Dopo i tagli e la riduzione dello stato sociale imposti per decreto dallo Stato ai lavoratori del pubblico impiego, segue a ruota naturalmente l’attacco del padronato privato, nelle vesti dell’amministratore delegato della FIAT Marchionne che farà da battistrada, ne siamo certi, a tutti gli altri capi e capetti delle medie e piccole imprese. Di che si tratta? Del piano strategico 2010-2014 di riconversione dell’automobile imposto di fatto da Marchionne alle maestranze FIAT che prevede 20 miliardi di euro di investimenti in Italia di cui 700 milioni per produrre dal secondo semestre 2011 la nuova Panda nell’impianto di Pomigliano d’Arco (mentre quello di Termini Imerese verrà chiuso). Ma Marchionne è molto chiaro su questa transizione: “Per Pomigliano bisogna chiudere l'accordo. Se non si chiude, sono disposto a non far partire l'investimento.”[1]
Come mai Marchionne è così preoccupato quando deve semplicemente fare degli investimenti per migliorare la produzione dell’impianto? Perché in realtà sa bene che si tratta di un piano ferocemente antioperaio, che prevede lacrime e sangue per i lavoratori e investire i “suoi” soldi senza la garanzia che ci sia la pace sociale non se la sente. Perciò è alla ricerca di un patto di ferro con i sindacati per applicare delle misure che prevedono, tra l’altro: 18 turni settimanali su sei giorni, sanzioni in caso di sciopero il sabato, pause ridotte da 40 a 30 minuti, 80 ore di straordinario obbligatorio all’anno, messa in ferie d’ufficio nel caso di chiusura della fabbrica per causa di forza maggiore, punibilità dei lavoratori nel caso in cui le assenze superino l’andamento medio di assenteismo.
D’altra parte segnali di scontentezza nello stabilimento, storicamente piuttosto vivace, ce ne sono stati a ripetizione, come la lettera di un’operaia che denuncia la falsa propaganda televisiva dell’azienda che pubblichiamo in allegato a questo articolo[2].
Questo patto scellerato, che viene accompagnato da tutta una propaganda per far passare l’idea che, se non si accetta il piano, l’impianto sarà chiuso e i posti di lavoro si perderanno, ha registrato letteralmente un tripudio nel mondo della borghesia nostrana, che non si aspettava di poter assestare un colpo così profondo alle condizioni di vita dei lavoratori, con la Marcegaglia, capo di Confindustria, che si lascia andare a dire che è incredibile che ci sia chi si oppone a questo piano e ancora che non è possibile continuare a “difendere i disonesti”, facendo riferimento a fenomeni di assenteismo registrati in passato.
E i sindacati? Beh! Quelli li conosciamo. Il piano é stato prima accettato separatamente da Fim-Cisl, Uilm e Fismic e un poco dopo dall’Ugl in modo da lasciare sola la CGIL con la Fiom. Poi successivamente finanche la CGIL, che aveva fatto finta di esprimere dei segni di combattività, ha deposto le armi e ha invitato i lavoratori dell’impianto a firmare il si di accettazione del nuovo piano al referendum consultivo del 22 giugno prossimo[3]. Così si lascia la Fiom svolgere per intero il ruolo dell’eroe che o resiste fino in fondo o che è costretto a cedere all’ultimo minuto, ma che resta tuttavia l’ultimo baluardo della difesa degli interessi operai.
