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Le reazioni al nostro primo articolo
In seguito alla pubblicazione, nel numero scorso del giornale, del primo articolo di questa serie, abbiamo ricevuto delle lettere di simpatizzanti di Lotta Comunista (LC). Questi compagni hanno espresso il loro disaccordo con le critiche da noi sviluppate a proposito della mancanza di una visione internazionale nella concezione di Cervetto sulla costruzione del partito. Queste lettere ci hanno fatto molto piacere perché il nostro interesse non è tanto la critica in sé a Cervetto o a Lotta Comunista, ma piuttosto suscitare una riflessione ed un dibattito su una questione di estrema importanza, come quella di come lavorare per la costruzione del futuro partito mondiale. Ci soffermeremo quindi sulle questioni poste da questi lettori prima di affrontare, in un prossimo articolo, la questione della presa di coscienza, del rapporto partito/classe e dei sindacati.
Le questioni poste dai compagni sono le seguenti:
- “Le critiche rispetto al ‘nazionalismo’ presunto di LC nel rimanere in Italia mi sembrano fuori luogo: LC ha sedi in Francia e pubblica i suoi libri in tutte le lingue occidentali; i libri quindi vengono diffusi in tutti i paesi europei”;
- “A me non pare che Cervetto abbia posto limiti alla “sola” Italia. Cervetto parla dell’Italia, certo, ma perché è il paese in cui vive. Non mi pare usi un tono esclusivista nel suo ragionamento. Al contrario, mi sembra ponga un modello da cui partire (in quegli anni) per arrivare ad una dimensione mondiale. Non era quello in fondo che si proponeva il vecchio partito bolscevico russo con la fondazione della III Internazionale?”
Diciamo subito che sappiamo bene che LC ha pubblicato dei libri in altre lingue così come abbiamo incrociato suoi militanti o simpatizzanti in altri paesi d’Europa come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna ed anche alle conferenze organizzate in Russia e intitolate a Trotsky. Ma può forse questo essere sufficiente per dare una patente di internazionalismo a LC? Qualunque partito borghese tende ad avere una risonanza e dei partner a livello internazionale; d’altra parte esiste ancora addirittura una Internazionale Socialista dei vari partiti socialdemocratici del mondo. Vogliamo forse dire che questi sono partiti internazionalisti? Questo per dire che non è l’essere presenti a livello internazionale che dà ad un gruppo politico il carattere di internazionalista. Rispetto poi all’idea che “Cervetto parla dell’Italia perché è il paese in cui vive”, questo è piuttosto il retaggio acritico di una visione secondinternazionalista secondo cui in ogni paese occorre costruire un partito che risponda alle esigenze specifiche di quel paese, cosa che, come abbiamo detto nel precedente articolo, è valsa nella fase ascendente del capitalismo, anche se corroborata da una visione e da un quadro internazionale (vedi appunto la II Internazionale). Per quanto riguarda il cenno al partito bolscevico bisogna ricordare che questo nasce e si sviluppa in un periodo storico che fa da cerniera tra la fase ascendente e quella decadente del capitalismo ed è grande merito di questo partito e dello stesso Lenin aver percepito il cambiamento di fase storica che si stava operando, di capire la necessità di acquisire una nuova concezione del partito: non più partito di massa, ma partito mondiale di minoranze rivoluzionarie (III Internazionale) (1).
Ciò detto, dobbiamo riconoscere che la debolezza secondinternazionalista segnalata è importante, ma non costituisce in sé un elemento decisivo per un’organizzazione proletaria. Possiamo fare presente, tra l’altro, che lo stesso BIPR ha un’organizzazione sostanzialmente federalista nei vari paesi e predica espressamente, in completa contraddizione con l’esperienza storica, che le singole organizzazioni nazionali debbano avere il tempo di svilupparsi sui problemi locali prima di poter convergere nel partito a livello mondiale. (2)
Se dunque abbiamo concluso l’articolo precedente dicendo che quella di Cervetto è una visione borghese del partito, non è perché LC non ha militanti in altri paesi, o ne ha pochi, o perché ha iniziato la sua attività politica in Italia ma perché, al di là di un richiamo formale all’internazionalismo, il metodo utilizzato e la strada percorsa da Cervetto corrispondono ad una logica propria di un partito borghese sia a livello teorico che a livello di azione pratica sul piano organizzativo e di intervento nella classe.
