Tensioni intorno alla Corea del Nord: il capitalismo minaccia la sopravvivenza dell’umanità

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“Intensificazione militare in Corea del Nord”, “La Corea del Nord annuncia che è in stato di guerra con il Sud”, “La Corea del Nord minaccia di colpire gli Stati Uniti”, “Minaccia di guerra nucleare”… i titoli dei giornali ci hanno fatto sudare freddo. Ma contrariamente alla propaganda che ci è stata servita mattina, pomeriggio e sera, questa palpabile tensione militare non è il frutto dei soli cervelli malati dei dirigenti nord-coreani. Tutta l’Asia del Sud-est è presa in questa spirale. Ad esempio, negli ultimi mesi, il Giappone si è scontrato continuamente con la Cina per il controllo delle isole Senkaku/Diyao e con la Corea del Sud per quello dell’isola di Takeshima/Dokdo, a colpi di dichiarazioni bellicose e di campagne nazionaliste. Del resto, per comprendere realmente ciò che avviene oggi in Corea, è imperativo studiare la storia moderna, molto densa, dei conflitti che hanno devastato l’Asia.

Le radici del conflitto

Durante la Prima Guerra mondiale, l’Asia orientale è stata relativamente risparmiata. Ma durante la Seconda, la deflagrazione è stata più terribile: probabilmente più di 20 milioni di morti![1] E la capitolazione del Giappone, il 2 settembre 1945, se ha significato la fine della Seconda Guerra mondiale nel Pacifico, non ha per niente aperto un periodo di “pace”. La prima guerra ne ha solo preparato un’altra: la nuova sarà chiamata “Fredda”. Dal 1945, mentre le rovine fumavano ancora, l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti entrano in conflitto per il controllo dell’Asia. Questa è la vera causa dello sganciamento delle prime bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki: dal momento che il Giappone è già in ginocchio (Tokio è stata schiacciata sotto un tappeto di bombe incendiarie durante l’inverno 1944/1945), gli Stati Uniti vogliono dimostrare tutta la loro potenza per bloccare l’avanzata del loro nuovo nemico numero uno, l’URSS. Questo stesso scontro imperversa anche in Cina. La Russia sostiene l’esercito Rosso di Mao, gli Stati Uniti le truppe di Chiang Kai Shek. La Cina è così il primo paese ad essere diviso in un territorio pro-russo (La Repubblica popolare cinese) ed uno pro-americano (Taiwan). Ancora oggi, queste due nazioni si puntano reciprocamente contro un terrificante arsenale militare.

La storia della Corea si inscrive pienamente in questa opposizione frontale tra il blocco dell’Est e quello dell’Ovest. Nel 1945, dopo la sconfitta degli occupanti giapponesi, mentre le truppe russe si preparavano ad occupare tutta la penisola coreana, gli Stati Uniti costringono la Russia ad accettare un’occupazione congiunta della Corea. La Corea fu così divisa lungo il 38° parallelo. La guerra di Corea del 1950-1953 è stata uno dei primi e dei più cruenti conflitti della Guerra Fredda (tre milioni di morti, Seul e Pyongyang rase al suolo parecchie volte). Il paese è da allora rimasto diviso e gli eserciti non hanno mai smesso lo stato di allerta.

L’escalation attuale si inscrive in questa continuità. Le sue radici affondano nelle suddivisioni imperialiste, la frammentazione del mondo in nazioni impegnate in lotte a morte per la loro sopravvivenza. La Corea dunque non è affatto un’eccezione. L’insieme dell'Europa è stata divisa in due blocchi dopo il 1945 (la Germania è rimasta divisa fino al 1989); il subcontinente indiano è stato diviso tra Pakistan, Bangladesh ed India; è stato diviso anche il Vietnam; nel 1990, la Jugoslavia è stata lacerata da numerose guerre di secessione ed oggi si ritrova frammentata in Serbia, Bosnia, Croazia, Slovenia, Montenegro e Macedonia; i territori dell’ex-impero ottomano in Medio Oriente sono stati spezzettati in numerose piccole nazioni costantemente in guerra, con, in più, la fondazione d’Israele al centro di questo scenario che ha creato un’altra zona di guerra permanente… Tutto questo mostra che la formazione delle nuove nazioni non rappresenta più un progresso per l’umanità ma genera solo morte e desolazione.

