fondere i PC e le correnti di sinistra dei partiti socialisti o "centristi" che, in Germania, hanno portato alla formazione del VKPD e che, in Italia, si è manifestata nell'entrata, nell'agosto 1924, di 2.000 "terzini" (sostenitori della 3a Internazionale), in un partito che non contava più di 20.000 membri a causa della repressione e della demoralizzazione.
Essa si è espressa infine verso la politica di "bolscevizzazione" dei PC a partire dal 5° congresso dell'IC nel luglio 1924, una politica combattuta anche da Trotski e che, a grandi tratti, consisteva nel rafforzare la disciplina nei partiti comunisti, una disciplina burocratica destinata a fare tacere le resistenze contro la sua degenerazione. Questa bolscevizzazione consisteva anche nel promuovere un modo di organizzazione dei PC a partire dalle "cellule di fabbrica" ciò che polarizzava gli operai sui problemi che si ponevano nella "loro" fabbrica a scapito, evidentemente, di una visione e di una prospettiva generale della lotta proletaria.
Mentre la Sinistra è ancora largamente maggioritaria in seno al partito, l'IC impone una direzione di destra (Gramsci, Togliatti) che sostenga la sua politica, un'operazione che è facilitata dall'imprigionamento di Bordiga tra febbraio ed ottobre 1923. Tuttavia, alla conferenza clandestina del PCI di maggio 1924 le tesi presentate da Bordiga, Grieco, Fortichiari e Repossi, e che sono molto critiche verso la politica dell'IC, sono approvate da 35 segretari di federazione su 45 e da 4 segretari interregionali su 5. É nel 1925 che si scatena in seno all'IC la campagna contro le opposizioni, a cominciare dall'opposizione di Sinistra condotta da Trotski. "Nel marzo-aprile 1925, l'esecutivo allargato dell'IC mette all'ordine del giorno l'eliminazione della tendenza 'bordighista' in occasione del 3° congresso del PCd'I. Vieta la pubblicazione dell'articolo di Bordiga favorevole a Trotski. La bolscevizzazione della sezione italiana comincia dalla destituzione di Fortichiari dal suo posto di segretario federale di Milano. Allora, improvvisamente, in aprile, la Sinistra del partito, con Damen, Repossi, Perrone e Fortichiari mette su un "Comitato di intesa (…) per coordinare una controffensiva. La direzione di Gramsci attacca violentemente il 'Comitato di intesa' denunciandolo come 'frazione organizzata'. In realtà, la Sinistra non vuole ancora costituirsi in frazione: non vuole fornire un pretesto alla sua espulsione, rimanendo ancora maggioritaria nel partito. In principio, Bordiga rifiuta di aderire al Comitato, non volendo rompere con il quadro della disciplina imposta. È solamente a giugno che si riunisce con Damen, Fortichiari e Repossi. Viene incaricato di redigere una 'Piattaforma della sinistra' che è la prima demolizione sistematica della bolscevizzazione". (Ibid.)
"Sotto la minaccia di espulsione, il 'Comitato di intesa' deve sciogliersi… è il principio della fine della Sinistra italiana come maggioranza". (Ibid.)
Al congresso di gennaio 1926 che si tiene all'estero a causa della repressione fascista, la Sinistra presenta le "Tesi di Lione" che raccolgono solamente il 9,2% dei voti: la politica condotta, in applicazione delle consegne dell'IC, di reclutamento intensivo di elementi giovani e poco politicizzati ha dato i suoi frutti… Queste tesi di Lione orienteranno la politica della Sinistra italiana nell'emigrazione.
Bordiga condurrà un’ultima lotta all'epoca del 6° Esecutivo allargato dell'IC di febbraio-marzo 1926. Denuncia la deriva opportunista dell'IC e evoca la questione delle frazioni, senza però prospettandone l'attuazione immediata, affermando che "la storia delle frazioni è la storia di Lenin"; esse non sono una malattia, ma il sintomo di questa malattia. Sono una reazione di "difesa contro le influenze opportuniste".
