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Assieme alla lotta del bolscevismo contro il menscevismo all'inizio del secolo, il confronto fra il marxismo e l'anarchismo nella Prima Internazionale - l'Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL)- costituisce probabilmente l'esempio più illustre della difesa dei principi organizzativi proletari nelle storia del movimento operaio. E’ essenziale per i rivoluzionari di oggi - che sono separati da mezzo secolo di controrivoluzione staliniana dalla storia organizzativa vivente della loro classe- riappropriarsi delle lezioni di questa esperienza. Questo articolo si concentrerà sulla “preistoria” di questa battaglia al fine di mettere in evidenza come Bakunin sia arrivato a concepire la presa del controllo del movimento operaio mediante una organizzazione segreta sotto il suo personale controllo. Mostreremo altresì come questa concezione di Bakunin lo abbia inevitabilmente condotto ad essere manipolato dalla classe dominante allo scopo di distruggere l’AIL. E mostreremo ancora le radici fondamentalmente antiproletarie delle concezioni di Bakunin proprio sul piano organizzativo.
IL SIGNIFICATO STORICO DELLA LOTTA DEL MARXISMO CONTRO L'ANARCHISMO ORGANIZZATIVO
L'AIL si è spenta soprattutto a causa della lotta tra Marx e Bakunin, lotta che, al Congresso dell'Aia del 1872, ha trovato la sua prima conclusione con l'esclusione di Bakunin e del suo braccio destro, James Guillaume. Ma ciò che gli storici borghesi presentano come uno scontro tra personalità - e gli anarchici come una lotta tra la versione “autoritaria” e quella "libertaria" del socialismo- era in realtà una lotta dell'insieme dell'AIL contro coloro che ne avevano beffato gli statuti. Bakunin et Guillaume all'Aia furono esclusi perché avevano costituito una “fratellanza” segreta in seno all'AIL, un'organizzazione nell'organizzazione avente una struttura e degli statuti propri. Questa organizzazione, la sedicente “Alleanza per la democrazia socialista”, aveva un'esistenza ed un'attività nascoste ed il suo fine era quello di togliere l'AIL dal controllo dei suoi membri e di porla sotto quello di Bakunin.
UNA LOTTA A MORTE TRA DIVERSE POSIZIONI ORGANIZZATIVE
La lotta che si è svolta nell'AIL non era dunque una lotta fra l'“autorità” e la “libertà”, ma piuttosto fra principi organizzativi completamente opposti ed inconciliabili.
1) Da un lato vi era la posizione, difesa nella maniera più determinata da Marx e da Engels ma che era anche quella dell'insieme del Consiglio Generale e della grande maggioranza dei membri dell’AIL, secondo la quale una organizzazione proletaria non può dipendere dalla volontà degli individui, dai capricci dei “compagni dirigenti”, ma deve funzionare secondo regole obbligatorie sulle quali tutti sono d'accordo e che sono valide per tutti: gli statuti. Gli statuti devono garantire il carattere unitario, centralizzato, collettivo di una tale organizzazione, permettere che i dibattiti politici prendano una forma aperta e disciplinata e che le decisioni prese riguardino tutti i suoi membri. Chiunque è in disaccordo con le decisioni dell'organizzazione o non è più d'accordo con dei punti degli statuti, ecc., ha non solo la possibilità ma anche il dovere di presentare le sue critiche apertamente di fronte all'insieme dell'organizzazione, ma nel quadro previsto a questo fine. Questa concezione organizzativa che l'Associazione Internazionale dei Lavoratori ha sviluppato per se stessa corrispondeva al carattere collettivo, unitario e rivoluzionario del proletariato.
2) Dall'altro lato Bakunin rappresentava la visione elitista piccolo-borghese dei “capi geniali” la cui chiarezza politica e la cui straordinaria determinazione avrebbero dovuto garantire la "passione" e la traiettoria rivoluzionarie. Questi capi si consideravano dunque "moralmente giustificati" a raccogliere e organizzare i loro discepoli all’insaputa dell'organizzazione al fine di prenderne il controllo e di assicurare che questa compisse la loro missione storica. Poiché l'insieme dei membri è considerato troppo stupido per capire la necessità di simili messia rivoluzionari, essi devono essere condotti a fare ciò che si considera essere "buono per loro" senza che ne siano coscienti e perfino contro la loro volontà. Gli statuti, le decisioni sovrane dei congressi o degli organi eletti valgono per gli altri, ma non per l’élite.
Questo era il punto di vista di Bakunin. Prima di raggiungere l'AIL, egli ha spiegato ai suoi discepoli perché l'AIL non era una organizzazione rivoluzionaria: i proudhoniani erano diventati riformisti, i blanquisti erano invecchiati ed il Consiglio Generale, dominato secondo loro dai tedeschi, era assieme a questi "autoritario". E' interessante vedere come Bakunin considerava l'AIL come la somma delle sue parti. Secondo Bakunin, ciò che mancava prima di tutto era la "volontà" rivoluzionaria. E' questo che l'Alleanza voleva assicurare passando sopra i programmi e gli statuti e ingannando i suoi membri.
Per Bakunin, l'organizzazione che il proletariato aveva forgiato, che aveva costruito nel corso di anni di lavoro accanito, non valeva niente. Per lui ciò che avevano significato erano le sette cospiratrici che egli stesso aveva creato e controllato. Non era l'organizzazione di classe che lo interessava, ma il suo proprio ruolo personale e la propria reputazione, la sua propria "libertà" anarchica o ciò che oggi si chiama la "realizzazione di sé". Per Bakunin ed i suoi simili il movimento operaio non era nient'altro che il tramite per la realizzazione della loro individualità e dei loro progetti.
SENZA ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA, NIENTE MOVIMENTO OPERAIO RIVOLUZIONARIO
Marx ed Engels, al contrario, sapevano ciò che vuole dire la costruzione dell'organizzazione per il proletariato. Mentre i libri di storia pretendono che il conflitto fra Marx e Bakunin era essenzialmente di natura politica generale, la storia reale dell'AIL rivela, innanzitutto, una lotta per l'organizzazione. Qualcosa che è particolarmente noioso per gli storici borghesi, ma che per noi, al contrario, è estremamente importante e ricco di lezioni. Ciò che ci mostra Marx è che senza organizzazione rivoluzionaria non può esserci né movimento di classe rivoluzionario, né teoria rivoluzionaria.
