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Come reazione alla degenerazione incarnata dallo stalinismo e vittime delle menzogne sparse dalla borghesia, molti operai sono convinti che la rivoluzione russa fosse “marcia dall’interno” e che i bolscevichi avessero profittato dei lavoratori per impadronirsi del potere. (1) Questa visione della borghesia non fa che applicare alla rivoluzione russa ciò che è sempre stata la sua visione della politica: la menzogna e la manipolazione delle masse. Ma il corso degli avvenimenti successivi all’insurrezione d’Ottobre è disciplinato dalle “leggi storiche” delle rivoluzioni proletarie e non dal machiavellismo proprio della borghesia: “In ciò, la rivoluzione russa non ha fatto che confermare l’insegnamento fondamentale di qualsiasi grande rivoluzione, la cui legge vitale si formula così: occorre avanzare molto rapidamente e risolutamente, rovesciare con mano di ferro tutti gli ostacoli, porre gli obiettivi sempre più lontano, se non si vuole ben presto essere riportati al fragile punto di partenza né essere schiacciati dalla controrivoluzione.” (2)
Il formidabile tesoro di esperienze, fatte tra febbraio e ottobre 1917, mostra ai lavoratori che è possibile distruggere l’apparato dello Stato borghese. E la tragedia della degenerazione di questa rivoluzione contiene a sua volta un’altra lezione altrettanto importante: la rivoluzione proletaria può trionfare solo estendendosi all’insieme del pianeta.
1. Purtroppo, la delusione terribile che produsse il fallimento della rivoluzione ebbe come conseguenza lo sviluppo, da parte dei rivoluzionari, di teorie come il consiliarismo, che vede nella rivoluzione russa soltanto una rivoluzione borghese e che presenta il partito bolscevico come un partito borghese. Ma anche il bordighismo, che vede una doppia natura (allo stesso tempo borghese e proletaria) della rivoluzione russa, è un’espressione dello stesso fenomeno. Vedere le nostre critiche di queste concezioni nell’opuscolo.
2. Rosa Luxemburg, La Rivoluzione russa.