Inviato da RivoluzioneInte... il
A più di sette mesi dallo scoppio dell’emergenza rifiuti in Campania nulla è stato risolto, anzi la situazione è peggiorata. Tonnellate di spazzatura continuano ad invadere le città campane, 2.500 solo a Napoli, e vanno in putrefazione sotto un sole cocente, un paradiso per ratti e scarafaggi; le settemila tonnellate di false eco balle continuano a troneggiare nelle campagne mentre le vecchie discariche, abusive e non, continuano a disperdere nel terreno chissà quali e quante sostanze nocive.
E cosa ha saputo fare lo Stato? Ben poco e quel poco nel disprezzo assoluto dell’ambiente e della salute della popolazione:
- si è continuato a stipare spazzatura in discariche ormai stracolme come in quella di Pianura;
-sono stati fermati gli impianti di Cdr per metterli a norma in modo da produrre delle vere eco balle, poi il nuovo governo ha deciso che, nel frattempo, questi impianti possono essere anche trasformati in siti di trasferenza, cioè dove viene accumulata la spazzatura in attesa che, in un futuro a venire, vengano trattati. Intanto i lavori per un impianto di compostaggio già in costruzione nella zona di Caserta (impianto da 6 milioni di euro e capace di trattare 30.000 tonnellate al giorno di rifiuto organico) sono stati interrotti perché sotto uno dei due capannoni destinati alla lavorazione dell’umido e sulla piazzola per il deposito del compost ultimato si è deciso di stoccare, non si sa per quanto tempo, una ventina di migliaia di tonnellate di balle. In altre parole, si blocca la realizzazione di strutture necessarie ad una futura gestione idonea dei rifiuti per riuscire a tamponare l’equivalente di appena 3 giorni di consumi campani, perché non si sa dove mettere la spazzatura;
- sono stati creati dei siti di stoccaggio provvisorio sempre nelle aree già altamente a rischio e invece di seguire una procedura a norma, che prevede che i rifiuti vengano prima pretrattati e stabilizzati in modo da renderli inerti e poi depositati fra strati di terreno, le tonnellate di rifiuti sono state ammassate su piattaforme di cemento senza alcuna stabilizzazione e senza essere ricoperti di terreno. Per di più in alcuni siti hanno accumulato tanta di quella spazzatura che il peso (o la base in cemento così mal progettata e realizzata) ha fatto incrinare le piattaforme di cemento per cui il percolato sta andando a finire nel sottosuolo;
- per quanto riguarda la costruzione di nuove discariche, l’esperienza ha ormai dimostrato che quando le discariche vengono approntate in tutta fretta, come ora quella di Chiaiano e di Serre, i lavori vengono fatti male, lo strato di argilla che dovrebbe garantire l’impermeabilizzazione non viene steso bene e questo si traduce nel fatto che alla fine queste discariche perdono, inquinando tutto il sottosuolo;
- è prevista la costruzione di nuovi inceneritori, ma intanto quello di Acerra è fermo. La Fibe, che lo ha gestito fino ad ora, si è fatta i conti in tasca e tra i tanti processi a suo carico e la difficoltà a gestire una situazione come questa, ha preferito tirarsi indietro. Gli altri imprenditori non hanno proprio voluto partecipare alla gara di appalto per questa “patata bollente”;
- in quanto alla raccolta differenziata, veramente non si sa se piangere o ridere di fronte alle grandi pensate del governo: per decenni non si è riusciti a metter su neanche le infrastrutture più elementari per la differenziata a Napoli ed adesso cosa si vuol fare? Sensibilizzare i bambini con tante iniziative nelle scuole e mandare 1.000 volontari della Protezione civile a Napoli (che ha più di 1 milione di abitanti), per due settimane, a fare la differenziata porta a porta! Certo, utilizzare le migliaia e migliaia di disoccupati “locali” che chiedono lavoro, non si può. Bisognerebbe pagarli!