Quale metodo sul piano teorico? Cervetto nei suoi scritti ha ribadito più volte che costruire il partito significa operare su due piani: elaborazione teorica ed intervento nella lotta della classe. Pienamente d’accordo. Ma cosa significa? Rispetto alla elaborazione teorica, tutta la storia del movimento operaio mostra come le differenti avanguardie abbiamo sempre teso a confrontarsi con le espressioni politiche proletarie del passato o con quelle che emergevano negli altri paesi sulle questioni centrali che si ponevano alla lotta di classe, nella consapevolezza che non si era gli unici al mondo e che queste minoranze erano l’espressione dell’eterogeneità del processo di presa di coscienza del proletariato internazionale. Da Marx a Lenin, dalla Luxemburg a Bordiga, ed anche nel peggior periodo di controrivoluzione, da Bilan ad Internationalisme (3), il metodo utilizzato è stato sempre quello di sottoporre le proprie convinzioni alla verifica dei fatti ed al confronto con le espressioni del movimento operaio internazionale e con le sue differenti esperienze, operando se necessario un’autocritica. Questo è l’unico metodo possibile per poter lavorare al raggruppamento delle forze rivoluzionarie per la costruzione del partito mondiale.
La comprensione di questo processo nella visione di Cervetto - e dunque di LC - manca totalmente. L’ottica di Cervetto (e di LC) - chiaramente espressa in “Lotte di classe e partito rivoluzionario” e nei successivi testi – non è solo un’ottica localista e chiusa nel quadro nazionale, ma anche un’ottica che, non facendo riferimento al mondo reale, alle lezioni delle sconfitte storiche del movimento rivoluzionario, finisce per essere il parto di una mente ingegnosa quanto si vuole ma pur sempre completamente soggettiva. Il risultato è che, partendo dalla presunzione di essere gli unici eredi al mondo di Marx e di Lenin, si stravolge completamente il prezioso lavoro politico di questi, deformandone i contenuti. D’altra parte, proprio per non avere alcuna conoscenza della storia del movimento operaio se non quella di un parzialissimo Lenin e per non conoscere neanche l’esistenza dei gruppi del campo proletario, molti simpatizzanti di LC tendono ad attribuire come meriti di Cervetto delle cose che lui ha mutuato malamente da altri. Un esempio per tutti: LC ha sempre sostenuto che uno dei grandi meriti di Cervetto è di aver elaborato, alla fine degli anni ’50, la teoria dell’ “imperialismo unitario” (cioè la natura imperialista della Russia) e individuato la tendenza al capitalismo di Stato. Ora, a parte il fatto che già il PCInt (4) era su queste posizioni, andando a ritroso si vede che Bilan negli anni ’30 ed Internationalisme negli anni ‘40 erano giunte ad una posizione molto chiara su queste questioni, tanto da permettere già nel ’36 a Bilan di denunciare la guerra di Spagna come una carneficina imperialista, mentre Cervetto faceva il partigiano antifascista nel secondo dopoguerra.
Quale metodo nell’attività politica? A partire da questa impostazione non è strano capire come si sia arrivati all’idea di partito teorizzata da Cervetto. Avendo la verità, o meglio la scienza in tasca e dovendo semplicemente trasmettere questa scienza agli operai, lo strumento partito inventato da Cervetto è un’organizzazione che tende a radicarsi con tutti i mezzi possibili in Italia, anche con la forza se necessario, puntando ad avere quanti più militanti è possibile, conquistando posizioni di potere nei punti nevralgici del sistema per poi diffondersi ad altri paesi per andare a illuminare della propria scienza i proletari di tutto il mondo. E per raggiungere questo obiettivo tutti i mezzi “tattici” sono buoni, l’importante è scegliere il momento giusto nel posto giusto.
