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La teoria darwinista dell’evoluzione contro il creazionismo
150 anni fa, nel novembre 1859, Darwin pubblicava l’Origine delle specie. Questo lavoro, basato su un’abbondante raccolta di osservazioni e sperimentazioni nella natura, ha rivoluzionato la visione delle origini dell’uomo e della sua collocazione nell’universo dei viventi. Essa dimostrava per la prima volta che esisteva una base comune allo sviluppo delle specie e degli esseri viventi, basandosi e superando i lavori precedenti di naturalisti come Leclerc e Linneo fino al trasformismo di Lamarck[1]. La teoria di Darwin mirava a dimostrare in modo dialettico, rigoroso e scientifico, la capacità di adattamento degli esseri viventi nel loro ambiente e ad integrare questa teoria in una nuova concezione dell’evoluzione delle specie. Appariva così l’esistenza di una genealogia comune agli esseri viventi che si iscrivono in una filiazione in seno alla quale l’essere umano non era più una specie superiore scelta e creata di tutto punto da Dio, ma il prodotto aleatorio di una differenziazione tra le specie. Si trattava di una rimessa in causa radicale degli “insegnamenti” della Bibbia e della sua Genesi che confutava l’idea di una creazione divina, ed annullava tutte le tradizioni religiose monoteiste (cristianesimo, giudaismo, islam). Questo approccio materialista e scientifico di Darwin fu subito attaccato violentemente da ogni parte, ed in particolare dagli stessi dogmi religiosi che avevano messo alla gogna del pensiero umano Galileo e Copernico (teorici che, per primi, con le loro scoperte scientifiche avevano rigettato il geocentrismo religioso che pretendeva che la Terra fosse il centro dell’universo, e soprattutto, il centro della Creazione divina).
Lo scandalo di questa scoperta di Darwin non risiedeva tanto nell’avere evidenziato l’evoluzione delle specie ma nel fatto che le interazioni agenti in questa evoluzione non ubbidiscono a nessuna finalità in natura[2]. “L’albero della vita” non somiglia ad un grande albero genealogico gerarchizzato, una piramide al cui vertice si troverebbe l’uomo, homo sapiens, ma ad un albero cespuglioso alla cui base ci sono tutte le forme di vita più vecchie e di cui l’uomo sarebbe solamente una specie particolare, tra milioni delle innumerevoli ramificazioni ancora presenti sulla terra. Questa visione implica una parentela ed una filiazione comune tra l’uomo e le forme di vita più elementari come l’ameba. Ciò appare insopportabile per i numerosi animi che subiscono, molto spesso inconsapevolmente, la costrizione dell’arretramento religioso. Ancora oggi l’approccio ed il procedere di Darwin sono rimessi in causa con virulenza, mentre tutti gli apporti scientifici in paleontologia, in biologia, in genetica ed in ben altri campi della conoscenza, non hanno fatto che confermare la validità della teoria di Darwin[3]. Le religioni sono state costrette tuttavia a mascherare il prosieguo della loro crociata anti-darwinista propagando un’ideologia che mira a mantenere la credenza religiosa dietro una pseudo “costruzione scientifica” alternativa: il “disegno intelligente” (intelligent design). In effetti la chiesa non difende più il creazionismo come ai tempi di Darwin. Ricordiamo il dibattito che oppose il vescovo di Oxford, Samuel Wilberforce a Thomas Huxley, ardente difensore dell’evoluzionismo nel 1860. Il primo scherniva il secondo chiedendogli: “È attraverso vostro nonno o vostra nonna che discendete da una scimmia, Signore Huxley?”. E questo gli avrebbe ribattuto: “Non avrei vergogna di avere una scimmia per avo, ma di essere imparentato ad un uomo che utilizza il suo talento per oscurare la verità!”. La chiesa cattolica non ha mai osato mettere L’Origine delle specie all’indice dei libri vietati ma, l’ha condannata ufficiosamente e si è rifiutata per molto tempo di parlare dell’evoluzione nei programmi scolastici che essa promulgava. Oggi la religione si è adattata mettendo avanti una dottrina più sorniona e perniciosa: il “disegno intelligente”. Secondo questa “teoria” c’è stata un’evoluzione ma questa sarebbe stata voluta e “pilotata” da un potere “divino”. Così, l’uomo non sarebbe un “caso della natura” ma realmente il frutto della volontà di un creatore tanto potente da desiderarlo e “programmarlo”.
