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Nella risoluzione sulle attività della CCI adottata dal congresso si dice:
“L’accelerazione della situazione storica, inedita nella storia del movimento operaio, è caratterizzata dalla congiunzione delle due seguenti dimensioni:
- l’estensione della più grave crisi economica aperta nella storia del capitalismo, combinata con l’acuirsi delle tensioni interimperialiste e con un’avanzata lenta ma progressiva per profondità ed estensione della maturazione all’interno della classe operaia, prodottasi a partire dal 2003;
- e lo sviluppo di un ambiente politico internazionalista, che è particolarmente percettibile nei paesi della periferia del capitalismo.
Questa accelerazione fa risaltare ancor più la responsabilità politica della CCI, ponendole delle esigenze più elevate in termini di analisi teorica/politica e di intervento nella lotta di classe e verso gli elementi in ricerca (…)”.
Il bilancio che possiamo tirare del 18° Congresso internazionale della nostra organizzazione deve dunque basarsi sulla capacità di questa di far fronte a queste responsabilità.
Per una organizzazione comunista genuina e seria, è con una certa delicatezza che ci si può spingere a dire che questa o quella sua iniziativa è stato un successo. E questo per diverse ragioni.
In primo luogo perché la capacità di un’organizzazione che lotta per la rivoluzione comunista di essere all’altezza delle sue responsabilità non si giudica a breve termine ma a lungo termine poiché il suo ruolo, se resta ancorato in permanenza nella realtà storica della sua epoca, consiste, il più delle volte, non tanto nell’influenzare questa realtà immediata, almeno a grande scala, ma a preparare gli avvenimenti futuri.
In secondo luogo perché, per i membri di un’organizzazione, esiste sempre il pericolo di "abbellire le cose", di fare prova di una indulgenza eccessiva di fronte alle debolezze di un collettivo alla vita del quale consacrano la loro devozione e i loro sforzi e che hanno il dovere di difendere in permanenza contro gli attacchi da parte dei vari difensori della società capitalista, palesi o nascosti. La storia è ricca di esempi di militanti convinti e devoti alla causa del comunismo che, per “patriottismo di partito”, non sono stati capaci di identificare le debolezze, le derive, e finanche il tradimento della loro stessa organizzazione. Ancora oggi, tra gli elementi che difendono una prospettiva comunista, si ritrovano alcuni che considerano il loro gruppo, i cui aderenti spesso si possono contare sulle dita di una mano, come il solo “Partito comunista internazionale” intorno al quale si raccoglieranno le masse proletarie un giorno e che, refrattari a qualunque critica o a qualunque dibattito, considerano gli altri gruppi dell’ambiente politico proletario come dei falsari.
E’ con la coscienza del pericolo di farsi delle illusioni e con la prudenza necessaria che ne deriva che noi non abbiamo paura di affermare che il 18° Congresso della CCI si è svolto all’altezza delle esigenze prima esposte ed ha creato le condizioni perché noi possiamo proseguire in questa direzione.
Noi non possiamo riportare in questo articolo tutti gli elementi che possono essere evocati a sostegno di questa affermazione. Ricorderemo pertanto solo i più importanti:
- Il fatto che il congresso abbia aperto i suoi lavori con la ratifica dell’integrazione di due nuove sezioni territoriali, nelle Filippine e in Turchia;
- la presenza a questo congresso di quattro gruppi dell’ambiente politico proletario;
- la dinamica di apertura della nostra organizzazione verso l’esterno illustrata particolarmente da questa presenza;
- la volontà di dedicarsi con lucidità al superamento delle difficoltà e delle debolezze presenti nella nostra organizzazione;
- il cima fraterno ed entusiasta che ha caratterizzato i lavori del congresso.
L’integrazione di due nuove sezioni territoriali
La nostra stampa ha già reso conto dell’integrazione delle nuove sezioni della CCI nelle Filippine e in Turchia (la responsabilità del Congresso era di convalidare la decisione di integrazione che era stata adottata dall’organo centrale della nostra organizzazione all’inizio del 2009)[1]. Come scrivevamo in questa occasione: “L’integrazione di queste due nuove sezioni all’interno della nostra organizzazione allarga in maniera significativa la sua estensione geografica.” Vogliamo ancora qui precisare i due seguenti elementi relativi a queste integrazioni:
- queste non sono state espressione di un “reclutamento” veloce (come è costume tra i trotzkisti e anche, purtroppo, in alcuni gruppi del campo proletario) ma sono stati il risultato, come è pratica della CCI, di tutto un lavoro di discussioni approfondite svolte per diversi anni con i compagni dell’EKS in Turchia e di Internasyonalismo nelle Filippine, lavoro di cui abbiamo reso conto nella nostra stampa;
- esse costituiscono una smentita alle accuse di “europeo - centrismo” che sono state spesso mosse contro la nostra organizzazione.