Nonostante le assicurazioni di Berlusconi, le popolazioni campane hanno tutti i motivi per essere preoccupate perché, al di là delle tante chiacchiere che si stanno sentendo, il dato di fatto è che di fronte ad un tale disastro, le cui cause non sono certo né locali né contingenti1, quello che lo Stato riesce a fare è solo mettere delle toppe che nell’immediato danno un po’ di respiro, ma nel complesso non fanno che peggiorare la situazione.
Berlusconi ci assicura che entro luglio le strade saranno liberate dalle tonnellate di spazzatura, ma a quale prezzo? Gettando tutto in maniera indifferenziata nelle discariche, nei siti di stoccaggio provvisori e nello stesso inceneritore di Acerra per tre anni, comprese le sostanze altamente pericolose, sostanze che secondo le normative europee richiedono uno smaltimento speciale per la loro elevata tossicità. Poi magari fra qualche anno scoppierà un nuovo “scandalo” con tanto di statistiche ufficiali sull’aumento in queste zone della mortalità per tumori, delle malformazioni natali, delle malattie ai polmoni ed al fegato.
Oltre al danno anche la repressione e la militarizzazione
In effetti c’è però una cosa che il nuovo governo ha fatto, riscuotendo il consenso di tutta la borghesia: dal capo dello Stato Napolitano che nel suo discorso per l’anniversario del 2 giugno ha detto “basta con le intolleranze, basta con le ribellioni”, al governo ombra della sinistra che ha spinto perché il decreto sull’emergenza rifiuti fosse varato subito senza “perdere tempo con emendamenti”.
Questo governo ha mostrato il pugno di ferro. Cosa che il precedente governo avrebbe potuto fare solo con un ulteriore discredito della sua immagine di governo “di sinistra”.
Il 24 maggio a Chiaiano, la polizia carica ripetutamente con manganelli e lacrimogeni una manifestazione contro la nuova discarica dove c’erano persone anziane, donne, intere famiglie che già da anni subiscono sulla propria pelle le conseguenze del degrado ambientale. Bilancio: una decina di manifestanti finiti in ospedale tra i quali uno con le gambe fratturate perché per le manganellate ricevute sulle mani è caduto da un muro di dieci metri sul quale si era aggrappato. Un altro perché “Pensavo di mettermi in salvo - racconta - avrei voluto dire agli agenti che, se mi avessero sfiorato, mi sarei lanciato nel vuoto. Non ho avuto tempo, mi hanno spinto e sono caduto. Ho un bimbo di due anni, dovrò essere operato. Non potrò lavorare per molto tempo, chi mi ripagherà?” (La Repubblica, 24 maggio); tre persone processate per direttissima e condannate agli arresti domiciliari con l’accusa di partecipazione a episodi di guerriglia con l’aggravante del raid “collettivo”. Padre e figlio carrozzieri ed un ragazzo attivista dei centri sociali.
Commento del neo ministro degli Interni Maroni: “Azioni ingiustificabili le aggressioni alle forze dell’ordine” (La Repubblica , 25 maggio).
Ed oltre alla violenza e l’incriminazione anche la colpevolizzazione: “non bisogna chiudersi in visioni tipo ‘smaltire l’immondizia va bene ma da un’altra parte’. Se tutti dicono così, i rifiuti rimarranno nelle strade e sarà una catastrofe” (Napoletano, citato da La Repubblica, 31 maggio), oppure “…è chiaro che non fa piacere una discarica sul proprio territorio, ma è un principio di democrazia, di equità, che i rifiuti vengano gestiti nel territorio in cui sono prodotti” (Maroni, idem).
