Submitted by RivoluzioneInte... on
Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, la CCI ha tenuto il suo 24° Congresso Internazionale e possiamo trarne un bilancio positivo. Come abbiamo sempre fatto, e in conformità con la pratica del movimento operaio, attraverso questo articolo vogliamo fornire una panoramica generale dei suoi lavori, dopo aver già pubblicato una serie di documenti, rapporti e risoluzioni, che orienteranno la nostra attività e il nostro intervento nei prossimi due anni[1]. Il Congresso si è svolto con il pieno riconoscimento della gravità della situazione storica attuale, caratterizzata da una delle pandemie più pericolose della storia, che è lungi dall'essere superata.
La cosa peggiore sarebbe sottovalutare questa situazione in un momento in cui i governi proclamano che “tutto è sotto controllo”, che “siamo tornati alla normalità”, mentre allo stesso tempo un'orda di negazionisti Covid e no-Vax (l'altra faccia delle bugie del governo, altrettanto menzognera) che sminuiscono la realtà con i loro discorsi di “cospirazioni” e “manovre oscure” e usano un fatto reale - il rafforzamento del controllo totalitario dello Stato - per cavalcare l’onda in nome della “difesa delle libertà democratiche”, dissimulando così l’importanza dei pericoli per la vita umana che la pandemia comporta.
La cosa più grave della pandemia sta nel modo in cui tutti gli Stati hanno reagito: in maniera totalmente irresponsabile, prendendo misure contraddittorie e caotiche, senza alcun piano, senza alcun coordinamento, giocando più cinicamente che mai con la vita di milioni di persone[2]. E questo non è successo negli Stati solitamente etichettati come “Stati canaglia”, ma negli Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Francia, i paesi “più avanzati”, dove si suppone ci sia “civiltà e progresso”. La pandemia ha messo in evidenza la decadenza e la decomposizione del capitalismo, il marciume delle sue strutture sociali e ideologiche, il disordine e il caos che proviene dai suoi stessi rapporti di produzione, l’assenza di futuro di un modo di produzione attanagliato da contraddizioni sempre più violente e che non può superare.
Peggio ancora, la pandemia è foriera di nuove e più profonde convulsioni in tutti i paesi, di tensioni imperialiste, distruzione ecologica e crisi economica... Il proletariato mondiale non può essere ingannato da vaghe promesse di un “ritorno alla normalità”. Ha bisogno di guardare in faccia la realtà, capire che il volto della barbarie è stato chiaramente delineato dalla pandemia e sarà definito con ancora più virulenza nei tempi a venire.
L'accelerazione della decomposizione capitalista
Il 24° Congresso della CCI si è svolto, come i congressi delle organizzazioni rivoluzionarie nel corso della storia, in un contesto di fraternità e di dibattito profondo. Questo aveva la responsabilità di confermare il quadro di analisi della decomposizione del capitalismo, correggendo eventuali errori o valutazioni non sufficientemente elaborate. Il Congresso doveva rispondere a una serie di domande necessarie:
- La nozione di decomposizione e la sua elaborazione progressiva è pienamente conforme al metodo del marxismo?
- Come si manifestano gli effetti della decomposizione, la sua accelerazione e intensificazione, e la loro interazione su altri piani della vita sociale, soprattutto sul piano economico?
- Come influisce la decomposizione sulla lotta di classe e qual è la prospettiva di questa?
- Infine, qual è il ruolo dell'organizzazione dei rivoluzionari in questa situazione? Come questa prepara il futuro di fronte a tali sfide?
