Internazionalismo

“Action Week” a Praga: L’attivismo è un ostacolo per la chiarificazione politica

Tra il 20 e il 26 maggio si è svolta a Praga una “settimana di azione” sul tema: “Insieme contro le guerre capitaliste e la pace capitalista” che ha riunito gruppi e individui provenienti da diversi paesi, tra cui Russia, Ucraina, Bulgaria, Serbia, Repubblica Ceca, Ungheria, Svizzera, Spagna, Italia, Gran Bretagna, Argentina...

Di fronte alla crisi e all'austerità la classe operaia alza la testa in tutto il mondo!

Gli scioperi generati da un'immensa rabbia in Gran Bretagna lo scorso giugno, dopo decenni di attacchi subiti e di difficoltà a rispondervi, hanno segnato un netto cambiamento di mentalità nella classe operaia: “Quando è troppo è troppo!”. Le grandi manifestazioni contro la riforma delle pensioni in Francia, il moltiplicarsi di scioperi e manifestazioni in tutto il mondo confermano la realtà di una vera rottura: i proletari si rifiutano di subire nuovi attacchi senza reagire!

Contro la guerra imperialista in Ucraina

Di fronte ai gravi sviluppi della guerra imperialista in Ucraina, la CCI ha risposto con un volantino internazionale, IL CAPITALISMO È GUERRA, GUERRA AL CAPITALISMO!, denunciando la barbarie del conflitto e le bugie ipocrite della classe dominante in entrambi i campi, e insistendo sul fatto che lo sviluppo della lotta di classe in tutti i paesi è l’unica via d’uscita dall’incubo di questo sistema in putrefazione.

Lo sciopero di febbraio 1941 nei Paesi Bassi: solidarietà di classe contro la persecuzione razzista

Nei recenti articoli[1], abbiamo mostrato come il movimento Black Lives Matter (BLM) si situa su un terreno completamente borghese, con vaghe rivendicazioni come "la parità dei diritti", "trattamento equo" o alcune più specifiche come "non finanziare la polizia". In nessuna maniera, neanche minimamente, questo movimento di protesta è stato capace di mettere in discussione i rapporti di produzione capitalistici che stabiliscono la subordinazione e l'oppressione della classe operaia come uno dei pilastri del dominio capitalista.

Volantino internazionale di bilancio sui movimenti sociali del 2011: dall’indignazione alla speranza!

Pubblichiamo qui un volantino internazionale, che la CCI sta diffondendo ovunque è presente, dove si fa un primo bilancio dei movimenti degli Indignati e degli “Occupy” che si sono sviluppati nel 2011, per contribuire al dibattito sul loro significato e la loro importanza. I due eventi più significativi del 2011 sono stati la crisi globale del capitalismo ed i movimenti sociali in Tunisia, in Egitto, in Spagna, in Grecia, in Israele, in Cile, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna …

L’indignazione ha preso una dimensione internazionale

Le conseguenze della crisi capitalista sono estremamente dure per l’immensa maggioranza della popolazione mondiale: deterioramento delle condizioni di vita, disoccupazione che si prolunga per anni, precarietà che rende impossibile la benché minima esigenza vitale di stabilità, situazioni estreme di povertà e di fame …

Milioni di persone si rendono conto con preoccupazione del fatto che ogni possibilità di “una vita stabile e normale”, di “un futuro per i loro figli” diventa irraggiungibile. Questo ha provocato un’indignazione profonda, ha portato a rompere la passività, a scendere nelle strade e nelle piazze, a porsi delle domande sulle cause di una crisi che, nella sua fase attuale, dura già da oltre cinque anni.

L’indignazione è montata ancora di più per l’arroganza, la voracità e l’indifferenza rispetto alle sofferenze della maggioranza della popolazione di banchieri, politici e altri rappresentanti della classe capitalista. Ma anche a causa dell’incompetenza dei governi di fronte ai gravi problemi della società: le misure che questi prendono non fanno che aumentare la miseria e la disoccupazione senza darvi la minima soluzione.

Il movimento d’indignazione si è esteso a livello internazionale. È nato in Spagna dove il governo socialista aveva realizzato uno dei primi e più duri piani d’austerità; in Grecia, diventata il simbolo della crisi economica mondiale attraverso l’indebitamento; negli Stati Uniti, tempio del capitalismo mondiale; in Egitto ed in Israele paesi situati in uno dei peggiori e più acuti fronti del conflitto imperialista, quello del Medio Oriente.

La coscienza che si tratta di un movimento globale inizia a svilupparsi, nonostante il peso distruttivo del nazionalismo (presenza di bandiere nazionali nelle manifestazioni in Grecia, in Egitto e negli Stati Uniti). In Spagna, la solidarietà con i lavoratori in Grecia si è espressa al grido di “Atene resisti, Madrid si solleva!”. Gli scioperanti di Oakland (California, novembre 2011) proclamavano la loro “solidarietà con i movimenti di occupazione a livello mondiale”. In Egitto è stata approvata una Dichiarazione del Cairo di sostegno al movimento negli Stati Uniti. In Israele, gli Indignati hanno gridato “Netanyahu, Mubarak, El Assad, sono la stessa cosa” ed hanno preso contatto con i lavoratori palestinesi.

