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Che siano “autoritari” o “democratici” tutti gli Stati in concorrenza fra loro e i loro dirigenti cercano dappertutto di imporre sacrifici ai proletari in nome della “indispensabile economia di guerra”.
Che si tratti della Russia di Putin, della Cina di Xi Jinping, degli Stati Uniti di Trump o dell’Unione Europea di Von der Layen la parola d’ordine è “è l’ora del riarmo”! Il nuovo cancelliere tedesco lo dice chiaramente: “ormai bisogna applicare alla nostra difesa la seguente regola: costi quel che costi!”. Il presidente Macron a sua volta vuole “rinforzare i nostri eserciti il più rapidamente possibile”, come il Primo ministro Britannico Starmer che annuncia spese militari “inedite dalla fine della guerra fredda”. La piccola Italia non vuole essere da meno e la Meloni annuncia orgogliosa di “aver portato la spesa militare al 2% del PIL”!
Una intensa propaganda bellicista e militarista
Per imporre queste spese colossali, in piena crisi economica e finanziaria, sullo sfondo di deficit statali enormi, la strategia più efficace resta il ricorso alla paura: “Chi può credere che la Russia di oggi si fermerà all’Ucraina?” (Macron). Non bisogna “ad ogni costo dissuadere dei tiranni come Vladimir Putin?” (Starmer)
In realtà, in questo capitalismo decadente, tutti gli Stati sono imperialisti, piccoli o grandi, aggrediti o aggressori, tutti non difendono altro che i freddi interessi del loro capitale nazionale. Sono tutti dei gangster, avidi mostri che quando non sguazzano già nel sangue dei civili che spargono senza vergogna si preparano alle future carneficine che avranno freddamente deciso. E, come sempre, questi guerrafondai prendono tutte le precauzioni per giustificare cinicamente la mostruosità delle loro barbare imprese, sempre in nome della “pace” e dei “valori”! Putin non dice di stare combattendo dei “nazisti”? Il ministro francese dell’economia, Eric Lombard, non difende una “economia di pace” democratica per acquistare i suoi strumenti di morte?
Dappertutto la classe operaia è sottomessa a questa intensa propaganda, al rullo compressore mediatico che cerca di convincere con discorsi nauseabondi che le spese militari si “rendono necessarie” e che la produzione di armi deve “inevitabilmente aumentare”. E questo per delle ragioni presentate dappertutto come « etiche »! Fioriscono quindi i sondaggi, concepiti per misurare, manipolare e alimentare la stessa retorica volta a persuadere la gente a “difendere il proprio paese”!
Sostenere che la guerra e la militarizzazione della società sono un “male necessario”, qualcosa di sensato, contro cui non si può fare niente al rischio di massacri ancora più grandi, è una odiosa menzogna. La militarizzazione e la guerra sono sempre il frutto delle decisioni barbare della classe dominante e l’espressione stessa del vicolo cieco in cui sprofonda sempre più il sistema capitalista in decomposizione. Le guerre mondiali di ieri, come gli orrendi massacri nella Striscia di Gaza o in Ucraina di oggi, sono il prodotto non della “follia” di questo o quel dirigente, ma l’espressione dell’impasse storica in cui si trova il sistema capitalista, della sua incapacità di proporre altra cosa che non sia trascinare la classe operaia e l’intera umanità in distruzioni sempre più vaste, apocalittiche. Quello che si nasconde dietro tutti i bei discorsi di “pace” non è né più né meno che la trasformazione di territori sempre più estesi in campi di rovine, in nuove Ucraine, Siria o Palestina!1
Ancora attacchi antioperai
Tutta questa agitazione bellica alimenta a sua volta la stessa corsa agli armamenti e dappertutto i governanti chiedono alla classe operaia di pagarne la fattura. I bilanci militari previsti in Europa superano già il 2% del Prodotto Interno Lordo attuale. Il piano europeo, “ReArm Europe” prevede di impegnare 800 miliardi di euro per l’acquisto di armi da guerra. La Germania da sola prevede di spendere 1000 miliardi di euro per la sua difesa. La legge di programmazione militare 2024-2030 in Francia prevede una somma di 413 miliardi. Il 2% del PIL italiano promesso da Meloni a Trump vale 40 miliardi in un anno!
