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Nel precedente articolo sul movimento degli studenti apparso il 5 novembre scorso sul nostro sito web[1] mettevamo già in evidenza come questo traesse la sua maggiore forza non tanto dalla sua specificità di movimento di studenti quanto piuttosto dal riconoscimento, ampiamente presente al suo interno e testimoniato proprio dalla parola d'ordine diffusa a livello nazionale "Noi la crisi non la paghiamo", di costituire la nuova generazione di proletari e, in questo senso, di essere sottoposti, già a livello di formazione, alle esigenze di ristrutturazione del capitale. D'altra parte il contesto generale in Italia e nel mondo è così fortemente segnato dalla gravità della crisi economica - con delle conseguenze già palesi a livello di degradazione delle condizioni di vita dei proletari - che la borghesia parla ormai essa stessa apertamente di crisi, nella misura in cui ha bisogno di preparare i proletari agli attacchi più forti che dovranno ancora venire. La popolazione è ben cosciente di questi attacchi e quello di cui si parla sempre più in giro è quale prospettiva abbiamo di fronte, qual è il futuro di questa nuova generazione. In questo scenario che fa da sfondo, gli studenti non potevano non sentire i tagli al settore della scuola e dell'università come interventi strettamente legati agli attacchi contro i salari, i licenziamenti ma anche ai servizi sociali, la sanità, ecc.
La dimensione internazionale e internazionalista del movimento
Quello che si è prodotto nelle ultime settimane ci ha mostrato che il movimento di lotta che si è sviluppato in Italia è solo un aspetto di un fenomeno più generale e perciò molto più consistente che si sta producendo a livello europeo. Contemporaneamente alle lotte degli studenti in Italia ce ne sono stati altri in Grecia (di cui diamo notizia in questo stesso giornale), ed ancora in Francia (dopo le lotte contro il CPE del 2006 e contro la LRU del 2007, sono gli studenti liceali che sono attualmente all'attacco)[2], in Germania, in Irlanda e in Spagna. In Irlanda c'è stata la più grossa manifestazione di tutti i tempi con oltre 70.000 manifestanti a Dublino, con occupazione di università e scuole e una mobilitazione partita da insegnanti e studenti universitari. Università occupate dalla fine di novembre anche in Spagna con manifestazioni di decine di migliaia di persone, soprattutto a Barcellona e Madrid, con estensione molto capillare della lotta.[3] E' evidente che tutto ciò non è casuale ma è il frutto, da una parte, della necessità della borghesia, a livello internazionale, di scaricare almeno parte della crisi riducendo i costi dell'istruzione, dall'altra del consolidamento della ripresa della lotta di classe a livello internazionale. Peraltro questa dimensione internazionale del movimento diventa sempre più internazionalista nel senso che i singoli movimenti prendono coscienza l'uno dell'altro e tendono a riconoscersi sempre più come parte di una sola dinamica. Ciò si è mostrato in numerose occasioni anche nel movimento degli studenti in Italia, dove c'è stata ad esempio una forte solidarietà nei confronti del movimento greco in occasione dell'assassinio di Alexis, che si è tradotta sia con prese di posizione di assemblee che, nel caso degli studenti delle università siciliane di Palermo e di Catania, con l'occupazione dei reciproci consolati: "Oggi, 11 dicembre, il movimento studentesco catanese ha occupato il consolato greco a Catania per ribadire la propria solidarietà nei confronti delle lotte e delle mobilitazioni che in questi mesi hanno coinvolto studenti e lavoratori in Grecia e che hanno vissuto drammatici episodi di repressione. Le loro rivendicazioni sono le nostre rivendicazioni, la crisi è unica, ha un carattere internazionale e la risposta non può che essere unica e internazionale." (dal Comunicato del Movimento Studentesco Catanese "Catania - Occupazione Consolato Greco" dell'11 dicembre 2008).[4]
C'è, ancora, una certa consapevolezza di non essere un fenomeno episodico ma di fare parte di un processo storico e internazionale che ha portato gli studenti ad interrogarsi sulle recenti lotte degli studenti francesi contro il CPE e a prendere da loro il meglio delle loro esperienze, tra cui quella organizzativa:
"Per vincere, è necessario organizzarsi e coordinarsi, come insegna la vittoria degli studenti francesi (...). In Francia gli studenti vinsero anche perché si diedero un coordinamento di lotta nazionale, costruito attraverso un percorso democratico che prevedeva l'elezione di delegati delle varie realtà di lotta. Dobbiamo seguire lo stesso esempio: ogni scuola o facoltà in mobilitazione elegga, attraverso assemblea, un numero di delegati proporzionale al numero dei partecipanti (un delegato ogni 50 studenti riuniti in assemblea). I delegati si faranno portavoce delle proposte emerse in assemblea e decideranno con gli altri delegati i momenti successivi della lotta. Solo con l'organizzazione e la democrazia si vince." (dal documento "Costruiamo un coordinamento nazionale delle lotte studentesche", del 6 dicembre 2008).[5]
I momenti di vita e il rafforzamento politico del movimento
Nel precedente articolo accennavamo anche al pericolo che la borghesia potesse lavorare su alcune debolezze del movimento per minarlo dall'interno e abbiamo fatto riferimento in particolare a:
a) la questione di un preteso apoliticismo del movimento;
b) la falsa idea che la responsabilità fosse tutta di Berlusconi e delle destre in genere;
c) il pericolo di rimanere infognati nell'antifascismo;
d) il pericolo di essere fagocitati da sindacati e partiti della falsa sinistra.