Oggi, il punto culminante di questi movimenti è dietro di noi, anche se si vedono apparire nuove lotte (Spagna, Grecia, Messico). E allora molta gente si chiede: a cosa è servita tutta quest’ondata d’indignazione? Abbiamo guadagnato qualcosa? CONTINUA: leggi tutto cliccando sul titolo.

Di fronte all’ondata repressiva a Valencia (Spagna)

Mercoledì 15 febbraio, la polizia ha represso i liceali e gli studenti che avevano bloccato la circolazione in via Xativa a Valencia in occasione della manifestazione contro i tagli di bilancio. Un giovane minatore è stato fermato. Da allora sono seguite manifestazioni ed assembramenti e lo Stato ha risposto con una vera e propria escalation della repressione: 17 persone fermate e trattate in modo umiliante, in particolare le ragazze, insultate rudemente, trascinate per terra … Quelli che si sono raggruppati di fronte al palazzo di polizia di Zapadores sono state vittime di una trappola e sono stati schedati uno ad uno.

Di fronte a tali atti, vogliamo esprimere la nostra solidarietà con tutti gli imprigionati, il nostro sostegno a tutte le manifestazioni di solidarietà che ci sono state, come pure all’atteggiamento degli abitanti della zona di Zapadores

Manifestazione del 15 ottobre a Roma: cos’è che determina un rapporto di forza tra sfruttati e sfruttatori?

Se diamo un titolo così impegnativo a questo articolo è perché la manifestazione del 15 ottobre scorso a Roma degli indignati italiani, e soprattutto la discussione che ne è seguita nei vari canali ufficiali e non, ha sollevato una serie di questioni della massima importanza per la gente che soffre e che vuole lottare contro questa sofferenza, questioni che richiedono un’attenta riflessione.

 

Sinistra comunista ed anarchismo internazionalista: ciò che abbiamo in comune

Da circa tre anni alcuni elementi e gruppi anarchici e la CCI hanno fatto cadere alcune barriere cominciando a discutere in modo aperto e fraterno. L’indifferenza o il rigetto reciproco, aprioristico e sistematico, dell’anarchismo e del marxismo hanno fatto posto ad una volontà di discutere, di comprendere le posizioni dell’altro, di stabilire con onestà i punti di convergenza e di divergenza.

Dietro le rivolte in Egitto e nei paesi arabi, lo spettro dello sviluppo della lotta di classe

Mentre andiamo in stampa, la situazione sociale in Egitto si rivela esplosiva. Milioni di persone sono in strada, sfidando i coprifuochi, il regime statale e la sanguinosa repressione. Contemporaneamente, in Tunisia, il movimento sociale tiene; la fuga di Ben Ali, i rimpasti governativi e le promesse di prossime elezioni non bastano a calmare la profonda collera della popolazione. Anche in Giordania, migliaia di manifestanti esprimono il loro malcontento di fronte alla povertà crescente mentre la contestazione in Algeria è stata puramente e semplicemente soffocata.

I media ed i politici di ogni risma non smettono di parlare della “rivolta dei paesi del Magreb e degli Stati arabi”, focalizzando l’attenzione sulle specificità regionali, sui comportamenti “troppo poco democratici” dei dirigenti nazionali, sull’esasperazione delle popolazioni nel vedere da 30 anni le stesse teste al potere …

Tutto questo è vero! E sicuramente i Ben Ali, Moubarak, Rifai ed altri Bouteflika sono dei gangster, vere caricature della dittatura borghese. Ma questi movimenti sociali appartengono innanzitutto agli sfruttati di tutti i paesi. Le attuali esplosioni di collera a macchia d’olio hanno per sfondo l’accelerazione della crisi economica mondiale che, dal 2007, sta sprofondando tutta l’umanità nella più spaventosa delle miserie.

La classe dominante della Corea del Sud lacera il velo della sua “democrazia”

Abbiamo ricevuto la notizia dalla Corea che otto militanti del “Socialist Workers League di Corea” (Sanoryun) sono stati arrestati e accusati in virtù dell’infame legge della Corea del Sud “Legge di Sicurezza Nazionale”. Questi compagni verranno giudicati il 27 gennaio.

Pubblichiamo qui di seguito la nostra traduzione del discorso pronunciato da uno di questi militanti davanti al tribunale a dicembre. Incoraggiamo i lettori a inviarci i loro messaggi di solidarietà che trasmetteremo ai compagni coreani.

Campagna sulla caduta di Ben Ali: i mass media agli ordini della borghesia democratica

Per settimane tutti gli stati democratici, la Francia in testa, hanno dato la loro cauzione al regime sanguinario di Ben Ali. E’ stato organizzato un black-out quasi totale dell’informazione mentre tutti i governi sapevano perfettamente cosa stava succedendo in Tunisia.

Sanguinosa repressione in Tunisia e Algeria: la borghesia è una classe di assassini!

SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE DI TUTTA LA CLASSE OPERAIA!