Il metodo di analisi della decomposizione capitalista
Questo Congresso ha confermato che l'analisi della decomposizione è in continuità con il marxismo. Nel 1914, con lo scoppio della prima guerra mondiale, i marxisti identificarono l'entrata del capitalismo nella sua epoca di decadenza, analisi confermata nel 1919 dalla piattaforma dell'Internazionale Comunista, che parlava de “l’epoca della disgregazione del capitalismo, del suo collasso interno”. Fedele a questo approccio la CCI, più di tre decenni fa, ha identificato una fase specifica e terminale della decadenza del capitalismo: la sua decomposizione. Questa fase di decomposizione si caratterizza per l'accumulo di una serie di contraddizioni che la società capitalista non è stata in grado di risolvere, come descritto al punto 3 delle Tesi sulla Decomposizione[3]: “Nella misura in cui le contraddizioni e le manifestazioni della decadenza del capitalismo che, una dopo l’altra, marcano i diversi momenti di questa decadenza, non scompaiono col tempo ma si mantengono e si vanno pure ad approfondire, la fase di decomposizione appare come quella risultante dall’accumulazione di tutte queste caratteristiche di un sistema moribondo, quella che chiude degnamente tre quarti di secolo di agonia di un modo di produzione condannato dalla storia. Concretamente, non solo nella fase di decomposizione restano la natura imperialista di tutti gli Stati, la minaccia di guerra mondiale, l’assorbimento della società civile da parte del Moloch statale, la crisi permanente dell’economia capitalista, ma addirittura questa fase rappresenta la conseguenza ultima, la sintesi completa di tutti questi elementi”.
Questa analisi, sviluppata per la prima volta 30 anni fa, è stata confermata con una forza e una gravità tali da portandoci a concludere nella Risoluzione sulla Situazione Internazionale del 24° Congresso della CCI che “la maggior parte degli avvenimenti importanti degli ultimi tre decenni hanno in effetti confermato la validità di questo quadro, come lo testimoniano l’esacerbazione del ciascuno per sé a livello internazionale, il rimbalzo dei fenomeni della decomposizione verso i centri del capitalismo mondiale attraverso lo sviluppo del terrorismo e la crisi dei rifugiati, l’ascesa del populismo e la perdita di controllo politico da parte della classe dirigente, la putrefazione progressiva dell’ideologia attraverso la propagazione della ricerca del capro espiatorio, del fondamentalismo religioso e delle teorie complottiste. (…) l’attuale pandemia di Covid-19 è la distillazione di tutte le manifestazioni-chiave della decomposizione, e un fattore attivo della sua accelerazione”[4]. Da quando il nostro Congresso ha terminato i suoi lavori, gli eventi si sono succeduti con una virulenza senza precedenti, confermando chiaramente la nostra analisi: guerre imperialiste in Etiopia, Ucraina, Yemen, Siria…; intensificazione dello scontro tra USA e Cina; enorme impronta della crisi ecologica nel mondo, in particolare attraverso il moltiplicarsi di inondazioni e incendi catastrofici. Oggi, la pandemia vede una nuova impennata di infezioni e la minaccia molto pericolosa della variante Omicron; allo stesso tempo, la crisi economica si aggrava... La difesa del quadro di analisi marxista della decomposizione è oggi più che mai necessaria di fronte alla cecità di altri gruppi della Sinistra comunista e all'infiltrazione nell'ambiente rivoluzionario di ogni tipo di posizioni moderniste, scettiche, nichiliste che chiudono gli occhi sulla gravità della situazione. In questo momento stiamo assistendo all’emergere in diversi paesi di lotte operaie combattive che hanno più che mai bisogno della forza e della lucidità di questo quadro di analisi.
Accumulazione e accelerazione degli effetti della decomposizione
Il 24° Congresso ha potuto identificare l'accelerazione della decomposizione capitalista esaminando in profondità le radici e le conseguenze della pandemia: “la prima di una tale ampiezza dopo l’epidemia dell’influenza spagnola, è il momento più importante nell’evoluzione della decomposizione capitalista dopo l’apertura di questo periodo nel 1989. L’incapacità della classe dirigente a impedire dai 7 ai 12 milioni e più di morti che ne risultano conferma che il sistema capitalista mondiale, se lasciato libero, trascina l’umanità verso l’abisso della barbarie, verso la sua distruzione e che solo la rivoluzione proletaria mondiale può fermare questa deriva e condurre l’umanità verso un futuro diverso” (idem).
