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Gli articoli che seguono sono solo qualche esempio della risposta che la classe a livello internazionale sta dando contro effetti della crisi mondiale. Dall’inizio dell’anno le lotte si sono susseguite in molti paesi del mondo, dall’Europa all’America Latina, al Sud-Africa, dagli USA alla Cina. Lotte certo ancora sparpagliate e circoscritte, ma significative della tendenza ad uno sviluppo importante dello scontro di classe.
In Gran Bretagna questa estate i lavoratori delle poste, della metropolitana di Londra e del settore pubblico sono scesi in lotta contro gli irrisori aumenti salariali e la perdita di posti di lavoro (solo nelle poste negli ultimi anni si sono persi 50.000 posti di lavoro e se ne prevede l’eliminazione di altri 40.000).
In Spagna, ad aprile, 40.000 operai provenienti da tutte le fabbriche della Baia di Cadice sono scesi in piazza per manifestare la loro solidarietà nella lotta con gli operai licenziati a Delfi ed un movimento ancora più ampio si è esteso, in maggio, nelle altre province dell’Andalusia.
In Germania, per sei settimane hanno avuto luogo tutta una serie di scioperi coinvolgendo 50.000 operai della Telecom ed anche i ferrovieri sono scesi in lotta per difendere il salario.
In Belgio, all’inizio di luglio a Oostakker, è scoppiato uno sciopero selvaggio alla Volvo durante il rinnovo contrattuale, con gli operai che manifestavano in piazza mentre i sindacati continuavano le trattative, allo stesso tempo alla Opel di Anversa con una serie di scioperi e proteste (molte non “ufficiali”) i lavoratori lottavano contro la perdita di numerosi posti di lavoro.
E mentre nel Sud-Africa in luglio ed agosto sono continuate le lotte nelle miniere, ma anche nel settore auto ed in una serie di industrie manifatturiere, in America latina alle numerose lotte che da mesi scoppiano in Perù ed in Messico (3715 fabbriche colpite da scioperi nei primi sei mesi dell’anno), si aggiungono quelle dei lavoratori del metrò di Buenos Aires, in Argentina, che nelle assemblee generali hanno organizzato un sciopero contro l’accordo salariale firmato dai propri sindacati. Ed in Brasile, dopo la lotta dei controllori di volo dello scorso marzo, contro il pessimo stato del servizio aereo e soprattutto contro l’arresto di 16 loro compagni di lavoro perché avevano scioperato, in giugno per più settimane, un diffuso movimento di sciopero ha interessato il settore dell’acciaio, il settore pubblico e le università - il più importante movimento di classe in questo paese dal 1986.
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