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Giugno e luglio 2016 rimarranno nella nostra memoria come mesi sanguinosi, per aver fatto precipitare l’Occidente nella paura. Il 12 giugno, 49 persone sono state uccise in un locale gay a Orlando, in Florida. Il giorno successivo, il 13, un poliziotto e la sua ragazza sono stati assassinati nei pressi di Parigi da un uomo che aveva promesso fedeltà allo Stato Islamico (ISIS, Daesh). Il 14 luglio un uomo si lancia alla guida di un camion in mezzo alla folla a Nizza, uccidendo 84 persone, tra cui diversi bambini e causando più di 330 feriti. L'attentato viene rivendicato dall'ISIS. Il 18 luglio, in Germania, un 17enne ferisce cinque persone, due gravemente, in un treno locale attaccando con un'ascia e un coltello. L'ISIS rivendica l'attacco. Il 22 luglio esplode una sparatoria in un centro commerciale di Monaco di Baviera: 10 persone muoiono. Anche in questo caso il tiratore è molto giovane (18 anni). Il 24 luglio un altro attacco a colpi di machete in Germania: a 21 anni uccide una donna in un ristorante Reutlingen e corre via, ferendo altre persone nel suo percorso. Il 24 luglio un rifugiato siriano di 27 anni si fa esplodere nel centro di Ansbach, nei pressi di un festival di musica all'aperto. Il 26 luglio, vicino a Rouen, un prete viene ucciso nel corso di una presa di ostaggi realizzata in una chiesa in nome del Daesh.
Nel centro delle principali nazioni capitaliste la barbarie assume ormai un’ampiezza incredibile. In un mondo deliquescente, in cui parti sempre più grandi di esso precipitano nei traffici, nella guerra e nel terrorismo[1], l'Europa si presentava come un'oasi di pace dal 1945. Si trattava così di proteggere al meglio la fortezza, a colpi di muri e filo spinato, dalla barbarie “straniera”, cioè in realtà, dagli effetti di scontri sanguinosi in cui eserciti e bombe delle grandi potenze democratiche sono particolarmente attivi. Ma ora l'orrore ritorna come un boomerang per colpire il cuore storico del capitalismo. Non solo i conflitti globali oltrepassano il muro di Schengen, ma la violenza accumulata e interiorizzata da una parte della popolazione “locale” ora esplode. Così quest’estate, in particolare in Germania, simbolo di stabilità e prosperità, l'atmosfera è diventata soffocante. La descrizione del politologo tedesco Joachim Krause è edificante[2]: “Venerdì [durante il massacro di Monaco] si è potuto osservare come ci sia un clima di paura. Quando le persone hanno saputo che era avvenuto un attacco in un centro commerciale nel nord-ovest di Monaco, si sono verificate scene di panico nelle piazze del centro città, cioè a diversi chilometri dalla la scena del crimine. A Karlsplatz, la gente è fuggita in massa a causa di una presunta sparatoria. Nella birreria Hofbräuhaus, le persone sono fuggite attraverso le finestre quando è corsa la voce che un terrorista islamista era entrato nello stabile”.
Questo clima di panico è chiaramente il risultato della politica deliberata dello stato maggiore di Daesh, assetato di vendetta.[3] L'ISIS mira a destabilizzare i suoi nemici imperialisti terrorizzando le popolazioni. Ma l'elenco degli atti violenti di giugno e luglio rivela un problema ancora più ampio e profondo. Nessuno di questi omicidi è stato commesso da un soldato addestrato da Daesh, anzi, ben lontano da lì. Ragazzi appena usciti dall’infanzia che si sentivano esclusi. Un padre di famiglia violento che stava vivendo molto male il divorzio. Un rifugiato il cui governo ha rifiutato la regolarizzazione. Le loro traiettorie e origini sono diverse: alcuni sono nati e cresciuti in Europa, altri in Medio Oriente o in Oriente. Quasi tutti si sono “radicalizzati” dopo un po’ e senza un legame diretto con l’ISIS, a parte qualche video su internet; addirittura in qualche caso i crimini non hanno avuto alcun legame con lo jihadismo, come la fucilata a Monaco di Baviera, effettuata da un fanatico di estrema destra affascinato da Hitler o l'attacco con un machete al ristorante di Reutlingen, rivelatosi alla fine come delitto passionale. L’odiosa propaganda Jihadista pertanto non spiega tutto; al contrario, il successo della sua influenza è essa stessa il prodotto di una situazione nauseabonda molto più grave e storica. Quale forza distruttiva e mortale spinge questi individui dalle motivazioni così diverse ad agire? E perché ora? Ci spiega tutto l’imbarbarimento della società su scala globale?