Stiamo banalizzando la posizione di Cervetto? Non ci pare.
Qual è nella pratica l’attività di LC? Vediamo.
L’attività essenziale di LC è il lavoro nei sindacati e nei testi di Cervetto viene più volte indicata come priorità assoluta la propaganda specificamente indirizzata verso la base del PCI (5). L’idea è reclutare nuovi militanti all’interno di una platea che si ritiene più recettiva (nel sindacato ci sono gli operai, nel PCI gli elementi politicizzati a sinistra). Per mettere in pratica questa indicazione, LC mandava i nuovi militanti reclutati nel movimento studentesco della fine degli anni sessanta a lavorare in fabbrica, a diventare operai, con l’idea che se sei un comunista “operaio” non solo vieni ascoltato di più dai proletari, ma puoi farti eleggere rappresentante sindacale, entrare negli organi di questo e dunque acquisire una platea di ascolto più vasta. Questa politica di radicamento forzato ha spinto LC in certi momenti a concentrare il suo campo di azione a quei luoghi che le davano l’impressione di presentare condizioni più favorevoli per il reclutamento, come ad esempio nel ’66 a Genova che diventa, come proclama G. Poggi (uno dei fondatori di LC insieme a Cervetto) in un suo articolo, la “punta avanzata della ripresa del leninismo in Italia”. Quando la situazione non è più favorevole a Genova, il centro di azione diventa il movimento studentesco: dato che “Il partito rivoluzionario deve svilupparsi, …, organizzativamente utilizzando le possibilità che gli sono date”, ecco che “La crisi della scuola deve essere utilizzata leninisticamente e deve essere utilizzata ai fini della classe operaia e della sua lotta contro il sistema capitalistico ed imperialistico mondiale” e allora “le masse studentesche” diventano “per la loro natura un settore di incubazione di nuovi quadri politici, sensibili, più di altri strati, a queste crisi di transizione (ristrutturazione del settore scolastico, ndr) e suscettibili a fornire gruppi e base a nuovi movimenti politici espressi dalle nuove condizioni”. Chiaramente “I quadri provenienti dalle agitazioni studentesche ed i quadri provenienti dalle agitazioni di fabbrica si salderanno nella lotta e nel partito leninista. Se invece le agitazioni studentesche finiranno col fornire nuovi gruppi alle lotte imperialistiche, all'opportunismo riformato o ai giovani capitalismi, la lotta di costruzione del partito leninista avrà, come tante volte nella storia, ostacoli addizionali da superare. Questo è in fondo il problema dello sviluppo del partito leninista”. (le citazioni sono prese da “Tesi sulla tattica leninista nella crisi della scuola”, Cervetto, maggio 1968, nostra sottolineatura). Dunque gli studenti centro nevralgico per la lotta operaia, quando al tempo stesso i professori di scuola ed in genere i lavoratori statali e dei servizi venivano considerati parassiti vivendo del plus valore estorto alla classe operaia industriale. Qual è il metodo di lavoro di LC? Sulla ormai famosa pratica della vendita porta a porta non vale proprio la pena di soffermarsi. Quello che invece è indicativo della concezione tipicamente borghese di questo gruppo è l’atteggiamento intimidatorio e gangsteristico che LC ha sempre adottato nei confronti di chi ritiene essere un rivale sul campo. Chi ha vissuto il ’68 non può dimenticare i violenti scontri fisici tra i militanti di LC e quelli di Avanguardia Operaia o del Movimento Studentesco di Capanna (6) per il controllo del territorio, in particolare della casa dello studente a Milano. Atteggiamento che non è affatto cambiato nel tempo: basti citare che il 25 gennaio del 2004 a Genova, ad una riunione indetta dalla casa editrice Graphos e dal Circolo di Studi Politici Labriola sulla guerra in Iraq, una dozzina di militanti di LC ha impedito la tenuta della riunione con