Ma non è che hanno veramente ragione i padroni, visto che gli stessi sindacati ci stanno dietro? Non è che facendo opposizione al piano FIAT finiamo per andare contro i nostri stessi interessi? Si dice che, rifiutando l'accordo, si rischia di perdere 15.000 posti di lavoro nel mezzogiorno. Ma non si dice che così facendo si cancellano 15.000 posti di lavoro in Polonia, nel resto d'Europa, in Asia o in America. E sì perché, come è detto chiaramente nella lettera dei circa 200 accademici di economia del nostro paese[4], "questa crisi vede tra le sue principali spiegazioni un allargamento del divario mondiale tra una crescente produttività del lavoro e una stagnante o addirittura declinante capacità di consumo degli stessi lavoratori". Come dire che gli operai producono già adesso troppo, tanto che non si riesce a vendere tutto quello che essi producono. E questo non perché manchi chi ne abbia bisogno, ma perché manca chi possa pagare con denaro queste merci prodotte. Insomma siamo ormai alla radice di tutti i problemi, ovvero alla messa a nudo delle contraddizioni fondamentali del capitalismo legate alla sua tendenza intrinseca alla sovrapproduzione e all’incapacità di realizzare il profitto contenuto in queste merci sul mercato se non distruggendo i concorrenti.
Motivo per cui peggiorare le condizioni di lavoro degli operai significa, dal punto di vista dei padroni, appropriarsi di un’ulteriore quota di lavoro proletario senza pagarlo in modo da poter vendere meglio sul mercato, a prezzi più competitivi, le proprie merci. Ma questo non lo fa solo la FIAT, lo fanno tutti i padroni, pubblici e privati, a livello internazionale. E lo devono fare necessariamente, lo vogliano o no, pena la propria scomparsa dal mercato internazionale. Ecco perché accettare i sacrifici dei padroni, per i proletari, è una scelta perdente perché ci si ritrova, dopo un po’ di tempo che si sono patite le pene dell’inferno, punto e a capo perché analoghi sacrifici sono stati imposti ai proletari di altre aziende e di altri paesi, e il ciclo al massacro riprende da capo. D’altra parte, vista la questione da parte operaia, resistere agli attacchi del capitale costituisce oggi la maniera migliore per difendere non solo i propri interessi ma anche quelli dei proletari di altre aziende e di altri paesi perché significa spezzare questa dinamica infernale degli attacchi.
E’ quello che ci mostra in maniera particolarmente lucida una lettera inviata da un gruppo di operai della fabbrica FIAT di Tychy, in Polonia, ai colleghi di Pomigliano che stanno per votare se accettare o meno le condizioni della FIAT per riportare la produzione della Panda in Italia. Questa lettera, pubblicata in allegato a questo articolo, é importante perché, con parole molto semplici, riesce a spiegare come i padroni giochino la carta della difesa della produzione nazionale per schiavizzare il proletariato di tutte le nazioni.
Noi non sappiamo oggi quale sarà l’epilogo di questa vicenda alla Fiat di Pomigliano. Sappiamo però che la dinamica della lotta di classe, in Italia e nel mondo, si sta sviluppando nel senso giusto e che fenomeni di solidarietà come questo o come quello degli operai tedeschi a sostegno delle lotte in Turchia e tanti altri che si stanno manifestando in questo periodo costituiscono un opportuno alimento della lotta di classe del prossimo periodo.
Ezechiele 20 giugno 2010
[1] Fiat, Marchionne: ''Intesa su Pomigliano'' Epifani: ''Piano di ...
[3] “Cgil Campania e Napoli invitano i lavoratori Fiat a votare Si all’accordo raggiunto ieri per lo stabilimento di Pomigliano, «per mantenere aperto un dialogo unitario, per far sì che l’investimento si realizzi, per continuare a lavorare, nei tempi che ci dividono dall’avvio dell’impianto, a correggere gli aspetti che consideriamo negativi, a partire dai diritti, capitolo sul quale, comunque, la Cgil esprimerà il suo massimo impegno»”. (da www.ilmattino.it/articolo.php?id=106773&sez=ECONOMIA [2]).