Questa variante del creazionismo approfitta dell’attuale ritorno di popolarità di ideologie spiritualistiche, oscurantiste e settarie. Queste ideologie reazionarie sono spesso inoculate direttamente da certe frazioni della borghesia che ne fanno materia per manipolare masse di popolazioni disorientate e disperate dalla miseria, dalla barbarie e dalla mancanza di prospettive del mondo capitalista. È proprio questo che le spinge ad evadere dalla realtà obiettiva, rifugiandosi nella fede, nella credenza cieca in un aldilà, in un “ordine superiore”, invisibile ed onnipotente che sfugge ad ogni pensiero razionale. La credenza in un Dio creatore onnipotente e la proliferazione di ogni tipo di sette (che ne traggono d’altra parte un profitto mercantile pienamente capitalista) sono state utilizzate dalle ideologie della New Age per cristallizzare le paure, le sofferenze, le angosce proprie degli infelici, disorientati di fronte al vicolo cieco della società capitalista. Questa constatazione dimostra la pertinenza dell’analisi che ne dava Marx fin dal 1843 nella sua Critica della filosofia politica di Hegel: “La miseria religiosa è allo stesso tempo l’espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura prostrata dalla disgrazia, l’anima di un mondo senza cuore, lo spirito di un stato di cose dove non c’è affatto spirito. Essa è l’oppio del popolo”.
La religione è sempre stata il primo bastione delle forze conservatrici e reazionarie per anestetizzare le coscienze contro le conquiste scientifiche. Tenta di adattarsi per cercare di preservare lo status quo pretendendo di essere sempre un rifugio per “consolare gli uomini delle disgrazie della società”, sottomettendoli ad una credenza e soprattutto ad una sottomissione verso l’ordine sociale esistente.
La teoria reazionaria del “disegno intelligente”
Il “disegno intelligente” si pone al rango di teoria scientifica con la scusa di cercare di conciliare l’evoluzionismo ed il creazionismo. Presenta l’uno e l’altro come scelte “filosofiche” concorrenti che cercano fraudolentemente di darsi una base scientifica. Il precursore del “disegno intelligente”, il gesuita Teilhard di Chardin (1881-1955), ha cercato negli anni ‘20 di dimostrare, per esempio, che esiste una teleologia, una finalità nell’evoluzione chiamata “punto Omega”, definito come il polo divino di convergenza e di armonizzazione che culmina nella “noosfera”, tipo di beatitudine celeste animata dallo spirito divino … Ben più che nel cattolicesimo, è nel protestantesimo e le sue diverse varietà di “chiese evangeliche”, basandosi sulla lettura strettamente letterale della Bibbia, che si troveranno gli avversari più accaniti di Darwin (è questa del resto la ragione del successo dell’Intelligent Design negli Stati Uniti, in particolare durante gli “anni Bush”, dove il governo la sosteneva quasi apertamente!). Gli obiettivi dei propagandisti attuali del “piano intelligente” sono stati definiti chiaramente dal think tank[4] all’origine del movimento, il Discovery Institute, in un documento ad uso interno, The Wedge. Alcune fughe permetteranno la sua diffusione nel 1999. In questo documento sono definiti senza la minima ambiguità gli obiettivi principali del Discovery Institute[5]: in primo luogo si tratta per esso di “vincere il materialismo scientifico e le sue eredità morali, culturali e scientifiche; poi di sostituire le spiegazioni materialiste con la comprensione che la natura e l’essere umano sono creati da Dio”. Il suo progetto a breve o medio termine è “veder diventare la teoria del disegno intelligente un’alternativa accettata nelle scienze e vedere delle ricerche scientifiche condotte nella prospettiva della teoria del disegno; assistere all’inizio dell’influenza della teoria del disegno in altre sfere oltre che in quella delle scienze naturali; vedere posti all’ordine del giorno nazionale nuovi e più ampi dibattiti nell’educazione, su gli argomenti relativi alla vita, la responsabilità penale e personale”. È infatti nel dominio prioritario dell’educazione scolastica e dell’insegnamento, e parallelamente sul piano giuridico, che questo dogma spinge la sua offensiva, pur cercando di seminare la confusione nei circoli scientifici, al fine di radicarsi in tutte le sfere della società, grazie soprattutto a campagne pubblicitarie e di manipolazione dell’opinione (publicity and opinione making). Internet gli ha aperto anche un immenso serbatoio per scaricare la sua propaganda, come i missionari partiti alla conquista della “conversione” del mondo all’epoca della colonizzazione delle nuove terre. Il principio è far passare il “disegno intelligente” come ipotesi “scientifica” concorrente al darwinismo. Esso manifesta anche la sua ambizione di “vedere la teoria del disegno intelligente come prospettiva dominante nella scienza; vedere delle applicazioni della teoria del disegno nei campi specifici che includano la biologia molecolare, la biochimica, la paleontologia, la fisica e la cosmologia nelle scienze naturali; la psicologia, l’etica, la politica, la teologia, la filosofia e le materie letterarie; vedere la sua influenza nelle arti”. Ma questa esposizione al grande pubblico delle mire fondamentaliste del “disegno intelligente” ha avuto il suo rovescio della medaglia: ha portato un duro colpo ai suoi promotori che, non potendo negare l’esistenza del documento, ne propongono oggi una versione edulcorata.