La scacchiera imperialistica attuale

La Cina

Il regime nord-coreano è stato sostenuto dalla Cina fin dai suoi primi giorni di esistenza perché questa vi ha visto la possibilità di costituire una zona “tampone” tra sé stessa ed il Giappone. Ancora oggi, dietro la Corea del Nord, troviamo il gigante cinese. La Cina sfrutta l’attitudine aggressiva del regime di Pyongyang: le forze armate dei suoi avversari (Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti) devono concentrarsi sulla bellicosa Corea del Nord e sono quindi costretti ad allentare un po’ la pressione sulla Cina. E l’idea di una riunificazione delle Coree del Nord e del Sud (sotto il dominio sud-coreano) e la prospettiva di una base americana presso la frontiera cinese non possono che rafforzare la sua determinazione. Ma una sconfitta del regime nord-coreano in uno scontro militare con gli Stati Uniti rappresenterebbe un indebolimento significativo della Cina. Essa deve dunque tentare di “frenare” la Corea del Nord, pur lasciandole le truppe americane mobilitate contro di lei. Si tratta di un gioco pericoloso, dall’equilibrio instabile.

La Russia

In quanto alla Russia, questa, come in molte altre zone di conflitto dal 1989, si ritrova in una posizione contraddittoria. Da un lato, è stata una rivale della Cina dagli anni 1960 (dopo averla sostenuta all’inizio della Guerra Fredda), ma dall’ascesa della Cina come “potenza emergente” durante l’ultimo decennio, la Russia ha preso le parti della Cina contro gli Stati Uniti pur volendo limitarne il potere. Rispetto alla Corea del Nord, la Russia non vuole che gli Stati Uniti aumentino la loro presenza.

Gli Stati Uniti

Gli Stati Uniti non sono stati mai d’accordo a lasciare cadere la Corea  nelle mani della Cina e della Russia. Nella situazione presente, sono di nuovo i difensori inflessibili della Corea del Sud e del Giappone. Certamente, il loro obiettivo maggiore è frenare la Cina. Fino ad un certo punto, le minacce militari nord-coreane sono una giustificazione gradita agli Stati Uniti per aumentare il loro arsenale di guerra nel Pacifico (hanno già spostato più armi in Guam, in Alaska ed in Corea). Naturalmente, queste armi possono essere utilizzate contro la Corea del Nord, ma anche contro la Cina. Allo stesso tempo, ogni paese che può sfidare o anche direttamente minacciare le basi americane in Guam o in Alaska - come lo pretende la Corea del Nord - contribuisce ad un indebolimento del dominio americano. Così, dopo l'indebolimento delle posizioni dello Zio Sam rispetto alla Cina, le ambizioni nord-coreane di minacciare gli Stati Uniti con le armi nucleari non possono essere tollerate da questi ultimi. La politica americana di contenimento della Cina contribuisce significativamente ad alimentare le tensioni con la Corea del Nord.

Il Giappone

Il Giappone è in una situazione estremamente complessa e piena di contraddizioni. In quanto nemico storico della Cina, si sente il più minacciato da quest’ultima e dal suo alleato, la Corea del Nord. Allo stesso tempo, il Giappone è in conflitto con la Corea del Sud a proposito delle isole Dokdo/Takeshima. Il dilemma perciò è tutto conflittuale con gli Stati Uniti: dalla scomparsa del blocco russo dopo il  1989, il Giappone ha avuto come obiettivo di allentare la stretta americana; ma a causa dell’ascesa della Cina e dei conflitti ripetuti e sempre più acuti con la Corea del Nord, il Giappone non ha potuto ridurre la sua dipendenza dalla potenza militare degli Stati Uniti. Se la Corea dovesse essere riunita, il Giappone dovrebbe fare fronte ad un altro grande rivale nella regione. Il Giappone che ha occupato la Corea per oltre tre decenni avrebbe anche - paradossalmente – non avere piacere a vedere sparire lo stato-tampone Nord-coreano. L'incremento recente delle tensioni con la Cina e la Corea del Nord è stato un ottimo pretesto per il governo giapponese per aumentare le sue spese di armamento.

