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Una dei punti forti della mistificazione democratica è quello della “alternanza”, cioè della possibilità di scegliere tra destra e sinistra per portare al governo quella coalizione che sembra più adatta a soddisfare i bisogni dei “cittadini-elettori”. La mistificazione è doppia: non solo infatti non è la libera scelta degli elettori a portare al governo questa o quella coalizione, bensì gli interessi della classe dominante, la borghesia (1), ma c’è anche, e soprattutto, il fatto che si tratta di una falsa alternativa, in quanto destra e sinistra difendono comunque gli interessi della classe dominante e del capitale nazionale (2).
La vera differenza tra destra e sinistra è la capacità di quest’ultima di meglio mistificare sulla realtà delle proprie azioni.
Così se la destra va in Iraq semplicemente per “seguire gli USA” in una guerra “sbagliata” (secondo la definizione della sinistra), ma in realtà per difendere gli interessi dell’imperialismo italiano, la sinistra va in Libano, sempre con soldati armati, sempre per difendere gli interessi dello stesso imperialismo, ma “per mantenere la pace”.
Se sul piano economico la destra non si fa scrupoli a chiedere sacrifici in nome di un “liberismo” che domani risolverà tutti i problemi dell’economia, la sinistra è costretta a mascherare i sacrifici che chiede dietro una cortina ideologica sulla “equità” o indispensabilità di sacrifici immediati per costruire un futuro più radioso.
E’ stato così anche per la presentazione della finanziaria 2006 che Prodi ha appena portato in Parlamento, presentandola con il commento “Difesi i più deboli” , anche se il giorno dopo, di fronte ai primi dubbi sulla natura della finanziaria, già il vice-ministro Visco ha dovuto affermare “Nel 2008 meno tasse per tutti”, promettendo così ancora miracoli, ma ammettendo anche implicitamente che quanto dichiarato il giorno prima non è poi tanto vero.
Ed infatti non lo è, come cominciano a dire anche settori della stessa maggioranza, e soprattutto come possiamo verificare se andiamo a guardare da vicino.
E’ vero che la finanziaria presentata da Prodi prende di mira, con un aumento delle tasse, i lavoratori autonomi e comunque quelli che guadagnano più di 30-35mila euro all’anno (tra 1500 e 1800 euro netti al mese, cioè una cifra che ben difficilmente può far definire ricchi quelli che li guadagnano, anche se superiore alla media del salario dei lavoratori dipendenti), quello che però è falso è che essa restituisca qualcosa di significativo a chi guadagna di meno, cioè i “più deboli” citati da Prodi. Infatti, con la ridefinizione delle aliquote, il guadagno per i redditi più bassi è, per i casi migliori, di poche decine di euro al mese, cioè una cifra che non solo non recupera potere d’acquisto, ma che in realtà è molto meno di quello che la stessa finanziaria costerà a tutti i lavoratori:
- aumento del bollo auto,
- ticket sanitari sulle prestazioni diagnostiche (10euro a ricetta) e sui ricoveri al pronto soccorso (23 euro, ma solo se poi non si viene ricoverati, per cui uno deve scegliere tra il pagare o l’augurarsi di avere qualcosa di grave!),
- aumenti delle tasse comunali che i sindaci hanno già promesso se restano i tagli ai finanziamenti agli enti locali,
- aumenti dei contributi pensionistici che, in misura percentuale diversificata, toccano comunque tutti i lavoratori
- tagli alle spese della pubblica amministrazione, che significa blocco parziale del turn over e peggioramento delle prestazioni (ad esempio nella scuola, dove è previsto l’aumento del numero di alunni per classe).
Questa è la reale natura della finanziaria presentata in Parlamento e che l’estrema sinistra governativa e i sindacati, ancora più che Prodi, cercano di presentare come una legge a favore dei lavoratori e dei più deboli. Tutti hanno sicuramente visto la veemenza con cui Giordano, attuale segretario di Rifondazione Comunista, ha difeso questa manovra. Così facendo, lungi dal dimostrare il vantaggio per i lavoratori della finanziaria, Giordano ha dimostrato la natura antioperaia di un partito che di comunista ha solo il nome e nient’altro.
E che la borghesia italiana metta avanti queste frazioni, cioè quelle che godono di una certa fiducia tra i lavoratori, per cercare di far passare una manovra che ancora una volta attacca il livello di vita dei lavoratori, dimostra quanto il capitale abbia un bisogno assoluto di continuare su questa strada. Perché gli attacchi a cui sono e sono stati sottoposti i lavoratori non sono legati alla cattiveria della destra o all’incapacità della sinistra, ma al fatto che l’una e l’altra non hanno altra via da percorrere se non questa, perché il capitale, di cui sono i difensori, è un sistema in crisi permanente che non può offrire più niente ai lavoratori, e questo non solo in Italia, ma nel mondo intero.
Perciò i lavoratori non devono cadere nella trappola: non solo la nuova finanziaria non restituisce loro niente, ma i sacrifici che essa richiede non possono in alcun modo assicurare un futuro migliore.
La sola strada per assicurarsi un futuro migliore i lavoratori la possono trovare nelle loro lotte contro i sacrifici, lotte che cominciano a svilupparsi un po’ dappertutto nel mondo, e che in Italia tardano un po’ proprio perché la sinistra del capitale è riuscita finora a bloccare i lavoratori addossando tutte le colpe dei sacrifici a Berlusconi e compagni. Adesso il re è nudo e i lavoratori devono riprendere la loro iniziativa, senza fidarsi dei sindacati che hanno già dimostrato, con le loro dichiarazioni di accettazione della finanziaria, di essere ancora una volta complici degli attacchi ai lavoratori.
Helios, 5/10/2006
1. E’ vero che negli ultimi anni si è potuto osservare che la capacità della borghesia di controllare il meccanismo elettorale, anche a causa delle sue divisioni interne, diminuisce sempre più, ma questo non significa che la scelta è passata nelle mani degli elettori, anche perché ogni forza politica mente normalmente su quello che è o che vuole fare, per cui su che base sarebbe possibile fare una vera scelta?.
2. Gli interessi del capitale nazionale possono anche collidere con quelli di questa o quella frazione borghese, per cui a volte lo Stato, vero difensore del capitale nazionale, sembra agire al di sopra delle parti, ma in realtà gli interessi che esso difende sono solo quelli del capitale nel suo insieme. E’ in questo senso che Marx diceva che ogni governo costituisce il comitato d’affari della borghesia.