Ma non basta. Subito dopo con il nuovo Decreto di legge sull’emergenza rifiuti si sancisce che “I siti, le aree e gli impianti comunque connessi all’attività di gestione dei rifiuti costituiscono aree di interesse strategico nazionale”, cioè questi diventano zone militari. Il che significa non solo che Berlusconi può mandare l’esercito dove gli pare, visto che ormai la Campania è tutta una discarica, ma anche che “chiunque si introduce abusivamente nelle aree di interesse strategico nazionale ovvero impedisce o rende più difficoltoso l’accesso autorizzato alle aree medesime è punito a norma dell’articolo 682 del codice penale”. Tradotto: chiunque osa fare manifestazioni, picchetti o semplicemente sostare non solo davanti alle discariche ma entro un ampio raggio verrà arrestato immediatamente e tenuto in galera da tre mesi a un anno come minimo.
Essendo zone militari la stessa magistratura ha ora meno poteri di controllo e questo, come ci spiega Berlusconi “per evitare che provvedimenti di un singolo magistrato facciano saltare il circuito” (La Repubblica, 31 maggio), cioè il procedere dell’accumulo indiscriminato dei rifiuti.
E naturalmente ci si sbarazza anche delle limitazioni che potrebbero venire da tecnici ed esperti del settore, chiamati fin’ora a fare le valutazioni di impatto ambientale, decretando che da adesso in poi sarà il consiglio di ministri, su proposta del capo del governo, a decidere dove e come smaltire i rifiuti.
Insomma la gestione dei rifiuti diventa un “affare di Stato” in cui neanche gli esponenti locali della stessa classe dirigente, come ad esempio i sindaci, o un suo organismo come la magistratura possono interferire, perché la priorità in questo momento è porre un freno al dilagare dell’immagine di uno Stato inefficiente, di una classe dirigente corrotta e collusa con la camorra. Bisogna a tutti i costi dare una parvenza di ritorno alla normalità, ad un “vivere civile”. Infatti quello che preoccupa di più la borghesia è il fatto che questa sua incapacità a dare una risposta reale alle più basilari esigenze di vita della stragrande maggioranza della popolazione campana possa far generare una riflessione, e non solo a livello locale, sul fatto che se si è costretti a vivere così non è per colpa di questo o quel politico, dell’amministrazione di destra o di quella di sinistra, ma di un sistema che è capace solo di spremerti fino all’osso, di toglierti letteralmente la salute senza ormai riuscire a darti più nulla in cambio.
Se l’impiego della militarizzazione e della repressione rispondono nell’immediato all’esigenza di ridare credibilità alla classe dirigente e ristabilire una certa calma sociale, è vero però che questi alla lunga possono costituire un ulteriore elemento di discredito verso la classe dirigente e di riflessione. E’ significativo infatti che proprio a Chiaiano, dopo le cariche della polizia, i commenti erano del tipo “non solo ci fanno ammalare di cancro, ma ci prendono anche a manganellate e ci mettono in galera” oppure, alla notizia dell’impiego dell’esercito “adesso mandano l’esercito contro di noi, ma perché non lo hanno mandato prima contro la camorra?”. Il pericolo, per la borghesia naturalmente, è che si possa fare il legame tra questo degrado ambientale ed il degrado crescente che siamo costretti a subire sul piano economico e su quello delle condizioni di lavoro.
Un legame che è indispensabile per capire che il problema dei rifiuti è ben più grave e vasto di quello che si sta vivendo in Campania perché la sua origine è la stessa delle morti sul lavoro, della disoccupazione, del precariato, della mancanza di futuro: il sistema economico capitalista, la cui sola legge è quella del profitto2, ed alla quale si sacrifica ciecamente tutto, anche la vita degli esseri umani e di tutto il pianeta.
Eva, 22 giugno 2008
1. Sulle cause dell’Emergenza rifiuti vedi in nostri articoli “Emergenza rifiuti in Campania: di chi è la responsabilità”, CCIonline, it.internationalism.org, “Emergenza rifiuti in Campania: un sintomo del degrado del capitalismo” e “L’emergenza rifiuti è solo in Campania: una “zuppa di plastica” nell’oceano Pacifico” in Rivoluzione Internazionale n.154, sempre sul nostro sito.
2. Idem