Da molte settimane, si assiste in Tunisia ad un sollevamento contro la miseria e la disoccupazione che colpisce particolarmente la gioventù. Ai quattro angoli del paese, manifestazioni di strada, assembramenti, scioperi sono nati spontaneamente per protestare contro il regime di Ben Ali. I dimostranti reclamano pane, lavoro per i giovani ed il diritto di vivere con dignità. Di fronte a questa rivolta degli sfruttati e della gioventù privata di ogni futuro, la classe dominante ha risposto con le pallottole.

Una voce internazionalista in Israele

Questo articolo è stato in origine pubblicato sul sito israeliano di Indymedia e su Libcom.org. È stato scritto da un compagno in Israele che, malgrado faccia parte di una ristretta minoranza, ha sentito il bisogno di rispondere alla febbre patriottica di guerra che è diffusa in Israele e Palestina in seguito all’assalto israeliano su Gaza. La sua decisione di pubblicare una dichiarazione è stata in parte il risultato dell’incoraggiamento e della solidarietà offerta da un certo numero di testi pubblicati su Libcom (inclusi gli stessi membri del collettivo Libcom, la CCI e il gruppo di sinistra comunista turco EKS). Questo è un contributo modesto ma significativo dell’emergere di una reale opposizione al pericoloso nazionalismo che attualmente domina il Medio Oriente. WR, 10/1/09.

Rapporto sulla conferenza in Corea - ottobre 2006

Nel giugno 2006, la CCI ha ricevuto un invito da parte della Socialist Political Alliance (SPA), un gruppo della Corea del Sud che si richiama alla tradizione della Sinistra comunista, di partecipazione ad una "Conferenza internazionale dei Marxisti rivoluzionari"; questa Conferenza si sarebbe tenuta nelle città di Seul e di Ulsan, nel mese di ottobre di questo stesso anno. Eravamo già in contatto con la SPA da circa un anno e, malgrado le inevitabili difficoltà di lingua, abbiamo iniziato delle discussioni, in particolare sulle questioni della decadenza del capitalismo e delle prospettive per lo sviluppo delle organizzazioni comuniste nel periodo attuale.

Una voce internazionalista nelle Filippine

Da qualche tempo la CCI è in contatto con dei compagni nelle Filippine per sostenere lo sviluppo delle idee e dei principi della Sinistra comunista e per promuovere i legami fra i comunisti presenti nelle Filippine ed il resto del movimento internazionalista mondiale (vedi la nostra critica di “Ka Popoy” Lagman pubblicata sul nostro sito in lingua inglese). Le discussioni fra la CCI ed i compagni nelle Filippine ha inoltre portato alla creazione del gruppo “Internasyonalismo”, che pubblica i documenti di discussione, in filippino ed in inglese, su varie questioni teoriche, così come sulla situazione politica nelle Filippine ed a livello internazionale. Incoraggiamo i compagni a visitare il sito web di Internasyonalismo.

Il testo che pubblichiamo qui di seguito è una presa di posizione di Internasyonalismo sul significato del 1° Maggio. Noi condividiamo nel complesso il contenuto di questa presa di posizione, ma soprattutto salutiamo il risoluto spirito internazionalista in essa presente.

Diamo il benvenuto a questa nuova voce internazionalista che si sta facendo largo in un’importante frazione del proletariato dell’Estremo-Oriente.

Internazionalisti in Turchia contro la guerra in Libano

Nello scorso numero di questo giornale abbiamo visto come, di fronte al crescere delle tensioni guerriere, il cosiddetto pacifismo si dimostri complice dei guerrafondai e abbiamo ricordato che di fronte a questa tendenza ineluttabile del capitalismo solo la lotta contro questo sistema può costituire un vero freno alla guerra, come dimostrato dalla rivoluzione russa del 1917, che spinse la borghesia mondiale a mettere fine alla prima guerra mondiale prima che questa arrivasse agli estremi della sua furia distruttiva. Questa posizione, che viene definita dell’internazionalismo proletario perché basata sul fatto che i proletari non hanno un fronte da scegliere, ma un capitale internazionale da combattere, si sta diffondendo a livello internazionale e costituisce, oggi come oggi, assieme ad una rinata tendenza alla solidarietà all’interno delle lotte che si sviluppano nei vari paesi, un elemento caratterizzante e qualificante delle nuove leve di rivoluzionari che emergono ai quattro lati del pianeta.

Il conflitto arabi/ebrei: La posizione degli internazionalisti negli anni trenta: Bilan nn. 30 e 31

Gli articoli che seguono sono stati pubblicati nel 1936 nei numeri 30 e 31 della rivista Bilan, organo della Frazione italiana della Sinistra comunista. Era fondamentale che la Frazione esprimesse la posizione marxista di fronte al conflitto arabo-israeliano in Palestina, a seguito dello sciopero generale arabo contro l’immigrazione giudea che era degenerato in una serie di pogrom sanguinari. Benché da allora un certo numero di aspetti specifici della situazione siano mutati, ciò che colpisce in questi articoli è a qual punto, ancora oggi, essi siano applicabili alla situazione di questa regione.
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