Tianjin: imparare da ogni cosa, non dimenticare niente

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Pubblichiamo qui la reazione di un nostro contatto in spagna che esprime bene l'indignazione e la collera che tutti i proletari e i rivoluzionari devono sentire di fronte a questo avvenimento che ha provocato la morte e intossicato centinaia di operai in Cina (dove un'altra esplosione, il 23 agosto, in una fabbrica di prodotti chimici nel sud del paese, vicino alla città di Zibo, ha provocato un altro morto e altri 9 feriti) e che costituiscono, come il nostro simpatizzante dice, un odioso assassinio perpetrato dal sistema capitalista in fase di decomposizione.

Questa denuncia è tanto più necessaria perchè questo tragico avvenimento sta alimentando una campagna ideologica che punta il dito  sulle sole autorità cinesi, sull'arcaismo e la vetustà delle infrastrutture, sull'incuria e la negligenza dei “regimi dei paesi dell'Est”, esattamente come al momento della catastrofe di Chernobyl di sinistra memoria. Si fa anche conto sulla “dimenticanza delle masse” per cercare di oscurare il fatto che le testimonianze implacabili delle catastrofi strettamente legate alla follia del capitalismo e alla sua insaziabile avidità di profitti marcano i drammi dei paesi situati nel cuore stesso del sistema capitalista, da Fukushima alla fabbrica AZF di Tolosa, passando per Seveso o Three Mile Island. Sì, nelle loro lotte e con la loro determinazione a battersi contro il capitalismo il proletari devono “apprendere da ogni cosa” e “non dimenticare niente”...

Il 12 agosto scorso, alle 22 e 50, veniva segnalato un piccolo incendio nei depositi del quartiere di Bihai, nella città portuale di Tianjin, in Cina. Dei pompieri si portano sul posto. Una quarantina di minuti più tardi avveniva una esplosione terrificante, equivalente a quella di 3 tonnellate di TNT, e qualche secondo dopo un'altra brutale esplosione, equivalente questa volta a 21 tonnellate di TNT, che è stata rilevata anche dai satelliti che girano intorno alla terra.

Come si è potuta produrre una tale esplosione? Questi depositi non erano dei depositi qualsiasi, si trattava di capannoni dove erano stipati prodotti pericolosi pari a più di 3.000 tonnellate di prodotti potenzialmente nocivi per l'essere umano, situati in una zona industriale, dove, ovviamente, vivono solo operai. Presumibilmente, il carburo di calcio stoccato lì ha potuto provocare una reazione esplosiva mescolandosi con l'acqua riversata dai pompieri che cercavano di spegnere l'incendio, trasformandosi così in acetilene esplosivo. L'esplosione di questo acetilene avrebbe fatto da detonatore sufficiente a innescare una reazione a catena tra gli altri prodotti stoccati, provocando un'esplosione molto più forte. Per il momento il bilancio provvisorio è di 114 morti e, inizialmente, 720 persone sono state ricoverate in ospedale. Bisogna infine aggiungere che il deposito conteneva 700 tonnellate di cianuro di sodio, una sostanza altamente tossica per l'essere umano, che si è liberato e ha contaminato tutta la zona.

Ma al di  là delle cifre, delle cause tecniche della catastrofe, degli eventi e dei fatti, una cosa viene accuratamente nascosta: è la logica inumana del capitale che ha portato un nuovo colpo alla classe operaia che paga con il suo sangue, è questo nuovo oltraggio a tutta l'umanità che continua a vivere su questo pianeta. Nel 1915, nel suo opuscolo Il nemico è nel nostro paese, il rivoluzionario Karl Liebknecht già diceva: “I nemici del popolo contano sulla dimenticanza delle masse, ma noi combattiamo la loro speculazione con la seguente parola d'ordine: apprendere da ogni cosa, non dimenticare niente, non perdonare niente!”.

Questa indicazione resta oggi assolutamente valida. Perchè esistono depositi di questo tipo, se non a causa della necessità di ridurre i costi di produzione dell'accumulazione capitalista? Perchè degli operai sono obbligati a vivere a fianco di queste mostruose bombe potenziali se non per ottimizzare al massimo lo spazio o ammucchiare una popolazione da sfruttare e sacrificare sull'altare del Moloch capitalista?

Nella sua fase di decomposizione il capitalismo perde quel poco di controllo e di funzionamento “ragionevole” che gli restava. E' per questo che invia dei pompieri a spegnere un incendio con estintori ad acqua in un deposito pieno di sostanze che potevano reagire con violenza a contatto con essa.

Così il capitalismo ha perduto allo stesso tempo i suoi magazzini, le sue infrastrutture industriali e si è anche fermata l'attività di un porto per il quale transitavano il 40% dei veicoli importati; il gigante dell'industria mineraria BHP Billiton ha dovuto sospendere ogni sua attività portuale; la Renault ha perduto 1500 vetture, la Hyundai 4.000; Toyota e John Deere sono stati costretti ad interrompere la loro produzione; 17.000 edifici sono danneggiati, ecc. La follia capitalista dell'accumulazione si è rivoltata come un gigantesco boomerang e il capitalismo dimostra ogni volta di più la sua incapacità  a perpetuare il suo modo di produzione.

Ma se la borghesia ha subito dei danni in questa catastrofe, provocata dal  mostro sanguinario su cui cavalca, quelli che hanno perduto di più sono i proletari. Cosa conta tutta la produzione industriale di Toyota, John Deere e BHP Billiton a confronto della vita di un solo proletario? A confronto con tutti gli operai che si sono ritrovati senza alloggio e, ancor peggio, con gli operai che l'infame governo cinese cerca di rialloggiare in un perimetro completamente contaminato dal cianuro? Niente!

Di fronte a questa dura realtà, di fronte a queste umiliazioni continue da parte della borghesia e del governo cinese, ci sono state delle deboli proteste. Ma soprattutto si tratta di proteste immerse in un pantano di democraticismo e di legalità, che puntano sul fatto che non si conosceva la natura dei prodotti immagazzinati mentre lo si sarebbe dovuto sapere, che questi erano troppo vicini, che non rispettavano le norme di sicurezza previste dalla legge...

In Cina si deve ancora alzare un vera voce proletaria, una voce che dica chiaramente: no all'assassinio dei nostri fratelli di classe, no a queste condizioni di vita, una vita da servi e umiliante vissuta in città-fabbriche, no alla immonda logica del capitale!

In sostanza, deve alzarsi una voce che parli di quello che resta di umano nell'uomo. Perciò, noi vogliamo, noi dobbiamo essere questa voce che afferma: “Imparare da ogni cosa, non dimenticare niente! Non perdonare niente! Tianjin è un assassinio!”

Comunero, 24 agosto 2015

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Cina