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In risposta alla minaccia di riduzioni massicce di posti di lavoro e di chiusure di fabbriche da parte della General Motors, ha avuto luogo alla Opel di Bochum uno sciopero di sei giorni. Questo sciopero spontaneo, non ufficiale, è stato il più lungo e significativo in Germania dai grandi scioperi selvaggi della fine degli anni 60 - inizio anni 70.
Per quasi un’intera settimana la popolazione operaia, non solo in Germania, ha seguito con attenzione e grande simpatia gli avvenimenti di Bochum. Nelle altre fabbriche della General Motors (GM) in Europa gli operai hanno espresso apertamente la loro ammirazione identificandosi con i proletari di Bochum per il loro coraggio e la loro combattività. Ad esempio, durante la "giornata d'azione" organizzata dai sindacati il 19 ottobre ci sono state varie interruzioni di lavoro. L'importanza di germi di solidarietà che sono stati attivati da questa lotta operaia può misurarsi col fatto che i padroni, finché si sviluppava lo sciopero, non hanno osato prendere misure legali contro gli scioperanti, sebbene normalmente - proprio nella Germania democratica - ci sia una repressione particolarmente rigorosa contro ogni lotta che si svolge al di fuori del quadro sindacale dei negoziati ufficiali. Naturalmente, i padroni hanno utilizzato le minacce abituali, denigrato i "sobillatori", diffondendo voci su automobili e macchine rotte e hanno minacciato di chiamare la polizia se lo sciopero non fosse cessato immediatamente.
Il significato ed il contesto della lotta alla Opel
Sebbene il sindacato IG Metal ed il consiglio di fabbrica (1) della Opel-Bochum abbiano giustificato la fine dello sciopero con il fatto che gli operai avrebbero obbligato i datori di lavoro a ritornare al tavolo dei negoziati ed ad offrire delle garanzie di non chiusura delle fabbriche, la principale rivendicazione degli scioperanti - che non ci fossero licenziamenti - non è stata soddisfatta. Tuttavia l'aspetto significativo di questo sciopero risiede innanzitutto nel fatto che esso ha dimostrato la capacità della classe operaia di agire in quanto forza indipendente della società attuale. Non è un caso che il conflitto alla Opel abbia provocato un dibattito nei media della borghesia tra, da un lato, i sociologi che parlano di un “ritorno della lotta di classe, nel senso marxista del termine" e, dall'altro, gli ideologi dei movimenti di “mondializzazione alternativa" e di "lotta contro il lavoro" che già da molto tempo hanno dichiarato morta e sepolta la lotta operaia. Tali discussioni servono a seminare la confusione tra gli operai, quando dei teorici piccolo-borghesi come Robert Kurz del gruppo “Krisis", dichiarano in televisione che la lotta alla Opel è la conferma che la lotta operaia è stata sostituita da una lotta interclassista per il “diritto alla pigrizia". Ma servono anche a preparare la classe dominante nel suo insieme a rendersi conto che è finita l'epoca (soprattutto dopo 1989) in cui era possibile, in modo più o meno credibile, negare la realtà della lotta di classe. L'antagonismo che si acuisce tra i ricchi ed i poveri, tra il capitale ed il lavoro salariato ma, soprattutto, la resistenza dei lavoratori hanno messo in moto il processo di riconquista della sua identità di classe da parte del proletariato che, a sua volta, va a costituire una delle principali condizioni di una lotta difensiva più potente e più cosciente.
Opel: un segno del risveglio più generale della lotta operaia
Come ogni sciopero operaio significativo, lo sciopero di Bochum non è stato un fulmine a cielo sereno. Oggi, il proletariato ha già iniziato a lottare contro gli attacchi alle sue condizioni di vita derivanti dal peggioramento della crisi economica. Questo riemergere delle lotte difensive ha trovato la sua prima espressione nella primavera 2003 con gli scioperi e le manifestazioni nel settore pubblico in Francia ed in Austria contro la “riforma delle pensioni", che hanno visto il loro prolungamento in Italia nelle manifestazioni contro l'abbassamento delle pensioni, contro i licenziamenti alla Fiat e negli scioperi nei trasporti pubblici; in Grande Bretagna tra i vigili del fuoco e gli operai delle poste durante l'inverno 2003; negli Stati Uniti, contro le riduzioni massicce nella sanità e sulle pensioni, ecc. I lavoratori di tutti i paesi sono sempre più confrontati all'allungamento del tempo di lavoro, che comporta un deterioramento della forza lavoro e della salute degli operai insieme alla diminuzione drammatica degli stipendi ed a una povertà sempre più nera per disoccupati e pensionati.