Tuttavia, questo progetto è stato ripreso con forza e si è esteso in particolare nel mondo musulmano. Dalla Turchia, Harun Yahia, il cui vero nome è Adnan Oktar, alla testa di una lobby mafiosa, ha cominciato a diffondere gratuitamente e massicciamente la sua propaganda presso gli insegnanti e i capi di istituti di collegi e licei. Ha inondato le scuole nel mondo intero col suo Atlante della Creazione, anche via Internet. Ha prodotto anche più di 200 film documentari e 300 lavori già tradotti in una sessantina di lingue. I tentativi di rendere irriconoscibile la storia dello sviluppo delle specie e degli esseri viventi, così come tutte le menzogne inventate dalle classi dominanti nella storia dell’umanità, fanno parte dello stesso lavaggio del cervello per frenare lo sviluppo della coscienza (in particolare dei proletari) per inebetirli ed impedirgli di liberarsi delle loro catene. È attraverso l’oscurantismo che diffondono il riflesso della putrefazione della società capitalista e le maschere ideologiche che gettano sulla realtà del mondo serve solo a preservare i rapporti di sfruttamento. L’approccio religioso è solamente una di queste maschere.
Scienza e coscienza
Tutto oppone la credenza religiosa alla scienza ed al metodo scientifico. Per la religione e la tradizione teologica il sapere, la conoscenza non possono che essere, in fin dei conti, di natura divina e restare inaccessibili al comune mortale. Il metodo materialista della scienza (i fatti e lo studio delle reazioni, le differenze o le similitudini, e le condizioni che le determinano sono la base di ogni esperienza scientifica) non è né una “filosofia” né una “ideologia” ma la condizione necessaria di un approccio cosciente e storico dei rapporti tra l’uomo ed il suo ambiente naturale, ivi compreso prendendo come oggetto di studio il suo comportamento; è un approccio verso i limiti della conoscenza che non fissa in anticipo alcun limite. Lo sviluppo della scienza è totalmente associato allo sviluppo della coscienza nell’umanità. La scienza ha una storia, ma una storia né lineare, né legata meccanicamente ai progressi tecnici o alle tecnologie avanzate (ciò che esclude ogni “positivismo”, ogni idea di “progressismo”). È intimamente legata ai rapporti sociali di produzione da cui è condizionata. La credenza si basa su della paure di fronte all’ignoto. Contrariamente ai pregiudizi religiosi (che sono innanzitutto un’ideologia al servizio dell’ordine esistente, del potere stabilito che attinge la loro salvaguardia nel conservatorismo e lo status quo) lo sviluppo della coscienza è l’elemento motore che accompagna lo sviluppo della scienza. Il metodo scientifico non teme la messa in causa delle sue ipotesi, lo sconvolgimento delle sue esperienze e per questo si evolve ed è dinamico. Come dice Patrick Tort (L’effetto Darwin): “La scienza inventa, progredisce e si trasforma. L’ideologia recupera, si adatta e rimaneggia se stessa”.
E, come è citato in un articolo del Monde de l’Education[6], del giugno 2005: “il ‘dialogo' tra scienza e religione è una finzione inventata dalla politica. In effetti non c’è niente in comune né può essere scambiato tra la ricerca immanente della conoscenza obiettiva e il ricorso al soprannaturale che caratterizza la posizione del credente. Se si ammettesse una sola volta che un elemento soprannaturale può contribuire a costruire la spiegazione scientifica di un fenomeno, si rinuncerebbe in un sol colpo alla coerenza metodologica di tutta la scienza. Il metodo scientifico non si negozia. E’necessaria tutta la scaltrezza del liberismo individualistico (…) per convincere che ci possa essere una via di mezzo tra la spiegazione scientifica e le interpretazioni teologiche, o che queste possano essere combinate, come se la legge della caduta dei corpi fosse stato un fatto di convinzione personale, di democrazia elettiva o di ‘libertà'”.
In effetti, il termine “politica” non ha senso in questa citazione se non come politica della classe dominante. Ecco perché il metodo scientifico di un Copernico, di un Marx, di un Engels o di un Darwin è stato, ed è ancora per la maggior parte di loro, combattuto o deformato con un tale accanimento da parte di coloro che difendono l’immutabilità di un ordine sociale.