Nei fatti, l'idea che la solidità, lo sviluppo e la crescita organizzativa sono dei prerequisiti per lo sviluppo programmatico del movimento operaio, si trova alla base stessa dell'attività politica di Marx e di Engels (1). I fondatori del socialismo scientifico sapevano bene che la coscienza della classe proletaria non può essere il prodotto di individui, ma richiede un quadro organizzato e collettivo. E' per questo che la costruzione dell'organizzazione rivoluzionaria è uno dei compiti più importanti e difficili del proletariato.
LA LOTTA A PROPOSITO DEGLI STATUTI
In nessuna altra occasione Marx ed Engels hanno lottato con tanta determinazione e in maniera così fruttuosa per la comprensione di questa questione come nei ranghi dell'AIL. Fondata nel 1864, l'AIL è sorta in un'epoca in cui il movimento operaio organizzato era ancora principalmente dominato da ideologie e sette piccolo-borghesi e riformiste. Ai suoi inizi, l'Associazione Internazionale dei Lavoratori si componeva di differenti tendenze. Al suo interno avevano un ruolo preponderante i rappresentanti opportunisti delle trade-unions inglesi, del proudhonismo riformista piccolo-borghese dei paesi latini, del blanquismo cospirativo e, in Germania, della setta dominata da Lassalle. Benché i vari programmi e le differenti visioni fossero opposte le une alle altre, i rivoluzionari dell'epoca erano sotto la pressione enorme del raggruppamento della classe operaia che reclamava l'unità. Durante la prima riunione a Londra, quasi nessuno aveva la minima idea del modo in cui questo raggruppamento poteva avvenire. In questa situazione, gli elementi veramente proletari con Marx in testa hanno lavorato per rimandare temporaneamente la chiarificazione teorica fra i differenti gruppi. I lunghi anni di esperienza politica dei rivoluzionari e l'ondata internazionale delle lotte dell'insieme della classe dovevano essere utilizzati per forgiare l'organizzazione unitaria. L'unità internazionale di questa organizzazione, incarnata dai suoi organi centrali - in particolare dal Consiglio Generale - e dagli statuti che dovevano essere accettati da tutti i membri, doveva permettere all'AIL di chiarificare, passo dopo passo, le divergenze politiche e di raggiungere un punto di vista unificato.
Il contributo più decisivo del marxismo alla fondazione dell’AIL risiede dunque chiaramente a livello della questione organizzativa. Le diverse sette presenti alla riunione di fondazione non erano in grado di concretizzare la volontà di legami internazionali che gli operai inglesi e francesi, per primi, reclamavano. Il gruppo borghese Atto di fratellanza, adepto di Mazzini, voleva imporre gli statuti cospirativi di una setta segreta. L'"Indirizzo inaugurale" presentato da Marx in qualità di delegato del comitato organizzativo difendeva il carattere proletario e unitario dell'organizzazione e stabiliva la base indispensabile per un ulteriore lavoro di chiarificazione. Se l’AIL ha potuto, in seguito, andare più lontano e superare le visioni cospiratrici, settarie, piccolo-borghesi ed utopiste, è perché, in primo luogo, le sue correnti, in maniera più o meno disciplinata, si sono sottomesse a delle regole comuni.
La specificità dei bakuninisti è consistita viceversa nel rifiuto di rispettare gli statuti. E’ per questo che l'Alleanza di Bakunin doveva distruggere il primo partito del proletariato. La lotta contro l'Alleanza è rimasta nella storia come il grande confronto fra marxismo e anarchismo. E' certo così, ma al centro di questo scontro non c’erano questioni politiche generali quali i rapporti con lo Stato, ma principi organizzativi.
I proudhoniani, ad esempio, condividevano molti dei punti di vista di Bakunin, ma essi erano per la chiarificazione delle loro posizioni secondo le regole dell'organizzazione. Essi ritenevano che gli statuti dell'organizzazione dovessero essere rispettati da tutti i membri senza eccezione. E' su questa base che i "collettivisti" belgi in particolare sono stati capaci di avvicinarsi al marxismo su diverse questioni importanti. Il loro portavoce più conosciuto, De Paepe, era uno dei principali combattenti contro il tipo di organizzazione segreta che Bakunin credeva necessaria.
LA FRATELLANZA SEGRETA DI BAKUNIN
Questa questione si trovava proprio al centro della lotta dell’AIL contro Bakunin. Anche gli storici anarchici ammettono il fatto che quando questi ha raggiunto l’AIL nel 1869, disponeva di una fratellanza segreta con la quale voleva prendere il controllo dell’AIL.
"Ecco una società che, sotto la maschera dell'anarchismo più oltranzista, dirige i suoi colpi non contro i governi esistenti, ma contro i rivoluzionari che non accettano la sua ortodossia, né la sua direzione. Fondata dalla minoranza di un congresso borghese, essa si intrufola nei ranghi dell'organizzazione internazionale della classe operaia, tenta all'inizio di tenerla in pugno e lavora poi per disorganizzarla quando vede che il suo piano fallisce. Essa sostituisce sfrontatamente il suo programma settario e le sue idee ristrette al largo programma, alle grandi aspirazioni della nostra Associazione; organizza nelle sezioni pubbliche dell'Internazionale le sue piccole sezioni segrete che, obbedendo alle stesse parole d'ordine, in molti casi riescono a dominare le sezioni pubbliche tramite la loro azione concertata; attacca pubblicamente, nei suoi giornali, tutti gli elementi che rifiutano di assoggettarsi alla sua volontà; provoca la guerra aperta ‑si tratta delle sue stesse parole‑ nei nostri ranghi". Tali sono i termini del rapporto "Un complotto contro l'Internazionale", documento pubblicato su ordine del Congresso Internazionale dell'Aia del 1872.