Il Capitalismo è un sistema di terrore
Questi giovani assassini non sono mostri. Sono esseri umani che commettono atti mostruosi. Sono nati da una società malata, morente a livello mondiale. Il loro odio e la loro furia omicida sono stati prima coltivati sotto il terrore costante determinato dai rapporti sociali capitalistici, poi si sono liberati sotto la pressione dello stesso sistema esploso, generando una serie di atti spregevoli. In effetti il capitalismo è intrinsecamente basato sul terrore. Lo sfruttamento è inconcepibile senza violenza, organicamente inseparabili fra loro. Come la violenza non può concepirsi al di fuori dello sfruttamento, così quest’ultimo non si può avere senza violenza. Ma il capitalismo da oltre un secolo è un sistema decadente [4]. Non potendo più offrire un vero futuro per l'umanità, mantiene la sua esistenza attraverso l'uso della violenza più sistematica e diretta sia ideologicamente che psicologicamente e fisicamente. Lo scoppio della prima guerra mondiale e la sua carneficina, nell'agosto 1914, ne sono un esempio eloquente. Così la violenza, legata allo sfruttamento, acquista nuove caratteristiche. E non è qualcosa di accidentale o secondario, ma diventa una condizione permanente a tutti i livelli della vita sociale. “Permea tutti i rapporti, penetra tutti i pori della società, sia in generale che a livello personale. A partire dallo sfruttamento e dalla necessità di sottomettere la classe operaia, la violenza s’impone in maniera massiccia in tutti i rapporti tra le diverse classi e strati della società, tra i paesi sviluppati e sottosviluppati, tra gli stessi paesi industrializzati, tra l'uomo e la donna, tra genitori e figli, tra insegnanti e studenti, tra gli individui, tra governanti e governati; si specializza, è strutturato, si concentra come corpo separato: lo Stato, con il suo esercito permanente, la sua polizia, le prigioni, le sue leggi, i suoi funzionari e torturatori, tende a elevarsi di sopra della società dominandola. Al fine di garantire lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, la violenza diventa la prima attività della società, per la quale essa spende una parte sempre più grande delle proprie risorse economiche e culturali. La violenza diventa cultura, come l’arte o la scienza. Una scienza applicata, non solo a livello militare, alla tecnica delle armi, ma in tutti i settori, a tutti i livelli, dall'organizzazione dei campi di concentramento, alle camere a gas, all'arte dello sterminio rapido e massiccio di intere popolazioni, alla creazione di vere e proprie università reali della tortura scientifica, psicologica, dove si qualificano una serie di laureati e di torturatori diplomati e patentati. Una società che non solo “gronda di fango e di sangue da tutti i pori”, come notava Marx, ma non può vivere o respirare per un attimo fuori da un ambiente avvelenato e cadaveri puzzolenti, morte, distruzione, uccisione, sofferenza e tortura. In una tale società la violenza, essendo giunta all'ennesima potenza, diventa terrore.”[5]
In altre parole, il capitalismo porta il terrore come la nuvola porta la tempesta[6].
