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Questo movimento si differenzia dalla maggior parte dei movimenti studenteschi che lo precedevano, poiché non ha un carattere interclassista. La mobilitazione studentesca in Francia contro la CPE (legge di "Contratto di primo impiego") è parte della lotta della classe operaia di tutto il mondo. Siccome all’attacco contro la giovane generazione di operai, l’insicurezza viene istituzionalizzato nel nome della”lotta contro l’insicurezza”, i studenti hanno colto e assunto subito nel sui insieme il carattere di lotta di classe della loro lotta.
Mentre una parte della mobilitazione cercava di promuovere una richiesta specificamente studentesca – per esempio il ritiro della „LMD“ (Licence-Master-Doctorat, la norma europea per il corso di formazione universitario) – volendola collegare con la richiesta centrale del ritiro della CPE, soltanto le richieste che riguardano tutta la classe operaia si sono manifestati di interesse durante le riunioni plenarie.
La forza di queste mobilitazioni si è creata su un terreno di classe di una lotta ormai decisa dai soppressi contro i soppressori. I metodi e i principi di lotta provengono dalla classe operaia. Il primo di questi principi è la solidarietà: al posto del “ognuno per se” e dell’idea di “uno studio di successo, con due anni seguiti con disciplina, e in seguito una vita facile.” Si è manifestato l’unico atteggiamento adeguato della classe operaia per respingere gli attacchi del capitalismo: la lotta unita. I studenti non solidarizzarono solo tra di loro, ma si sono rivolti sin dall’inizio ai lavoratori salariati, non soltanto per vincere la solidarietà, ma perché l’intera classe operaia si trova colpita. Grazie alla loro dinamica, la loro volontà di lotta e i loro appelli, i studenti di varie facoltà sono riusciti a coinvolgere nel movimento anche i professori e il personale di amministrazione e a organizzare insieme delle assemblee generali comuni.
Un’altra tratto chiaro di una mobilitazione proletaria, si trova nella volontà di sviluppare la coscienza dei suoi partecipanti. Agli inizi dello sciopero delle università c’erano dei blocchi, i quali però non son stati intesi come “atti di forza”, dove una minoranza di insensati cercava di imporre alla maggioranza la loro legge. Sono questi dei rimproveri subiti da parte piccoli gruppi di“anti- blocchisti”, formato da persone travestite con un abito di prima comunione che si potevano sentire ogni domenica dopo la messa. Effettivamente però, questi blocchi sono il mezzo dei studenti, che si rendono conto del significato della lotta e vogliono dimostrare la loro determinazione, per vincere più studenti possibili per le loro riunioni. Durante quest’ultimi tanti studenti che esitavano e che non si erano ancora resi conto della gravità degli attacchi del governo sono stati convinti con dibattiti e argomentazioni le quali sottolineavano la necessità di queste lotte.
Le assemblee generali sono mezzi propri della lotta della classe operaia e sono diventati i polmoni della mobilitazione. Queste assemblee si sono sviluppate ed organizzate in modo crescente, formando all’interno dei comitati e delle commissioni di sciopero, responsabili per essa.
Particolare è, che queste assemblee erano aperte verso l'esterno, e non ripiegate su esse stesse come lo sono in generale le assemblee sindacali dove sono autorizzate soltanto le persone della stessa azienda o impresa, al limite dei sindacalisti patentati provenienti da altre aziende o dei sindacalisti di “istanze superiori”.
Molto rapidamente si è vista la partecipazione delle delegazioni di studenti di un’università con altre università, ciò ha, oltre aver rafforzato la sensazione di forza e di solidarietà, permesso a quelle che erano in dietro di ispirarsi dei vantaggi di quelle che erano più in punta.
Questa é anche una delle caratteristiche importanti della dinamica delle assemblee operaie nei movimenti di classe, che hanno raggiunto un livello importante di coscienza e d'organizzazione.
E quest'apertura delle assemblee generali verso l'esterno non si è limitata ai soli studenti di diverse università, ma si è estesa fino alla partecipazione di persone che non erano studenti. In particolare, da lavoratori pensionati, genitori e nonni di studenti e liceali in lotta, hanno ricevuto, in generale, un'accoglienza molto entusiasta ed interessata, soprattutto dal momento che le assemblee si concentrava sul rafforzamento e sull’estensione del movimento, in particolare in favore dei lavoratori.
Di fronte a questa mobilitazione esemplare degli studenti e con i metodi della classe operaia, si è assistito alla costituzione di un'alleanza santa tra i diversi pilastri dell'ordine capitalista: il governo, le forze di repressione, i mass media e le organizzazioni sindacali.