Così, a quasi 60 anni dalla fine della guerra della Corea nel 1953, le stesse forze si oppongono le une alle altre; l'Asia dell'estremo oriente è una zona di conflitti permanenti con ricadute mondiali.

Corea del Nord, Corea del Sud: due regimi nemici giurati della classe operaia

Il regime della Corea del Nord non è giunto al potere in seguito ad un sollevamento operaio ma solamente grazie all'aiuto militare della Russia e della Cina. Dipendendo interamente dai suoi padroni stalinisti, il regime ha diretto le sue risorse verso il mantenimento e l'espansione del suo apparato militare. Conformemente a questa militarizzazione gigantesca, su una popolazione di 24,5 milioni, il paese afferma disporre di un esercito di mestiere forte di 1,1 milione di uomini e di 4,7 milioni di riservisti. Come tutti gli ex-paesi stalinisti dell'Europa dell'Est, l'economia della Corea del Nord non ha prodotti civili concorrenziali da offrire sul mercato del commercio mondiale. L'ipertrofia del settore militare significa che, durante i sei ultimi decenni, ci sono stati razionamenti permanenti di cibo e di prodotti di consumo. Dal crollo del blocco russo nel 1989, la produzione industriale è caduta più del 50%. La popolazione è stata decimata da una carestia nel mezzo degli anni 1990, carestia che è stata apparentemente fermata solo attraverso donazioni alimentari da parte la Cina. Ancora oggi, la Corea del Nord importa il 90% della sua energia, l’80% dei beni di consumo ed approssimativamente il 45% degli alimenti dalla Cina.

Se la classe dominante non ha niente da offrire alla sua popolazione che miseria, fame e repressione, che va di pari passo con una militarizzazione permanente, e se le sue imprese non possono in alcun modo essere competitive sul mercato mondiale, il regime può provare solamente a guadagnarsi "un riconoscimento" grazie alla sua capacità di minacciare e fare ricatti sul piano militare. Un tale comportamento è l'espressione tipica di una classe in rovina che non ha niente da offrire all'umanità se non violenza, estorsione e terrore. L'atteggiamento di minacciare i suoi rivali con ogni tipo di attacco militare mostra fino a che punto la situazione è diventata imprevedibile. Sarebbe dunque un errore sottovalutare il reale pericolo crescente nella situazione. L’acuirsi delle tensioni imperialiste non sono mai dei semplici "bluff" "fanfaronate" o "diversivi". Tutti i governi nel mondo sono presi dalla spirale del militarismo. La classe dominante non ha un reale controllo sul cancro del militarismo. Anche se è evidente che un attacco della Corea del Nord contro la Corea del Sud o contro gli Stati Uniti, condurrebbe ad un indebolimento considerevole, se non al crollo di tutto il regime e dello Stato, è bene sapere che la classe dominante non conosce alcun limite alla politica di terra bruciata. Il caso della Corea del Nord mostra che uno Stato, tutto intero, può essere pronto al "suicidio". Anche se la Corea del Nord è estremamente dipendente dalla Cina, questa’ultima non può essere sicura di essere in grado di "frenare" il regime di Pyongyang che ha appena mostrato una nuova dimensione della sua follia.

Con questo regime nord-coreano così apertamente guerrafondaio, il Giappone, gli Stati Uniti e la Corea del Sud possono presentarsi facilmente oggi come "vittime innocenti ". Occorre qui ricordare come la storia abbia molte volte dimostrato fino a che punto le "grandi democrazie" sono state non meno barbare delle peggiori dittature!

