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Ormai non passa giorno senza che arrivino notizie di nuovi orrori da qualche angolo del mondo. E questo nonostante il fatto che le varie democrazie occidentali nascondano la gran parte delle notizie, di cui arriva a noi una parte considerevole solo per la loro grande quantità e atrocità (vedi quanto siano tagliate e deformate le informazioni sulla recente strage di Beslan in Ossezia o quelle relative alle torture ai danni dei prigionieri di guerra in Iraq).
Ma se la borghesia non può bloccare tutte le informazioni sulle atrocità che si producono nel mondo, per lo meno si riserva la possibilità di manipolare le informazioni relative in modo che esse non costituiscano elemento di riflessione per i proletari, per evitare che questi non arrivino a capire che la loro origine sta nel modo di funzionamento di questo sistema che, basato da sempre sullo sfruttamento, è ormai arrivato in una fase di convulsioni crescenti che non solo non danno uno sbocco alla sua crisi economica, ma si trasformano sempre più in caos e barbarie generalizzati. Al contrario, la borghesia si dà da fare per utilizzare questi stessi orrori contro i proletari, cercando di portarli a proprio tornaconto.
E’ quanto sta succedendo anche in questi giorni in Italia con l’uccisione del giornalista Enzo Baldoni e il rapimento di Simona Pari e Simona Torretta. Questi episodi, che sono il risultato del caos che si è venuto a creare in Iraq con l’intervento armato degli Stati Uniti e dei loro alleati, tra cui l’Italia, forniscono alla borghesia italiana una chance per uscire dall’imbarazzo di un intervento armato che solo il cinismo della borghesia può definire di pacificazione, attraverso il tentativo di giustificare l’intervento stesso con la barbarie di questi atti dei terroristi e, in più, col tentativo di far stringere la popolazione italiana intorno a quello Stato che ha deciso l’intervento e che fa pagare i suoi costi umani ed economici ai proletari stessi.
E’ con questo obiettivo che Berlusconi ha affermato, dopo l’uccisione di Baldoni, che il fatto che i terroristi arrivassero ad uccidere un pacifista, uno che non aveva responsabilità nell’occupazione militare, dimostrava la loro barbarie (e, sottointeso, giustificava l’opera di polizia che gli eserciti di occupazione stanno operando in Iraq). Quanta sporca ipocrisia! Perché, di cosa erano e sono responsabili le migliaia di civili irakeni morti sotto i bombardamenti americani e sotto il fuoco dei vari eserciti di occupazione? Chi li ha uccisi non si è dimostrato barbaro almeno quanto i terroristi che pretende di combattere? (se non anche di più, viste le proporzioni dei morti fatti dagli uni e dagli altri).
Ed è ancora con questo obiettivo che il giorno dopo il rapimento delle due volontarie di Un Ponte Per, lo stesso Berlusconi ha invocato l’unità nazionale contro il terrorismo, appello subito accolto anche da tutta l’opposizione, ivi compreso quel Bertinotti che si diceva contro la guerra senza se e senza ma e che ha affermato che, in questo momento, bisognava prima occuparsi dei rapimenti e poi, caso mai, chiedere il ritiro delle truppe italiane dall’Irak.
Ancora una volta la sinistra mostra quanto sia prezioso per la borghesia il suo ruolo di mistificazione verso i proletari, che essa sia al governo o all’opposizione. L’appello di Berlusconi aveva ben poche possibilità di avere una qualche influenza sulla stragrande maggioranza della popolazione, mentre il fatto che sia l’opposizione che vi aderisce gli conferisce una autorevolezza inattesa. Una autorevolezza che potrebbe indurre qualche proletario a credere che in fondo una qualche giustificazione nell’intervento militare forse c’è o, almeno, che adesso non ci si può più ritirare fino a che l’Iraq non torni di nuovo stabile (come dice esplicitamente Fassino).
E invece non c’è nessuna motivazione nobile o razionale: dietro l’intervento in Iraq, sia quello di USA e Gran Bretagna che hanno portato avanti l’attacco a Saddam, sia quello dei paesi che si sono aggiunti dopo, con la scusa di dover favorire la ricostruzione e la nascita di un governo democratico, come l’Italia, c’è solo lo scopo di difendere gli interessi imperialisti della propria borghesia contro quelli degli altri paesi. Le truppe italiane stanno in Iraq per motivi uguali ed opposti a quelle degli USA: uguali, perché servono a difendere gli interessi imperialisti sul posto, opposti, perché ognuno vuole difendere i suoi di interessi, e necessariamente a scapito di quelli degli altri.
E questi interessi, degli uni come degli altri, sono antagonisti a quelli dei proletari, che dalle avventure guerriere della borghesia possono solo ricevere morte e miseria, sia in Iraq, dove si muore sotto il fuoco degli interventi antiterrorismo e pacificatori, che in Italia o negli altri paesi occupanti, dove i proletari pagano il costo, enorme, di questi interventi (il solo intervento in Iraq costa circa un migliaio di miliardi all’anno).
Helios