La strategia di putrefazione con la violenza
Il governo ha inizialmente provato molti trucchi per far passare con forza la legge scellerata. In particolare, ha cercato di far adottare la legge dal Parlamento durante le vacanze scolastiche. Il colpo ha mancato: anziché demoralizzare e demobilitare la gioventù studentesca, è riuscito a causare la sua rabbia ed un'estensione della mobilitazione. In seguito, il governo, si è appoggiato sulle forze di repressione per impedire che la Sorbonne potesse, all'immagine delle altre università, fungere da luogo di ritrovamento e di riunione per gli studenti in lotta. Così facendo, intendeva polarizzare la combattività degli studenti della regione parigina attorno a questo simbolo. Inizialmente, alcuni studenti sono caduti in questa trappola. Ma, rapidamente, la maggioranza degli studenti ha dato prova della sua maturità ed il movimento ha rifiutato di cadere nella provocazione quotidiana che costituisce queste truppe di CRS armati fino ai denti nel quartiere latino. In seguito, il governo, con la complicità delle organizzazioni sindacali, con le quali si organizzavano i tragitti delle manifestazioni, ha teso una vera trappola ai manifestanti parigini del 16 marzo, i quali si sono trovati intrappolati, alla fine del percorso, dalle forze di polizia. Era una nuova provocazione nella quale non sono caduti gli studenti, ma ha avuto come conseguenza che giovani dei banlieues sono stati filmati e questi ampiamente distribuite alle reti televisive, mostrando violenze che sono continuate attorno alla Sorbonne molto vicina (la scelta del luogo di dispersione non era ovviamente occasionale). Lo scopo era di far timore a quelli che avevano deciso di andare alla grande manifestazione che doveva tenersi due giorni più tardi. Anche questa volta però i conti del governo non sono tornati: la partecipazione alla manifestazione è stata eccezionale. Infine, il 23 marzo, è con la benedizione delle forze di polizia, che i ”vandalici” se la sono presi con i dimostranti per derubarli o semplicemente per picchiarli senza ragione. Molti studenti erano demoralizzati da queste violenze: "Quando sono le CRS che ci menano, questo ci penalizza, se sono però dei giovani dei banlieues, per i quali ci battiamo anche- ha un effetto demoralizzante." Tuttavia, la rabbia si è soprattutto girata contro le autorità, tanto era ovvio che la polizia fosse stata complice di queste violenze. È per questo che Sarkozy ha promesso che ormai la polizia non permetterà più che riavvengano tali aggressioni contro i dimostranti. In realtà, è chiaro che il governo prova a giocare la carta della "putrefazione", appoggiandosi in particolare sulla disperazione e la violenza cieca di alcuni giovani dei banlieues che sono fondamentalmente vittime di un sistema che li schiaccia con una violenza estrema. Anche questa volta la risposta di molti studenti è stata molto matura e responsabile: piuttosto di provare ad organizzare azioni violente contro i giovani “vandalici” hanno deciso, come alla fac di Censier, di costituire una "commissione banlieues " incaricata di andare a discutere con i giovani delle zone svantaggiate, in particolare per spiegare a loro che la lotta degli studenti e dei liceali è anche a favore di questi giovani immersi nella disperazione della disoccupazione massiccia e dell'esclusione.
I mass media al servizio di Sarkozy
Diversi tentativi da parte del governo, a demoralizzare i studenti in lotta o a portarli a continue confrontazioni con la polizia, sono stati un buco nell’acqua: I studenti hanno reagito in maniera molto matura e soprattutto con dignità. Non è la stessa dignità che si è vista da parte dei mass media. Questi si sono anche superati nel loro ruolo della propaganda capitalista. Alla televisione, le scene di violenza che si sono create alla fine di alcune manifestazioni si sono viste nelle notizie del giorno, nei “news”, mentre non c'è nulla sulle assemblee generali, sull'organizzazione e la maturità notevole del movimento. Ma ciò che, non è molto convincente mettere assieme i studenti in lotta con i ”vandalici”, anche Sarkozy dichiara e ripete che c’é una differenza molto netta tra gli studenti adeguati ed i “vandalici”. Ciò non impedisce ai mass media di continuare a mostrare delle immagini oscene di violenza e a mostrarli appena prima di altre scene di violenza (come l'attacco da parte dell'esercito israeliano della prigione di Jerico o un attentato terroristico in Iraq). Dopo il fallimento dei grandi trucchi, è l'ora degli specialisti più aguzzi della manipolazione psicologica. Ciò che si vuole causare è il timore, la nausea, l’ansia e l'assimilazione incosciente del messaggio manifestazione=violenza, anche se il messaggio ufficiale pretende l'opposto.
