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Pubblichiamo qui di seguito la traduzione di una dichiarazione di lavoratori di Alicante, una città del sud-est della Spagna, sulla costa del Mediterraneo, preceduta da una breve introduzione della nostra organizzazione. Questi due testi sono stati pubblicati sul nostro sito web in lingua spagnola[1].
Di fronte ai nuovi appelli a “scioperi generali” di 24 ore (per il 31 ottobre indetto dalla CGT[2] e per il 14 novembre da cinque altri sindacati guidata dal duo CO-UGT[3]), i compagni di “Asamblearios – Trabajadores Indignados y Auto-organizados de Alicante” (Lavoratori - Assembleisti[4] indignati e autorganizzati di Alicante), hanno rilasciato una dichiarazione. Questi compagni che sono attivi da più di due anni hanno il merito di denunciare queste manifestazioni che non fanno altro che smobilitare e demoralizzare e che sono l’estensione dei ripetuti attacchi del governo Rajoy. Ma non si sono fermati a questo, hanno portato avanti una prospettiva, quella della lotta per lo sciopero di massa, che di fronte alla smobilitazione sindacale, è la direzione che i lavoratori tendono a prendere da più di un secolo.
È falso dire che non c’è alternativa alle “mobilitazioni per smobilitare”, organizzate dai sindacati. Seguendo le orme dei compagni di Alicante, riteniamo che un dibattito dovrebbe emergere per chiarire l’alternativa che si presenta al proletariato storicamente dopo la rivoluzione del 1905 in Russia, e noi incoraggiamo altri compagni, altri collettivi, affinché diano altri contributi.
CCI (1 novembre 2012)
Di fronte alle “interruzioni di lavoro di 24 ore” che sciopero vogliamo? Lo sciopero di massa!
Com’è possibile che una fermata di ventiquattro ore sia chiamata sciopero? E la domanda più importante da porsi è questa: come può una fermata di 24 ore favorire la lotta della classe operaia?
La nostra posizione politica è legata all’autonomia e all’internazionalismo proletario, per noi ogni azione delle minoranze coscienti deve andare nella direzione del promuovere la presa di coscienza, l’unità e l’auto-organizzazione della classe operaia.
Ci sono state molte proteste negli ultimi tempi e ci sono stati molti sforzi da parte del proletariato nell’organizzarsi. È un periodo di nuove mobilitazioni di massa che ha avuto inizio, simbolicamente, nel maggio 2011. Queste erano la prima risposta agli attacchi sempre più brutali contro le condizioni di vita della popolazione. Ma non c'è una progressione lineare: si tratta di un periodo caratterizzato da tempi molto diversi. Ci sono state spinte molto forti verso l'autorganizzazione che hanno mostrato un movimento diffuso e ancora embrionario a favore delle assemblee generali. Successivamente, approfittando della stanchezza e dell’evidente declino della partecipazione, sono i sindacati e le organizzazioni di sinistra che sono tornati sulla scena, portando le mobilitazioni sulla vecchia strada: delle mobilitazioni ben controllate, disunite, settoriali, demotivanti dove non si guadagna nulla e dove, al contrario, il sentimento della solitudine e la noia tra i partecipanti è evidente. Di fronte a tutto questo, riteniamo logica la mancata partecipazione della maggioranza dei lavoratori alle mobilitazioni che considerano estranee ai propri interessi. Ed è abbastanza normale che ci sia un momento di riflessione.
Abbiamo bisogno di pensare, di imparare da quanto è successo e cercare le vie della nostra autorganizzazione, vie che che non troveremo attraverso la decisione di chissà quali avanguardie "illuminate" o attraverso riflessi condizionati, anche con le migliori intenzioni.
Lo sciopero che noi riteniamo efficace, che sentiamo necessario, deve essere convocato dagli stessi lavoratori ed estendersi a tutta la società, prendendo possesso di tutti gli spazi, occupando tutti i luoghi, creando un nuovo tipo di rapporti e di comunicazioni sociali. Questo sciopero non ferma la vita, anzi la fa rinascere, questo sciopero è lo sciopero di massa che in tutto il secolo scorso si è più volte espresso, dove tutti i nostri nemici (tutte le borghesie pubbliche e private) hanno fatto di tutto per farlo cadere nell'oblio. Semplicemente perché questo tipo di sciopero spaventa in quanto esprime la forza con cui il proletariato è in grado di apparire.
