Scioperi alla General Motors

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I sindacati si confermano nemici del proletariato.

A fine settembre, negli Stati Uniti, il sindacato UAW (United Auto Workers) ha chiamato i 73.000 salariati della General Motors allo sciopero. Un tale movimento non si vedeva in Canada ed in Messico 1988, e, dal 1970 a livello nazionale americano. I media, specializzati nel blackout dei conflitti sociali, questa volta si sono presi la briga di sottolineare questa spettacolare iniziativa sindacale, presentandola come uno dei momenti più illuminanti di difesa dei lavoratori. Qual'è invece la realtà?

Un contesto di crisi e d'attacchi anti-operai

Tutto ci mostra che questo sciopero, sfruttando un autentico sentimento di malcontento e di collera, è stato scatenato per essere strumentalizzato dal sindacato UAW e dalla direzione della General Motors, al fine di portare nuovi attacchi contro gli operai. Mentre il precedente accordo salariale era da poco scaduto, si doveva arrivare alla chiusura di un giro di negoziati, iniziato da mesi, per un nuovo accordo valido per tutto il settore automobilistico, che prevedeva di abbassare i costi della forza lavoro: licenziamenti, riduzione delle pensioni di anzianità ed abbassamento drastico dei salari, forte deterioramento della copertura sanitaria... Alcune misure del nuovo accordo fatte passare con molta discrezione, rivelano le vere intenzioni del sindacato e della direzione della General Motors: "Greg Shotwell, un membro dissidente dell'UAW, ha diffuso sul sito Internet Soldiers of Solidarity, dei brani del progetto dell'accordo UAW-GM contro cui si batte. Così si scopre che l'UAW si è accordata per la chiusura di due fabbriche situate ad Indianapolis ed a Livonia, vicino a Detroit[1]".

Questa pugnalata alla schiena degli operai non ha niente di sorprendente e corrisponde proprio alla pratica dei sindacati. Dal 2005, i "big three", cioè le tre più grandi imprese automobilistiche, Generale Motors, Ford e Chrysler, sono in rosso e registrano perdite che attualmente arrivano a 26 miliardi di dollari. Di fronte ad una crisi economica più acuta, all'aggressività ed alla penetrazione nel mercato di concorrenti asiatici, in particolare la giapponese Toyota, diventa più che urgente per il padronato americano abbassare ulteriormente i costi della forza lavoro in nome della sacrosanta competitività. Tanto più che si profila una nuova recessione all'orizzonte avente per corollario un ulteriore indebolimento di tutto l'edificio industriale. Il momento era dunque cruciale per "rimettere le cose a posto", per mettere sul tavolo un dossier particolarmente "spinoso" con la complicità dei sindacati! È questa necessità impellente che spiega perché in questa industria è stata scatenata una manovra di tale ampiezza sotto la copertura sindacale.

Un manovra per imbrogliare gli operai

Lo sciopero scatenato a fine settembre alla General Motors doveva servire da test, da pallone sonda, per far passare misure di austerità nelle altre due grandi industrie: la Ford e la Chrysler. Test riuscito!Tutto è cominciato con una sorte di "ultimatum" dove un comunicato sindacale si è fatto carico di polarizzare l'attenzione su "la sicurezza dell'impiego". L'ultimatum pretendeva di "fare pressione" su questa sola questione per "accelerare il processo dei negoziati", mentre tutto il resto dell'attacco (il finanziamento delle pensioni, la coperta sanitaria ed i salari) veniva messo accuratamente in secondo piano. Da questo momento la direzione sindacale poteva dare le sue direttive per lanciare lo sciopero ed organizzarne le modalità. La "pressione" sindacale è stata tale che la direzione della General Motors ... ha minacciato di chiudere una decina di stabilimenti e di "decentrarli" in Asia!A questo punto, i media, hanno potuto sottolineare la "posizione delicata del sindacato" che consigliava di "non correre il rischio del decentramento". In nome del "male minore", il sindacato ha potuto quindi sostenere comodamente la posizione de "l'accordo accettato" dai lavoratori (le cui modalità erano previste ed organizzate già da tempo).Approfittando del malcontento degli operai, direzione e sindacato hanno puntato sulla questa questione del decentramento per incastrare i salariati costringendoli ad accettare i sacrifici sulle pensioni, sulla sanità ed un abbassamento del salario orario, in "cambio" di un premio e della creazione di un fondo gestito dal sindacato UAW. Fondo destinato ad assicurare una coperta delle spese di malattia e delle pensioni, che si pretende essere "a basso costo". Avete letto bene: d'ora in poi saranno direttamente i sindacati a gestire l'accesso alle cure mediche e le pensioni dei lavoratori! In altre parole, essi avranno la responsabilità diretta di ridurre il costo delle spese per la sanità e quello delle pensioni d'anzianità!Per l'impresa questo inizio di trasferimento di gestione di fondi (chiamati VEBA) al sindacato UAW, mediante il versamento di una somma iniziale, le permette di ridurre i suoi costi annui di 3 miliardi di dollari. Invece, per i salariati, ciò implica da una parte una maggiore incertezza, essendo già fallita altrove l'esperienza dei VEBA[2], dall'altra, un rialzo delle quote di assicurazione contro le malattie. Allo stesso tempo, questa misura ha permesso di accelerare l'allontanamento anticipato dal lavoro e di reclutare dei giovani a costi ancora minori, con il vero obiettivo di un abbassamento effettivo degli stipendi per tutti. La tariffa oraria della forza lavoro passa così da 25 a 6 dollari. Quale esempio di avanzamento! Ecco la realtà di questo nuovo "accordo collettivo!".Forte della clamorosa vittoria e di una così abile manovra, la borghesia americana non poteva fermarsi un volta trovato una strada così propizia. Una volta collaudata all'inizio d'ottobre, l'operazione è stata riprodotta alla Chrysler dove, grazie ad uno "sciopero lampo di 7 ore", è stato possibile "stappare un accordo" dello stesso tipo.In questo affare gli operai hanno perso tutto. Lungi dall'essere una sinecura, la nuova gestione sindacale coi VEBA sarà sottomessa inesorabilmente agli imperativi del capitalismo in crisi. Ciò che hanno guadagnato gli operai col sindacato, è che bisognerà pagare di più per avere meno garanzie! Nei fatti l'accordo ratifica la politica di ristrutturazione iniziata con le soppressioni di posti di lavoro: Chrysler ha già annunciato che sta per sopprimere 1.500 posti in più del previsto. E non è tutto! L'attacco avrà necessariamente delle ripercussioni sull'insieme degli operai, particolarmente su quelli delle imprese in subappalto. Si tratta quindi di un incoraggiamento per tutta la borghesia a portare attacchi sempre più pesanti, pur sapendo che ci sono dei pericoli, in particolare il pericolo che, oltre alla loro rabbia, si sviluppi tra gli operai una riflessione.Il sindacato UAW è stato lo strumento privilegiato per far passare un attacco violento. Ha saputo creare una cortina di fumo sulle vere intenzioni della borghesia e delle aziende automobilistiche, e si è servito del forte e legittimo malcontento dei salariati per renderlo inoffensivo spingendo quest'ultimi nella trappola di un accordo bidone.WH (11 ottobre 2007)


 


[1] Le Figaro

[2] Si è visto quanto valevano questi VEBA con il loro crollo nel 2005 nell'impresa Caterpillar.

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