Il ruolo dei sindacati
Tutte queste trappole e queste manipolazioni sono state riconosciute come tali dalla grande maggioranza degli studenti e dei lavoratori. È per questo che la quinta colonna dello Stato borghese, i sindacati, hanno dovuto nuovamente agire e confrontarsi con la situazione, facendo uso di metodi più duri. Sottovalutando dapprima le risorse di combattività e di coscienza di unione che portano in sé i giovani lottatori della classe operaia, il governo si è messo in un vicolo cieco. È chiaro che non può arretrare. Raffarin lo aveva già detto nel 2003: "non è la strada che governa". Un governo che entra in difensiva in confronto alla strada perde la sua autorità ed apre la porta a movimenti molto più pericolosi ancora, soprattutto nella situazione attuale in cui si è accumulata un'insoddisfazione enorme nelle file della classe operaia in seguito all'aumento della disoccupazione, della precarietà del lavoro e di tutti gli attacchi che piovono ogni giorno sulle sue condizioni di vita. Dalla fine di gennaio, i sindacati hanno organizzato "giorni d'azione" contro la CPE. E da quando gli studenti sono entrati in lotta e hanno chiesto agli operai salariati di entrare in lotta con loro, i sindacati si presentano con un’unanimità, che non si era vista da qualche tempo, come i migliori alleati del loro movimento. Ma non occorre lasciarsi ingannare: i sindacati non hanno intenzione di mobilitare realmente tutta la classe operaia.
Mentre in televisione possiamo sentire spesso dei toni radicali da parte di Thibault, Mailly e consorte, così nelle aziende regna il silenzio. Molto spesso, gli opuscoli sindacali che chiamano allo sciopero o alle manifestazioni arrivano nelle aziende e nelle fabbriche il giorno stesso, o persino il giorno seguente. Le assemblee generali, rare, organizzate dai sindacati hanno avuto luogo nelle imprese (tali EDF e GDF) dove i sindacati sono particolarmente potenti e non devono così temere di poter straripare. Inoltre, queste assemblee non hanno nulla a che vedere con ciò che abbiamo conosciuto nelle facoltà da un mese: i lavoratori vi sono invitati ad ascoltare come delle pecore i discorsi dei sindacalisti fissi, che vengono a turno a predicare per le loro cappelle e per le prossime elezioni al Comitato d'impresa o dei "delegati del personale". Quando Bernard Thibault, ospite della "grande giuria RTL" del 26 marzo, insisteva molto sul fatto che i lavoratori dipendenti avevano i loro metodi di lotta diversi da quelle degli studenti e che non voleva che gli uni volessero fare la lezione agli altri e reciprocamente, non parlava a vanvera: è fuori questione che se i metodi degli studenti siano ripresi dai lavoratori dipendenti poiché ciò vorrebbe dire che i sindacati non controllerebbero più la situazione e che non potrebbero svolgere più il loro ruolo di vigili del fuoco dell'ordine sociale! Poiché è questa la loro funzione principale nella società capitalista. I loro discorsi, anche i più radicali come quelli d'oggi, li fanno soltanto per conservare la fiducia dei lavoratori e poter così sabotare le loro lotte quando il governo ed i proprietari rischiano di essere messi in difficoltà.
È una lezione che non soltanto gli studenti, ma anche tutti i lavoratori dovranno prendere in considerazione in previsione dei loro combattimenti futuri.
Nel momento che scriviamo, non possiamo ancora prevedere come si evolverà la situazione. Tuttavia, anche se l'alleanza santa tra tutti i difensori dell'ordine capitalista vengono a fine della lotta esemplare degli studenti, questi ultimi, come gli altri settori della classe operaia, non dovranno affondare nella demoralizzazione. Hanno già guadagnato due vittorie molto importanti. Da un lato, la borghesia dovrà per un tempo limitare i suoi attacchi, rischiando altrimenti di essere nuovamente messa in difficoltà come è successo oggi. D'altra parte, e soprattutto, questa lotta costituisce un'esperienza inestimabile per tutta una nuova generazione di combattenti della classe operaia.
Come lo diceva più di un secolo e mezzo fa il "manifesto comunista": "A volte”, gli operai trionfano; ma è un trionfo transitorio. Il risultato vero delle loro lotte è meno il successo immediato e invece l'unione crescente dei lavoratori." La solidarietà ed il dinamismo della lotta," la sua presa in mano collettiva da parte delle assemblee generali, velò acquisizioni della lotta attuale degli studenti che mostrano il cammino ai futuri combattimenti dell'insieme della classe operaia.
Corrente comunista internazionale (28 marzo 2006)