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La maggioranza ha tirato un sospiro di sollievo dopo il voto di fiducia dato alla nuova manovra per aver allentato finalmente la pressione dei mercati, della UE e del presidente Napolitano. Ma sembrerebbe che anche l’opposizione parlamentare, nonostante le polemiche di facciata, abbia tratto vantaggio dal passaggio secco di questa manovra. Come dice La Stampa dell’8 settembre riguardo al voto al Senato: “Il voto di fiducia è stato chiesto per evitare sorprese e per abbreviare i tempi di approvazione, malgrado Pd e Terzo polo avessero deciso di dare il via libera alla manovra entro oggi rinunciando a molti emendamenti e riducendo al minimo gli interventi nel dibattito generale.”[1] In altri termini le opposizioni si sono risparmiate finanche di fare quel minimo di sfoggio di opposizione di fronte a delle misure che andavano prese in ogni caso perché, contrariamente a quanto vorrebbero far credere, il problema non è Berlusconi e il suo governo ma la crisi economica internazionale che colpisce tutto il mondo, nessun paese escluso, e che richiede dappertutto misure di una severità del tutto inedita. D’altra parte le opposizioni attuali, ed in particolare le sinistre, si sono già tante volte sporcate le mani nell’appoggiare o nel promuovere in prima persona - quando erano al governo - misure vergognose contro i lavoratori: lo hanno fatto a luglio scorso con la finanziaria, quando hanno difeso “l’onorabilità” dell’Italia nel pagamento del debito pubblico per evitare l’abbassamento del rating; lo hanno fatto votando a favore delle varie missioni di guerra all’estero o conducendo in prima persona la guerra, come per l’intervento contro la Serbia del governo D’Alema nel 1999; lo hanno fatto stravolgendo il mercato del lavoro con l’introduzione legale del precariato e garantendo di fatto il mantenimento e lo sviluppo del lavoro nero, ed ancora appoggiando o promuovendo le più grandi manovre finanziarie come al solito pagate dai lavoratori, come la sonora batosta che dette il governo di “sinistra” Amato. E se qualcuno avesse speranze di un ravvedimento per il futuro, si legga quello che ha detto il “sinistro” del PD Veltroni nel suo intervento alla Camera del 14 settembre: “Non manovre, riforme. Subito un Governo con un ampio sostegno parlamentare che possa affrontare l’emergenza e compiere le scelte più dolorose. È quello che fecero, con successo, Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi.”[2] Appunto quello che dicevamo! Infatti, le scelte dolorose dei due ex presidenti del consiglio nominati consisterono non solo nel fare man bassa sui conti correnti di tutti gli italiani, racimolando soldi anche dai pensionati, ma anche nel fare tagli e licenziamenti nelle ferrovie e nella scuola, nell’applicare ticket al servizio sanitario. In realtà, quello che la sinistra rimprovera a Berlusconi non è di non fare tagli, ma di non essere capace di affondare fino in fondo il coltello.
Ma, al di là dell’opposizione parlamentare, quali sono le proposte che girano. E’ possibile che ci sia una maniera per risolvere il problema del debito senza intaccare i lavoratori? E chi se ne fa portavoce? Dappertutto è un fiorire di iniziative e discussioni, soprattutto sui social network come Facebook, su come risolvere la questione del debito dello Stato, del deficit, e far riprendere l’economia. Ma quello che caratterizza l’insieme delle proposte è un muoversi all’interno delle compatibilità del sistema capitalista. Molti infatti non credono che sia possibile una società alternativa al capitalismo e si danno da fare per lanciare proposte atte a far quadrare i bilanci di questa società. Ma è possibile?
Si può combattere meglio l’evasione fiscale?
Una prima riguarda la tanto invocata questione dell’evasione fiscale. Per l’Italia effettivamente ci sarebbe da fare non pochi soldi se si potessero mettere le mani su quello che altri non pagano:
“Dieci finanziarie ogni anno. È l'ammontare dell’evasione fiscale in Italia: ogni anno circa 300 miliardi di euro di imponibile vengono sottratte all’erario. Di queste, l’evasione di imposte dirette è 115 miliardi di euro, l'economia sommersa sottrae 105 miliardi, la criminalità organizzata 40 miliardi e 25 miliardi chi ha il secondo o terzo lavoro. La stima è stata fatta da Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, Associazione contribuenti italiani, elaborando dati ministeriali e dell’Istat.”[3]
E’ proprio su questo che ad esempio punta il dito una serie di associazioni a livello internazionale, legate da una parola d’ordine: “Chiudiamo i paradisi fiscali”[4], e la cui posta viene rincarata da Beppe Grillo quando, rispondendo al presidente dei vescovi italiani cardinale Bagnasco che se la prende con gli evasori fiscali, aggiunge sul suo blog: “Mi trovo per una volta perfettamente d’accordo con Angelo Bagnasco, il presidente dei vescovi. Le sue parole[5] sono miele del deserto (…). Bagnasco dovrebbe far seguire alle parole i fatti, alla predica l’esempio. Proponga il pagamento dell'ICI sui beni immobiliari del Vaticano, ora esenti. Un patrimonio di circa 100.000 fabbricati sui quali non vengono pagati 2 miliardi all'anno[6]. Anche il Vaticano deve fare la "propria giusta parte"”[7].