"Questa è l’ennesima lettera di una persona che soffre, di una lavoratrice che grida il proprio dolore per non poter svolgere il suo ruolo naturale di madre passando del tempo a giocare con i propri figli perché il lavoro sfiancante della fabbrica glielo impedisce. Non lasciamola sola. Manifestiamo la nostra solidarietà, ma soprattutto cominciamo a pensare e ad agire tenendo conto che non dobbiamo sostenere questo e poi quello e poi quell'altro lavoratore in difficoltà. Cominciamo a renderci conto che solo la lotta unita di tutti quanti può sostenere la lotta e dare sollievo alle difficoltà di ognuno di noi.” Eduardo (dal forum https://napolioltre.forumfree.it/ [7]).
“E’ sempre un grande dolore leggere parole amare di persone come questa donna che, senza il dominio del capitale, sarebbero libere di donare alla società, a noi tutti, il loro valore.
Vedere persone così a fare lavori così, è come uno sfregio in faccia; è tra i tanti conti che il capitale dovrà pagarci, speriamo molto presto.
Rispedire ogni questione politica in ottica classista; è l'unica arma in grado di uccidere il dominio del capitale.
Un abbraccio ad Anna, con la speranza che possa quanto prima migliorare la propria condizione economica e di vita. Certamente tuo figlio non dimenticherà il valore di sua madre, né la meschinità di chi la schiavizza.” polrpk (dal forum https://napolioltre.forumfree.it/ [7]).
«Quando mi chiederai di portarti al parco a giocare, al mare o semplicemente a fare una passeggiata o a mangiare un gelato, dovrò dirti di no, perché il mio lavoro non me lo permetterà»: Anna Solimeno, mamma di tre bambini, e operaia dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco (Napoli), si rivolge al più piccolo dei suoi tre bambini, in una lettera aperta di risposta allo spot “Fabbrica Italia”, realizzato dall’azienda e in onda sulle reti nazionali. L’operaia contesta lo spot e le condizioni di lavoro chieste dall’azienda per la produzione della Panda nello stabilimento locale. «Caro figlio mio - scrive Anna - siccome non riesco a dormire per i mille problemi che mi affollano la mente, voglio raccontarti la verità di questo piano industriale che la Fiat sta attuando per incrementare i propri profitti economici, “predicendo” il futuro sul raddoppiamento della produzione e dell’esportazione di auto all’estero. Le sole cose che raddoppieranno saranno gli utili nei conti Fiat e il carico di lavoro di noi poveri operai, e per me raddoppieranno le possibilità di ammalarmi per colpa di turni massacranti e postazioni di lavoro sempre più pesanti. E sarò assente da casa per tutti i giorni della settimana e in quelle poche ore che sarò presente, sarò così stanca e stressata che non avrò nemmeno la forza di abbracciarti». «Bimbo mio - conclude Anna - quando mi chiederai chi sono, potrò solo dirti che sono una “schiava” della Fiat, moderna, ma pur sempre schiava di un sistema che ci massacra per i propri interessi pagandoci sempre meno e togliendoci spazio per la nostra vita sociale e familiare oltre ad averci tolto tutti i diritti. La verità non è, quindi, quella trasmessa sulle reti nazionali da “Fabbrica Italia”».
fonte: www.controlacrisi.org [8].