La lotta di Bakunin e dei suoi amici contro l'Internazionale era contemporaneamente il prodotto della situazione storica specifica dell'epoca e di fattori più generali che esistono anche oggi. Alla base delle sue attività si trova l'infiltrazione dell'individualismo e dello spirito fazioso piccolo-borghesi, incapaci di sottomettersi alla volontà e alla disciplina dell'organizzazione. A questo si aggiunge l'atteggiamento cospirativo della bohème declassata che non poteva fare a meno di intrighi e complotti al fine del perseguimento di scopi personali. Il movimento operaio si è sempre scontrato con simili atteggiamenti perché l'organizzazione non può mai mettersi completamente al riparo dall'influenza delle altre classi della società. D'altro lato il complotto di Bakunin ha preso la forma storica concreta di una organizzazione segreta di un tipo che apparteneva al passato del movimento operaio dell'epoca. Dobbiamo studiare la storia concreta di Bakunin per comprendere quegli aspetti di carattere generale che sono importanti anche per noi, ai giorni nostri.
IL BAKUNINISMO SI OPPONE ALLA ROTTURA DEL PROLETARIATO CON IL SETTARISMO PICCOLO-BORGHESE
La fondazione dell’AIL, segnando la fine del periodo di controrivoluzione aperto nel 1849, provocò delle reazioni di paura e di odio estremamente forti (secondo Marx perfino esagerate) nelle classi dominanti: fra i resti dell'aristocrazia feudale e, soprattutto, da parte della borghesia in quanto nemica storica diretta del proletariato. Furono inviati spie e agenti provocatori per infiltrare i suoi ranghi. Furono montate contro di essa campagne coordinate di calunnie spesso isteriche. Le sue attività furono impedite o anche represse dalla polizia ogni volta che era possibile. I suoi membri erano sottoposti a processi e gettati in galera. Ma tutte queste misure risultavano inefficaci perché la lotta di classe e l'attività rivoluzionaria continuavano a svilupparsi. Solo con la disfatta della Comune di Parigi cominciò a prendere il sopravvento lo scompiglio nei ranghi della I Internazionale.
Ciò che allarmava maggiormente la borghesia, a parte l'unificazione internazionale del suo nemico, era la crescita del marxismo e il fatto che il movimento operaio abbandonasse la forma settaria di organizzazione clandestina e divenisse un movimento di massa. La borghesia si sentiva ben più sicura quando il movimento operaio rivoluzionario prendeva la forma di raggruppamenti settari, segreti e chiusi, attorno ad un'unica figura dirigente, che rappresentavano uno schema utopistico, da complotto, più o meno completamente isolati dal proletariato nel suo insieme. Tali sette potevano essere sorvegliate, infiltrate, deviate e manipolate molto più facilmente di un'organizzazione di massa la cui forza e la cui principale sicurezza risiedono nell'ancoraggio all'insieme della classe operaia. Per la borghesia ciò che rappresentava un pericolo per il suo dominio di classe era innanzitutto la prospettiva dell'attività socialista rivoluzionaria verso il proletariato come classe, cosa che le sette del periodo precedente non potevano assumere. Il legame fra il socialismo e la lotta di classe, fra il Manifesto Comunista e i vasti movimenti di sciopero, fra gli aspetti economici e quelli politici della lotta di classe del proletariato è proprio quello che ha causato tante notti insonni alla borghesia a partire dal 1864. E' questo che spiega la crudeltà incredibile con la quale la borghesia ha massacrato la Comune di Parigi come la solidarietà internazionale di tutte le frazioni della classe sfruttatrice con questo massacro.
Così uno dei temi principali della propaganda borghese contro la I Internazionale era l'accusa secondo la quale dietro l’AIL ci sarebbe stata una potente organizzazione segreta che avrebbe cospirato per abbattere l'ordine dominante. Dietro questa propaganda, che costituiva una scusa ulteriore per le misure di repressione, c'era anzitutto il tentativo di convincere gli operai che ciò che temeva di più la borghesia erano i cospiratori piuttosto che i movimenti di massa. Le classi sfruttatrici fecero di tutto per incoraggiare le differenti sette ed i vari cospiratori, che erano ancora attivi nel movimento operaio, a svilupparsi a spese del marxismo e del movimento di massa. In Germania, Bismarck incoraggiò la setta lassalliana a resistere ai movimenti di massa della classe e alle tradizioni marxiste della Lega dei Comunisti. In Francia la stampa, ma anche agenti provocatori, tentarono di attizzare la sfiducia già esistente dei cospiratori blanquisti nei confronti dell'attività di massa dell'AIL. Nei paesi slavi e latini fu lanciata una campagna isterica contro un cosiddetto "dominio tedesco" dell'AIL operato da "marxisti che adorano lo stato autoritario".
Ma fu prima di tutto Bakunin a sentirsi incoraggiato da questa propaganda. Prima del 1864 Bakunin aveva riconosciuto, suo malgrado, almeno parzialmente la superiorità del marxismo sulla sua visione putschista e piccolo-borghese del socialismo rivoluzionario. Dopo la fondazione dell'AIL e con l'assalto politico della borghesia contro di essa, Bakunin si sentì confermato e rafforzato nella sua sfiducia verso il marxismo e il movimento proletario. In Italia, che era divenuto il centro delle sue attività, le diverse società segrete ‑ i carbonari, Mazzini, la Camorra, ecc.‑ che avevano cominciato a denunciare l'AIL e a combattere la sua influenza nella penisola, acclamarono Bakunin come un "vero" rivoluzionario. Ci furono dichiarazioni pubbliche che chiedevano a Bakunin di prendere la direzione della rivoluzione proletaria europea. Il panslavismo di Bakunin era salutato come il naturale alleato dell'Italia contro l'occupazione delle forze austriache. In contrapposizione si faceva presente che Marx considerava l'unificazione della Germania più importante di quella dell'Italia come fattore per lo sviluppo della rivoluzione in Europa. Le autorità italiane così come le parti più chiaroveggenti delle autorità svizzere cominciarono allora a tollerare con benevolenza la presenza di Bakunin mentre prima egli era stato vittima della repressione statale europea più brutale.