Ciò che caratterizza la situazione attuale è il ruolo centrale giocato dalla disoccupazione. I licenziamenti massicci e la chiusura di fabbriche si moltiplicano, mentre continuano gli attacchi contro i disoccupati. Il ricatto aperto, mediante la minaccia di chiusura o dislocazione delle fabbriche, è utilizzato senza vergogna per ottenere delle riduzioni di stipendio, più ore lavorate ed una crescente flessibilità. In questo processo, spingere i lavoratori delle varie fabbriche gli uni contro gli altri diventa una politica che si impone alla borghesia in tutti i paesi.
La classe operaia sta già rispondendo a queste minacce con delle lotte. Il 2 ottobre 2004 in Olanda ed in Germania, in risposta agli attacchi dello Stato contro i disoccupati, ci sono state manifestazioni simultanee di 200.000 persone ad Amsterdam e 45.000 a Berlino. Nel settembre 2004, gli operai dei cantieri navali a Porto Reale ed a San Fernando in Andalusia (Spagna) hanno scioperato e hanno manifestato contro i licenziamenti.
Ciò che è tipico di queste lotte è che esse sono preparate da altre lotte, meno significative, nello stesso settore o in un altro, e che a loro volta ne preparano di future. Già quattro anni fa c'erano stati scioperi alla Opel di Bochum in risposta alla minaccia di riduzioni di impieghi, seguiti nella primavera 2004 da uno sciopero selvaggio alla fabbrica automobilistica Ford di Colonia. C'è inoltre un aspetto comune tra l'attuale sciopero di Bochum e le lotte rivendicative che ci sono state tre mesi fa alla Mercedes. Gli operai vi hanno messo in pratica la lezione secondo cui non si può, e non si deve, accettare il ricatto della borghesia senza lottare. Grazie ad un risveglio della solidarietà di classe, gli operai hanno bloccato i tentativi dei padroni di mettere i lavoratori delle differenti fabbriche gli uni contro gli altri. In questo senso, gli operai della Opel-Bochum hanno ripreso la fiamma della coraggiosa lotta dei loro colleghi della Mercedes.
Come è stata divisa e sabotata la lotta
Naturalmente i sindacalisti radicali hanno provato a spiegare la ripresa del lavoro alla Bochum dopo sei giorni (senza che le principali rivendicazioni degli operai fossero state soddisfatte) con le manovre della direzione della IG Metall e del consiglio di fabbrica del 20 ottobre. Ciò ha indotto gli operai a votare sull'apertura di negoziati condizionati alla ripresa del lavoro. Questo è un esempio tipico di manovra sindacale contro gli operai: il proseguimento ad oltranza di uno sciopero già isolato è presentato come unica alternativa alla fine della lotta. In effetti, le questioni decisive per la lotta sono state messe in un vicolo cieco:
- Come fare affinché le rivendicazioni operaie siano il più possibile efficaci?
- Chi negozia, i sindacati ed il consiglio di fabbrica o i delegati scelti da un'assemblea generale?