La pandemia ha dimostrato e confermato le seguenti realtà:
- Se il capitalismo è il primo sistema nella storia i cui rapporti di produzione si sono estesi e sono dominanti su scala planetaria, è pur vero che il suo dominio è eminentemente caotico perché si basa sulla concorrenza mortale per il dominio del mercato mondiale tra gli Stati capitalisti. Il carattere mondiale del capitalismo non gli permette di realizzare un'azione organizzata e coordinata su scala mondiale - che sarebbe l'unica risposta razionale ed efficace a fenomeni come la pandemia da Covid - perché non è unificato e centralizzato su scala mondiale. Al contrario, la micidiale competizione per i mercati e per il controllo imperialista del globo ha portato a comportamenti sempre più aberranti e pericolosi da parte degli Stati che hanno lasciato le popolazioni indifese contro la pandemia e l'hanno addirittura drammaticamente aggravata. La Cina ha deliberatamente nascosto il focolaio iniziale della pandemia a Wuhan; in seguito, i grandi paesi come gli Stati Uniti, per paura della paralisi delle loro economie, hanno tardato a reagire, il che ha aggravato i rischi della pandemia, obbligandoli poi a prendere misure affrettate, estreme e disorganizzate come i lockdown.
- Gli Stati capitalisti, senza eccezione, hanno agito allo stesso modo contro la classe operaia: restrizioni senza alcun tipo di pianificazione e basate essenzialmente sulla repressione; chiusura di centri di approvvigionamento senza preoccuparsi delle condizioni economiche dei lavoratori; mantenimento dell’attività dei settori della produzione e dei servizi senza preoccuparsi della vita dei lavoratori, come è successo con gli operatori sanitari in tutti i paesi (secondo Amnesty International, 17.000 lavoratori di questo settore sono morti a causa del Covid e solo in America 570.000 sono stati infettati[5]).
- Dopo la Seconda guerra mondiale, è stata fondata l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che ha permesso un certo coordinamento tra gli Stati per combattere le epidemie; tuttavia, di fronte alla pandemia, l'OMS è stata ignorata, ogni Stato è andato per la sua strada, il che ha aumentato i contagi, le morti e impedito qualsiasi azione organizzata. Questa è una chiara espressione dell'avanzata della decomposizione capitalista[6].
- La battaglia sulla produzione e la distribuzione del vaccino esprimono il caos e il marciume della borghesia. Di fronte alla crisi economica tali conflitti di interesse all'interno della classe dominante diventeranno sempre più feroci.
Il 24° Congresso è arrivato alla conclusione che la pandemia non può essere ridotta a una “calamità” o vista solo come una crisi sanitaria (tipo quelle che si verificavano periodicamente nei modi di produzione pre-capitalisti e nello stesso capitalismo durante il 19° secolo). Si ratta di una crisi globale, che si manifesta a molti livelli: sanitario, economico, sociale e politico, così come morale e ideologico. È una crisi della decomposizione del capitalismo in quanto prodotto dell'accumulazione delle contraddizioni del sistema degli ultimi 30 anni, come evidenziato nel nostro Rapporto su Pandemia e Decomposizione per il 24° Congresso[7]. Più precisamente, la pandemia è il risultato:
- Dello smantellamento del sistema sanitario in tutti i paesi del mondo. Dall'inizio del XXI secolo gli Stati capitalisti sono a conoscenza della proliferazione di epidemie come l'EBOLA, la SARS, ecc. Tuttavia, i bilanci sono stati diminuiti nei servizi sanitari e nella ricerca scientifica. Questo contrasta con l'aumento esorbitante dei bilanci delle armi e del rafforzamento delle forze repressive.
- Le malattie virali, come il Covid-19, sono anche il risultato delle condizioni di vita di ampi settori della classe operaia in tutti i paesi, costretti a vivere in condizioni insalubri e di sovraffollamento.
- L'irrazionalità della produzione capitalista, che privilegia esclusivamente il profitto, devasta le foreste, i fiumi e gli oceani. In particolare la distruzione delle foreste altera pericolosamente i “legami biologici” tra animali, piante ed esseri umani, con conseguenze imprevedibili... La maggior parte degli scienziati attribuisce a questo fattore la comparsa del Covid.
“La CCI è praticamente sola a difendere la teoria della decomposizione. Altri gruppi della Sinistra Comunista la rigettano completamente, o perché, come nel caso dei bordighisti, non accettano che il capitalismo possa essere un sistema in declino (o, nel migliore dei casi, sono incoerenti e ambigui su questo punto); o, come per la Tendenza Comunista Internazionalista, perché parlare di una fase “finale” del capitalismo suona troppo apocalittico, o perché definire la decomposizione come una discesa verso il caos sarebbe una deviazione dal materialismo che, secondo loro, cerca di trovare le radici di ogni fenomeno nell’economia e soprattutto nella tendenza alla caduta del saggio di profitto”. (Risoluzione sulla situazione internazionale, 24° Congresso) (Idem). La Risoluzione sulle attività, del 24° Congresso, sottolinea che “la pandemia Covid19 cominciata all'inizio del 2020 ha confermato in modo eclatante l'accelerazione dell'impatto del periodo di decomposizione sociale del capitalismo”.