Il dibattito organizzativo sulla questione della cospirazione
Michail Bakunin, figlio di gente piuttosto povera, ruppe con il suo ambiente e la sua classe a causa di una grande sete di libertà personale, cosa che all'epoca non poteva raggiungere né nell'esercito né nella burocrazia statale, né nella proprietà terriera. Questa motivazione mostra già la distanza che separava la sua carriera politica dal carattere collettivo e disciplinato della classe operaia. All'epoca il proletariato in Russia era appena esistente. Quando, agli inizi degli anni '40, Bakunin arrivò in Europa come rifugiato politico recante con sé già una storia di cospirazioni politiche, fervevano già nel movimento operaio i dibattiti sulle questioni organizzative e particolarmente in Francia.
Il movimento operaio rivoluzionario era allora organizzato principalmente sottoforma di società segrete. Questa forma era sorta non solo perché le organizzazioni operaie erano fuori legge, ma anche perché il proletariato, ancora numericamente debole e appena uscito dall’artigianato piccolo-borghese, non aveva trovato ancora la via che gli era propria. Come scrive Marx a proposito della situazione in Francia:
"Si sa che fino al 1830, i borghesi liberali erano alla testa delle congiure contro la Restaurazione. Dopo la Rivoluzione di Luglio, i borghesi repubblicani presero il loro posto; il proletariato, già preparato alla cospirazione sotto la Restaurazione, apparve in prima linea nella misura in cui i borghesi repubblicani, spaventati dai combattimenti di strada pur vani, rinculavano dinanzi la cospirazione. La “Società delle Stagioni” con la quale Blanqui e Barbès fecero i tumulti del 1830 era già esclusivamente proletaria, così come lo erano, dopo la disfatta, le "Nuove Stagioni" (...). Queste cospirazioni non inglobarono mai, naturalmente, la grande massa del proletariato parigino (...).”
(Marx-Engels, La Nuova Gazzetta renana - Rivista Politica ed Economica, IV, aprile 1850)
Ma gli elementi proletari non si sono limitati a questa rottura decisiva con la borghesia. Essi hanno cominciato a mettere in discussione nella pratica il dominio della cospirazione e dei cospiratori:
"Man mano che il proletariato parigino entrava in scena in quanto partito, questi cospiratori persero la loro influenza dirigente, furono dispersi e trovarono una pericolosa concorrenza nelle società segrete proletarie che non si proponevano come scopo immediato l'insurrezione, ma l'organizzazione e la formazione del proletariato. Già l'insurrezione del 1839 aveva un carattere nettamente proletario e comunista. Ma dopo ci furono delle scissioni a proposito delle quali i vecchi cospiratori si disgregarono veramente. Ora, si trattava di scissioni che nascevano dal bisogno degli operai di intendersi sui loro interessi di classe e che si manifestavano in parte nelle vecchie congiure e in parte nelle nuove società di propaganda. L'agitazione comunista che Cabet intraprese con forza subito dopo il 1839, le polemiche che si accesero nello stesso seno del partito comunista, debordarono il quadro dei cospiratori. Chenu come De la Hodde riconobbero che i comuniste erano di gran lunga la frazione più potente del proletariato rivoluzionario dell'epoca della rivoluzione di febbraio. I cospiratori, al fine di non perdere la loro influenza sugli operai e, dunque, degli "habits noirs", dovettero seguire questo movimento ed adottare delle idee socialiste e comuniste". (ibid)
La conclusione intermedia di questo processo fu la Lega dei Comunisti che non solo adottò il Manifesto del Partito Comunista, ma anche i primi statuti proletari di un partito di classe liberatosi da ogni cospirazione:
"Di conseguenza la Lega dei Comunisti non era una società cospiratrice, ma una società che si sforzava in segreto di creare l'organizzazione del partito proletario, dato che il proletariato tedesco è ufficialmente privo “igni et aqua", del diritto di scrivere, di parlare e di associarsi. Dire che una tale società cospira è come dire che l'elettricità e il vapore cospirano contro lo statu quo" (Marx, Rivelazioni sul processo dei comunisti a Colonia, 1853).
E' ugualmente questo problema che ha condotto alla scissione della tendenza Willich-Schapper:
"Così una frazione si distacca -o, se si preferisce, fu distaccata- dalla Lega dei Comunisti; essa si richiamava se non a cospirazioni reali, almeno all'apparenza della cospirazione, perciò all'alleanza diretta con gli eroi democratici del momento, la frazione Willich-Schapper".
Ciò che non andava a genio a questa gente è la stessa cosa che aveva allontanato Bakunin dal movimento operaio:
"E' evidente che una tale società segreta che ha per fine non la creazione del partito di governo, ma del partito di opposizione dell'avvenire, non poteva sedurre granché degli individui che, da una parte, volevano mascherare la propria nullità personale riempiendosi la bocca sotto il mantello teatrale delle cospirazioni e, d'altra parte, desideravano soddisfare la loro limitata ambizione per il giorno della prossima rivoluzione, ma prima di tutto, avere una sembianza di importanza momentanea, partecipare alla festa demagogica ed essere ben accolti dai ciarlatani democratici" (ibid.).
Dopo la sconfitta delle rivoluzioni europee del 1848-49, la Lega dimostrò ancora una volta a qual punto aveva superato la natura di setta. Essa tentò, attraverso un raggruppamento con i Cartisti in Inghilterra ed i Blanquisti in Francia, di formare una nuova organizzazione internazionale: la Società universale dei Comunisti Rivoluzionari. Una tale organizzazione doveva essere retta da statuti applicabili internazionalmente a tutti i suoi membri, abolendo la separazione tra una direzione segreta e i membri considerati come massa di manovra. Questo progetto, proprio come la Lega stessa, è affondato a causa del riflusso internazionale del proletariato dopo la sconfitta della rivoluzione. E' perciò che solo dieci anni dopo, con l'apparizione di una nuova ondata rivoluzionaria e la fondazione dell'AIL, poté essere inferto il colpo decisivo contro il settarismo.