I sindacalisti radicali, schierandosi per uno sciopero lungo ed isolato, non hanno fatto altro che sostenere una delle opzioni della falsa alternativa della direzione. Quando è stato dato l'annuncio delle riduzioni di posti di lavoro programmati in Europa, gli operai di TUTTE le fabbriche Opel hanno reagito con indignazione bloccando il lavoro. Esattamente come alla Mercedes durante l'estate, quando hanno avuto luogo scioperi simultanei a Sindelfinden (Stoccarda) ed a Brema, dimostrando così come le forze operaie delle differenti fabbriche erano determinate a non lasciarsi spingere le une contro le altre. Anche qui, gli operai delle fabbriche principalmente prese di mira, Bochum e Rüsselsheim (minacciate ognuna di circa 5.000 licenziamenti) hanno reagito insieme. L'IG Metall ed il consiglio di fabbrica a Bochum non hanno nemmeno tentato di rompere questo slancio di combattività iniziale. Ma è stato fatto di tutto per imporre una ripresa veloce del lavoro a Rüsselsheim. Questo fatto è stato ignorato sistematicamente dai media di sinistra. E quando ne hanno parlato lo hanno fatto per dare l'impressione che i lavoratori di Rüsselsheim erano la causa di questa divisione.
La rapida ripresa del lavoro nella fabbrica “madre" alla Opel di Francoforte (Rüsselsheim) è stata vissuta dagli operai di Bochum, che rimanevano in sciopero, come un atto di mancanza di solidarietà. Fin dal secondo giorno del movimento alla Opel, si sentiva già il germe della divisione, contro cui gli operai della Mercedes erano stati capaci di premunirsi.
Come spiegarlo? Alcune settimane prima degli annunci di soppressione di 12.000 posti di lavoro in Europa, la GM aveva fatto sapere che in Europa sarebbe rimasta una sola fabbrica, o a Rüsselsheim (di Hesse), o a Trollhätan in Svezia. Già durante i primi giorni dello sciopero, il consiglio di fabbrica e l'IG Metall (IGM) a Rüsselsheim non hanno lasciato dubbi sul fatto che non avrebbero tollerato altre azioni di solidarietà con gli operai di Bochum, perché ciò poteva portare a perdere la fabbrica in Hesse di fronte alla "rivale svedese". Il sindacato, il consiglio di fabbrica ed il SPD hanno indetto manifestazioni separate delle differenti fabbriche il 19 ottobre mentre avrebbero potuto organizzare facilmente un'azione comune. Ma al contrario, gli operai di Bochum e di Rüsselsheim sono stati costantemente allontanati gli uni dagli altri, in modo da non avere mai l'opportunità di incontrarsi e discutere dei loro interessi comuni. I sabotatori della lotta non hanno neanche permesso ad una piccola delegazione di andare da Rüsselsheim a Bochum, per portare le loro testimonianze di solidarietà. Al contrario, il consiglio di fabbrica di Rüsselsheim ha messo in guardia contro “le teste calde" della Rhur, mentre i loro compari a Bochum facevano osservazioni sarcastiche sulla solidarietà dei loro “cari colleghi" di Rüsselsheim. Per avere un'idea di tutta l'ampiezza dell'ipocrisia dei sindacati durante la "giornata di solidarietà in tutta Europa", basta ricordare come i sindacati svedesi, in un'assemblea operaia, dopo il veloce ed abituale blabla sulla solidarietà con gli operai della Opel, si siano affrettati ad annunciare trionfalmente che il Primo ministro svedese Persson aveva promesso di impegnarsi personalmente affinché la produzione restasse in Svezia, e cioè che la fabbrica di Rüsselsheim fosse liquidata.