La crisi pandemica ha mostrato un avanzamento della decomposizione: 1) ha colpito con particolare forza i paesi centrali, specialmente gli USA; 2) c'è una combinazione e una concomitanza tra i diversi effetti della decomposizione, a differenza dei periodi precedenti in cui erano contenuti localmente e non si influenzavano a vicenda. Ciò che questa crisi annuncia sono convulsioni sempre più violente e un inasprimento delle tendenze alla perdita di controllo della società da parte dello Stato. Il decennio 2020 è pieno di gravi incertezze, di catastrofi sempre più frequenti e interconnesse. Lo scivolamento del capitalismo verso la barbarie avrà un volto sempre più terrificante.
La prospettiva della lotta di classe
Le prospettive per il proletariato devono essere analizzate nel quadro della decomposizione capitalista. La risoluzione sul rapporto di forze tra le classi adottata dal nostro precedente congresso[8] ha analizzatoo le difficoltà e le debolezze della classe operaia negli ultimi 30 anni. Con il crollo del blocco orientale, la CCI ha identificato l'apertura della fase finale di decomposizione del capitalismo e le sue conseguenze per il proletariato in termini di maggiori difficoltà nello sviluppo delle sue lotte, difficoltà che sono state ulteriormente aggravate dalle campagne della borghesia sulla “morte del comunismo” e la “scomparsa della classe operaia”. Tuttavia, la CCI ha preso atto al suo 24° Congresso, come aveva fatto nei Congressi precedenti, che la classe operaia non è sconfitta: “Nonostante gli enormi problemi a cui è confrontato il proletariato, noi rigettiamo l’idea che la classe è già vinta a livello mondiale, o che essa sia sul punto di subire una sconfitta comparabile a quella del periodo di controrivoluzione, un tipo di sconfitta da cui il proletariato non sarebbe più capace di riprendersi. Il proletariato, in quanto classe sfruttata, non può evitare di passare per la scuola delle sconfitte, ma la questione centrale è sapere se il proletariato è già stato così sommerso dall’avanzata implacabile della decomposizione da intaccare effettivamente il suo potenziale rivoluzionario. Misurare una tale sconfitta nella fase di decomposizione è un compito ben più complesso rispetto al periodo che ha preceduto la Seconda Guerra mondiale, quando il proletariato si era apertamente sollevato contro il capitalismo ed era stato schiacciato da una serie di sconfitte frontali” (Risoluzione sulla situazione Internazionale)
È chiaro che dobbiamo affinare le nostre capacità analitiche per individuare questa situazione di 'non ritorno' perché “la fase di decomposizione contiene in effetti il pericolo che il proletariato non riesca più a rispondere e sia soffocato sul lungo periodo – una morte lenta invece che in uno scontro di classe frontale” (Idem)
Tuttavia, il congresso ha affermato che “ci sono ancora sufficienti elementi che mostrano che malgrado l’avanzata incontestabile della decomposizione, malgrado il fatto che il tempo non gioca a favore della classe operaia, il potenziale di una profonda rinascita proletaria – che potrebbe portare a una riunificazione tra le dimensioni economiche e politiche della lotta di classe – non è scomparso” (idem).