In una lettera a Karl Korsch, nel settembre 1926, Bordiga scriveva: "Non bisogna volere la scissione dei partiti e dell'Internazionale. Bisogna lasciare compiersi l'esperienza della disciplina artificiale e meccanica rispettando questa disciplina fino nelle sue assurdità procedurali finché ciò sarà possibile, senza rinunciare mai alle posizioni di critica ideologica e politica e senza solidarizzare mai con l'orientamento dominante. (…) In genere, penso che ciò che deve essere messo oggi in primo piano, è, più dell'organizzazione e la manovra, un lavoro preliminare di elaborazione di un'ideologia politica di sinistra internazionale, basata sulle esperienze eloquenti che ha conosciuto il Komintern. Siccome questo punto è lontano dall’essere realizzato, ogni iniziativa internazionale appare difficile". (Citato ne La Sinistra comunista d'Italia)
Anche in questo vi sono delle basi su cui alla fine andrà a costituirsi la Frazione di Sinistra del Partito comunista d'Italia e che terrà la sua prima conferenza nell'aprile 1928 a Pantin, nella periferia di Parigi. Essa allora conta 4 "federazioni": Bruxelles, New York, Parigi e Lione con militanti anche nel Lussemburgo, a Berlino ed a Mosca.
Questa conferenza adotta all'unanimità una risoluzione che definisce le sue prospettive di cui riportiamo alcuni brani:
1. Costituirsi in frazione di sinistra dell'Internazionale Comunista.
2. (…)
3. Pubblicare un bimensile che si chiamerà Prometeo.
4. Costituire dei gruppi di sinistra che avranno per compito la lotta senza quartiere contro l'opportunismo e gli opportunisti. (…)
5. Assegnarsi come scopo immediato:
a. La reintegrazione di tutti gli espulsi dall'Internazionale che si richiamano al Manifesto comunista ed accettano le tesi dell'II Congresso mondiale.
b. La convocazione della 5° Congresso mondiale sotto la presidenza di Léon Trotski.
c. Mettere all'ordine del giorno al 5° Congresso mondiale l'espulsione dall'Internazionale di tutti gli elementi che si dichiarano solidali con le risoluzioni del XV congresso russo".
Come si vede:
- la Frazione non si concepisce come "italiana" ma come frazione dell'IC;
- considera che esiste ancora una vita proletaria in questa’ultima e che ancora si può salvare;
- ritiene che il partito russo deve sottoporsi alle decisioni del Congresso dell'IC e "fare pulizia nelle sue fila" espellendo tutti quelli che hanno tradito apertamente (come già fino ad ora è stato per gli altri partiti dell'Internazionale);
- non si dà per compito l'intervento tra gli operai in generale ma la precedenza è tra i militanti dell'IC.
La Frazione va allora ad intraprendere un notevole lavoro fino al 1945, un lavoro proseguito e completato dalla GCF fino al 1952. Abbiamo già rievocato spesso questo lavoro nei nostri articoli, testi interni e discussioni e non è il caso di ritornarvi qui.
Uno dei contributi essenziali della Frazione italiana, e che è al centro del presente rapporto, è proprio l'elaborazione della nozione di Frazione sulla base di tutta l'esperienza del movimento operaio. Questa nozione è già definita, a grandi tratti, all'inizio del rapporto. Inoltre, in un allegato, portiamo a conoscenza dei compagni una serie di citazioni di testi della Frazione italiana e della GCF che permette di farsi un'idea più precisa di questa nozione. Ci accontenteremo qui di riportare un brano della nostra stampa in cui è stata definita la nozione di Frazione ("La frazione italiana e la sinistra comunista di Francia", Révue Internationale n°90):
"La minoranza comunista esiste continuamente come espressione del divenire rivoluzionario del proletariato. Tuttavia, l’impatto che può avere sulle lotte immediate della classe è condizionato strettamente dal livello di queste e dal grado di coscienza delle masse operaie. È solamente nei periodi di lotte aperte e sempre più coscienti del proletariato che questa minoranza può sperare di avere un impatto su queste lotte. È solamente in queste circostanze che si può parlare di questa minoranza come un partito. Di contro, nei periodi di riflusso storico del proletariato, di trionfo della controrivoluzione, è vano sperare che le posizioni rivoluzionarie possano avere un impatto significativo e determinante sull'insieme della classe. In tali periodi, il solo lavoro possibile, ed è indispensabile, è quello di una frazione: preparare le condizioni politiche della formazione del futuro partito quando il rapporto di forze tra le classi permetterà di nuovo che le posizioni comuniste abbiano un impatto nell'insieme del proletariato". (Brano della nota 4)