Il Capitalismo nega il valore della vita
Tutti questi atti di barbarie commessi nelle ultime settimane sono la negazione della vita, degli altri come della propria. Ma l'ideologia del Daesh, come quella dell’estrema destra, in nome della quale sono stati commessi questi attacchi, rappresenta una caricatura sanguinosa della mancanza di valore attribuito alla vita dall'intero capitalismo. Le guerre scatenate da tutti i maggiori Stati ne sono la prova più evidente. Come il contrasto tra la ricchezza opulenta accumulata in poche mani e la miseria che porta alla fame e alla morte milioni di persone. Come i farmaci ottenuti con la più alta conoscenza umana che non possono essere distribuiti a causa del profitto. Come quelle merci ricercate, illuminate, riscaldate o raffreddate, a seconda del bisogno, mentre milioni di persone vivono nella privazione più semplice. Nel film “Tempi moderni” di Charlie Chaplin, c'è questa scena mitica in cui Charlot è maltrattato da un robot impazzito programmato per lavare, vestire e dargli da mangiare, preparandolo nel modo più efficiente e rapido possibile per andare a lavorare in fabbrica. Si tratta di una critica umoristica ma feroce del mondo capitalista nel suo complesso, non solo delle sue fabbriche, perché è nella vita di tutti i giorni, in ogni aspetto della vita, che l'uomo viene trattato come un oggetto. Non viviamo più secondo i nostri bisogni fisici, psicologici e sociali. Tutto è ritmato, organizzato, progettato in base alle esigenze del capitale. Lo sfruttamento capitalista chiede sempre più all'umanità di negare se stessa per essere incorporata nella macchina. Questa automazione dell’uomo porta all'esclusione di coloro che non possono adattarsi a questo ritmo infernale e umiliante. Con le conseguenti emarginazione, umiliazione, sentimento d’inferiorità e molte altre grandi sofferenze, rafforzate dalla stigmatizzazione di questi “disadattati”, da parte dello Stato, dalla repressione delle forze di polizia o dei pretesi organismi “sociali”. In questo risiedono alcune delle più profonde radici dell’odio e dello spirito di vendetta suicida.
Individui senza speranze né morale: ecco il terrorismo
Il terrore e la negazione del valore della vita, questo è il terreno capitalista su cui crescono questi individui che diventano terroristi. Talvolta schiacciati materialmente, senza alcun futuro, vegetando in un ambiente senza orizzonti, muovendosi in una mediocrità quotidiana, questi individui sono nella loro disperazione facile preda di tutte le mistificazioni più sanguinose (Daesh, pogromisti, razzisti, Ku Klux Klan, bande fasciste, gangster e mercenari di ogni genere, etc.). In questa violenza, trovano “il compenso di una dignità illusoria al loro reale declino, che il capitalismo accresce di giorno in giorno. Questo è l'eroismo della codardia, il coraggio dei vigliacchi, la gloria della mediocrità sordida. È in questi ranghi che il capitalismo, dopo averli portati a privazioni estreme, recluta i propri eroi del terrore”[7].
L'attacco del 14 luglio a Nizza rivela cosa si nasconde dietro a tutti gli altri: l'odio e la sete di omicidio di individui repressi. Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, l'uomo che ha ucciso con un camion decine di persone a Nizza, è descritto dalla sua famiglia come ultra-violento, sofferente di “crisi” in cui “ha distrutto tutto”. La sua ex-moglie lo ha lasciato proprio per questa aggressività. Ma per colpire così deliberatamente per diversi minuti uomini, donne e bambini serve molto di più: una vera e propria disintegrazione psichica. In un atto del genere, tutti i divieti fondamentali della società umana vengono frantumati. Quest'uomo ha interiorizzato tutta la violenza del capitalismo subendola prima, esternandola poi in un'esplosione distruttiva. Tali assassini di massa esistono da decenni negli Stati Uniti. La strage in college e università americane sono regolarmente di attualità; ogni volta i tiratori sono giovani che si sentono esclusi ed emarginati dal sistema scolastico, stigmatizzati dai loro coetanei e insegnanti. L'ideologia Daesh non è quindi la causa principale di questi atti barbarici. E' perché il sistema aveva prodotto già prima queste persone frustrate e assetate di vendetta che essi sono attratti dalle idee di odio e irrazionali dell'ISIS e affascinati dalle armi. Ed è proprio in questa fase che l'ISIS assume un ruolo importante: permette a questi individui di legittimare la loro barbarie. Fa credere loro di poter vendicare le proprie vite fallite e resuscitare i propri morti. Consente di liberare i peggiori impulsi omicidi generati dalla società.
Questa successione di atti barbarici è ancora più traumatizzante per la popolazione, nella quale sempre più numerose sono le vittime, fra rifugiati ed ex-combattenti (dai soldati di eserciti democratici, ai mercenari al servizio di aziende private, sino a tanti giovani partiti per Daesh, Al Qaeda, Aqmil) che ritornano indietro segnati da sindrome da stress post-traumatico. Questa parte della popolazione, affetta da danni psicologici e bloccata nei peggiori incubi, subisce la violenza degli attacchi come orribile riproposizione dei propri ricordi. La spirale qui diventa un inferno: perché queste persone vittime della paura e dell'odio generano comportamenti irrazionali che a loro volta producono ulteriori sofferenze e traumi.