I primi principi organizzativi proletari
All'epoca in cui Bakunin tornò in Europa occidentale dalla Siberia, all'inizio degli anni ‘60, le prime principali lezioni della lotta organizzativa del proletariato erano già state tirate ed erano alla portata di chiunque le volesse assimilare. Queste lezioni erano state acquisite attraverso anni di esperienza amara durante i quali gli operai erano stati utilizzati come carne da cannone dalla borghesia e dalla piccola borghesia nella lotta contro il feudalesimo. Durante questa lotta, gli elementi rivoluzionari proletari si erano separati dalla borghesia non soltanto politicamente, ma anche organizzativamente ed avevano sviluppato principi organizzativi in sintonia con la loro natura di classe. I nuovi statuti definivano l'organizzazione come un organismo cosciente, collettivo ed unito. La separazione fra la base ‑composta di operai incoscienti della vita politica reale dell'organizzazione‑ e la direzione ‑composta da cospiratori professionali‑ era superata. I nuovi principi di centralizzazione rigorosa, compresa l'organizzazione del lavoro illegale, escludevano la possibilità di una organizzazione segreta all’interno dell'organizzazione o alla sua testa. Mentre la piccola borghesia e soprattutto gli elementi declassati radicalizzati avevano giustificato la necessità di un funzionamento segreto di una parte dell'organizzazione rispetto all'insieme di questa come mezzo di protezione verso il nemico di classe, la nuova comprensione proletaria mostrava che questa élite cospiratrice favoriva l'infiltrazione della classe nemica, in particolare della polizia politica, nei ranghi proletari. E' innanzitutto la Lega dei Comunisti che ha dimostrato che la trasparenza e la solidità organizzativa costituiscono la migliore protezione contro la distruzione da parte dello Stato.
Marx aveva già tracciato un ritratto dei cospiratori di Parigi prima della rivoluzione del 1848 che poteva facilmente applicarsi allo stesso Bakunin. Vi troviamo una chiara espressione della critica della natura piccolo-borghese del settarismo che apriva largamente la porta non soltanto alla polizia ma anche alla bohème declassata:
"La loro esistenza incerta, dipendente per ciascuno più dal caso che dalla loro attività; la loro vita sregolata i cui punti di ritrovo sono le osterie, luoghi di incontro dei cospiratori; la loro inevitabile vicinanza con ogni sorta di elementi loschi, tutto ciò li pone nell'ambiente che a Parigi si chiama la bohème. Questi bohème democratici di origine proletaria ‑esiste anche una bohème di origine borghese, questi democratici bighelloni e queste colonne da bar‑ o sono degli operai che hanno abbandonato il loro lavoro cadendo in completa dissoluzione oppure dei soggetti che provenendo dal sottoproletariato si portano dietro le abitudini dissolute della classe di origine. Si capisce dunque come, in queste condizioni, pressoché in tutti i processi cospirativi si ritrovi mescolato qualche pregiudicato.
Tutta la vita di questi cospiratori di professione porta il marchio della bohème. Sergenti reclutatori della congiura, essi si trascinano da un'osteria all'altra, prendono il polso degli operai, scelgono le loro persone, le attirano nella cospirazione abbindolandoli e facendo pagare sia alla cassa della società sia al nuovo amico i litri dell'inevitabile consumo. (...) In ogni momento può essere chiamato sulle barricate e cadervi; al più piccolo dei suoi passi la polizia gli tende delle trappole che possono portarlo in galera. Tali pericoli insaporiscono il mestiere e gli danno fascino: maggiore è l'incertezza, più il cospiratore si affretta a goderne il momento. Nello stesso tempo, l'abitudine al pericolo lo rende del tutto indifferente alla vita e alla libertà" (ibid.).
Occorre dire che questa gente "(...) disprezza al massimo la preparazione teorica degli operai per quanto riguarda i loro interessi di classe" (ibid.).
"Il tratto essenziale della vita del cospiratore è la lotta contro la polizia, con la quale egli intrattiene lo stesso rapporto che ha il ladro o la prostituta. La polizia non tollera solamente i cospiratori come un male necessario: li tollera come centri facili da sorvegliare (...). I congiurati sono in contatto continuo con la polizia, entrano in ogni momento in collusione con essa; danno la caccia alle spie, come le spie danno la caccia ai cospiratori. Lo spionaggio è una delle loro maggiori occupazioni. Così, in queste condizioni, non c'è da stupirsi che , favorito dalla miseria e dalla prigione , dalle minacce e dalle promesse, si effettui il piccolo salto che separa il cospiratore artigianale dallo spione stipendiato dalla polizia."
Questa è la comprensione che si trova alla base degli statuti dell'AIL e che ha inquietato abbastanza la borghesia, per cui essa ha espresso la sua preferenza per Bakunin.
LA POLITICA COSPIRATIVA DI BAKUNIN IN ITALIA
Per comprendere come Bakunin abbia potuto finire per essere manipolato dalle classi dominanti contro l'AIL, è necessario ricordare brevemente la sua traiettoria politica così come la situazione politica in Italia dopo il 1864. Gli storici anarchici cantano le lodi del "grande lavoro rivoluzionario" di Bakunin in Italia dove questi ha creato una serie di sette segrete e ha tentato di infiltrare e di guadagnare influenza in diverse "cospirazioni". Essi pensano in genere che sia stata l'Italia ad innalzare Bakunin sul piedistallo di "papa dell'Europa rivoluzionaria". Ma siccome evitano accuratamente di entrare nei dettagli della realtà di questo ambiente, occorre disturbarli un po’.