Il congresso ha individuato “piccoli ma significativi segni di una maturazione sotterranea della coscienza, che si manifestata con un inizio di riflessione globale sul fallimento del capitalismo e la necessità di un’altra società in certi movimenti (soprattutto gli Indignados nel 2011), ma anche con l’emergere di giovani elementi in ricerca di posizioni di classe e che si indirizzano verso l’eredità della Sinistra comunista” (Idem)
Dobbiamo anche tener presente che la situazione alla quale è confrontata la classe operaia non è la stessa di quella che seguì il crollo del blocco russo e la conferma della fase di decomposizione nel 1989. A quel tempo la borghesia ha potuto presentare questi eventi come prova della morte del comunismo, della vittoria del capitalismo e dell'inizio di un futuro luminoso per l'umanità. Trent'anni di decomposizione hanno seriamente minato questa frode ideologica, e la pandemia in particolare ha messo in evidenza l'irresponsabilità e la negligenza di tutti i governi capitalisti, così come la realtà di una società profondamente divisa economicamente in cui non siamo affatto “tutti sulla stessa barca”. Al contrario, la pandemia e il lockdown hanno mostrato le condizioni della classe operaia, sia come vittima principale della crisi sanitaria sia come fonte di tutto il lavoro e la produzione materiale e, in particolare, di tutto ciò che riguarda la soddisfazione dei bisogni umani fondamentali. Questo può essere la base per una futura riappropriazione da parte del proletariato della sua identità di classe. E questo, insieme alla crescente consapevolezza che il capitalismo è un modo di produzione totalmente obsoleto, è già stato un elemento nell'emergere di minoranze politicizzate la cui motivazione è soprattutto quella di comprendere la drammatica situazione in cui versa l'umanità.
Nonostante l'atomizzazione sociale dovuta alla decomposizione, nonostante i tentativi deliberati di frammentare la forza lavoro attraverso stratagemmi come la “green economy” o campagne ideologiche che mirano a presentare le frazioni più istruite del proletariato globale come “classe media” e spingerle verso l'individualismo, i lavoratori rimangono una classe che negli ultimi anni è cresciuta ed è globalmente interconnessa, anche se, con l'avanzare della decomposizione, è anche vero che l'atomizzazione e l'isolamento sociale si stanno intensificando. Questo è un fattore che, per il momento, rende più difficile al proletariato ritrovare la propria identità di classe. Solo attraverso le lotte sul proprio terreno di classe il proletariato potrà sviluppare la forza collettiva di cui avrà bisogno per rovesciare il capitalismo su scala mondiale. I lavoratori sono riuniti dal capitale nel processo di produzione, il lavoro associato si svolge sotto costrizione, ma il carattere rivoluzionario del proletariato implica il rovesciamento dialettico di queste condizioni in una lotta collettiva. La lotta collettiva contro lo sfruttamento, guidata dalla coscienza comunista che nasce dal proletariato, contiene il potenziale per la liberazione del carattere sociale del lavoro, per una società che sappia utilizzare coscientemente tutto il potenziale dell'attività associata. Questa società per la quale il proletariato mondiale dovrà lottare è la società comunista.
Il dibattito: una forza dell'organizzazione rivoluzionaria
“Contrariamente alla visione bordighista, l’organizzazione dei rivoluzionari non può essere “monolitica”. L’esistenza di divergenze al suo interno è la manifestazione del suo essere un organismo vivente che non ha delle risposte sempre pronte da fornire immediatamente ai problemi che si pongono alla classe. Il marxismo non è né un dogma, né un catechismo (…). Come qualunque riflessione umana, quello che presiede allo sviluppo della coscienza proletaria non è un processo lineare e meccanico, ma un processo contraddittorio e critico, che implica necessariamente la discussione e il confronto degli argomenti”[9]
Già prima del 23° Congresso Internazionale, all'interno della CCI sono state espresse divergenze su diverse questioni: le tensioni imperialiste portano a una nuova guerra mondiale? Il proletariato è già sconfitto? Qual è il compito del momento per l'organizzazione? Questo solleva la questione di cosa si intende per attività come frazione[10] nella fase attuale di decomposizione. Le divergenze sull'analisi della situazione internazionale hanno portato alla prima pubblicazione del testo “Divergenze con la risoluzione sulla situazione internazionale del 23° Congresso della CCI”[11]. La risoluzione sulle attività del nostro recente congresso sottolinea che “l'organizzazione si è sforzata a tutti i livelli - al congresso, nelle riunioni degli organi centrali, nelle riunioni di sezione e in circa 45 contributi individuali nei bollettini interni internazionali negli ultimi quattro anni - di rispondere alle divergenze dei compagni e ha anche iniziato a portare il dibattito all'esterno. Lo sforzo fatto dall'organizzazione in questo periodo per affrontare le divergenze esprime una volontà positiva di rafforzare la difesa nella discussione delle sue posizioni e analisi”.