A distanza di oltre due mesi possiamo oggi dire che non solo il movimento non ha ceduto alle lusinghe borghesi, ma si è irrobustito in maniera ammirevole, come vedremo qui di seguito.
Anzitutto ricordiamo che, negli scorsi due mesi, ci sono state delle mobilitazioni di piazza che non si vedevano da tempo per numero di partecipanti e per combattività, come quella del 7 novembre, con manifestazioni in tutte le città e la presenza di centinaia di migliaia di persone, quella del 14 novembre, che ha visto una grande manifestazione centrale a Roma di tutto il mondo dell'istruzione con una presenza di oltre 200-300 mila persone ed infine la partecipazione allo sciopero generale del 12 dicembre, con ampia presenza del movimento degli studenti.
Ma, al di là di queste scadenze che hanno interessato contemporaneamente tutto il movimento, quotidianamente gli studenti e i giovani precari del mondo dell'istruzione, assieme ad una parte non trascurabile delle "vecchie guardie", ovvero quelli che avevano fatto il ‘77 o addirittura il ‘68, hanno dato luogo ad assemblee, manifestazioni locali, sit-in, occupazioni, conferenze pubbliche, lezioni per strada, spettacoli, esperienze di approfondimento, controinformazione, feste ecc. costruendo giorno per giorno una nuova consapevolezza del proprio essere e dei rapporti con la società. E' stata questa la scuola politica che ha plasmato nel tempo il movimento e che ha prodotto gli elementi di maturazione che ha raggiunto col tempo. Diversi gli sviluppi che vanno segnalati, primo tra tutti proprio quello che riguarda lo slogan che ha caratterizzato fin dall'inizio tutto il movimento e rispetto al quale, ad esempio, gli studenti di Scienze Politiche di Milano affermano giustamente che dichiarare semplicemente: "Noi la crisi non la paghiamo non è sufficiente" perché occorre pure chiedersi "chi è che paga questa crisi?", se le banche e gli speculatori di ogni tipo o la povera gente:
"Il nodo centrale è quindi il seguente: è corretto continuare questa mobilitazione in una dimensione prettamente studentesca, se i fondi che verranno provvisoriamente trovati per placare il malcontento degli universitari saranno tagliati da altri (e altrettanto importanti) settori sociali che ugualmente ci riguardano, assieme alle nostre famiglie, come lavoratori e come cittadini? No. E' suicida. (...) Infatti, se il ruolo delle istituzioni statuali, seppur pubbliche, è sempre più declinato al sostenimento delle imprese private a costo di ingenti costi sociali, è sbagliato ritenere che l'università - un istituto che riproduce il sistema generale di sfruttamento attraverso meccanismi determinati di a) selezione e di b) manipolazione - sia un' isola felice slegata dalla struttura economica che la determina." (da "Noi la crisi non la paghiamo non è sufficiente: chi paga questa crisi?" dell'Assemblea Studenti di Scienze Politiche di Milano, 11 novembre 2008).[6]
Ma si va anche oltre nella stessa lettura della crisi analizzata correttamente come crisi storica del sistema capitalista e non come evento episodico prodotto da errori contingenti di speculatori maldestri:
"Non è quindi un caso che il perno della discussione in tutte le assemblee sia stata la lettura della crisi economico-finanziaria. Differentemente da tutti quelli che hanno sprecato fiumi di inchiostro sostenendo che la "crisi" è solo "crisi della finanza", noi siamo convinti della necessità di ribadire che si tratta sì di crisi, ma di una crisi di accumulazione capitalistica che viviamo da almeno trent'anni, e di cui la recente deflagrazione finanziaria è soltanto l'ultimo, violento, momento di svolta. (...) Mettere in discussione il capitalismo significa quindi prima di tutto chiarire che non può esistere un lato 'buono' di un sistema fondato su sfruttamento ed oppressione (...) Condannare il capitalismo rapace degli speculatori e delle banche, lasciando intendere che ve ne sia uno buono da difendere, o uno "sostenibile", significa mistificare la realtà, e cedere le proprie armi critiche al nemico". (dal Documento politico dell'Assemblea Nazionale del 13-14 dicembre tenuta a Tor Vergata,Roma).[7]
Il riferimento ai lavoratori e alle loro lotte è ugualmente una costante nel movimento, anche se con un sistematico distinguo tra la classe dei lavoratori e le loro pseudo rappresentanze politiche e sindacali, verso le quali si esprime una decisa diffidenza ed estraneità, e non per caso:
"è per noi fondamentale ribadire la nostra ostilità nei confronti delle leggi bipartisan che hanno consentito in questi anni il processo di precarizzazione del lavoro, dal pacchetto Treu, alla legge 30. A maggior ragione vale la pena ribadirlo laddove, a partire dal mese di gennaio, 400.000 precari non saranno riassunti." (da Sapienza in mobilitazione, "Appello della Sapienza, verso lo sciopero generale del 12 dicembre", del 5 dicembre 2008).[8]
C'è in questi ragazzi una grande fierezza e una forte determinazione a lottare che non potrà che fare bene al resto della classe operaia. D'altra parte questo movimento ha ricevuto numerosi segni di simpatia da parte della popolazione, che si possono riassumere nella scritta riportata su uno striscione steso tra due finestre di una casa a Roma durante la manifestazione del 14 novembre che diceva "studenti, voi siete la nostra ultima speranza".