Il problema è però che l’obiettivo è semplice a dirsi ma complicato da portare avanti. Infatti, se facciamo riferimento alla distribuzione dei 300 miliardi di dollari riportati nella citazione precedente, si capisce come questi non sono capitali che sfuggono all’erario ma sono soltanto l’espressione del particolare funzionamento del capitale nazionale italiano che, con la complicità dei vari governi, trattiene per sé quote di capitale da versare come imposte o perché lavora completamente in nero, come nel caso delle varie mafie, che non sono altro che pezzi di economia che si sono “guadagnate” sul campo una completa indennità fiscale. Incidere su questi capitali nascosti significa per un governo attaccare la stessa classe che rappresenta, e certamente questa non è un’operazione facile da portare avanti. Non è un caso che tutti i governi fanno grandi discorsi contro l’evasione fiscale ma ben pochi fatti. Per quanto poi riguarda la campagna di Grillo sull’applicazione dell’ICI alle proprietà del Vaticano, si tratta di solo 2 miliardi di euro che veramente non cambiano la situazione.
Si possono ridurre o azzerare le spese militari?
Una seconda idea, che viene fuori da tutta l’area pacifista e di sinistra più o meno radicale[8], è quella di azzerare le spese militari, di rinunciare alla partecipazione alle missioni di guerra e, più recentemente, di non acquistare i 131 cacciabombardieri F-35[9]. Il costo di questi caccia è di 16 miliardi di euro, anche se la spesa è spalmata fino al 2026. Ma può uno Stato capitalista privarsi del rinnovo del suo armamentario bellico? Dire di sì significa credere che l’Italia ha inviato l’esercito in Afghanistan, in Libano, nella ex Jugoslavia e altrove per proteggere la popolazione locale e costruire scuole, ospedali ecc. e non per affermare il suo ruolo imperialista nel mondo. D’altra parte per convincersi del grande amore che lo Stato italiano nutre per le popolazioni dei paesi in difficoltà, basta vedere quello che fa per proteggere i profughi che arrivano in Italia, ch sono trattati come clandestini e lasciati in completo abbandono. Dire ad uno Stato che non deve avere armi significa dire ai mafiosi di presentarsi con la chitarra a chiedere i soldi e di mettersi l’avvocato se i commercianti non pagano il pizzo.
Ma perché pagare i debiti dello Stato? Perché non fare come l’Islanda?
Che dire poi della proposta di non pagare il debito estero[10] come sta facendo l’Islanda? In verità, prima di tutto bisogna correggere l’informazione: non si tratta di un debito contratto dallo Stato islandese con banche o Stati esteri. Lo Stato islandese ha nazionalizzato le tre più importanti banche locali, privatizzate nel 2003, poi fallite con la crisi degli anni scorsi. In queste banche avevano investito in conti di risparmio online (IceSave) molti cittadini inglesi e olandesi per i rendimenti elevati. Rendimenti che avevano attratto quantità eccezionali di denaro che superavano di molte volte il Pil nazionale. Dopo il fallimento delle banche, gli investitori esteri sono stati risarciti dai loro governi, soprattutto Gran Bretagna e Olanda, che poi hanno chiesto il rimborso al governo islandese. Data l’enormità della somma da rimborsare rispetto alle esigue finanze di uno Stato da 320 mila abitanti, la popolazione si è rifiutata, attraverso un referendum, di pagare il debito[11]. A prima vista non è successo niente all’Islanda, non sono state viste cannoniere o portaerei all’orizzonte, ma ha avuto il rating del debito sovrano abbassato da Moody's e S&P quasi a spazzatura. Chi presterà più soldi all’Islanda?[12]
Quindi non si tratta di un debito sovrano e soprattutto riguarda uno Staterello. Nel caso, come propongono vari gruppi di estrema sinistra, che l’Italia o la Grecia facessero lo stesso non pagando il loro debito contratto con le istituzioni estere, le cose non andrebbero altrettanto lisce. L’economia sarebbe privata di qualunque aiuto internazionale se non a tassi elevatissimi, tutte le forniture di merci e servizi dall’estero sarebbero sospesi (vedi tra l’altro una quota del 20% dell’energia elettrica consumata nel paese), e il paese crollerebbe in un caos indicibile.