Uno sciopero vero e proprio è un movimento di massa e completo che non si limita solo a smettere di lavorare. È l'arma fondamentale della classe operaia, che prende il controllo della propria vita e questo si riflette in tutti i settori della società che essa combatte, esprimendo simultaneamente tutti gli aspetti della società umana ai quali essa aspira. È chiaro che questo non è qualcosa che può essere chiamato da chiunque (anche con le migliori intenzioni), ma è parte di un processo di presa di coscienza e di lotta dei lavoratori. La questione non è di sapere se durerà 24, 48 ore o a tempo indefinito, il suo radicalismo non è una questione di tempo. La sua radicalità consiste in ciò che è e fa parte del movimento reale dei lavoratori che si organizzano e si dirigono da soli.
Che cos’è lo sciopero di massa?
Lo sciopero di massa è il risultato di un periodo del capitalismo, il periodo che inizia nel 20° secolo. Fu la rivoluzionaria Rosa Luxemburg a evidenziare questo fenomeno basandosi sul movimento rivoluzionario dei lavoratori in Russia del 1905. Lo sciopero di massa "è un fenomeno storico derivante ad un certo momento di una situazione sociale a partire da una necessità storica"[5].
Lo sciopero di massa non è qualcosa di accidentale, non è il risultato né della propaganda né dei preparativi che sono stati fatti, non è possibile crearlo artificialmente. È il prodotto d’un periodo dato dell’evoluzione delle contraddizioni del capitalismo.
Le condizioni economiche alla base dello sciopero di massa non si limitavano ad un solo paese ma avevano una dimensione internazionale. Queste condizioni fanno sorgere questo tipo di lotta con una dimensione storica, una lotta fondamentale per la nascita di rivoluzioni proletarie. In breve, lo sciopero di massa non è altro che "una forma universale di lotta della classe proletaria determinata dall’attuale stadio dello sviluppo capitalistico e dei rapporti di classe"[6].
Questo "stadio attuale" consisteva nel fatto che il capitalismo stava vivendo i suoi ultimi anni di prosperità. Lo sviluppo di conflitti interimperialisti e la minaccia di una guerra mondiale, la fine di ogni miglioramento durevole delle condizioni di vita della classe operaia, in breve, la crescente minaccia rappresentata dalla presenza della classe operaia all'interno del capitalismo, ecco le nuove circostanze storiche che accompagnavano l’irruzione dello sciopero di massa.
Lo sciopero di massa è il prodotto del cambiamento delle condizioni di vita a livello storico che, oggi lo sappiamo, significava la fine dell’ascendenza capitalistica, condizioni che prefiguravano quelle della decadenza del capitalismo. Allora esistevano già alte concentrazioni di lavoratori nei paesi capitalisti avanzati, abituati alla lotta collettiva, e le cui condizioni di vita e di lavoro erano simili in tutto il mondo. In conseguenza dello sviluppo economico, la borghesia è diventata una classe sempre più concentrata identificandosi sempre più con l'apparato statale. Allo stesso modo del proletariato, i capitalisti aveva imparato a far fronte al loro nemico di classe. Le condizioni economiche hanno reso più difficile per i lavoratori ottenere riforme nel campo della produzione e, nello stesso modo, la “rovina della democrazia borghese” rendeva sempre più difficile per il proletariato il consolidamento delle conquiste a livello parlamentare. Così, il contesto politico, così come il contesto economico dello sciopero di massa, non erano più quelli dell’assolutismo russo, ma quelli della decadenza crescente del dominio borghese in tutti i paesi.
Sul piano economico, sociale e politico il capitalismo aveva posto le basi per i grandi scontri di classe a scala mondiale.
La forma dello sciopero di massa
L'obiettivo sindacale (la richiesta di miglioramenti all’interno del sistema) è diventato sempre più difficile da realizzare nel capitalismo decadente. In questo periodo, il proletariato non intraprende una lotta con la prospettiva assicurata di reali miglioramenti nel suo destino. Gli scioperi d’oggi, le grandi manifestazioni, non riescono ad ottenere più nulla.
Pertanto il ruolo dei sindacati, che era quello di ottenere miglioramenti economici all'interno del sistema capitalistico, scompariva. Ci sono altre implicazioni rivoluzionarie derivanti dalla messa in causa dei sindacati da parte dello sciopero di massa:
1) Lo sciopero di massa non poteva essere preparato in anticipo, esso sorge senza un piano prestabilito del tipo “metodo di movimento per il proletariato”. I sindacati, dediti alla loro organizzazione stabile, preoccupati per i loro conti bancari e degli elenchi dei soci, non potevano neanche porsi la questione di essere all’altezza dell’organizzazione di scioperi di massa, una forma che evolve nella e per la lotta stessa.