Le divergenze si sono precisate al 24° Congresso:
• La polarizzazione delle tensioni imperialiste, principalmente tra Stati Uniti e Cina, prepara il terreno per una terza guerra mondiale?
• Le brutali misure di isolamento adottate dagli Stati non sono forse un modo nascosto di preparare la popolazione alla guerra imperialista?
• La pandemia è semplicemente un fenomeno “socio-naturale” che gli Stati possono sfruttare per il controllo della popolazione o, al contrario, esprime e accelera la decomposizione generale del capitalismo?
• Come può il proletariato far fronte a questa grave situazione storica? Ha bisogno come prima cosa di una chiara coscienza di cosa è il comunismo? O la situazione richiede lo sviluppo di lotte sul suo terreno di classe, la maturazione della sua coscienza e il rafforzamento della capacità delle sue organizzazioni comuniste di intervenire?
Queste e altre divergenze sono state discusse al Congresso e, al fine di ottenere la massima chiarezza possibile nella loro espressione, saranno presentate pubblicamente in documenti di discussione. Questa è una pratica del movimento operaio che la CCI ha preso molto sul serio, come sottolinea il testo citato sopra:
“Nella misura in cui i dibattiti che attraversano l'organizzazione riguardano in generale tutto il proletariato, è opportuno che l'organizzazione li porti all'esterno, rispettando le seguenti condizioni:
• questi dibattiti devono riguardare questioni politiche generali e devono aver raggiunto una maturità sufficiente perché la loro pubblicazione costituisca un reale contributo alla presa di coscienza della classe operaia;
• il posto dato a questi dibattiti non deve mettere in discussione l'equilibrio generale delle pubblicazioni
• è l'organizzazione nel suo insieme che decide e si fa carico di questa pubblicazione secondo i criteri validi per la pubblicazione di qualsiasi articolo sulla stampa: qualità di chiarezza e di forma editoriale, interesse che presenta per la classe operaia.”.
Le basi della costruzione dell'organizzazione
Il congresso ha fatto un bilancio positivo dell'attività dell'organizzazione negli ultimi due anni, sottolineando in particolare la solidarietà con tutti i compagni colpiti dalla pandemia o dalle gravi conseguenze economiche del lockdown (molti compagni hanno perso i loro mezzi di sussistenza).
Questa valutazione positiva non deve farci abbassare la guardia. L'organizzazione comunista è soggetta a molteplici pressioni. I passi avanti - che sono costosi da realizzare - possono essere rapidamente persi. Come sottolinea la risoluzione sulle attività adottata dal Congresso, “l'accelerazione della decomposizione pone grandi problemi alla militanza, alla teoria e al tessuto organizzativo”.
Questi problemi non sono nuovi, sono l'espressione dell'impatto della decomposizione sul funzionamento e la militanza delle organizzazioni comuniste poiché “I diversi elementi che costituiscono la forza del proletariato si scontrano direttamente con le varie sfaccettature di questa decomposizione ideologica:
• l'azione collettiva, la solidarietà, trovano di fronte a loro l'atomizzazione, il ciascuno per sé, “l'iniziativa individuale”;
• il bisogno di organizzazione si confronta con la decomposizione sociale, con la distruzione delle relazioni che sono alla base di ogni vita sociale;
• la fiducia nel futuro e nelle proprie forze è permanentemente minata dalla disperazione generale che pervade la società, dal nichilismo, dal “no future”;
• la coscienza, la lucidità, la coerenza e l'unità di pensiero, il gusto per la teoria, trovano un cammino difficile in mezzo alla fuga verso le chimere, le droghe, le sette, il misticismo, il rifiuto della riflessione, la distruzione del pensiero che caratterizzano la nostra epoca”. (Tesi su: La decomposizione, fase ultima della decadenza del capitalismo, Tesi 13).