La Corea del Sud non è meno feroce della sua vicina del Nord. A maggio 1948, il governo Rhee (sostenuto dagli Stati Uniti nel Sud) ha organizzato un massacro di circa 60.000 persone a Cheju, un quinto dei residenti dell'isola. Durante la guerra del 1950-1953, il governo sud-coreano ha ucciso con la stessa intensità delle truppe del Nord. Durante il periodo di ricostruzione, sotto Rhee o sotto Park Chung-Hee, quando manifestazioni di collera operaia o studentesca  esplodevano, il regime ha fatto ricorso a sanguinose repressioni. Nel 1980, un sollevamento popolare a grande partecipazione operaia a Kwangju è stato schiacciato. La legge sulla Sicurezza Nazionale ancora oggi autorizza il governo a dare la caccia ad ogni voce critica del regime, accusando chiunque di essere un agente della Corea del Nord. In tanti scioperi e manifestazioni di operai o di studenti o anche di "cittadini ordinari" (vedere per esempio Ssangyong o "la manifestazione delle candele accese") lo Stato sud-coreano ha utilizzato costantemente la repressione. E la cricca al potere sud-coreano non è poi tanto meno determinata ad utilizzare mezzi militari contro il suo rivale del Nord. Recentemente, Seul ha avuto per obiettivo di approntare delle armi nucleari! La storia lo mostra: nessun regime è migliore dell’altro; i due sono nemici giurati dei lavoratori. I lavoratori non possono disporsi affianco a nessuno di essi.

L'incremento recente delle tensioni in Asia cristallizza le tendenze distruttive del capitalismo. Ma il conflitto recente non è una semplice ripetizione dei conflitti passati, il pericolo è diventato molto più grande per l'umanità. Questo sistema marcisce: è sempre più pesantemente armato e sempre meno razionale. Dei dittatori pazzi controllano la  potenza nucleare di grandi potenze, una contro l’altra, pronti a tutto, il capitalismo è una vera spada di Damocle sospesa sopra le nostre teste.

Ma il potenziale per abbattere questo barbaro sistema e creare così una nuova società, senza guerra né classi sociali, è oggi reale e possibile. Al tempo della guerra di Corea e della Guerra Fredda, la classe operaia era sconfitta ed incapace ad alzare la testa. Solo, un piccolo numero, infimo, di rivoluzionari della Sinistra Comunista ha difeso una posizione internazionalista. Oggi, il proletariato del Sud-est asiatico non vuole sacrificare la sua vita nell'avanzata mortale del capitalismo. Affinché l'umanità non affondi nella barbarie, la classe operaia deve rigettare il patriottismo e l'ingranaggio militarista. No a "un fronte unito col governo!" No alla guerra imperialista! La sola soluzione per la classe operaia è combattere risolutamente contro la sua borghesia, al Nord come al Sud. Questa posizione internazionalista è stata difesa già nel 2006 ad una Conferenza di rivoluzionari. Tre gruppi e sette persone hanno firmato così una Dichiarazione internazionalista dalla Corea contro la minaccia di guerre[2] che si è conclusa con questi due punti:

"Affermiamo la nostra totale solidarietà verso i lavoratori della Corea del Nord e del Sud, di Cina, del Giappone, di Russia che saranno i primi a soffrire in caso di uno scoppio di scontri armati. 

Dichiariamo che solo la lotta degli operai a scala mondiale può per sempre mettere fine alla minaccia della barbarie, della guerra imperialista e della distruzione nucleare che è sospesa sull'umanità sotto il capitalismo".

I rivoluzionari devono riprendere ovunque questa parola d’ordine.

D e P (17 aprile)

 

[1] In particolare attraverso il terribile conflitto cino-giapponese tra il 1937 ed il 1945.

[2] Vedi la dichiarazione contro le prove nucleari nord-coreane, al seguente indirizzo web.

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Questioni teoriche: