La questione nazionale

Nel periodo della decadenza del capitalismo, non è più possibile per la classe operaia dare qualsiasi forma di appoggio ai cosiddetti movimenti di "liberazione nazionale". Tutti gli stati sono egualmente imperialisti.

Nelson Mandela: l'immagine fuorviante di un capitalismo dal volto umano

Il 5 dicembre, il presidente del Sudafrica Jacob Zuma ha annunciato la morte di Nelson Mandela (1918-2013). La notizia è stata immediatamente trasmessa dai media di tutto il mondo, seguita pochi giorni dopo da un grande funerale. La prima cerimonia, tenuta nel grande stadio Soccer City di Soweto (luogo simbolico delle rivolte contro l'apartheid nel 1976) accoglieva martedì 10 dicembre tutta l’elite internazionale, i capi di stato e di governo di tutto il mondo.

 

Sull'imperialismo

Questo articolo, pubblicato nell’autunno 1979 nel n°19 della nostra Rivista Internazionale trimestrale nelle tre lingue francese, inglese e spagnolo, appare oggi anche in lingua italiana. Si tratta di un testo per noi di grande importanza perché dà un quadro a nostro avviso ampio e profondo della questione dell’imperialismo.

Memorie di un rivoluzionario (A. Stinas, Grecia): nazionalismo e antifascismo

Gli estratti del libro di A. Stinas, comunista rivoluzionario greco (1), che qui pubblichiamo sono un attacco alla resistenza antifascista nella seconda guerra mondiale. Essi contengono una denuncia impietosa di ciò che resta della fusione di tre mistificazioni particolarmente mortali per il proletariato: la "difesa dell'URSS", il "nazionalismo" e l'"antifascismo democratico".

L'impossibile unità europea

L'Europa Unita, capace di eliminare le frontiere nazionali per cui sono caduti milioni di uomini nell'ultimo secolo, è davvero a portata di mano, come suggeriscono i vari movimenti europeisti? Il trattato di Maastricht appena andato in vigore cambierà davvero qualcosa? Lo spettacolo pietoso dei paesi CEE incapaci perfino di trovare una soluzione unitaria per il caos jugoslavo (che pure è alle porte dell'Europa) la dice lunga sulla natura utopica di un simile progetto.

A proposito del Convegno Internazionalista di aprile a Milano

Come abbiamo già riferito1, il 14 aprile scorso si è tenuto a Milano, ad iniziativa del Comitato di lotta internazionalista, un “Convegno contro l’aggressione imperialista nel Medio Oriente”. I motivi della nostra partecipazione ad un convegno che avrebbe attirato un insieme eterogeneo e frastagliato di componenti politiche, ivi comprese formazioni falsamente proletarie ed obiettivamente di sinistra borghese, nascevano dalla convinzione che esiste una dinamica generale che spinge una nuova generazione di elementi alla ricerca di una strada da percorrere per uscire dall’inferno di questa società e che era compito dei rivoluzionari partecipare a simili iniziative per cercare di promuovere questa chiarificazione e contrastare al suo interno l’influenza delle posizioni borghesi e piccolo-borghesi.

Le contraddizioni di Programma Comunista

La dottrina materialistica, secondo la quale gli uomini sono prodotti delle circostanze e dell’educazione, dimentica che sono proprio gli uomini che modificano le circostanze e che l’educatore stesso deve essere educato. Essa è perciò costretta a separare la società in due parti, una delle quali sta al di sopra dell’altra. La coincidenza nel variare delle circostanze dell’attività umana, o autotrasformazione, può essere concepita o compresa razionalmente solo come prassi rivoluzionaria”. (K. Marx, Tesi su Feuerbach).

Red Link: come sabotare l’internazionalismo proletario

Abbiamo già ricordato come la nostra apertura sia determinata dalla convinzione dell’esistenza di una nuova generazione di proletari alla ricerca di una chiarificazione politica. Ma se noi siamo del tutto aperti alla discussione, non per questo facciamo concessioni sulle nostre posizioni politiche che difendiamo con determinazione. E lo percepiscono bene proprio quelle forze come Red Link che, per spingere sulle proprie posizioni borghesi la discussione del convegno, ci hanno continuamente “marcato ad uomo”, continuando la loro opera di maldicenze sul blog “no-war” che, come detto, ha mantenuto la discussione tra alcuni dei partecipanti al convegno.

