Comunicato sui metodi polizieschi subiti dalle persone arrestate alla fine della manifestazione del 15 maggio 2011 a Madrid

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Quello che sta accadendo in Spagna[1] ha avuto origine da una manifestazione “contro i politici”, organizzata da Democracia Real Ya! (“Democrazia reale subito!”). Queste manifestazioni del 15 maggio hanno avuto un successo spettacolare: il malcontento generale, il malessere di fronte all’avvenire, hanno trovato in queste manifestazioni uno sbocco inatteso. Apparentemente la cosa sarebbe finita lì, ma a fine manifestazione, a Madrid ed a Granada, vi sono state violente cariche della polizia con più di 20 fermati duramente maltrattati nei commissariati. Questi fermati, una volta rilasciati, si sono raggruppati in un collettivo che ha adottato un comunicato la cui diffusione ha suscitato una forte impressione ed una folgorante reazione di indignazione e di solidarietà. Un gruppo di giovani ha deciso di creare un accampamento a “Puerta del Sol” a Madrid (piazza del centro storico). Questo stesso lunedì, l’esempio madrileno viene seguito a Barcellona, Granada e Valencia. Una nuova fiammata di repressione non ha fatto che surriscaldare gli animi e, da allora, gli assembramenti si sono estesi a più di 70 città e la loro affluenza è cresciuta ad un ritmo vertiginoso. Pubblichiamo qui di seguito il Comunicato di questo collettivo.

Vogliamo scrivere qualche riga per esprimere i nostri sentimenti di fronte a ciò che è appena accaduto. Noi siamo tutte persone molto differenti le une dalle altre: alcuni si definiscono anarchici, altri altermondialisti o ancora femministe o ecologisti, persone favorevoli ad una democrazia reale, ecc. Ma tutti noi abbiamo subito sul nostro corpo gli stessi abusi polizieschi ingiusti e sproporzionati. Per cominciare, tra noi c’è chi non ha neanche partecipato alla manifestazione, e quelli che vi hanno partecipato affermano di avere il diritto a partecipare a delle azioni politiche; tutti abbiamo tutti lo stesso sentimento: il malcontento rispetto alle nostre condizioni di vita (la difficoltà a trovare lavoro, la precarietà, il fatto di non poterci neanche sognare di realizzare i nostri più piccoli progetti a causa delle disuguaglianze economiche e di tutta questa cultura basata sul consumismo esasperato, il fatto di essere repressi a causa delle nostre idee politiche o semplicemente di volere essere differenti da ciò che ci circonda). Siamo di fronte ad una prospettiva senza la minima speranza, senza un futuro che ci incoraggi a vivere tranquillamente ed a poterci dedicare a ciò in cui ognuno crede.

È per tali motivi che la maggior parte di noi è andata alla manifestazione del 15 maggio: per provare a cambiare questo sistema con qualche cosa di più giusto ed equo. E qual è stata la risposta? La repressione da parte delle forze dell’ordine. E stato vergognoso vedere degli uomini sovreccitati, vestiti ed armati per fare paura e colpire tutto ciò che si muoveva, ogni persona che fosse a malapena differente dalle mode imposte dai mercati, vedere una polizia - che dovrebbe stare là per mantenere l’ordine e la pace sociale - colpire impunemente tutti coloro che si trovavano alla loro portata, dei poliziotti con visi pieni di odio, con le pupille dilatate, forse per degli eccitanti ingeriti prima, tutto un terrore che essi utilizzano per difendere i loro banchieri, i loro politici, i loro grandi imprenditori.

Noi, arrestati, affermiamo all'unanimità che la polizia ha agito in modo sproporzionato ed aleatorio:

1.        Un compagno arrestato è nel furgone con le mani legate; alcuni poliziotti gli prendono la testa e la battono sui sedili del furgone, ingiuriandolo dicendogli che l’acconciatura dei capelli che porta è “antigienica” e che se anche non avesse fatto niente sarebbe stato lo stesso per lui perché era un maiale e ciò bastava per riempirlo di botte. E nel momento in cui smettono di colpirlo, entra in scena un altro poliziotto antisommossa che gli dice di smettere di lamentarsi “perché nessuno lo ha toccato”.

2.        Dicono ad un altro che portava dei pantaloni appariscenti: “Normale che tu non trovi lavoro, con questi pantaloni da finocchio che porti!” e poi proseguono con altri commenti dallo stesso tono omofobico e maschilista.

3.        Un altro compagno, che ritornava a casa dopo la manifestazione accompagnato dalla fidanzata, vede dei poliziotti accanirsi a prendere a manganellare un adolescente; chiede loro di smetter ed è allora lui che viene colpito e fermato per “essersi impicciato di fatti che non lo riguardavano”.

