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Nel scorso mese di gennaio la CCI ha ricevuto una dichiarazione da parte di Battaglia Comunista relativa a degli attacchi comparsi sul sito Indymedia che accusano “la setta bordighista di Battaglia Comunista” di aver aggredito un gruppo di militanti alla manifestazione contro la repressione svoltasi a Parma lo scorso 21 dicembre e incitando a “portare una lotta contro tutti quelli che cercano una pacificazione coi fascisti, da Amadeo Bordiga al Campo Antimperialista, da Battaglia Comunista all’editrice bordighista Graphos”. Un altro intervento sullo stesso sito e firmato Antifa Block incitava a “buttare fuori dai cortei” BC ed altre organizzazioni accusate di “propagandare tesi negazioniste (dell’olocausto ebraico) e filofasciste”.
Questo tipo di attacchi contro gli internazionalisti non è purtroppo un incidente isolato: nel 1997 i gruppi della Sinistra Comunista dovettero difendersi contro una campagna che li accusava di “negazionismo di sinistra” (1) sviluppata nella stampa borghese in Francia attraverso testate di tutto rispetto quali Le Monde, Liberation e Figaro, articoli che furono ripubblicati dal settimanale italiano L’Internazionale.
Gli incidenti denunciati da Battaglia Comunista sono parte degli stessi attacchi volti a distorcere o a nascondere le reali posizioni della Sinistra Comunista e ad impedire che la sua voce venga ascoltata. E’ in particolare con l’uso degli ambienti di “militanza antifascista” presenti in tre centri sociali di Milano e attraverso il sito internet Indymedia.it che l’operazione è stata condotta. Al centro dell’attacco è stata individuata una piccola casa editrice, Graphos, che ha pubblicato sia dei libri di autori negazionisti che documenti della sinistra comunista. Graphos non fa parte per nessun motivo della tradizione della Sinistra Comunista, ma l’affermazione secondo cui essa sarebbe di “ispirazione bordighista” (dal documento firmato dai tre centri sociali milanesi: ORSo, Palestra Popolare, RASH), mostra che il reale obiettivo dell’attacco è proprio la tradizione della sinistra comunista. La campagna si pone l’obiettivo di impedire a quelli che sono alla ricerca di una spiegazione coerente della barbarie capitalista di venire in contatto con le reali posizioni della sinistra comunista, le quali soltanto possono fornire il quadro necessario di comprensione.
E’ per questo che noi vogliamo cominciare a rimettere a disposizione di tutte le persone interessate a conoscere le posizioni della sinistra comunista sull’olocausto la ripubblicazione di un articolo scritto all’epoca della campagna anti-negazionista nel 1997 (2). Il testo che dà la posizione bordighista di base su questa questione, “Auschwitz o il grande alibi” può essere scaricato dal sito internet Sinistra.net.
Una volta chiarite le posizioni della sinistra comunista, in un prossimo articolo mostreremo come i metodi che sono stati utilizzati in questo “dibattito”, quali intimidazione, minacce, bugie e distorsione delle posizioni, appartengano alla tradizione controrivoluzionaria dello stalinismo e sono state usate proprio per neutralizzare o eliminare militanti della sinistra comunista. Questi metodi sono invece del tutto estranei alla tradizione della Sinistra Comunista, la cui preoccupazione è quella dello sviluppo della coscienza attraverso un franco dibattito e un confronto politico delle posizioni divergenti.
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Innanzitutto, i gruppi della Sinistra Comunista non hanno mai negato la realtà dello sterminio degli ebrei durante la guerra, solo che non hanno per questo dimenticato di denunciare allo stesso tempo le complicità e la corresponsabilità degli Stati “democratici” nella barbarie della II guerra mondiale. E in effetti i pennivendoli della borghesia, definendo il testo “Auschwitz o il grande alibi” come il “testo fondatore del negazionismo di sinistra”, cercano proprio di discreditare il punto di vista marxista. Questo non solo situa la barbarie nazista nel quadro di quella del mostruoso bagno di sangue della seconda guerra imperialista mondiale, ma denuncia anche la maniera in cui i campi di sterminio nazisti sono serviti dopo il 1945 da alibi ai crimini dei grandi Stati democratici “civilizzati”.Le responsabilità degli “Alleati” nello sterminio degli ebrei
Se l’ideologia dominante si sforza tanto per fare dell’olocausto un crimine inesplicabile, o spiegabile solo con considerazioni metafisiche sul lato “diabolico” della natura umana a cui non potrebbe opporsi che la buona volontà degli uomini, è per meglio scaricare il capitalismo da ogni responsabilità nello sterminio organizzato di milioni di vite umane. E’ per meglio nascondere che lo scatenamento del razzismo, dell’odio per lo straniero o l’ebreo trova le sue radici nell’ideologia nazionalista che caratterizza per eccellenza la classe borghese, nella natura fondamentalmente nazionalista del capitale, quale che sia la veste, “democratica” o “totalitaria”, del suo Stato.