Bakunin ha conquistato la sua reputazione nel campo socialista grazie alla sua partecipazione alla rivoluzione del 1848-49 come dirigente a Dresda. Imprigionato, estradato in Russia e infine esiliato in Siberia, Bakunin è ritornato in Europa dopo essere riuscito a fuggire nel 1861. Appena arrivato a Londra, è andato a trovare Herzen, il noto leader rivoluzionario liberale russo. Là ha immediatamente cominciato a raggruppare, indipendentemente da Herzen, l'emigrazione politica attorno alla propria persona. Si trattava di un circolo di slavi di cui Bakunin si è circondato attraverso un panslavismo appena tinteggiato di anarchismo. Si è tenuto ben lontano dal movimento operaio inglese, come dai comunisti, soprattutto dal Club d'Educazione degli Operai tedeschi di Londra. Non avendo possibilità di cospirazioni (si stava preparando la fondazione dell'AIL), è partito in Italia nel 1864 a cercare discepoli per il suo "panslavismo" reazionario e i suoi raggruppamenti segreti.
"In Italia trovò una grande quantità di società politiche segrete; trovò una intelligentsja declassata pronta in ogni momento a lasciarsi trascinare nei complotti, una massa contadina costantemente ai limiti della fame e infine un sottoproletariato brulicante, rappresentato soprattutto dai lazzaroni di Napoli, città dove, dopo un breve soggiorno a Firenze, non aveva tardato a stabilirsi e dove visse parecchi anni". (F. Mehring, Karl Marx, biografia.)
Bakunin ha evitato gli operai dell'Europa occidentale a favore dei declassati italiani.
Le società segrete come veicolo di rivolta
Nel periodo di reazione che fece seguito alla sconfitta di Napoleone e durante la quale la Santa Alleanza sotto Metternich applicava il principio dell'intervento armato contro ogni sollevamento sociale, le classi della società escluse dal potere erano obbligate ad organizzarsi in società segrete. Questo non era il caso solo degli operai, della piccola borghesia e del contadiname, ma ugualmente per parti della borghesia liberale e anche per gli aristocratici insoddisfatti. Quasi tutte le cospirazioni a partire dal 1820, quelle dei decabristi in Russia o dei Carbonari in Italia, si organizzavano secondo il modello della massoneria che era sorta in Inghilterra nel 17° secolo e i cui fini di "fratellanza internazionale" e di resistenza alla Chiesa cattolica avevano attirato europei illuminati come Diderot e Voltaire, Lessing e Goethe, Puskin e altri. Ma come molte delle cose di questo "secolo dei lumi", come i "despoti illuminati" quali Caterina, Federico il Grande o Maria Teresa, la massoneria aveva un'essenza reazionaria sotto una forma ideologica mistica, di una organizzazione di élite con differenti “gradi” di “iniziazione”, con un carattere aristocratico tenebroso e con le sue tendenze alla cospirazione e alla manipolazione. In Italia, che all'epoca era la Mecca delle società segrete non proletarie, delle manovre e delle cospirazioni a briglia sciolta, si sono sviluppate a partire dal 1820 e 1830 le strutture dei guelfi, dei federati, degli adelfi e dei carbonari. La più famosa di esse, la Carboneria, era una società segreta terrorista che difendeva un misticismo cattolico e le cui strutture e “simboli” provenivano dalla massoneria.
Ma all'epoca in cui Bakunin era andato in Italia, i carbonari si trovavano già all'ombra della cospirazione di Mazzini. I mazziniani rappresentavano un passo avanti rispetto ai carbonari poiché lottavano per una repubblica italiana unita e centralizzata. Mazzini non lavorava solo in maniera sotterranea, ma faceva anche dell'agitazione verso la popolazione. Dopo il 1848 si sono formate perfino delle sezioni operaie. Mazzini rappresentava così un progresso organizzativo poiché aveva abolito il sistema dei carbonari secondo il quale i militanti di base dovevano seguire ciecamente e senza saperne molto gli ordini della direzione sotto pena la morte. Ma, da quando l'AIL si è eretta a forza indipendente dal suo controllo, Mazzini ha cominciato a combatterla come una minaccia al suo movimento nazionalista.
Quando Bakunin è arrivato a Napoli, ha immediatamente condotto una lotta contro Mazzini ‑ma dal punto di vista dei carbonari di cui difendeva i metodi! Lungi dallo stare in guardia, Bakunin si è tuffato in tutto questo torbido ambiente con lo scopo di prendere la direzione del movimento cospirativo. Ha fondato, così, l'Alleanza della Democrazia Socialista con, alla testa, la Fratellanza Internazionale segreta, un "ordine di rivoluzionari disciplinati”.
Un ambiente manipolato dalla reazione
L'aristocratico rivoluzionario declassato Bakunin ha trovato in Italia un terreno ancora più adatto che in Russia. E' là che la sua concezione organizzativa è maturata fino al suo completo sviluppo. E’ da una cupa palude che si è sviluppata tutta una serie di organizzazioni antiproletarie. Questi raggruppamenti di aristocratici rovinati, spesso depravati, di giovani declassati o anche di semplici criminali gli sembravano più rivoluzionari del proletariato. Uno di questi gruppi era la Camorra, che corrispondeva alla visione romantica di Bakunin sul banditismo rivoluzionario. La dominazione della Camorra, organizzazione segreta che proveniva da una organizzazione di forzati a Napoli, era diventata quasi ufficiale dopo l'amnistia del 1860. In Sicilia, verso la stessa epoca, l'ala armata dell'aristocrazia rurale spossessata infiltrava l'organizzazione locale segreta di Mazzini. A partire dal quel momento essa si è autonominata “Mafia”, che corrispondeva alle iniziali del suo slogan di battaglia "Mazzini Autorizza Furti, Incendi, Avvelenamenti". Bakunin non ha saputo denunciare questi elementi, né distanziarsene chiaramente.
In questo ambiente la manipolazione diretta dello stato non poteva certo mancare. Possiamo affermare con sicurezza che questa manipolazione ha giocato un ruolo nel modo in cui l'ambiente italiano ha celebrato Bakunin come la vera alternativa rivoluzionaria di fronte alla "dittatura tedesca di Marx". Questa propaganda era nei fatti identica a quella che diffondevano gli organi di polizia di Luigi Bonaparte in Francia.