L’integrazione di due nuove sezioni non è un evento frequente per la nostra organizzazione. L’ultima integrazione risale al 1995 con la sezione in Svizzera. Questo spiega perché l’arrivo di queste due sezioni (che faceva seguito alla costituzione di un nucleo in Brasile nel 2007) è stato avvertito dall’insieme dei militanti della CCI come un avvenimento molto importante e molto positivo. Queste integrazioni confermano ancora l’analisi che la nostra organizzazione aveva fatto da diversi anni a proposito delle nuove potenzialità di sviluppo della coscienza di classe insite nella situazione storica attuale e la validità della politica condotta verso i gruppi e gli elementi che si rivolgono verso le posizioni rivoluzionarie. Ciò tanto più che erano presenti al congresso delegazioni di quattro gruppi dell’ambiente politico internazionalista.
La presenza dei gruppi internazionalisti
Nel bilancio che abbiamo tratto sul precedente congresso della CCI, abbiamo sottolineato tutta l’importanza che aveva dato a questo congresso la presenza, per la prima volta dopo decenni, di quattro gruppi dell’ambiente politico internazionalista provenienti rispettivamente dal Brasile, dalla Corea, dalle Filippine e dalla Turchia. Questa volta erano ugualmente presenti quattro gruppi di questa area. Ma non si tratta affatto di rimanere allo stesso punto poiché mentre due dei gruppi presenti in occasione dello scorso congresso sono successivamente divenuti sezioni della CCI, abbiamo avuto la soddisfazione di accogliere due nuovi gruppi: un secondo gruppo proveniente dalla Corea e un gruppo con basi in America centrale (Nicaragua e Costarica), la LECO (Liga por la Emancipación de la Clase Obrera) che aveva partecipato all’“Incontro di comunisti internazionalisti”[2] tenuto in America latina nella scorsa primavera per iniziativa della CCI e di OPOP, il gruppo internazionalista del Brasile con il quale la nostra organizzazione intrattiene dei rapporti fraterni e molto positivi da diversi anni. Questo gruppo era esso stesso di nuovo presente al nostro congresso. Altri gruppi che avevano partecipato a questo incontro erano stati ugualmente invitati al congresso, ma essi non hanno potuto inviare una delegazione per il fatto che l’Europa si trasforma sempre più in una fortezza per delle persone che non sono nate nel cerchio ristretto dei “paesi ricchi”.
La presenza dei gruppi dell’ambiente internazionalista ha costituito un elemento molto importante per il successo del congresso e particolarmente per il clima delle sue discussioni. Questi compagni si sono mostrati tutti molto calorosi verso i militanti della nostra organizzazione, hanno sollevato delle questioni, particolarmente a proposito della crisi economica e della lotta di classe, in una maniera a cui non siamo abituati nei nostri dibattiti interni cosa che non poteva non stimolare la riflessione dell’insieme della nostra organizzazione.
Infine, la presenza di questi compagni costituiva un elemento supplementare della dinamica di apertura che la CCI si è fissata come obiettivo da diversi anni, una apertura verso gli altri gruppi proletari ma anche verso gli elementi che si avvicinano alle posizioni comuniste. In particolare, di fronte a delle persone esterne alla nostra organizzazione, diventa molto difficile cadere nell’errore, evocato prima, di “raccontarsi delle storie” o di raccontarle agli altri. Un’apertura ugualmente nelle nostre preoccupazioni e riflessioni, particolarmente in direzione delle ricerche e delle scoperte in campo scientifico[3] e che si è concretizzato con l’invito di un membro della comunità scientifica ad una sessione del congresso.