Per il capitale tedesco degli anni 30, per il quale il ricorso al nazismo è la sola strada per tirare la testa fuori dall’acqua, l’antisemitismo non è solo l’ideologia populista ideale, che fornirà a Hitler una base sociale e delle truppe d’assalto tra la piccola borghesia rovinata e portata alla disperazione dalla crisi. L’indicazione degli ebrei come responsabili della crisi e della sconfitta tedesca sancita dal trattato di Versailles, servirà innanzitutto, attraverso l’esproprio, a trovare dei fondi per lo sforzo bellico dell’imperialismo tedesco. La loro deportazione di massa nei campi di lavoro servirà ancora al capitale per sfruttare fino alla morte questa massa miserabile, sempre ai fini dello sforzo di guerra, e per eliminare un surplus di popolazione che non solo i nazisti non volevano, ma di cui nessuno degli stati belligeranti voleva farsi carico.
D’altra parte lo sterminio di massa per eliminare l’eccedenza di popolazione non si è limitato ai soli ebrei. La stessa sorte è stata riservata agli zigani e prima di loro alle migliaia di malati di mente degli ospedali psichiatrici. All’inizio si fucila, poi, per risparmiare munizioni, si passano nelle camere a gas i deportati più deboli o malati, non più in grado di lavorare.
Le prime difficoltà militari dell’imperialismo tedesco accelereranno la politica dello sterminio sistematico. Prima dei forni crematori saranno le popolazioni delle regioni invase dall’armata del Reich che saranno massacrate selvaggiamente. Nel 1941, in Ucraina, l’esercito tedesco ha bisogno di viveri: per evitare una rivolta della popolazione di fronte alla confisca delle derrate alimentari, lo stato maggiore decide di decimare gli abitanti con il mezzo più economico: chiudere i prigionieri nei camion, con il tubo di scappamento rivolto verso l’interno. Sono le prime “camere” a gas.
La loro generalizzazione a partire dalla fine del 1941 è legata all’impossibilità per il nazismo di liberarsi delle popolazioni indesiderate. La chiusura delle frontiere a causa della guerra, il rifiuto di tutti i paesi belligeranti di farsi carico dei rifugiati, condannerà questa popolazione miserabile allo sterminio organizzato nei campi della morte.
Le dichiarazioni d’orrore sulla bestialità del nazismo profuse dai “democratici” vincitori della guerra, non possono cancellare la loro complicità e la loro corresponsabilità nel massacro organizzato.
Più volte, nel corso della guerra, la Germania cerca di sbarazzarsi degli ebrei vendendoli agli Alleati. E’ quanto è rivelato, tra l’altro, dall’avventura di Joel Brandt citata nel testo “Auschwitz o il grande alibi”. Brandt fu incaricato dai nazisti di proporre uno scambio agli alleati: un milione di ebrei dei campi contro 10.000 camion. Si scontrerà con il rifiuto dello Stato britannico che non voleva farsi carico di questa massa di rifugiati, il cui “trasporto avrebbe nuociuto allo sforzo bellico”. Ed anche quando i nazisti propongono di inviare 100.000 ebrei in cambio di niente, fu il rifiuto più assoluto.
Anche il governo americano rifiuta di inviare delle navi a caricare gli ebrei in Europa per “non indebolire lo sforzo di guerra”.
Infine, mentre al momento della “liberazione” le rivelazioni sulla barbarie nazista sono servite da grande alibi per i crimini del campo democratico (3), la propaganda alleata durante la guerra aveva accuratamente evitato di lasciar filtrare le numerose testimonianze sulla sorte riservata agli ebrei nei campi della morte.
La Sinistra Comunista di fronte al fascismo e all’antifascismo
Per chi conosce anche solo un poco le posizioni di Bordiga e della Sinistra Comunista sia sulla natura del fascismo che sulla seconda guerra mondiale, l’accusa di “genitori del negazionismo” e di “collusione discreta” con l’estrema destra (in nome della teoria degli “opposti estremismi”) risulta immediatamente una calunnia. Ma dietro di essa si cela un attacco perfettamente organizzato e concertato contro la classe operaia, la sua tradizione storica e le organizzazioni dell’attuale ambiente politico proletario.
Quando i propagandisti della borghesia accusano la Sinistra Comunista di “collusione discreta” con il fascismo, quello che in realtà vogliono attaccare e discreditare è la comprensione marxista della natura e delle cause del fascismo, quale fu difesa in seno all’Internazionale Comunista da Amadeo Bordiga già negli anni venti.