Pubblichiamo qui di seguito la lettera degli operai polacchi della Tychy ai loro compagni di classe di Pomigliano. La chiarezza e la lucidità espresse in questa lettera sono esemplari, in particolare sul gioco dei padroni nel dividere i proletari dei vari paesi sulla base di promesse che poi non manterranno. Questa lettera è tanto più importante nella misura in cui è noto che la FIAT ha intenzione di spostare in Italia la produzione della nuova panda che attualmente si produce in Polonia, per cui la mancata resistenza degli operai italiani si rifletterà a breve sulle condizioni di vita di migliaia di famiglie polacche. Mai come oggi da decenni a questa parte risulta così chiaro che la dimensione della lotta di classe è necessariamente una dimensione internazionale. A complemento della lettera abbiamo ritenuto interessante pubblicare alcuni commenti a questa lettera apparsi sul forum https://napolioltre.forumfree.it/ [7]. Condividiamo complessivamente gli elementi sviluppati in questi contributi. Vogliamo solo mettere in guardia dal considerare una vittoria dei si come catastrofica tenendo conto che si tratta di un referendum di fabbrica, dove i lavoratori si ritrovano da soli uno per uno a fare i conti con la propria vita e peraltro organizzato in condizioni di ricatto così vili. CCI
“La FIAT gioca molto sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli alti. E a Tychy lo abbiamo fatto. La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d'Europa e non sono ammesse rimostranze all'amministrazione (fatta eccezione per quando i sindacati chiedono qualche bonus per i lavoratori più produttivi, o contrattano i turni del weekend)
A un certo punto verso la fine dell'anno scorso è iniziata a girare la voce che la FIAT aveva intenzione di spostare la produzione di nuovo in Italia. Da quel momento su Tychy è calato il terrore. Fiat Polonia pensa di poter fare di noi quello che vuole. L'anno scorso per esempio ha pagato solo il 40% dei bonus, benché noi avessimo superato ogni record di produzione.
Loro pensano che la gente non lotterà per la paura di perdere il lavoro. Ma noi siamo davvero arrabbiati. Il terzo "Giorno di Protesta" dei lavoratori di Tychy in programma per il 17 giugno non sarà educato come l'anno scorso.
Che cosa abbiamo ormai da perdere?
Adesso stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni peggiori, come fanno ogni volta. A chi lavora per loro fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre.
In questi giorni noi abbiamo sperato che i sindacati in Italia lottassero. Non per mantenere noi il nostro lavoro a Tychy, ma per mostrare alla FIAT che ci sono lavoratori disposti a resistere alle loro condizioni. I nostri sindacati, i nostri lavoratori, sono stati deboli. Avevamo la sensazione di non essere in condizione di lottare, di essere troppo poveri. Abbiamo implorato per ogni posto di lavoro. Abbiamo lasciato soli i lavoratori italiani prendendoci i loro posti di lavoro, e adesso ci troviamo nella loro stessa situazione.
E' chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente.
Per noi non c'è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l'azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso.
Lavoratori, è ora di cambiare
Tychy, June 13, 2010”
fonte:
https://www.dirittidistorti.it/articoli/12-...pomigliano.html [9]
https://libcom.org/article/letter-fiat-workers-tychy [10]
I commenti
La lettera degli operai polacchi dimostra che qualunque sacrificio da parte dei lavoratori non serve a salvaguardare il lavoro e la vita ma solo permette al capitale di estendere quei sacrifici ai lavoratori di tutto il mondo e ad imporne di nuovi con la scusa di dover reggere la concorrenza.
I politici prezzolati dal capitale che parlano della necessità dell'europa e di coordinarne le politiche finanziarie e di bilancio consigliano oggi ai lavoratori di pomigliano l'accettazione di condizioni brutali, ma la verità è che si fermano di fronte alla possibilità di un analogo coordinamento del lavoro in europa a salvaguardia della vita. La lettera degli operai polacchi dimostra che la solidarietà di classe a livello mondiale è una esigenza concreta e quindi comincia a fare capolino nella crisi.
Marchionne fa passare gli operai per dei privilegiati che scioperano solo per vedere le partite della nazionale, ma a questi si chiede di rendersi obbligatoriamente disponibili ad 80 ore di straordinario a testa esigibili in base alle esigenze dell''azienda, di far funzionare gli impianti 24 ore su 24 con tre turni di 8 ore effettive, la pausa per i pasti viene ridotta di 10 minuti ed abolita se ci sono da recuperare i ritardi nelle forniture molto frequenti per la distanza dei fornitori globalizzati.