2) I sindacati hanno diviso i lavoratori e i loro interessi tra tutti i diversi settori industriali quando lo sciopero di massa “fondeva, a partire da differenti punti individuali, cause diverse” e quindi tendeva a eliminare tutte le divisioni all'interno del proletariato.
3) I sindacati organizzavano una minoranza della classe operaia, mentre lo sciopero di massa metteva insieme tutti gli strati della classe, sindacalizzati e non sindacalizzati.
La decadenza del capitalismo
La lotta è legata alla realtà in cui si svolge, non può essere considerata separatamente. Dall'inizio del secolo scorso, il declino di un sistema che ha esaurito i mercati extracapitalisti, limitando in tal modo il suo bisogno insaziabile di crescita, diventa evidente causando una crisi permanente e continui cataclismi sociali (guerre e miseria senza precedenti per l'umanità).
Il periodo successivo alla fine del 1960 è il culmine della crisi permanente del capitalismo, l'incapacità di espandersi del sistema, l'accelerazione di antagonismi interimperialisti, le cui conseguenze minacciano la civiltà umana.
Dappertutto lo Stato, con l'estensione del suo formidabile arsenale repressivo, sostiene gli interessi della borghesia. Davanti a lui c’è una classe operaia che, anche se numericamente indebolita rispetto al resto della società dopo gli anni 1900, è ancora più concentrata e le cui condizioni di vita sono sempre più simili in tutti i paesi fino ad un livello senza precedenti. A livello politico, la “distruzione della democrazia borghese” è così evidente che riesce a malapena a nascondere la sua vera funzione di cortina di fumo davanti al terrore dello Stato capitalista.
Le condizioni dello sciopero di massa corrispondono alla situazione oggettiva della lotta di classe oggi, in quanto le caratteristiche del periodo attuale esprimono il punto più nitido delle tendenze dello sviluppo capitalistico, che cominciarono a imporsi quasi un secolo fa.
Gli scioperi di massa dei primi anni del secolo scorso erano una risposta alla fine del periodo di ascendenza capitalista e all’inizio della condizioni della sua decadenza.
Queste condizioni sono diventate talmente evidenti e croniche oggi, siamo in grado di pensare che ciò che spinge obiettivamente verso lo sciopero di massa è, attualmente, mille volte più forte.
"I risultati complessivi dello sviluppo capitalista internazionale" che hanno determinato l'emergere storico dello sciopero di massa non hanno smesso di maturare fin dagli inizi del XX secolo.
Che cosa possiamo fare?
Come possiamo favorire lo sviluppo dello sciopero di massa, dell'autorganizzazione internazionale del proletariato, della sua necessaria unità?
I nostri contributi sono solo i contributi di una parte cosciente della classe operaia. Non aspiriamo a più di questo.
Una delle forme di questi contributi è proprio quella di criticare le azioni errate che sono tante barriere all’autorganizzazione e all'approfondimento della coscienza. Anche con le migliori intenzioni dei loro militanti, l'attivismo, il sindacalismo di base, il sinistrismo ... fanno parte di queste barriere che i lavoratori dovranno abbattere per raggiungere la loro autonomia di classe.
Un altro contributo è quello di stimolare la riflessione, il chiarimento di ciò che abbiamo vissuto. Ma anche l'estensione delle lotte reali, il loro coordinamento e l’informazione, così come gli incontri e l'organizzazione dei rivoluzionari. O il recupero della memoria delle nostre lotte e dei loro strumenti di base, come ad esempio lo sciopero di massa.
Da “Asamblearios – Trabajadores Indignados y Auto-organizados de Alicante” per un 15-M[7] operaio e anticapitalista
[2] Il sindacato CGT in Spagna è un sindacato di tendenza anarcosindacalista, scissione della CNT.
[3] Le Commissioni Operaie (CO), sono storicamente legate al PC, e L’UGT al Partito Socialista. Questi sono i due principali sindacati in Spagna.
[4] A volte usiamo questo neologismo “assembleista”, per definire gli attivisti che difendono le assemblee generali come mezzo di potere dei lavoratori in lotta.
[5] Rosa Luxemburg: Sciopero di massa, partiti e sindacati
[6] Rosa Luxemburg, idem.
[7] “15-M” si riferisce al movimento che è iniziato in Spagna il 15 maggio 2011. [NdT]