I lavoratori di fronte a delle false alternative
Che cosa succedeva a Bochum dove lo sciopero continuava? Là, i rappresentanti ufficiali dell'IGM ed il consiglio di fabbrica avevano talmente abbassato la testa all'inizio dello sciopero che una parte dei media li accusava di avere perso il controllo della situazione. Altri criticavano il fatto che questi avessero lasciato il campo libero ai sindacalisti radicali. In realtà, giusto alcuni giorni più tardi, i sindacati dimostravano quanto poco avessero perso il controllo mettendo fine allo sciopero con relativa facilità. Ma è anche vero che durante i primi giorni, i leader sindacali avevano lasciato veramente il campo ai “radicali". Appena è stato chiaro che la gente di Bochum sarebbe rimasta isolata nel proprio sciopero, questi pseudo-radicali, quali rappresentanti più conseguenti dell'ideologia sindacale, hanno cominciato a fare propaganda per “un lungo sciopero che doveva resiste fino alla fine". Un secolo fa, quando i lavoratori in lotta si battevano principalmente contro i singoli capitalisti, potevano imporre realmente i loro interessi facendo il proprio sciopero. Ma, da quando queste imprese familiari sono diventate dei consorzi giganti, legati a livello nazionale ad altre imprese ed allo Stato, gli operai devono battersi in quanto classe, e cioè devono estendere ed unificare le loro lotte in modo da essere capaci di opporre una resistenza efficace. Oggi, e già nel ventesimo secolo, l'ideologia sindacale delle lotte separate, isolate è diventata un’ottica borghese, una ricetta per colpire gli operai. Dalla Opel a Bochum, ancora una volta questa è servita a dividere gli operai. Mentre una maggioranza di lavoratori - presentendo già il vicolo cieco in cui li conduceva uno sciopero isolato - votava per la ripresa del lavoro, una minoranza combattiva, nella sua rabbia, voleva continuare qualunque fossero le conseguenze. Alcuni hanno anche accusato la maggioranza di aver tradito la causa comune. In quel momento, si insediava la divisione, non solo tra Bochum e Rüsselsheim, ma anche in seno agli operai di Bochum. In seguito, i rappresentanti dello "sciopero ad oltranza" - per esempio i sostenitori del MLPD stalinista - hanno affermato che se lo sciopero fosse durato alcuni giorni di più, i capitalisti sarebbero stati obbligati a capitolare. Ma la posta della lotta va ben oltre il semplice blocco della produzione. Si tratta innanzitutto di fare pendere il rapporto di forza tra le classi a favore del proletariato, grazie all'estensione ed all'unificazione delle lotte operaie.
Lo sviluppo di una prospettiva di classe autonoma
E’ pur vero che, dopo una settimana, la borghesia aveva fretta di mettere fine allo sciopero a Bochum. Non perché ci fosse una qualsiasi minaccia di crollo della produzione mondiale della GM. Ed è qui il cuore del problema. Lo sciopero a Bochum ha avuto realmente un impatto sulla borghesia e ha reso nervosi i difensori del sistema. Ma non per delle eventuali conseguenze per la produzione, ma proprio per le conseguenze possibili di questa lotta sugli altri lavoratori, sullo sviluppo della coscienza di classe nel suo insieme. Ciò di cui avevano paura non era neanche l'estensione della lotta immediata ad altre parti della classe. La situazione, la combattività generale e soprattutto il livello di coscienza non erano ancora abbastanza maturi per ciò. Ciò che li preoccupava di più erano le manifestazioni di combattività operaia nel contesto di una simultaneità sempre più grande di attacchi contro tutti gli operai. Ciò che temeva la classe dominante era che la classe, stimolata dalla lotta alla Opel, riconoscesse sicuramente, anche se lentamente, che i lavoratori delle differenti imprese, rami o regioni, hanno interessi comuni ed hanno bisogno di una solidarietà vivente.
La lotta alla Opel ha messo gli operai davanti ad una sfida più grande di quella alla Mercedes. Alla Opel, la possibilità di ricatto era molto più importante, ivi compreso la possibilità di chiusura completa della fabbrica. I lavoratori hanno raccolto questa sfida, almeno a Bochum, con una maggiore combattività. Ma non c'è stato ancora uno sviluppo conseguente del livello della coscienza di classe. Ciò non ci sorprende. La classe oggi è confrontata alla bancarotta sempre più visibile dell’intera società, quella del capitalismo. È evidente che il proletariato dovrà fare tentativi su tentativi ancor prima di cominciare ad avere un'idea di tutta l'ampiezza del problema e che indietreggerà ripetutamente davanti all'immensità del compito. Il ruolo dei rivoluzionari oggi è sostenere i lavoratori in questa lotta per acquistare la propria prospettiva di classe. E' per questo che la CCI ha distribuito un volantino durante la giornata di azione a Bochum e Rüsselsheim con cui non si accontentava di chiamare gli operai a lottare, ma provava a stimolare la riflessione politica nella classe.
Da Weltrevolution 127 (19.11.2004)
1. “Betriebsrat": struttura legale di cogestione delle imprese che ingloba il padronato ed il sindacato di settore.