4.        Altri due, vedendo dei poliziotti antisommossa colpire delle persone sedute nel mezzo del viale Gran Vía, intervengono per aiutare i giovani ad alzarsi da terra. Sono allora fermati da poliziotti in civile, vestiti da skinhead, che però si sono identificati come poliziotti solo dopo gli arresti.

5.        Un altro di noi, rientrando da una partita di calcio, ha avuto la sfortuna di voler prendere un treno di periferia alla stazione del Sol. E’ stato arrestato “perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato”, come gli hanno detto più tardi davanti a noi, fregandosene di lui e umiliandolo pure nel momento in cui hanno visto il contenuto del suo zaino con tutto la sua attrezzatura da calcio, scarpe, proteggi-tibie, divisa e pallone, aggiungendo al danno la beffa: “Non ti dispiacere, così avrai una storia da raccontare ai tuoi nipoti!

6.        La maggior parte degli arrestati non era stata mai fermata; tutti chiedevano quando avrebbero potuto telefonare ad un loro parente. Al che rispondevano: “Voi guardate troppi film americani; qui, in Spagna, non avete il diritto di fare delle chiamate esterne”.

7.        Nella Brigata di Rieducazione della Regione di Madrid, situata nel quartiere di Moratalaz, non potevamo sollevare lo sguardo dal suolo a rischio di ricevere dei colpi. Era proprio come nei film di terrorismo, gli sbirri erano tutti incappucciati, ed anche così, ci vietavano di guardarli in faccia quando ci chiedevano di rispondere alle loro domande. Purtroppo, la realtà ha superato la finzione.

8.        Gettato per terra, con le manette ai polsi, faccia a terra, un altro compagno ha fatto presente che aveva dei problemi cardiaci, che era stato operato e che prendeva dei medicinali. Ha chiesto di essere trasportato in ospedale; gli agenti, prendendolo in giro, gli hanno rifiutato ogni assistenza sanitaria. Due ore dopo, un superiore si è deciso a chiamare il SAMU che è arrivato un’ora più tardi. Gli sbirri trovavano la situazione divertente e hanno deciso di chiamare il nostro compagno “il sig. Infarto”, aggiungendovi altri commenti ironici. Finalmente è stato trasportato in ospedale, dove gli hanno fatto una flebo e dato dei medicinali. Riportato in prigione, gli hanno confiscato i medicinali dicendogli che, quando ne avrebbe avuto bisogno, bastava chiederli. Dopo alcune ore, c’è stato un cambio di squadra. Nessuno aveva informato la nuova squadra di questo caso, così, nel momento in cui il nostro amico doveva prendere una nuova dose, gliel’hanno negata. Ha avuto perciò una crisi di panico e hanno finito per accettare la sua richiesta solo due ore dopo durante le quali noi altri detenuti non abbiamo smesso di gridare per chiedere che lo soccorressero.

9.        All’inizio molti di noi erano molto impauriti e, in un primo tempo, non abbiamo voluto che si avvertissero i nostri parenti o un medico. Ma dopo lo shock iniziale, abbiamo sollecitato questi diritti, ma uno dei responsabile del commissariato di Moratalaz ha gridato queste gentili parole: “Banda di finocchi, piccoli merdosi dei miei coglioni, vi do un tale calcio in culo da farvelo uscire per bocca. Prima non avete voluto che la mamma fosse avvertita e adesso, dopo 5 minuti, lo volete; ma dove credete di stare, banda di coglioni? Andate a farvi fottere!

10.    Durante tutti gli spostamenti in vettura conducevano di proposito in modo così spericolato, a grande velocità, con grandi sterzate e facendo stridere i freni che noi, che eravamo dietro nel furgone, sbattevamo contro le porte ed i tramezzi.

11.    Infine, ecco qualche altro esempio delle vessazioni e delle intimidazioni psicologiche che ci hanno fatto subire:

  • ad uno di noi hanno detto: “sei stato fortunato, ti avrei potuto mettere due palle nello stomaco”;
  • mentre ci trascinavano verso l’alto della scala, dicevano: “potremmo gettarli dalla finestra, sono solo dei «rossi di merda»”;
  • abbiamo anche assistito a maltrattamenti e ad atteggiamenti razzisti nei confronti di altre persone fermate;
  • hanno negato di fornire delle protezioni igieniche ad una compagna che ne aveva bisogno;
  • hanno alterato la nostra nozione del tempo perturbando il nostro ciclo del sonno;
  • non hanno smesso di burlarsi della scelta vegetariana di alcuni di noi, additandoci così: “guarda, è quella la vegetariana”; “normale, con questa bocca da funerale che si ritrova”. E’ superfluo dire che al momento di mangiare non hanno tenuto conto di questa scelta. Inoltre, hanno detto che non c’era molto da mangiare e - rivolgendosi alle ragazze - che “con questa dieta, sarete buone a fottere questa estate”.

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