Se il rapporto con i sindacati e i partiti di sinistra è di sfiducia, gli studenti non hanno fatto l'errore di disertare le manifestazioni che queste forze di falsa sinistra promuovevano consci dell'importanza di esprimere un'influenza sugli altri proletari presenti al loro interno:
"La potenza dell'Onda è stata capace, dunque, di parlare alla società tutta e di trasformare tanto lo sciopero generale dei sindacati di base del 17 ottobre, quanto lo sciopero generale della scuola del 30 ottobre, in qualcosa di straordinario e di diverso dalle cose di sempre. Proprio l'autonomia del movimento studentesco ha reso possibile un'estensione senza pari delle mobilitazioni e una grande radicalità nei contenuti e nelle pratiche di lotta. (...) Per quanto riguarda il 12, invece, pensiamo che sia naturale per l'Onda mantenere lo stesso stile assunto durante i precedenti scioperi generali: un corteo autonomo che sappia però interloquire con tutti i lavoratori e attraversare, materialmente e non solo simbolicamente, le manifestazioni sindacali. Questo non toglie che è nostro interesse parlare con quei tanti lavoratori che pur essendo iscritti alla Cgil vedono nell'Onda e nella sue rivendicazioni un'opportunità di cambiamento radicale valido per tutti." (da Sapienza in mobilitazione, "Appello della Sapienza, verso lo sciopero generale del 12 dicembre", del 5 dicembre 2008).[9]
La prospettiva del movimento
Come abbiamo visto il movimento con il tempo non solo si è esteso ma si è anche irrobustito politicamente. Le assemblee che si sono tenute a Roma il sabato pomeriggio e la domenica successivi alle due manifestazioni nazionali del 14 novembre e del 12 dicembre sono state occasioni in cui si è saputo tesaurizzare il tempo e l'esperienza acquisita a livello territoriale:
"La due giorni di intensi dibattiti si è articolata in due momenti di confronto assembleari sull'autorganizzazione, e in due tavoli di lavoro plenari, che hanno affrontato il rapporto fra "Scuola e Università, Capitale e Lavoro" e fra "Università e movimenti sociali". (...) L'obiettivo di tutti i partecipanti all'assemblea è dunque quello di lavorare nella prospettiva di un confronto stabile tra lavoratori e studenti (che sono lavoratori in formazione, lavoratori di oggi e di domani), assolutamente svincolato dalle pratiche concertative di alcuni sindacati e partiti. (...) In conseguenza di ciò, partendo dalle nostre specificità locali, abbiamo deciso di creare una rete di realtà studentesche che abbia un respiro nazionale, ma che guardi anche alle proteste che si sviluppano, contro le medesime riforme e attacchi, su un piano internazionale." (dal Documento politico dell'Assemblea Nazionale del 13-14 dicembre tenuta a Tor Vergata,Roma).[10]
Noi non sappiamo quale sarà il futuro immediato di questo movimento, che ha programmato un successivo incontro nazionale per la primavera prossima. Ma siamo sicuri che già quello che ha prodotto lascerà un terreno fertile per il futuro della lotta di classe.
7 gennaio 2009 Ezechiele
[1] https://it.internationalism.org/node/662
[2] Vedi notizie e articoli sulla pagina in lingua francese del nostro sito.
[3] Vedi anche radio onda d'urto del 16/12/2008 (www.radiondadurto.org/agenzia/2008-12-16-13-19_sauro-manif-europa.mp3).
[5] www.montegargano.it/news/Costruiamo-un-coordinamento-nazionale-delle-lot....
[7] clic.noblogs.org/post/2008/12/30/assemblea-nazionale-documento-politico-stilato-al-termine-della-due-giorni-di-discussione
[8] www.flickr.com/groups/fotoattivismo/discuss/72157610765210754/
[9] www.flickr.com/groups/fotoattivismo/discuss/72157610765210754/
[10] clic.noblogs.org/post/2008/12/30/assemblea-nazionale-documento-politico-stilato-al-termine-della-due-giorni-di-discussione