minacce, insulti ed aggressioni alle persone presenti dicendo espressamente di essere il servizio d’ordine di LC, “operai dell’Ilva”, mandati dalla direzione con l’ordine di impedire la riunione perché tra i partecipanti c’erano ex militanti di LC usciti con posizioni dissidenti (7). Gli insulti di “sporco fascista” e “neonazista” si riferivano poi al fatto che la Graphos aveva pubblicato libri di autori negazionisti (8). Queste pratiche sono tipiche dei partiti borghesi e piccolo borghesi, di destra o di sinistra che siano. Così come è insito nella natura dei partiti borghesi enunciare grandi principi e mettere poi sotto i piedi questi stessi principi quando serve per farsi spazio. L’unica differenza è che LC lo fa in nome della “tattica”: - LC dice che il parlamento, le elezioni non sono più strumenti da utilizzare per la lotta di classe, ma intanto sul referendum per l’abrogazione del divorzio nel ’74 dice alla classe che bisogna andare a votare per il NO; - dice che è contro tutti i partiti parlamentari, quelli stalinisti in testa, contro lo Stato e la democrazia e poi, negli anni ‘80, firma un comunicato stampa di condanna del terrorismo assieme al PCI, alla Democrazia Cristiana, al Partito Socialista ed altri partiti borghesi invitando “tutti i lavoratori a respingere il grave attacco portato avanti da quelle forze economiche e politiche che tendono a destabilizzare la democrazia del nostro paese”; - dice che democrazia e fascismo sono due facce del capitalismo e poi negli anni ‘70, quando l’antifascismo era il cavallo di battaglia di tutta la sinistra del capitale, pratica l’antifascismo militante, facendosi tra l’altro promotrice di una raccolta di firme per mettere fuori legge l’MSI (il vecchio partito di destra da cui ha avuto origine l’attuale AN di Fini). E ancora oggi rivendica pienamente tutto il trascorso antifascista ed il ruolo svolto nella Resistenza come partigiano dello stesso Cervetto all’interno dei GAAP (Gruppi Anarchici di Azione Proletaria). Rivendica cioè quella che è stata l’arma antioperaia più potente usata dalla borghesia e soprattutto dai partiti stalinisti, quali il PCI, nel dopoguerra per sconfiggere il proletariato trascinandolo nella difesa della faccia “democratica” del capitale contro quella “reazionaria”, come era già avvenuto nella Spagna del ’36. Dire “Viva la Resistenza operaia” (così è titolato un opuscolo di LC del ’75) significa avallare l’operato delle stesse formazioni partigiane che eliminavano - armi alla mano - i proletari che rifiutavano di schierarsi con la propria borghesia nazionale per andare a sparare contro altri proletari con una divisa diversa e le avanguardie rivoluzionarie che denunciavano la vera natura della lotta antifascista (9); significa nei fatti avallare la mistificazione democratica e perciò contribuire ad ostacolare il processo di presa di coscienza da parte della classe operaia sul fatto che non ci sono Stati, patrie da difendere; significa quindi nel concreto mettersi sotto i piedi l’internazionalismo proletario; - ultimo, ma non per importanza, Cervetto si è presentato come l’unico vero marxista e leninista, almeno da Lenin in poi, e LC rivendica pienamente questo ruolo così come tutta la traiettoria politica di Cervetto e sua. Bene! Qual è l’origine di LC? Nel 1951 Cervetto, Masini e Parodi, tutti ex partigiani provenienti dal movimento anarchico, costituiscono i GAAP come tendenza “classista” in seno al movimento anarchico, con l’idea di combattere il “nullismo” di questo sulla base di un ritorno allo studio di Marx. Nell’autunno del ’56 i GAAP costituiscono un Movimento per la Sinistra Comunista insieme ad un gruppo trotskista (Il GCR), Azione Comunista (gruppo formatosi come tendenza del PCI da Seniga, Raimondi e Fortichiari (10)) e da Battaglia Comunista (PCInternazionalista, unico