L’invito di uno scienziato
Per celebrare a modo nostro “l’anno di Darwin” e manifestare lo sviluppo all’interno della nostra organizzazione dell’interesse per le questioni scientifiche, abbiamo chiesto ad un ricercatore specialista nel settore dell’evoluzione del linguaggio (autore in particolare di un’opera intitolata "Aux origines du langage") di fare una presentazione di fronte al congresso dei suoi lavori che sono basati, ovviamente, sull’approccio darwiniano. Le riflessioni originali di Jean-Louis Dessalles[4] sul linguaggio, il suo ruolo nello sviluppo dei legami sociali e della solidarietà nella specie umana hanno un legame con le riflessioni e discussioni che ci sono state, e che continuano a svilupparsi, nella nostra organizzazione a proposito dell’etica e della cultura del dibattito. La presentazione di questo ricercatore è stata seguita da un dibattito che siamo stati costretti a limitare nel tempo per poter rispettare l’ordine del giorno del congresso, ma che avrebbe potuto proseguire ancora per delle ore tanto le questioni abbordate hanno appassionato la maggior parte dei partecipanti al congresso.
Noi vogliamo qui ringraziare Jean-Louis Dessalles che, pur non condividendo le nostre idee politiche, ha accettato in maniera molto cordiale di consacrare una parte del suo tempo per arricchire la riflessione della nostra organizzazione. Noi teniamo a salutare ugualmente il carattere molto caloroso e conviviale delle risposte che lui ha dato alle questioni e obiezioni dei militanti della CCI.
La discussione sulla situazione internazionale
I lavori del congresso hanno abbordato i punti classici di un congresso internazionale:
- l’analisi della situazione internazionale;
- le attività e la vita della nostra organizzazione.
La risoluzione sulla situazione internazionale, che è pubblicata nella Revue Internationale n°138, costituisce una sorta di sintesi delle discussioni del congresso relative all’esame del mondo attuale. Evidentemente questa non può rendere conto di tutti gli aspetti abbordati in queste discussioni (né nei rapporti preparatori). Essa si dà viceversa tre obiettivi principali:
- comprendere le vere cause e la posta in gioco dell’attuale aggravarsi senza precedenti della crisi economica del sistema capitalista di fronte a tutte le mistificazioni che i difensori di questo sistema non mancano di seminare;
- comprendere l’impatto che potrà avere sui conflitti imperialisti l’ascesa al potere della prima potenza mondiale del democratico Barack Obama, che è stato presentato come qualcuno che avrebbe apportato delle novità e delle speranze di attenuazione in questi conflitti;
- tirare le prospettive per la lotta di classe, particolarmente nelle condizioni create dai brutali attacchi che ha cominciato a subire il proletariato in conseguenza della violenza della crisi economica.
Sul primo aspetto, la comprensione della posta in gioco della crisi attuale del capitalismo, è importante sottolineare i seguenti aspetti:
“… quella attuale è la più grave crisi che abbia conosciuto questo sistema dopo la grande depressione iniziata nel 1929. (…) non è la crisi finanziaria che è all’origine della recessione attuale. Al contrario, la crisi finanziaria illustra bene come la fuga in avanti nell’indebitamento, che aveva permesso di superare la sovrapproduzione, non può proseguire all’infinito. (…) Di fatto, anche se il sistema capitalista non crollerà come un castello di carte … la sua prospettiva resta quella di uno sprofondamento crescente nella sua impasse storica, quella di un ritorno ad un livello sempre più vasto di convulsioni.”
Naturalmente il congresso non ha potuto apportare delle risposte definitive a tutte le questioni che solleva la crisi attuale del capitalismo. Da una parte perché ogni giorno che passa comporta nuovi elementi di questa crisi che obbligano i rivoluzionari ad apportare un’attenzione particolare e permanente all’evoluzione della situazione e a proseguire la discussione a partire da questi nuovi elementi. D’altra parte perché la nostra organizzazione non è omogenea su un certo numero di aspetti dell’analisi della crisi del capitalismo. Il che, a nostro avviso, non è affatto una prova di debolezza della CCI. Di fatto, in tutta la storia del movimento operaio, si sono susseguiti dibattiti sulla crisi del sistema capitalista nel quadro del marxismo. La CCI ha anche cominciato a pubblicare alcuni aspetti dei suoi dibattiti interni su questo tema[5] nella misura in cui questi dibattiti non sono una “proprietà privata” della nostra organizzazione ma appartengono all’insieme della classe operaia. Ed è determinata a proseguire nella stessa direzione. D’altra parte, la risoluzione sulle prospettive di attività della nostra organizzazione adottata dal congresso richiede esplicitamente che si sviluppino dibattiti su altri aspetti dell’analisi della crisi attuale in modo che la CCI possa essere armata al meglio per apportare delle risposte chiare alle questioni che questa pone alla classe operaia e agli elementi che sono determinati a ingaggiarsi nella sua lotta per il rovesciamento del capitalismo.