Non basta lo sfruttamento fordista e poi toyotista, si deve passare al WCM (world class manifacturing) che richiede posizioni del corpo innaturali e la rinuncia a potersi spostare rimanendo così fermi su un punto fisso per tutto il tempo, con degli appositi carrellini che portano i materiali occorrenti, tutto ciò è verificato con le procedure ErgoUas per individuare ed eliminare le posizioni particolarmente dannose alla salute ma la perdita di produttività che da ciò deriva viene recuperata con un ulteriore aumento dei ritmi.
Si chiede ai sindacati l'impegno ad impedire gli scioperi operai, ed i sindacati pur indeboliti non potendo più blandire i lavoratori gestendo gli straordinari, arriverebbero a dispiegarsi fino in fondo come strumento di controllo ed oppressione.
In un sol colpo la Fiat chiude Termini Imerese dove si produce la lanciay, ma si legittima rispetto agli aiuti di stato italiani del passato e del futuro spostando la produzione della panda dalla polonia a pomigliano, consentendosi di ricattare sulle condizioni di lavoro gli operai di pomigliano e quelli polacchi che potrebbero produrre la lanciay.
Il potere economico ed i politici suoi funzionari di centrodestra vogliono sfondare e poi applicare in maniera generalizzata la nuova organizzazione del lavoro, i funzionari di centrosinistra ci spiegano che bisogna ringraziare la Fiat che riporta in patria una produzione de localizzata.
In italia come in europa negli stati uniti o in cina un moloch chiamato capitale é costretto a risucchiare ossessivamente ogni particella di lavoro vivo riducendo gli uomini a dei polli in batteria, solo così esso si anima e procede dispensando disoccupazione miseria ed avvelenamento della natura, di fronte a questa mortifera oppressione che affascia tutta l'umanità é oggi più che mai una necessità vitale la solidarietà di classe a livello mondiale.
Schwalbe, 20/06/2010
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Qualche media borghese sta dando risalto agli operai di Pomigliano che parteggiano per il sì.
Al di là dell'esito di qualsiasi pseudo-referendum sindacale, penso sia importante stabilire realmente quanti sono questi personaggi, di che quota di Pomigliano stiamo parlando.
Penso sia rilevante la questione, proprio perché assistiamo ad uno splendido esempio di solidarietà di classe (lettera dei nostri fratelli polacchi) ed è importante capire se ci possiamo aspettare prossimamente un importante episodio di lotta di classe internazionale, oppure il solito sfacelo. E di chi sarà la colpa.
Questa vicenda è molto significativa, può essere un indice di quanto grande e omogenea (oppure piccola e frammentata) sia la coscienza di classe; se salta fuori che l'80% di Pomigliano è per il sì, possiamo già andare dai nostri compagni polacchi e dire di cestinare la loro lettera perché qui a Pomigliano "siamo ancora al medioevo". Al contrario, se si tratta di una fisiologica retroguardia, Pomigliano continua a vivere; io sono convinto e fiducioso di questa seconda situazione.
Dal momento che non possiamo fidarci degli infimi media borghesi, sarebbe grandioso se qualche compagno di zona potesse fornire informazioni veritiere a riguardo.
Grazie e, ancora una volta, massima solidarietà ai nostri compagni italiani, polacchi e di tutto il mondo.
Daniele, 20/06/2010
Links
[1] http://www.controlacrisi.org/joomla/index....id=36&Itemid=68
[2] http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=106773&sez=ECONOMIA
[3] http://www.theglobalcrisis.info/letteradeglieconomisti.it/
[4] https://it.internationalism.org/en/tag/4/75/italia
[5] https://it.internationalism.org/en/tag/situazione-italiana/lotte-italia
[6] https://it.internationalism.org/en/tag/2/29/lotta-proletaria
[7] https://napolioltre.forumfree.it/
[8] http://www.controlacrisi.org
[9] https://www.dirittidistorti.it/articoli/12-lavoro/261-dagli-operai-della-fiat-polonia-una-lettera-ai-lavoratori-di-pomigliano.html
[10] https://libcom.org/article/letter-fiat-workers-tychy