Tutto ciò gli sfruttati cominciano a risentirlo in termini di attacchi alle loro condizioni di vita. Martellandoci con l’idea che non si può più contare sui “dividendi della pace”, la borghesia prepara il terreno per farci accettare sacrifici al servizio di massacri di massa. Al di là della propaganda la prospettiva è quella di massicci attacchi sul piano sociale: salute, pensioni, istruzione… Per il segretario generale della NATO, Mark Rutte, “non si può più aspettare […]. I paesi investono fino a un quarto del loro PIL in pensioni, sanità o sicurezza sociale. Noi abbiamo bisogno di una piccola parte di questo denaro per rafforzare la nostra difesa.” Quello che questo signore si guarda bene dal dire è che questa “piccola parte”, prelevata da un sistema già esangue, non può che impoverire ancora di più milioni di persone. Si tratta di un cinico eufemismo per nascondere questi attacchi. Quello che ci viene presentato come fonte di una “ricollocazione industriale” per “promuovere l’occupazione” è anch’esso un sinistro imbroglio finalizzato a giustificare la produzione di armamenti che si farà al prezzo di una fuga in avanti nel debito, lo scoppio di una recessione mondiale, ma anche di una intensificazione dello sfruttamento e di una degradazione generale delle condizioni di vita dei proletari. Se delle imprese di armamenti potranno certamente trarne dei vantaggi momentanei, dal punto di vista globale l’economia sarà sprofondata in un immenso spreco di risorse e di capitali sterilizzati in un ammasso di armi improduttivo. Queste armi nel migliore dei casi sono destinate ad arrugginirsi, nel peggiore ad uccidere e distruggere, generalizzando la politica della “terra bruciata”! In breve questo significa una svalorizzazione fortemente accresciuta di capitale che già genera inflazione, attacchi e miseria operaia!
La lotta di classe, una necessità vitale
Questa situazione da incubo non deve essere accettata dalla classe operaia. Noi, come classe, non possiamo che denunciare tutti i preparativi di guerra e tutti i discorsi finalizzati a mobilitare il proletariato e la popolazione dietro la “nazione” per una presunta “pace” e per la difesa di presunti “valori democratici”. La classe operaia deve diffidare e combattere in particolare i suoi falsi amici a sinistra e all’estrema sinistra che fanno i discorsi più subdoli. Essi alimentano così gli ostacoli alla presa di coscienza operaia proponendo false alternative che sono altrettante trappole ideologiche: che sia con le mobilitazioni pacifiste, che servono a gettare un velo sulle responsabilità del capitalismo, o spingendo chiaramente per il sostegno di un campo militare, giustificando il massacro in nome del “male minore”2. Le trappole della mistificazione democratica sono tanto più pericolose perché sfruttano un sentimento reale di collera in reazione a diversi attacchi, come le numerose manifestazioni del 5 aprile negli Stati Uniti canalizzate sul terreno anti-Trump o anti-Musk. Le stesse trappole scattano appoggiandosi su una serie di movimenti popolari di protesta in un buon numero di paesi, come Turchia, Serbia o Corea del Sud. L’obiettivo è quello di spingere gli operai verso il voto o verso i partiti borghesi di opposizione, facendo loro credere che sarebbe possibile organizzare la società capitalista in maniera più umana e giusta, cosa che è una grossa menzogna: il capitalismo non può più essere “progressista”, usurato com’è non ha più niente da offrire! È in totale fallimento e sempre più distruttore.
I miasmi della sua decomposizione e la frammentazione sociale che provoca sono anch’essi utilizzati a questi fini ideologici dalla classe dominante per cercare di cloroformizzare, oscurare la ricerca della sola prospettiva possibile, quella che ci viene dall’esperienza del movimento operaio e della lotta di classe: quella del comunismo.
In tutta evidenza la borghesia cerca di mascherare che la militarizzazione va necessariamente di pari passo con gli attacchi antioperai. Non è che su un terreno di classe, nella dinamica delle lotte operaie contro gli attacchi attuali e quelli che verranno, che il proletariato potrà sviluppare la sua forza e la sua presa di coscienza del fallimento del capitalismo. La sola uscita per offrire la prospettiva di una società alternativa possibile è quindi rifiutare e rigettare in blocco le campagne ideologiche borghesi, combattere ogni logica imposta dal capitale e lottare contro questo mostro sanguinario.
WH, 5 aprile 2025
1 Le manovre militari e le provocazioni della Cina di inizio aprile intorno a Taïwan, come risposta alle decisioni irrazionali e alle recenti provocazioni di Trump sui dazi doganali e sulle sue intenzioni imperialiste, lo attestano con brutalità.
2 E’ quello che spinge, per esempio, dei gruppi di estrema sinistra a sostenere apertamente i massacri di Hamas in nome dell’”anticolonialismo”