"La Frazione di Sinistra si forma in un momento in cui il partito del proletariato tende a degenerare vittima dell'opportunismo, e cioè della penetrazione nel suo seno dell'ideologia borghese. È responsabilità della minoranza che mantiene il programma rivoluzionario di lottare in modo organizzato per fare trionfare quest’ultimo in seno al partito. O la Frazione riesce a fare trionfare i suoi principi ed a salvare il partito, o quest’ultimo prosegue il suo corso degenerativo e finisce allora per passare armi e bagagli nel campo della borghesia. Il momento del passaggio del partito proletario nel campo borghese non è facile da determinare. Tuttavia, uno degli indizi più significativi di questo passaggio è che comincia a non apparire più vita politica proletaria in seno al partito. La frazione di Sinistra ha la responsabilità di condurre la lotta in seno al partito finché rimane una speranza che quest’ultimo possa essere raddrizzato: è per ciò che negli anni 1920 ed all'inizio degli anni 1930, non sono state le correnti di sinistra a lasciare i partiti dell’IC ma esse ne sono state espulse, spesso attraverso sordide manovre. Ciò detto, una volta che un partito del proletariato è passato nel campo della borghesia, non c'è possibilità di recuperarlo. Necessariamente, il proletariato dovrà fare nascere un nuovo partito per riprendere la sua strada verso la rivoluzione ed allora il ruolo della Frazione è costituire un "ponte" tra il vecchio partito passato al nemico ed il futuro partito del quale dovrà elaborare le basi programmatiche e costituirne l'ossatura. Per il fatto che dopo il passaggio del partito nel campo borghese non possa esistere vita proletaria nel suo seno significa anche che è completamente vano, e pericoloso, per i rivoluzionari di praticare "l'entrismo" che costituisce una delle "tattiche" del trotskismo e che la Frazione ha sempre rigettato. Volere mantenere una vita proletaria in un partito borghese, e dunque sterile per le posizioni di classe, non ha avuto mai come altro risultato che accelerare la degenerazione opportunista delle organizzazioni che vi hanno provato senza riuscire in nessun modo a raddrizzare questo partito. Quanto al "reclutamento" che questi metodi hanno permesso, esso era particolarmente confuso, corrotto dall'opportunismo e non ha potuto costituire mai un'avanguardia per la classe operaia.
In effetti, una delle differenze fondamentali tra le Frazioni italiane ed il trotskismo risiedeva nel fatto che la Frazione, nella politica di raggruppamento delle forze rivoluzionarie, metteva sempre in avanti la necessità di una grande chiarezza, del più elevato rigore programmatico, anche se era aperta alla discussione con tutte le altre correnti che si erano impegnate nella lotta contro la degenerazione dell'IC. Di contro, la corrente trotskista ha tentato di costituire delle organizzazioni in modo precipitoso, senza una discussione seria ed una decantazione preliminare delle posizioni politiche, puntando essenzialmente su degli accordi tra "personalità" e sull'autorità acquistata da Trotski come uno dei principali dirigenti della rivoluzione del 1917 e dell'IC alla sua origine".
Questo passaggio rievoca i metodi della corrente trotskista che non abbiamo, per mancanza di spazio, rievocato sopra. Ma è significativo che due delle caratteristiche di questa corrente, prima che raggiunga il campo borghese, sono le seguenti:
- in nessun momento ha integrato nelle sue concezioni la nozione di Frazione; per lei, si passava da un partito ad un altro, e se nei periodi di riflusso della classe i rivoluzionari erano una piccola minoranza, bisognava considerare che la loro organizzazione era un "partito in piccolo", una nozione che era apparsa in seno alla stessa Frazione italiana nel mezzo degli anni 30, e che è quella di oggi della TCI poiché la sua principale componente si chiama Partito comunista internazionalista;
- Trotski, ma non è stato il solo, non ha compreso per niente l'ampiezza della controrivoluzione, a tal punto che ha considerato gli scioperi di maggio-giugno 1936 in Francia come "inizio della rivoluzione". In questo senso, la nozione di corso storico (rigettato anche dalla TCI) è essenziale e costitutiva di quella di Frazione.