Come dice Engels, i carbonari e molti dei gruppi similari erano manipolati e infiltrati dai servizi segreti russi o altri (vedi Engels, La politica estera dello zarismo russo). Questa infiltrazione di Stato si è rafforzata soprattutto dopo la sconfitta della rivoluzione europea del 1848. Il dittatore francese, l'avventuriero Luigi Napoleone che, dopo la sconfitta di questa rivoluzione è diventato il ferro di lancia della controrivoluzione che ne è seguita, si è alleato con Palmerston a Londra ma soprattutto con la Russia allo scopo di mantenere sotto controllo il proletariato europeo. A partire dal 1864, la polizia segreta di Luigi Napoleone era in azione soprattutto per distruggere l'AIL. Uno dei suoi agenti era il "Sig. Vogt", associato a Lassalle, che ha calunniato Marx in pubblico come capo di una banda di ricattatori.
Ma l'asse principale della diplomazia segreta di Luigi Napoleone si trovava in Italia dove la Francia cercava di sfruttare il movimento nazionale ai suoi fini. Nel 1859, Marx ed Engels hanno sottolineato che alla testa dello Stato francese si trovava un ex‑membro dei carbonari. (La politica monetaria in Europa - La posizione di Luigi Napoleone).
Bakunin che si trovava in questo pantano fino al collo, evidentemente avrebbe potuto manipolare questa massa di spazzatura per i propri scopi rivoluzionari. Ma in realtà fu lui ad essere manipolato. A tutt’oggi noi non conosciamo in dettaglio tutti gli “elementi” con i quali "cospirava". Ma esistono però delle indicazioni. Per esempio nel 1865 Bakunin redige, come viene riportato dallo storico Max Nettlau, i suoi Manoscritti massonici, “uno scritto che si fissava come scopo quello di proporre le idee di Bakunin alla massoneria italiana”.
“I manoscritti massonici fanno riferimento al Sillabo di triste memoria, la condanna da parte del Papa del pensiero umano del dicembre 1864; Bakunin voleva unirsi all'indignazione sollevata contro il papa per spingere avanti la massoneria, o la sua frazione suscettibile di evolvere; comincia perfino a dire che, per diventare un corpo vivente e utile, la massoneria deve rimettersi seriamente al servizio dell'umanità.” (Max Nettlau, Storia dell'anarchismo, tomo 2).
Nettlau tenta perfino di provare, paragonando diverse citazioni, che Bakunin aveva influenzato il pensiero della massoneria dell’epoca. In realtà è successo proprio il contrario. E' in questo peiodo che Bakunin ha adottato parti dell'ideologia delle società segrete mistiche della massoneria. Una visione del mondo che Engels descriveva già perfettamente alla fine degli anni '40 a proposito di Heinzen:
“Egli prende gli scrittori comunisti per dei profeti o dei preti che detengono una saggezza segreta che nascondono ai non iniziati per tenerli in soggezione (...) come se i rappresentanti del comunismo avessero interesse a mantenere gli operai all'oscuro, come se li manipolassero come facevano gli illuminati del secolo scorso nei confronti del popolo" (Engels, I Comunisti e Karl Heinzen, 1847).
Risiede là la chiave del "mistero" bakuninista secondo il quale nella società anarchica futura, senza Stato né autorità, occorrerà sempre una società segreta.
Marx ed Engels, senza riferirsi a Bakunin, hanno espresso tutto questo in rapporto al filosofo inglese e pseudosocialista dell'epoca, Carlyle:
"La differenza di classe, storicamente prodotta, diventa così una differenza naturale che si deve riconoscere e venerare come parte dell'eterna legge della natura, inchinandosi dinanzi a ciò che è nobile e saggio nella natura: il culto del genio. Tutta la concezione del processo di sviluppo storico diventa una pallida trivialità della saggezza degli illuminati e dei massoni del secolo scorso (...). Eccoci alla vecchia questione di sapere chi dovrebbe di fatto regnare, questione dibattuta in lungo e in largo con grande superbia; essa riceve in fin dei conti la risposta logica: regneranno coloro che possiedono nobiltà, saggezza e sapere (...)" (Engels, La Nuova Gazzetta Renana - Rivista economica e politica, IV, 1850).
Bakunin “scopre” l'Internazionale
Fin dall'inizio, la borghesia europea ha cercato di utilizzare il pantano delle società segrete italiane contro l'Internazionale. Già all'epoca della sua fondazione nel 1864 a Londra, gli amici di Mazzini avevano tentato di imporre i loro statuti settari e di prendere dunque il controllo dell'Associazione. Il rappresentante di Mazzini in quel momento, Major Wolff, sarebbe stato smascherato più tardi come agente di polizia. Dopo lo scacco di questo tentativo, la borghesia ha messo in piedi la Lega per la pace e la libertà e l'ha utilizzata per attirare Bakunin nella ragnatela di coloro che volevano minare l'AIL.
Bakunin attendeva la "rivoluzione" in Italia. Mentre manovrava nella palude della nobiltà rovinata, della gioventù declassata e del sottoproletariato urbano, l'Associazione Internazionale dei lavoratori si era sviluppata, senza la sua partecipazione, fino a diventare la forza rivoluzionaria dominante nel mondo. Bakunin ha dovuto riconoscere che, nel suo tentativo di diventare il papa rivoluzionario d'Europa, aveva scelto il cavallo sbagliato. Fu allora, nel 1867, che venne fondata la Lega per la pace e la Libertà, evidentemente contro l'AIL. Bakunin con la sua "fratellanza" ha raggiunto la Lega allo scopo di "unire la Lega ‑con la Fratellanza al suo interno come forza rivoluzionaria ispiratrice‑ all'Internazionale" (Nettlau, ibid.).
Logicamente, ma senza neanche accorgersene, facendo questo passo Bakunin diventava il ferro di lancia del tentativo delle classi dominanti di distruggere l'AIL.