Rispetto alla “novità” dell’elezione di Obama, la risoluzione risponde in maniera molto chiara:
“ … la prospettiva che si presenta al pianeta dopo l’elezione di Obama alla testa della prima potenza mondiale non è fondamentalmente diversa dalla situazione che era prevalsa finora: continuazione degli scontri tra potenze di primo e secondo rango e della barbarie di guerra con conseguenze sempre più tragiche (fame, epidemie, esodi di massa) per le popolazioni abitanti le zone di guerra.”
Infine, per quanto riguarda la prospettiva della lotta di classe, la risoluzione, coerentemente con il dibattito congressuale, cerca di valutare l’impatto su di essa del grave peggioramento della crisi capitalista:
“Il grave peggioramento che conosce attualmente la crisi del capitalismo costituisce evidentemente un elemento di prim’ordine nello sviluppo delle lotte operaie. (…) Così le condizioni maturano in modo che l’idea della necessità di rovesciare questo sistema possa svilupparsi in maniera significativa all’interno del proletariato. Tuttavia non basta alla classe operaia di percepire che il sistema capitalista è in una impasse, che dovrebbe cedere il posto ad un’altra società, per potersi dirigere verso una prospettiva rivoluzionaria. Occorre ancora che abbia la convinzione che una tale prospettiva sia possibile e che abbia la forza di realizzarla. (…) Perché la coscienza della possibilità della rivoluzione comunista possa guadagnare un terreno significativo all’interno della classe operaia, è necessario che questa possa prendere fiducia nelle sue proprie forze attraverso lo sviluppo di lotte massive. L’enorme attacco che essa subisce da adesso a livello internazionale dovrebbe costituire la base oggettiva di queste lotte. Tuttavia, la forma principale che prende oggi questo attacco, quello dei licenziamenti di massa, non favorisce, in un primo momento, l’emergere di tali movimenti. (…) E’ per questo che se, nel prossimo periodo, non si assiste ad una risposta energica da parte della classe operaia agli attacchi, non si deve pensare che questa ha rinunciato a lottare per la difesa dei suoi interessi. E’ in un secondo tempo (…) che delle lotte operaie di grande ampiezza potranno svilupparsi molto di più.”
Le discussioni sulle attività e sulla vita della CCI
Uno dei rapporti del congresso era destinato a fare il punto sulle principali posizioni sviluppate nelle discussioni in corso nella CCI. Uno spazio importante è stato dedicato, nel corso degli ultimi due anni, alla questione economica, di cui abbiamo già evocato in questo articolo le divergenze che si sono prodotte.
Un altro punto nodale delle nostre discussioni è stata la questione della natura umana, che ha dato luogo ad un dibattito animato, sostenuto da contributi numerosi e ricchi. Questo dibattito, che è ben lungi dall’essere esaurito, è espressione di una convergenza complessiva tra i testi di orientamento pubblicati nella Revue Internationale su: La fiducia e la solidarietà nella lotta del proletariato (n°111), Marxismo ed etica (n°127) o La cultura del dibattito, un’arma della lotta di classe (n°131), con ancora numerosi interrogativi o riserve posti su tale o tal altro aspetto. Dal momento in cui questi contributi saranno sufficientemente elaborati per una pubblicazione all’esterno, la CCI, conformemente alla tradizione del movimento operaio, non mancherà di procedere in tal senso. Segnaliamo infine l’espressione recente di un disaccordo profondo con i tre testi citati precedentemente (“recente” relativamente alla pubblicazione già vecchia di alcuni di questi testi) considerati come non marxisti da parte di un compagno della sezione del Belgio-Olanda che ha recentemente abbandonato l’organizzazione (vedi dopo).
Riguardo alle attività e alla vita della CCI, il congresso ha tirato un bilancio positivo di queste per il periodo precedente, anche se sussistono delle debolezze da superare:
“Il bilancio delle attività dei due ultimi anni mostra la vitalità politica della CCI, la sua capacità ad essere in fase con la situazione storica, ad aprirsi, a essere fattore attivo nello sviluppo della coscienza di classe, con la volontà di impegnarsi in iniziative di lavoro comune con altre forze rivoluzionarie. (…) Sul piano della vita interna dell’organizzazione il bilancio delle attività è ugualmente positivo, malgrado che delle difficoltà reali sussistano in primo piano a livello del tessuto organizzativo e, in misura minore, sul piano della centralizzazione.” (Risoluzione sulle attività della CCI).