W (24/11/09)
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Alcuni precursori di Darwin
Dopo la pubblicazione della teoria dell’evoluzione di Darwin, Leclerc, Linneo e Lamarck sono stati screditati largamente e gettati in parte nella pattumiera della storia. Tutte le parti superate delle loro tesi sono state additate come errori grossolani e vergognosi. Tuttavia, in realtà, ciascuno ha contribuito a fare avanzare la conoscenza, in quanto il lavoro di ognuno di loro, pur con i suoi limiti, ha permesso il superamento degli altri. E’per tale motivo che possiamo dire che furono tutti e tre dei precursori, dei maestri di pensiero per Darwin. Non è un caso se essi hanno rilevato le somiglianze tra l’uomo e la scimmia e le possibilità di una genealogia comune.
L’attenzione che Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon (1707-1788) attribuì all’anatomia interna lo pone tra i precursori dell’anatomia comparativa. “L’interno negli esseri viventi è la base del disegno della natura”, scrive nei Quadrupedi. Leclerc va contro la religione: pone deliberatamente l’uomo al centro del regno animale. Anche se conviene che non bisogna fermarsi all’aspetto esterno perché l’uomo ha una “anima” dotata di ragione che lo pone al vertice della creazione, afferma che l’uomo è simile agli animali per la sua fisiologia. Dimostra che esistono altrettante varietà di uomini neri come di uomini bianchi; dopo parecchie generazioni un gruppo di uomini bianchi in un particolare ambiente naturale diventerebbe nero; esiste solamente una sola specie umana e non diverse. Ne conclude che le varietà umane sono generate da un ceppo iniziale che si è adattato, secondo l’ambiente in cui abitano.
In quanto a Linneo (1707-1778) è un naturalista “fissista”. Per lui le specie viventi sono state create da Dio all’epoca della Genesi e da allora non hanno subito variazioni. Lo scopo primo del suo sistema è dimostrare la grandezza della creazione divina. Tuttavia, data l’importanza che attribuisce agli organi di riproduzione delle piante, è importante notare che la pertinenza del suo sistema di classificazione richiama inevitabilmente ipotesi evoluzionistiche: poiché tale specie somiglia straordinariamente a quella specie vicina, perché non presumere che l’una ha preceduto l’altra nel tempo? Anche la scelta degli organi di riproduzione come criterio andava nel senso di un’interpretazione dinamica ed evoluzionista della storia delle piante.
Lamarck (1744-1829) è un naturalista conosciuto per avere proposto per primo una teoria materialista e meccanicistica della vita e dell’evoluzione degli esseri viventi. È anche uno dei rari evoluzionisti ad avere compreso la necessità teorica dell’evoluzione degli esseri viventi. La sua teoria trasformista è fondata su due principi: la sua tesi sull’evoluzione afferma che gli individui si adattano durante la loro vita in particolare utilizzando più o meno certe funzioni organiche, che si sviluppano o si attenuano in rapporto all’uso o non uso degli organi. E’ questo che scriveva Lamarck a proposito della giraffa per esempio: “Relativamente alle abitudini, è curioso osservarne il prodotto nella forma particolare e la taglia della giraffa (camelo-pardalis): si sa che questo animale, il più grande dei mammiferi, abita l’interno dell’Africa, e vive nei luoghi dove la terra, quasi sempre arida e senza pascolo, l’obbliga a brucare il fogliame degli alberi, sforzandosi continuamente per raggiungerlo. Il risultato di questo comportamento, sostenuto per molto tempo e da tutti gli individui della sua razza, ha determinato che le sue zampe anteriori sono diventate più lunghe delle posteriori e che il suo collo si è esteso talmente che la giraffa, senza drizzarsi sulle gambe posteriori, alzando la testa raggiunge i sei metri d’altezza (circa a venti piedi)” (Lamarck, Filosofia zoologica).
W.
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[2] Si potrebbero aggiungere a questi “scandali” causati dalla scienza, le resistenze agli avanzamenti della paleontologia (che confermano le deduzioni di Darwin) che fanno degli altopiani africani la culla dell’umanità ed assestano quindi un colpo ferale alla pretesa “superiorità della razza bianca portatrice di civiltà” (leggi in particolarmente Richard E. Leakey, le Origini dell’uomo, edizione Superbur, scienza).
[3] Abbiamo visto in precedenti articoli che la visione darwinista è stata anche abbondantemente snaturata e deformata con interpretazioni reazionarie che vanno dal “darwinismo sociale” di Spencer all’eugenetica razzista di Galton, d’altro canto esplicitamente rigettate dallo stesso Darwin (leggi “Il darwinismo sociale: un’ideologia reazionaria del capitalismo”, Revolution Internationale n.404, settembre 2009, sul nostro sito).
[4] Un think tank (letteralmente “serbatoio di pensiero”) è un organismo, un istituto, una società o un gruppo, tendenzialmente indipendente dalle forze politiche (anche se non mancano think tank governativi), che si occupa di analisi delle politiche pubbliche.
[5] Vedi gli articoli “Creazionismo” e “Disegno intelligente” sul sito Wikipedia di Internet.
[6] Supplemento alla testata francese Le Monde