L’interpretazione ufficiale, condivisa dalla destra all’estrema sinistra, fa del fascismo una specie di aberrazione della storia, l’espressione di forze oscurantiste che avrebbero preso il potere malgrado e contro la volontà della borghesia o dei settori più “progressisti” di questa. A questa interpretazione, grazie alla quale la classe dominante oppone capitalismo e fascismo e fa della “lotta” tra democrazia e fascismo la pietra angolare della storia del ventesimo secolo, Bordiga, e dopo di lui la tradizione della Sinistra Comunista, hanno opposto l’analisi marxista che vede nel fascismo una forma caratteristica del dominio del capitalismo nella sua fase di decadenza.
La Sinistra Comunista ha mostrato come, in Italia e in Germania, la grande borghesia industriale favorì lo sviluppo e poi la presa del potere da parte delle correnti fasciste, prima perché il metodo di dominazione fascista era in grado di favorire rapidamente la concentrazione e la centralizzazione del capitale nelle mani dello Stato, di accelerare la messa in piedi dell’economia di guerra e di mettere a tacere i conflitti interni alla borghesia. In secondo luogo perché la sconfitta della classe operaia, abbattuta dopo il fallimento dell’ondata rivoluzionaria degli anni 17-23, rendeva superfluo il mantenimento dell’armamentario democratico e parlamentare, ormai definitivamente svuotato di contenuto nell’epoca della decadenza del capitalismo.
Niente a che vedere dunque con il “revisionismo storico” che difende il fascismo e non lo condanna certo come forma di dominazione della borghesia al pari della forma democratica.
Piuttosto, è la borghesia “democratica” e di “sinistra” che cerca di far dimenticare che i fronti unici “antifascisti”, dietro cui sono stati invitati a schierarsi i proletari abbandonando ogni difesa dei loro interessi di classe, non hanno mai impedito la vittoria del fascismo. E non è toccato a questo far fronte al pericolo proletario, questo era stato già sventato dalle forze democratiche e socialdemocratiche.
La borghesia tedesca non affidò il potere a Hitler prima di essere certa di aver concluso lo schiacciamento del proletariato grazie ai massacri dei “socialisti” Noske e Scheidemann.
In Italia sono le forze legali della democrazia parlamentare che repressero la fiammata operaia del 1920, mentre i sindacati si occupavano di rinchiudere i proletari nelle loro fabbriche. Le milizie di Mussolini non arrivarono che in seguito per completare la sconfitta (con l’appoggio d’altra parte delle forze legali parlamentari).
Infine, in Spagna è ancora il “Fronte popolare” che disarmò gli operai, che gli farà abbandonare il loro terreno di classe per arruolarli nella difesa della Repubblica (4). E’ la denuncia di questa realtà che la borghesia rimprovera ai militanti di “Bilan”.
Di fronte alla guerra imperialista, l’intransigenza internazionalista della Sinistra Comunista
Ma l’attuale campagna di calunnie contro la Sinistra Comunista ha come obiettivo di fondo il suo principio essenziale, quello che ne fa la sola erede di Marx e Lenin contro i tradimenti successivi dei partiti Socialisti, Comunisti e dei gruppi trotzkisti: il mantenimento di una posizione risolutamente internazionalista di fronte alla seconda guerra mondiale, la denuncia della guerra mondiale in quanto guerra imperialista, la denuncia dell’ideologia antifascista come alibi per irreggimentare il proletariato nel macello mondiale, il rifiuto dell’unione nazionale, la difesa della prospettiva rivoluzionaria del proletariato contro il capitalismo e la sua logica guerriera.
PE / H
1. Negazionismo, o revisionismo storico è stato denominata quella corrente di pensiero, rappresentata per lo più da storici di destra, che tende a negare l’esistenza dell’olocausto degli ebrei da parte dei nazisti.
2. Rivoluzione Internazionale n° 99, “Campagna del capitale sul “negazionismo”. Un attacco alla Sinistra Comunista”.
3. In particolare, la denuncia della borghesia democratica degli orrori del nazismo è servita a giustificare i massacri su grande scala perpetrati dagli alleati, come i bombardamenti di Dresda, Amburgo, Hiroshima e Nagasaki (vedi “I massacri e i crimini delle grandi democrazie”, su Rivista Internazionale n. 16.
4. Sull’avvento del fascismo in Italia, vedi Rivoluzione Internazionale n. 4 e 5. Sul significato del nazismo, vedi Rivista Internazionale n. 18. Sulla guerra di Spagna, vedi testi di Bilan in Rivista Internazionale n. 1, e Rivoluzione Internazionale n. 97.