Effettivamente il congresso ha consacrato una parte dei suoi dibattiti per esaminare le debolezze organizzative che sussistono all’interno della CCI. Di fatto, tali debolezze non sono una specificità della CCI perché gravano su tutte le organizzazioni del movimento operaio sottomesse come sono in permanenza al peso dell’ideologia borghese. La vera forza di queste organizzazioni è stata sempre la loro capacità – come fu particolarmente il caso del partito bolscevico – di affrontarle con lucidità in modo da poterle combattere. E’ questo lo spirito con cui il nostro congresso ha affrontato questa questione.
Uno dei punti discussi è stato quello delle debolezze che hanno toccato la nostra sezione in Belgio-Olanda da cui un piccolo numero di militanti si sono dimessi recentemente, in particolare in seguito alle accuse sviluppate dal compagno M. A partire da un certo tempo questo compagno aveva accusato la nostra organizzazione, e particolarmente la commissione permanente del suo organo centrale, di girare le spalle alla cultura del dibattito di cui il precedente congresso aveva largamente discusso[6] considerandola come una necessità per la capacità delle organizzazioni rivoluzionarie di portarsi all’altezza delle loro responsabilità. Il compagno M., che difendeva una posizione minoritaria sull’analisi della crisi capitalistica, si riteneva vittima di “ostracismo” e considerava che le sue posizioni fossero “discreditate” in maniera deliberata in modo che la CCI non ne discutesse. Di fronte a queste accuse, l’organo centrale della CCI ha deciso di costituire una commissione speciale i cui tre membri sono stati designati dallo stesso compagno M. e che, dopo parecchi mesi di lavoro, di incontri e di esame di centinaia di pagine di documenti, è arrivata alla conclusione che queste accuse non avevano alcun fondamento. Il congresso non ha potuto che rammaricarsi del fatto che il compagno M. così come alcuni dei compagni che l’hanno seguito non avevano neanche atteso le conclusioni cui era giunta questa commissione per decidere di lasciare la CCI.
Di fatto, il congresso ha potuto constatare, particolarmente nella discussione che ha condotto sui dibattiti interni, che esiste oggi all’interno della nostra organizzazione una vera preoccupazione per fare progredire la sua cultura del dibattito. E non sono soltanto i militanti della CCI che l’hanno potuto constatare: i delegati delle organizzazioni invitate hanno tirato le stesse conclusioni sui lavori del congresso:
“La cultura del dibattito della CCI, dei compagni della CCI, è veramente impressionante. Quando tornerò in Corea, voglio condividere questa esperienza con i miei compagni” (uno dei gruppi venuti dalla Corea).
“[Il congresso] è una buona occasione per chiarire le mie posizioni; in tante discussioni ho incontrato una reale cultura del dibattito. Penso che devo darmi da fare per sviluppare i rapporti tra [il mio gruppo] e la CCI ed io ho l’intenzione di farlo. Io spero che potremo lavorare assieme per realizzare un giorno una società comunista.” (l’altro gruppo di Corea).[7]
La CCI non pratica la cultura del dibattito una volta ogni due anni in occasione del suo congresso internazionale ma, come testimoniato dall’intervento della delegazione di OPOP nella discussione sulla crisi economica, questa fa parte della relazione continua tra le due nostre organizzazioni. Questa relazione è capace di rafforzarsi malgrado la presenza di divergenze su diverse questioni, tra cui la crisi economica: “A nome di OPOP voglio salutare l’importanza di questo congresso. Per OPOP, la CCI è un’organizzazione-sorella, così come erano fratelli il partito di Lenin e quello di Rosa Luxemburg. Vale a dire che c’era tra di loro, nonostante le divergenze, tutta una serie di punti di vista, di opinioni e anche di concezioni teoriche, ma soprattutto una unità programmatica relativa alla necessità del rovesciamento rivoluzionario della borghesia e dell’instaurazione della dittatura del proletariato, dell’espropriazione immediata della borghesia e del capitale.”
L’altra difficoltà rilevata nella risoluzione di attività riguarda la questione della centralizzazione. E’ proprio per superare queste difficoltà che il congresso aveva ugualmente messo all’ordine del giorno la discussione di un testo più generale riguardante la questione della centralizzazione. Questa discussione, se è stata utile per riaffermare e precisare le concezioni comuniste su questa questione nei confronti della “vecchia guardia” della nostra organizzazione, si è rivelata particolarmente importante per i nuovi compagni e le nuove sezioni che si sono recentemente integrati nella CCI.