Un aggravamento della decomposizione del capitalismo
La proliferazione di tali attacchi, il fatto che un paese come la Germania è a sua volta interessato e che i terroristi provengono spesso dall’Europa, la dice lunga sul notevole peggioramento della situazione sociale a livello internazionale. Le ragioni sono molteplici:
● I conflitti imperialisti del post settembre 2001, dall'Afghanistan all'Iraq, hanno destabilizzato tutto il mondo, in particolare il Medio Oriente. Queste guerre hanno alimentato l'odio e la vendetta[8].
● La crisi economica globale del 2007/2008 non ha prodotto solo povertà: ha causato una grande ondata di ansia per il futuro; ha reso il mondo apparentemente ancora più incomprensibile con fallimenti bancari e crolli del mercato azionario. Ha rovinato milioni di risparmiatori che hanno perso fiducia nella moneta che, nel capitalismo, rappresenta uno dei più forti legami sociali. In breve, questa crisi economica ha reso il mondo sempre più incerto del suo futuro, causando la più grande paura degli uni con gli altri.
● Le “primavere arabe”, presentate come un’ondata rivoluzionaria nel 2010 e 2011, sono state seguite, in alcuni casi, da un considerevole aumento delle tensioni sociali, dei regimi di tortura e dall'orrore della guerra civile. L'impressione è quindi che una massiccia lotta sociale non può che portare a più caos e che il futuro non può che peggiorare per tutti.
● I gruppi terroristici sono aumentati, a causa delle guerre e tenuti in piedi dai sordidi giochi di alleanze, sostegno e utilizzazione da parte delle grandi potenze[9].
● In fuga da questa barbarie dal Mali all’Afghanistan, passando per il Sudan e persino per il sud della Turchia, milioni di persone cercano di fuggire, mese dopo mese, per sopravvivere. Diventano “rifugiati” che si vedono parcheggiati e spesso respinti. Questi arrivi si verificano contemporaneamente al peggioramento della crisi economica e all'aumento del terrorismo, accrescendo anche la xenofobia.
● E più di ogni altra cosa, mentre aumenta la decadenza del capitalismo e si decompongono i legami sociali, la classe operaia non è in grado per il momento di offrire all'umanità un’altra prospettiva. Incapace di sviluppare la propria combattività e coscienza, la propria solidarietà e fraternità internazionale, essa è la grande assente dalla scena mondiale.
Questa convergenza di fattori e probabilmente anche altri, spiega l'aggravarsi della situazione sociale globale.
La paura, l'odio e la violenza si diffondono oggi come una cancrena. E ogni nuova esplosione, ogni nuovo attacco, a sua volta, alimenta questa dinamica suicida. Lo spirito di vendetta cresce ovunque. Il razzismo, il musulmano che diventa capro espiatorio, fanno parte di questo infernale circolo vizioso. Questa è anche la strategia di Daesh: se la popolazione musulmana è perseguitata, i candidati per la jihad saranno ancora più numerosi. Il pericolo di questa putrefazione della società non è da sottovalutare: spinta fino in fondo, spingerebbe l'umanità alla distruzione.
Quali prospettive?
La borghesia non ha alcuna reale soluzione da offrire per questa drammatica situazione. È vero che le sue frazioni più intelligenti assumono una posizione di tolleranza ed accoglienza, per limitare la diffusione dell’odio ed evitare che la situazione sfugga di mano, come è il caso della Germania, con Angela Merkel in testa. Più numerose sono le frazioni che strumentalizzano paure e odi, giocando all'apprendista stregone, come fa la destra e gran parte della sinistra in Francia. In particolare, le risposte più comuni sono quelle di condurre una guerra feroce e mortale nei confronti del Medio Oriente, di alzare filo spinato sempre più spesso e alto in tutta l’Europa ed il Nord America e militarizzando (pardon: “rendere sicura”) tutta la società, monitorando l'intera popolazione in modo permanente e armando sempre più la polizia. In altre parole, più terrore e odio ancora, ovunque, in ogni momento. Ma fondamentalmente la borghesia non ha nulla da offrire perché il suo obiettivo è di mantenere il proprio sistema, il capitalismo, mentre è esso stesso, nel suo complesso, ad essere obsoleto, decadente e causa di tutti questi mali. Il suo mondo è diviso in nazioni in conflitto fra loro, in classi sfruttate e sfruttatrici, l'operosità si mette in moto solo nell'interesse dell'economia e del profitto e non per la soddisfazione dei bisogni umani, tutti ostacoli che creano oggi decadenza e putrefazione della società. E questo nessun governo al mondo, democratico o dittatoriale, di destra o sinistra, potrà fermare. Piuttosto tutti difenderanno questo sistema così com'è, fino a far agonizzare l'umanità con sofferenze atroci.