La volontà di chiarezza che ha sempre animato la Sinistra italiana come condizione fondamentale per compiere il suo compito è evidentemente inseparabile della preoccupazione per la teoria e dalla necessità permanente di essere capace di rimettere in causa delle analisi e delle posizioni che sembravano definitive.
5) Conclusione
Per concludere questa parte del rapporto, occorre ritornare molto brevemente sulla traiettoria delle correnti che sono uscite dall'IC e di cui abbiamo sopra rievocato l'origine.
La corrente generata della Sinistra tedesco-olandese si è mantenuta anche dopo la scomparsa del KAPD e del KAPN. Il suo principale rappresentante è stato il GIK (Gruppo dei comunisti internazionalisti) in Olanda, un gruppo che ha avuto un'influenza all'infuori di questo paese, per esempio Living Marxism, animato da Paul Mattick negli Stati Uniti. Durante uno dei momenti più tragici e critici degli anni 1930, la Guerra di Spagna, questo gruppo ha difeso una posizione perfettamente internazionalista, senza nessuna concessione all'antifascismo. Ha stimolato la riflessione dei Comunisti di Sinistra ivi compreso di Bilan (che riprende la posizione di Rosa Luxemburg e della Sinistra tedesca sulla questione nazionale), come quella della GCF che ha rigettato la posizione classica della Sinistra italiana sui sindacati per riprendere quella della Sinistra tedesco-olandese. Tuttavia, questa corrente ha adottato due posizioni che le sarebbero state fatali (e che non erano quelle del KAPD):
- l'analisi della Rivoluzione del 1917 come borghese;
- il rigetto della necessità del partito.
Queste posizioni l'hanno condotta a rigettare alla fine nel campo borghese tutta una serie di organizzazioni proletarie del passato, a rigettare la storia del movimento operaio e le lezioni che essa poteva dare per il futuro, nonchè a rigettare anche ogni ruolo di frazione poiché il compito di quest’ultima è preparare un organismo che la corrente consiliarista non vuole, il partito.
Conformemente a queste due debolezze, essa si rifiuta di giocare un ruolo significativo nel processo che condurrà al futuro partito, e dunque alla rivoluzione comunista, anche se le idee consiliariste continuano ad avere un'influenza sul proletariato.
Un ultimo punto introduttivo alla 2a parte del rapporto: la CCI può considerarsi come una frazione? La risposta che salta agli occhi è evidentemente no, poiché la nostra organizzazione, non si è mai costituita in seno ad un partito proletario. Ma questa risposta, era già stata data all'inizio degli anni 50 dal compagno MC in una lettera agli altri compagni del gruppo Internationalisme:
"La Frazione era una continuazione organica, diretta, perché esisteva solamente per un tempo relativamente breve. Spesso continuava a vivere in seno alla vecchia organizzazione fino al momento della rottura. La sua rottura equivaleva spesso alla sua trasformazione in nuovo Partito (esempio della frazione Bolscevica e dello Spartakusbund) come quasi tutte le frazioni di sinistra del vecchio Partito. Questa continuità organica è oggi quasi inesistente. (…) Perché la Frazione non aveva da rispondere ai problemi fondamentalmente nuovi come lo pone il nostro periodo di crisi permanente e di evoluzione verso il capitalismo di Stato e non si trovava collocata in un pulviscolo di piccole tendenze, essa era ancorata più nei suoi principi rivoluzionari acquisiti che chiamata a formulare nuovi principi, doveva più mantenere che costruire. Per questa ragione e per quella della sua continuità organica diretta in un lasso di tempo relativamente corto, essa era il nuovo Partito in gestazione. (…)
[Il gruppo], se in parte ha come compiti quelli della Frazione, e cioè: riesame dell'esperienza, formazione dei militanti, ha in più quello dell'analisi dell'evoluzione nuova e la prospettiva nuova, ed in meno quella di ricostruire il programma del futuro Partito. Esso è solo un apporto a questa ricostruzione, come è solo una componente del futuro Partito. La sua funzione nel suo apporto programmatico è parziale a causa della sua natura organizzativa".