Togliere ai ricchi per dare ai poveri! La colpa è tutta dei banchieri! La società si deve disfare del parassitismo e degli speculatori!
Queste parole d’ordine partono dall’idea che i soldi ci stanno e che basta cercarli dove sono nascosti. Che la società ha tutti i numeri per funzionare bene se non ci fossero i banchieri egoisti e truffatori, se non ci fossero i parassiti e gli speculatori. Ma questa è una falsa impostazione, una mistificazione che serve solo a nascondere alla gente che, all’interno di questo sistema, non c’è niente da fare, non c’è più alcuna possibilità di trovare misure di rilancio dell’economia. E’ questa la posizione che cercano di portare, naturalmente solo a voce, l’insieme dei sindacati e più in generale la sinistra borghese, dal PD a Rifondazione Comunista. In realtà, se si ragiona nel quadro delle compatibilità di questo sistema economico, non si può trovare alcuna soluzione alla crisi del debito, ed in generale dell’economia, semplicemente perché questa crisi non ha soluzione. Questa crisi infatti non è dovuta al gioco spregiudicato di qualche investitore o ai consumi eccessivi di qualche popolazione, ma solo ai meccanismi intrinseci del sistema capitalista che ormai sono andati irreversibilmente in panne[13].
Ma allora, possiamo almeno affidarci ai sindacati?
Per quanto poi riguarda i sindacati, ovvero quelle organizzazioni create dagli stessi lavoratori a costo di lotte lunghe e penose durante la seconda metà del 19° secolo, oggi come oggi queste stesse organizzazioni o si schierano sistematicamente a fianco delle misure governative, come fanno quasi sempre CISL, UIL, UGL, oppure conducono una lotta semplicemente simbolica, come nel caso della CGIL che ha dedicato alla manovra uno sciopero generale il 6 settembre scorso a cui non è seguito nulla più e dopo il quale la manovra è passata liscia come l’olio, trasmettendo di fatto ai lavoratori l’idea che quello che si poteva fare era stato fatto e che di più non si poteva. La verità è che dei sindacati non ci possiamo fidare perché anche loro portano avanti una politica che si muove all’interno delle compatibilità del capitalismo. Finché pensiamo che dobbiamo preoccuparci di risanare i debiti dello Stato, non riusciremo mai a venir fuori da questa logica che ci imprigiona, che ci impedisce di liberare il nostro pensiero, di immaginare che la nostra vera prospettiva è nella lotta senza precondizioni e senza frontiere perché il proletariato non ha nazione e non ha confini. Ma le spinte che vengono dai paesi del nord Africa, dalla Spagna, dalla Grecia e più di recente da Israele aiutano la classe dei proletari a riflettere e a liberarsi dalle false preoccupazioni e ad unirsi alla marea internazionale di lotte che è in corso.
Oblomov,17/9/2011
[1] www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/419109
[2] www.camera.it/668?idSeduta=518&resoconto=stenografico&indice=completo&tit=0 oppure beta.partitodemocratico.it/doc/216473/con-la-fiducia-numero-50-passa-alla-camera-una-manovra-iniqua.htm
[3] www.corriere.it/economia/08_settembre_20/evasione_fiscale_ac39d4b0-8701-11dd-bd39-00144f02aabc.shtml
[7] www.beppegrillo.it/2011/08/lici_del_vatica/index.html “Un patrimonio di circa 100.000 fabbricati sui quali non vengono pagati 2 miliardi all’anno. Anche il Vaticano deve fare la “propria giusta parte”.
[8] Vedi ad esempio il PCL di Marco Ferrando: www.pclavoratori.it/files/index.php?obj=APP&oid=1558.
[10] E’ la proposta che in Italia viene portata avanti ad esempio dal PCL di Marco Ferrando. Vedi www.pclavoratori.it/files/index.php?obj=APP&oid=1558.
[11] Breve storia della questione: promotori.bancaipibi.it/Sergio-Ardemagni/2011/04/13/debito-sovrano-lislanda-rifiuta-i-risarcimenti-a-gran-bretagna-ed-olanda
[12] Vedi l’evoluzione del rating dell’Islanda riportata nel sito seguente: www.sedlabanki.is/?PageID=789