gruppo veramente rivoluzionario che fortunatamente se ne distacca presto). Ben presto restano solo i GAAP e Azione Comunista, con la testata comune “Azione Comunista”, fino al ’65 quando si opera la scissione definitiva tra la frazione di Raimondi filo maoista da una parte e Lotta Comunista dall’altra. Come si vede, mentre si studiano Marx e Lenin, non si trova niente di strano a raggrupparsi con una tendenza del PCI o con un gruppo trotskista, cioè con un gruppo di una corrente politica che sostiene e difende l’imperialismo russo. Così come occorrono ben dieci anni per rompere con chi sostiene l’imperialismo cinese. E questo quando già da tempo i gruppi della Sinistra Comunista avevano chiaramente denunciato la natura imperialista di questi Stati. Rispetto poi all’anarchismo, già ampiamente criticato da Marx, e dallo stesso Lenin, e che ha dimostrato chiaramente la sua estraneità al movimento operaio nel momento in cui ha sostenuto il massacro dei proletari e la loro sconfitta nella guerra di Spagna nel ’36, l’unica critica “scientifica” che ne fa Cervetto è che esso è ormai superato: “Se l’anarchismo è rimasto tagliato fuori dalla realtà è perché è stato superato dalla storia. È inutile recriminare, studiare tutti gli aspetti del superamento” (“Strategia e tattica per un partito rivoluzionario” in L’Agitazione n.7, ottobre 1956). È quindi normale che ancora nel 2001 Lorenzo Parodi (dirigente di LC), rivendichi il fatto che nel ’49 si era “disposti a chiamarci ancora anarchici anche quando non eravamo più tali, perché dovevamo recuperare i gruppi di giovani disposti a rigettare il nullismo anarchico” (“Genova Pontedecimo 1951”, Lotta Comunista n.367, marzo 2001). Bella coerenza marxista, bel rigore leninista! Come abbiamo visto, tutta l’azione politica di LC è ispirata da una logica che mette al centro l’acquisizione di posizioni di potere sul territorio, indipendentemente dal processo di maturazione della classe operaia, anzi esattamente in contrapposizione a qualunque processo di chiarificazione. Nel prossimo articolo vedremo come questo sia legato alla maniera deformata con cui Cervetto (e LC) ha recepito il “Che fare?” di Lenin. Eva 1. Per un approfondimento su le fasi storiche del capitalismo e la relativa formazione del partito vedi l’opuscolo “La decadenza del capitalismo” e l’articolo “Sur le parti et ses rapports avec la classe” (Revue Internazionale n. 35, 4° trimestre 1983). 2. Vedi a tale proposito l’articolo: La costituzione del BIPR : un bluff opportunista, nella Rivista Internazionale n. 40 e 41 (edizione in lingua inglese, francese o spagnola). 3. Bilan, Frazione di Sinistra del PCI emigrata in Francia negli anni ’30 e Internationalisme, Sinistra Comunista Francese che negli anni ’40 continuò il lavoro di bilancio iniziato da Bilan. 4. Partito Comunista Internazionalista. 5. PCI: il vecchio partito stalinista italiano. 6. Si tratta di due formazioni politiche extraparlamentari che si svilupparono a partire dal movimento degli studenti a Milano. 7. Dal comunicato della Graphos ([email protected]) del 27/01/2004 a cui, a quanto ne sappiamo, non c’è mai stata replica da parte di LC. 8. Negazionismo, o revisionismo storico è stato denominata quella corrente di pensiero, rappresentata per lo più da storici di destra, che tende a negare l’esistenza dell’olocausto degli ebrei da parte dei nazisti. 9. Vedi tra l’altro l’eliminazione fisica degli internazionalisti Atti e Acquaviva. 10. Va ricordato a tale proposito che Seniga è l’uomo di fiducia dello stalinista di ferro Secchia che, grazie a tale fiducia, se ne scappa con le casse del partito comunista italiano facendo perdere le proprie tracce… salvo poi riprendere la propria attività politica con Cervetto e compagni. Vedi a tale proposito M. Mafai, L’uomo che sognava la lotta armata.