Oggi, al momento dei 40 anni della CCI, è lo stesso comportamento che dobbiamo avere ricordandoci di ciò che abbiamo scritto in occasione dei suoi 30 anni:
"La capacità della CCI a fare fronte alle sue responsabilità in tutti i suoi trent’anni di esistenza, la dobbiamo in gran parte agli apporti della Frazione italiana della Sinistra comunista. Il segreto del bilancio positivo che traiamo dalla nostra attività durante questo periodo, è nella nostra fedeltà agli insegnamenti della Frazione e, più generalmente, al metodo ed allo spirito del marxismo di cui essa si era pienamente appropriata". ("I trent'anni della CCI: appropriarsi del passato per costruire l'avvenire", Revue Internationale n°123).
[1] Bisogna notare che, secondo una lettera di Marx ad Engels inviata poco dopo questa riunione, Marx aveva accettato l'invito di Eccarius perché questa volta la faccenda gli sembrava seria, contrariamente ai tentativi precedenti di costituire delle organizzazioni alle quali era stato invitato e che riteneva artificiali.
[2] In questa parte, come nella seguente, ci fermiamo sulle frazioni che sono nate in quattro partiti differenti, quello di Russia, di Olanda, di Germania e d'Italia senza interessarci ai partiti di due paesi maggiori, la Gran Bretagna e la Francia. In realtà, in questi ultimi partiti, non ci sono state frazioni di Sinistra degne di questo nome a causa, in particolare, dell'estrema debolezza del pensiero marxista nel loro seno. Così, in Francia, la prima reazione organizzata contro la Prima guerra mondiale non proviene da una minoranza in seno al Partito socialista ma da una minoranza in seno alla centrale sindacale CGT, il nucleo intorno a Rosmer e Monatte che pubblicava La Vita operaia.
[3] "Ho detto continuamente contro la redazione di De Tribune: dobbiamo fare del tutto per attirare gli altri verso noi, ma se ciò fallisce dopo che ci siamo battuti fino alla fine e che tutti i nostri sforzi siano falliti, allora dobbiamo cedere [in altre parole accettare la soppressione di De Tribuna]. (Lettera di Gorter a Kautsky, 16 febbraio 1909). "La nostra forza nel partito può crescere; la nostra forza all'infuori del partito non potrà mai crescere". (Intervento di Gorter al congresso di Deventer). Nell'articolo "La sinistra olandese (1900-1914): Il movimento ‘Tribunista’ 3a parte", Révue Internationale n°47)
[4] Tra i numerosi militanti colpiti dalla repressione, si può segnalare Rosa Luxemburg che passa buona parte della guerra in prigione, Liebknecht che viene prima arruolato poi chiuso in fortezza dopo avere preso la parola per denunciare la guerra ed il governo nella manifestazione del 1° maggio 1916; anche Mehring, a più di 70 anni, è incarcerato.
[5] Le altre due posizioni sono quella di Trotski che vuole integrare i sindacati nello Stato per farne degli organi di inquadramento degli operai (sul modello dell'esercito Rosso) per una maggiore disciplina al lavoro, e di Lenin che, al contrario, ritiene che i sindacati devono sostenere un ruolo di difesa degli operai contro lo Stato a cui riconosce "forti deformazioni burocratiche".
[6] In seguito al "pericolo" che il Bureau di Amsterdam costituisse un polo di raggruppamento della Sinistra in seno all'IC, il Comitato Esecutivo di questa annuncia per radio il suo scioglimento il 4 maggio 1920.
[7] In questa epoca, la Sinistra olandese e Pannekoek sono particolarmente chiari nel combattere la visione sviluppata da Otto Rühle che rigetta la necessità del partito all'immagine della posizione che sarà più tardi quella dei consiliaristi … e di Pannekoek.
[8] Conosciamo in che modo questi delegati sono giunti in Russia (mentre la guerra civile ed il "cordone sanitario" rendono quasi impossibili un accesso per via terrestre): hanno dirottato una nave commerciale fino a Mourmansk.
[9] Nei suoi ultimi scritti, alla vigilia della sua morte, Gorter dimostra di aver compreso i suoi errori ed incita i suoi compagni a fare altrettanto ed a trarne le lezioni (Vedere La gauche hollandaise - La sinistra olandese- fine del capitolo V.4.d)