Di fronte a questi pericoli, il nostro compito è soprattutto quello di preparare il futuro. L'obiettivo fondamentale della CCI, che è quello di costruire un ponte verso il futuro partito comunista mondiale del proletariato, è stato definito alla sua Conferenza di fondazione nel 1975 e riaffermato al 23° Congresso. Ma la natura di questo obiettivo è stata chiarita negli ultimi anni da diversi fattori: l'accelerazione della decomposizione e le difficoltà della lotta di classe del proletariato intensificano sempre più le sfide per l'organizzazione dei rivoluzionari; l'invecchiamento e allo stesso tempo l'emergere di nuovi militanti che entrano nell'organizzazione nel contesto della decomposizione; i crescenti attacchi del parassitismo all'organizzazione; il peso dell'opportunismo e del settarismo nei gruppi provenienti dalla Sinistra comunista.
Al suo 24° Congresso la CCI ha voluto identificare le prospettive, le difficoltà e i pericoli che deve affrontare per adempiere al suo ruolo di trasmissione. Ora, di fronte a questa situazione, la preparazione del futuro può essere compresa solo con la consapevolezza di andare controcorrente.
Storicamente, il movimento marxista ha potuto svilupparsi solo affrontando con successo eventi epocali e quindi si è sempre basato su uno spirito combattivo, sulla volontà di superare tutti gli ostacoli che la società borghese pone sul suo cammino. L'esperienza della CCI non è diversa in questo senso. Le organizzazioni a cui la storia chiede di svolgere un ruolo di trasmissione hanno dovuto dare prova di sé di fronte a vere e proprie prove decisive: la corrente marxista della metà del XIX secolo, nonostante la prigionia, l'esilio e la grande povertà dei suoi militanti dopo la sconfitta del 1848, servì da trampolino per la creazione della Prima Internazionale negli anni 1860. Bilan e la Sinistra Comunista in Francia hanno superato le prove della controrivoluzione degli anni '30, '40 e '50, lo stalinismo, il fascismo e l'antifascismo, e la seconda guerra mondiale per mantenere viva la fiamma rivoluzionaria per le generazioni future. È chiaro che il periodo di decomposizione costituisce la prova decisiva per la CCI.
La capacità di analizzare il mondo e la situazione storica è uno dei pilastri della nostra prospettiva immediata; il metodo marxista del materialismo storico e il costante riferimento al patrimonio delle acquisizioni precedenti, così come il confronto delle divergenze, fanno parte della preparazione del futuro. La nostra attività di intervento, di elaborazione teorica, di difesa dell'organizzazione si basa sulla trasmissione e lo sviluppo delle acquisizioni storiche di un secolo di lotta della Sinistra comunista e solo su questa solida base si può realizzare la preparazione del futuro partito comunista mondiale del proletariato.
Nel quadro della preparazione del futuro c'è anche la lotta senza compromessi contro il parassitismo. Lo sforzo degli ultimi anni mostra la necessità di continuare questa lotta, denunciando il parassitismo come ha fatto la CCI di fronte alla classe operaia, ai suoi contatti e al campo della Sinistra Comunista.
La lotta contro l'opportunismo nelle organizzazioni della Sinistra comunista, in legame alla lotta contro il parassitismo[12] sarà importante nel prossimo periodo perché c'è un grande pericolo che il potenziale della futura unità dei rivoluzionari possa essere perso e atrofizzato. L'esperienza degli ultimi due anni nella difesa dell'organizzazione contro gli attacchi del parassitismo e per rompere il cordone sanitario che questo cerca di costruire intorno alla CCI, dimostra che la lotta contro l'opportunismo e il settarismo è sinonimo di conoscenza e difesa della nostra storia.
Nel prossimo periodo la CCI intende migliorare la sua stampa. Negli ultimi decenni la preoccupazione di polemizzare con l'ambiente politico proletario è diminuita. L'organizzazione intende invertire questa situazione e il nostro lavoro tipo frazione è anche quello di preparare il futuro allargando la polemica e permettendole di attingere a ciò che furono la prima fase di Iskra o i primi numeri di Internazionalisme, la pubblicazione della GCF, dedicati alla polemica contro Vercesi e la sua deriva opportunista. In risposta alla putrefazione dell'ideologia borghese, all'oscurantismo delle sue mistificazioni, la stampa deve poter costituire un punto di riferimento contro l'intossicazione ideologica che emana dalla decomposizione ideologica del capitalismo e presentare alla classe operaia una prospettiva razionale e concreta del rovesciamento del capitalismo. Dobbiamo quindi rafforzare la distribuzione della nostra stampa cartacea e digitale.