L'unico antidoto a questa deriva barbarica sta nello sviluppo massiccio e consapevole della lotta proletaria, che sola può offrire agli individui sfruttati una vera identità, l’identità di classe, una vera comunità, quella degli sfruttati e non quella dei “credenti”, un vera solidarietà, quella che si sviluppa nella lotta contro lo sfruttamento tra lavoratori e disoccupati di tutte le razze, le nazionalità e religioni, contro un vero e proprio nemico da combattere e sconfiggere, non il sacerdote o il Rom ebreo o cattolico o musulmano o disoccupato o rifugiato e nemmeno il banchiere, ma il sistema capitalista. Le lotte operaie che si svilupperanno in tutti i paesi, dovranno sempre più comprendere e sostenere l'unica prospettiva che può salvare l'umanità dalla barbarie: il rovesciamento del capitalismo e l'instaurazione della società comunista.
Camille, 3 agosto 2016
[1] Solo due esempi. Il 28 giugno, 47 persone vengono uccise in un triplice attentato suicida all’aeroporto Internazionale Ataturk di Istanbul. Il 23 luglio, a Kabul, in Afghanistan, un attentato-suicida di 80 morti e 231 feriti.
[2] Professore di politica internazionale presso la Christian Albrecht Università di Kiel e direttore del Policy Istituto politico della sicurezza.
[3] Gran parte del personale di questo stato maggiore è composto per esempio di ex generali del regime di Saddam Hussein messi da parte dall' Armata americana nel 2003. Vedere il nostro articolo sugli attentati di novembre 2015: “Gli attentati a Parigi: abbasso il terrorismo! abbasso la guerra! abbasso il capitalismo!”
[4] Leggere l’articolo “Che cos’è la decadenza?” sul nostro sito francese.
[5] Dal nostro articolo: “Terrore, terrorismo e violenza di classe”.
[6] Ispirato da Jaurès che di fronte alla prima guerra mondiale scriveva: “Il capitalismo porta con sé la guerra come le nuvole portano tempesta.”
[7] In “Terrore, terrorismo e violenza di classe”
[8] “Conducendo queste guerre, seminando morte e distruzione, imponendo il terrore delle bombe e alimentando l'odio in nome della “legittima difesa”, sostenendo questo o quel regime assassino, a seconda delle circostanze, proponendo nessun altro futuro che sempre più conflitti, e tutto questo solo per difendere i loro sordidi interessi imperialisti, le grandi potenze sono le principali responsabili della barbarie mondiale, tra cui quella del Daesh. In tutto questo, quando il cosiddetto “Stato islamico” ha come Santissima Trinità lo stupro, il furto e la sanguinosa repressione, quando ha distrutto ogni cultura (lo stesso odio per la cultura del regime nazista), quando vende delle donne bambine, a volte per i loro organi, non è nient’altro che una forma particolarmente caricaturale, senza artifici o cosmetici, della barbarie capitalista di cui sono capaci tutti gli Stati del mondo, tutte le nazioni, grandi o piccole.” (Da “Attentati a Parigi: abbasso il terrorismo! Abbasso la guerra! Abbasso il capitalismo!”).
[9] “L'ISIS è composto dalle fazioni più radicali sunnite e quindi nemico principale della grande nazione dello sciismo: l'Iran. Ecco perché tutti i nemici dell'Iran (Arabia Saudita, Stati Uniti, Israele, Qatar, Kuwait ...) hanno talvolta sostenuto politicamente, finanziariamente e militarmente Daesh. Anche la Turchia ha supportato lo stato islamico, utilizzandolo contro i curdi. Questa alleanza di circostanza ed eclettica dimostra che non sono le differenze religiose i reali motivi del conflitto, ma le questioni imperialiste e gli interessi nazionali capitalistici che determinano principalmente le fratture, trasformando le ferite del passato in odio moderno.” (Ibidem).