La “Lega per la Pace e la Libertà”
La Lega, originata dall'idea del capo guerrigliero italiano Giuseppe Garibaldi e del poeta francese Victor Hugo, fu fondata più particolarmente dalla borghesia svizzera e sostenuta da parti di società segrete italiane. La sua propaganda pacifista di disarmo e la sua rivendicazione degli "Stati Uniti d'Europa" avevano in realtà come scopo principale quello di indebolire e dividere l'AIL. In un’epoca in cui l'Europa era divisa in una parte occidentale dal capitalismo sviluppato e una parte orientale "feudale" sotto la sciabola russa, l'appello al disarmo costituiva una rivendicazione ben accetta dalla diplomazia russa. L'AIL, come tutto il movimento operaio, aveva fin dall'inizio adottato lo slogan del ripristino di una Polonia democratica come bastione contro la Russia che, in successive riprese, aveva costituito il pilastro della reazione europea. La lega denunciava ora questa politica come "militarista", mentre il panslavismo di Bakunin era presentato come autenticamente rivoluzionario e diretto contro ogni militarismo. In questa maniera, la borghesia ha rafforzato i bakuninisti contro l'AIL:
"L'Alleanza della democrazia socialista è di origine completamente borghese. Essa non è uscita dall'Internazionale; è uno scarto della Lega per la Pace e la Libertà, società nata morta dei repubblicani borghesi. L'Internazionale era già fortemente strutturata quando Michail Bakunin si mise in testa di giocare il ruolo da emancipatore del proletariato. Essa gli offriva un campo d'azione come a qualsiasi altro membro. Per diventare qualcuno, avrebbe dovuto prima guadagnarsi i galloni con un lavoro assiduo e spassionato; egli credette di trovare una migliore probabilità e una via più facile dal lato dei borghesi della Lega." ("Un complotto contro l'Internazionale, L'Alleanza della democrazia socialista e l'Associazione Internazionale dei Lavoratori", Rapporto e documenti pubblicati da parte del Congresso Internazionale dell'Aia).
La proposta fatta da Bakunin di una alleanza della Lega con l'AIL fu però rifiutata dal Congresso dell'AIL di Bruxelles. A quell'epoca era ormai chiaro che una maggioranza schiacciante rifiutava l'abbandono del sostegno alla Polonia contro la reazione russa. Così non c'era altro da fare per Bakunin che raggiungere l'AIL allo scopo di sabotarla dall'interno. Questo orientamento fu sostenuto dalla direzione della Lega all'interno della quale aveva già una base potente.
"L'alleanza fra borghesi e lavoratori sognata da Bakunin non doveva limitarsi ad un'alleanza pubblica. Gli statuti segreti dell'Alleanza della democrazia socialista (...) contengono delle indicazioni che mostrano che all'interno stesso della Lega, Bakunin aveva posto le basi di una società segreta che doveva dirigerla. Non solo i nomi dei gruppi dirigenti sono identici a quelli della Lega (...) ma gli statuti segreti dichiarano che la "maggior parte dei membri fondatori dell'Alleanza" sono dei "membri qui presenti al Congresso di Berna". (ibid.)
Coloro che conoscono la politica della Lega possono supporre che fin dall'inizio essa sia stata creata per utilizzare Bakunin contro l’AIL - un compito per il quale Bakunin era stato ben preparato in Italia. Il fatto stesso che parecchi attivisti vicini a Bakunin e alla Lega furono smascherati in seguito come agenti della polizia, parla chiaro in questo senso. Nei fatti, niente poteva essere più pericoloso per l'AIL che la corrosione dall'interno attraverso elementi che non erano, loro, agenti dello Stato e che avevano una certa reputazione nel movimento operaio, ma che perseguivano i loro scopi personali a spese del movimento.
Anche se Bakunin non intendeva servire in questa maniera la controrivoluzione, lui e quelli del par suo ne portano l'intera responsabilità per la maniera con cui si sono messi dalla parte degli elementi più reazionari e più loschi della classe dominante.
E' vero che l'Internazionale era cosciente dei pericoli che una simile infiltrazione rappresentava. La conferenza dei delegati riuniti a Londra, ad esempio, ha adottato la seguente risoluzione:
"Nei paesi in cui l'organizzazione regolare dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori è diventata momentaneamente impraticabile in seguito all'intervento governativo, l'Associazione e i suoi gruppi locali potranno costituirsi con una diversa denominazione, ma ogni costituzione di sezioni internazionali sotto forma di società segrete è e resta formalmente vietata" ("Risoluzione generale relativa ai paesi in cui l'organizzazione regolare dell'Internazionale impedita dal governo" adottata alla conferenza di Londra, settembre 1871).
Marx, che aveva proposto la risoluzione, la giustifica così:
"In Francia e in Italia, dove esiste una situazione politica tale che associarsi costituisce reato, le persone saranno fortemente inclini a lasciarsi trascinare nelle società segrete il cui risultato è sempre negativo. Allo stato presente, questo tipo di organizzazione si trova in contraddizione con lo sviluppo del movimento proletario perché le società segrete, invece di educare gli operai, li sottomettono a leggi autoritarie e mistiche che impediscono la loro autonomia e ne stornano la coscienza in una falsa direzione" (Intervento di Marx alla Conferenza di Londra del settembre 1871).
KR.
1) E' chiaro che il punto di partenza per la fondazione di una organizzazione rivoluzionaria è l'accordo su un programma politico. Niente è più estraneo al marxismo ‑e più in generale al movimento operaio‑ che i raggruppamenti senza principi programmatici. Ciò detto, il programma del proletariato, contrariamente alla visione difesa dalla corrente bordighista, non è dato una volta per tutte. Al contrario esso si sviluppa, si arricchisce, corregge gli eventuali errori attraverso l'esperienza viva della classe operaia. Al momento della fondazione dell'AIL, vale a dire ai primi passi del movimento operaio, l'essenziale di questo programma, ciò che stabilisce l'appartenenza di una organizzazione al campo proletario, si riassume in qualche principio generale che si trova nelle premesse degli statuti dell'Internazionale. Ora Bakunin ed i suoi adepti non rimettono in causa queste “premesse”. Il loro attacco contro l'AIL punta principalmente contro gli stessi statuti, le regole di funzionamento. Ciò non vuole dire che si possa operare una separazione fra programma e statuti. Per il fatto stesso che questi ultimi esprimono e concretizzano dei principi essenziali propri della classe operaia e di nessuna altra classe, essi sono parte integrante del programma.