La prospettiva del comunismo è nella preparazione del futuro
L'obiettivo centrale del 24° Congresso è stato la preparazione del futuro attraverso le lezioni degli errori del passato, la lotta senza tregua contro il parassitismo e l'opportunismo, la comprensione più rapida possibile dei continui sviluppi dell'evoluzione storica, la difesa dell'organizzazione e del suo funzionamento unitario, fraterno e centralizzato. Questo significa basarsi fermamente e criticamente sulla continuità storica delle organizzazioni comuniste, come dice la Risoluzione sulle attività del Congresso:
“Nella transizione tempestosa verso un futuro di 'guerre e rivoluzioni', Rosa Luxemburg dichiarò al congresso di fondazione del Partito Comunista Tedesco nel 1919 [che il partito] 'stava tornando sotto la bandiera del marxismo'. (...) Mentre la classe operaia in Russia si preparava per la prima volta nella storia a rovesciare lo Stato borghese, Lenin ricordava le acquisizioni di Marx ed Engels sulla questione dello Stato in 'Stato e rivoluzione' (...) La CCI, mentre si prepara ad affrontare l'instabilità e l'imprevedibilità senza precedenti della putrefazione del capitalismo mondiale, deve recuperare l'eredità, l'esempio militante e l'esperienza organizzativa di MC[13], trent'anni dopo la sua morte. Cioè, ritornare alla tradizione e al metodo della Sinistra comunista che la CCI ha ereditato (...) Questa tradizione è vivente e deve essere riappropriata con spirito critico, nei fatti è l'unica che può guidare la CCI e la classe operaia attraverso la prova del fuoco che verrà”.
CCI, dicembre 2021
[1] Rapporto su pandemia e sviluppo della decomposizione
Rapporto sulla crisi economica del 24° Congresso della CCI
Rapporto sulla lotta di classe internazionale
Risoluzione sulla situazione internazionale (2021)
A breve pubblicheremo anche un rapporto sui conflitti imperialisti adottato dall'organo centrale internazionale della CCI a novembre.
[2] Tutti i modi di sfruttamento che hanno preceduto il capitalismo (dispotismo asiatico, schiavitù, feudalesimo,) hanno giocato in modo criminale con la vita di migliaia di persone, ma il capitalismo ha portato questa barbarie alle sue espressioni più estreme. Cos'è la guerra imperialista? Milioni di esseri umani usati come carne da cannone, come giocattoli, per i sordidi interessi economici e imperialisti di nazioni, Stati, capitalisti. Non è quindi una novità che la gestione della pandemia sia stata concepita dai governi come un gioco irresponsabile sulla vita di milioni di persone.
[5] https://www.amnesty.org: “COVID-19: Le morti degli operatori sanitari salgono ad almeno 17.000 mentre le organizzazioni chiedono una rapida distribuzione dei vaccini”.
[6] Il capitalismo si basa, come abbiamo sottolineato prima, sulla concorrenza mortale tra gli Stati e tra i capitalisti. Ecco perché il “ciascuno per sé” è inscritto nel suo DNA. Ma questa caratteristica è stata acuita a livelli mai visti prima con la fase di decomposizione capitalista.
[9] Rapporto sulla struttura e sul funzionamento delle organizzazioni rivoluzionarie - conferenza internazionale (gennaio 82)
[13] Marc Chirik: Principale fondatore della CCI che si è distinto in particolare per la sua capacità di mantenere vive le acquisizioni teoriche del movimento rivoluzionario, in particolare quelle elaborate dalla Frazione di sinistra del Partito Comunista d'Italia. In questo modo ha potuto orientarsi criticamente e lucidamente nell'analisi dell'evoluzione della situazione mondiale. Questo "fiuto" politico, basato sull'analisi globale del rapporto di forze tra le classi, gli permise di mettere in discussione alcuni “dogmi” del movimento operaio, senza allontanarsi dall'approccio e dal metodo marxista del materialismo storico, ma ancorandolo invece alla dinamica dell'evoluzione della realtà storica concreta. Su questo argomento vedi gli articoli “MARC : De la révolution d'octobre 1917 à la deuxième guerre mondiale” et MARC : De la deuxième guerre mondiale à la période actuelle.