Scontro militare tra Hamas e Al Fatah: che ne è del sogno di uno stato palestinese?

La tragedia si è consumata veloce e profonda nel giro di pochi giorni. I motivi di tensione esistenti tra le due diverse frazioni della dirigenza palestinese facenti capo ad Hamas e ad Al Fatah rispettivamente erano diversi. Entrambi espressione del riscatto di una nazione palestinese contro l’eterno nemico israeliano, hanno espresso nel tempo questa ambizione di rivalsa con modalità diverse e concretamente opposte. Al Fatah esprimendo il versante ragionevole e collaborativo, Hamas esprimendo viceversa il versante oltranzista, carico anche di un forte fanatismo religioso. Le elezioni parlamentari dello scorso anno e la vittoria schiacciante di Hamas, che ha preso il pieno controllo del parlamento, con un presidente dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen, che resta un moderato, hanno solo finito per produrre gli ingredienti per l’atto finale.

Medio Oriente: contro lo sprofondamento nella guerra, la lotta di classe è la sola risposta

Ancora una volta, il Medio Oriente è in fiamme, gli aerei e le navi da guerra israeliane bombardano sistematicamente Beirut e altri obiettivi nel Sud ed nel Nord Est del Libano. Centinaia di civili sono stati già uccisi o mutilati ed infrastrutture vitali per la popolazione sono state distrutte.

Il "socialismo" alla Chavez: L'arte di ridistribuire la miseria

Durante il periplo che l’ha condotto in numerosi paesi nel 1985 (Brasile, Uruguay, Argentina, India,  Qatar e Francia) il presidente Chavez ha mostrato non solo il suo anti-americanismo, ma si è permesso anche di proclamare, di fronte agli uditori conquistati alla sua causa, che non si sarebbe potuto sopprimere la povertà del Terzo Mondo restando nel sistema capitalista della libera impresa, che per riuscirvi sarebbe stato necessario inventare "il socialismo del XXI secolo".

Andiamo a vedere come questa "invenzione" non è affatto tale, che significa solamente un adattamento del capitalismo di Stato alle condizioni di crisi più acuta e soprattutto a dei livelli importanti di decomposizione dell'ordine capitalista. Questa situazione esige un riadattamento tanto delle politiche economiche che dell'insieme dell'arsenale ideologico che ogni borghesia nazionale deve sviluppare per ingannare e sottomettere il proletariato. Tutte le borghesie nazionali, e più ancora quelle dei paesi della periferia, non hanno altra prospettiva che quella di ridistribuire la miseria. Il "neo-socialismo", proposto da Chavez ed applaudito da tutti gli alter-mondialisti, lo dimostra perché è impossibile sradicare la miseria senza rivoluzione comunista.

LIBERAZIONE SGRENA ED UCCISIONE DI CALIPARI: Una nuova occasione per incitare all’unità nazionale

Avrà certamente bestemmiato Berlusconi, la sera della liberazione di Giuliana Sgrena; ‘ma come’, avrà pensato, ‘avevo fatto tutto così bene, avevo fatto liberare una “comunista”, e quei coglioni di americani si mettono a sparare, per giunta non uccidendo nemmeno la “comunista”, ma un fedele servitore dello Stato! Così mi hanno fatto saltare ogni possibilità di utilizzare la liberazione della Sgrena per ridare credibilità alla nostra presenza in Iraq’. Ed invece proprio la morte del “fedele servitore dello Stato”, per giunta nell’atto “eroico” di proteggere la persona che aveva liberato (1), è servita a dare la stura ad una campagna nazionalista di grande portata. Una campagna che ha visto, come in ogni guerra che si rispetta, una “union sacrée” che ha abbracciato tutte le forze politiche dalla destra alla sinistra.

Il conflitto arabi/ebrei: La posizione degli internazionalisti negli anni trenta: Bilan nn. 30 e 31

Gli articoli che seguono sono stati pubblicati nel 1936 nei numeri 30 e 31 della rivista Bilan, organo della Frazione italiana della Sinistra comunista. Era fondamentale che la Frazione esprimesse la posizione marxista di fronte al conflitto arabo-israeliano in Palestina, a seguito dello sciopero generale arabo contro l’immigrazione giudea che era degenerato in una serie di pogrom sanguinari. Benché da allora un certo numero di aspetti specifici della situazione siano mutati, ciò che colpisce in questi articoli è a qual punto, ancora oggi, essi siano applicabili alla situazione di questa regione.
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