In effetti, uno dei tratti significativi del 18° congresso della CCI era la presenza, che tutti gli “anziani” hanno constatato con una certa sorpresa, di un numero elevato di “facce nuove” tra cui la giovane generazione era particolarmente rappresentata.
L’entusiasmo per il futuro
Questa presenza importante di giovani partecipanti al congresso è stata un fattore importante di dinamismo e di entusiasmo che ha impregnato i suoi lavori. Contrariamente ai mezzi di comunicazione borghesi, la CCI non coltiva un atteggiamento ostile ai giovani; al contrario, l’arrivo di una nuova generazione di militanti all’interno della nostra organizzazione – cosa che appartiene anche agli altri gruppi partecipanti al congresso se si giudica dalla giovinezza della gran parte dei delegati di questi – è della più grande importanza per la prospettiva della rivoluzione proletaria. Da una parte, come per gli iceberg, questa nuova generazione costituisce la “parte emergente” di un processo di presa di coscienza in profondità all’interno della classe operaia mondiale. Dall’altra, essa crea le condizioni di un ricambio delle forze comuniste. Come viene riportato nella risoluzione sulla situazione internazionale adottata dal congresso “il cammino che conduce ai combattimenti rivoluzionari e al rovesciamento del capitalismo è ancora lungo e difficile (…) ma ciò non può in alcun modo essere motivo di scoraggiamento per i rivoluzionari, di paralisi del loro ingaggiamento nella lotta proletaria. Tutto al contrario!” Anche se i “vecchi” militanti della CCI conservano tutta la loro convinzione e il loro impegno, tocca a questa nuova generazione il compito di fornire un contributo decisivo alle future lotte rivoluzionarie del proletariato. E, già da oggi, lo spirito fraterno, la volontà di raccogliersi, così come di scardinare le trappole tese dalla borghesia, il senso di responsabilità, tutte queste qualità ampiamente condivise dagli elementi di questa nuova generazione presenti al congresso – militanti della CCI o dei gruppi invitati – sono un augurio concreto della capacità di questa di portarsi all’altezza delle sue responsabilità. E’ appunto questo ciò che esprimeva, tra l’altro, l’intervento del giovane delegato della LECO a proposito dell’incontro internazionalista che si è tenuto in America latina nella primavera scorsa: “Il dibattito che noi cominciamo a sviluppare raccoglie dei gruppi, degli individui che cercano un’unità su delle basi proletarie e necessita degli spazi di dibattito internazionalista, necessita di questo contatto con i delegati della Sinistra comunista. La radicalizzazione della gioventù e delle minoranze in America latina, in Asia, permetteranno che questo polo di riferimento sia identificato da ancora altri gruppi che si accrescono numericamente e politicamente. Ciò ci dà le armi per intervenire, per far fronte alle false proposte del gauchisme, il “socialismo del XXI secolo”, il sandinismo, etc. …. La posizione ottenuta nell’Incontro latino è già un’arma proletaria. Io saluto gli interventi dei compagni che esprimono un vero internazionalismo, una preoccupazione per questa avanzata politica e numerica della Sinistra comunista a livello mondiale.”
CCI (12 luglio 2009)
[1] Vedi “Saluto alle nuove sezioni della CCI nelle Filippine e in Turchia!” su Rivoluzione Internazionale n°159.
[2] A proposito di questo incontro, vedi il nostro articolo “Un incontro tra comunisti internazionalisti in America latina” su Rivoluzione Internazionale n°161.
[3] Come l’abbiamo già mostrato attraverso i diversi articoli che abbiamo pubblicato recentemente su Darwin e il darwinismo.
[4] Il lettore che volesse farsi un’idea di queste riflessioni può fare riferimento al sito di J-L Dessales.
[5] Vedi in particolare nella Revue Internationale n° 138 l’articolo di discussione: En défense de la thèse 'Le Capitalisme d'Etat keynésiano-fordiste'.
[6] Vedi a questo proposito: “XVII congresso della CCI: un rafforzamento internazionale del campo proletario” in Rivista Internazionale n°29 e il nostro testo di orientamento: “La cultura del dibattito: un’arma della lotta di classe”.
[7] Questa impressione sulla qualità della cultura del dibattito che si è manifestata nel congresso è stata rilevata ugualmente dallo scienziato che abbiamo invitato. Egli ci ha inviato il seguente messaggio: “Grazie ancora per l’eccellente interazione che ho avuto con la Marx-comunità. Ho trascorso veramente un bellissimo momento.”