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Il 14 dicembre 2009, migliaia di operai delle imprese Tekel[1], di dozzine di città della Turchia, hanno lasciato le loro case e le loro famiglie per raggiungere Ankara. Questi operai hanno affrontato un simile viaggio per lottare contro le orribili condizioni alle quali li costringe l'ordine capitalista. Questa lotta esemplare, che dura da circa due mesi, attualmente è guidata dall'idea di uno sciopero che permetta a tutti gli operai di parteciparvi. Facendo ciò, gli operai di Tekel hanno iniziato, ed allo stesso tempo si sono fatti parte attiva di un movimento per l'insieme della classe operaia in tutto il paese. Quella che esponiamo, è la storia di ciò che è accaduto in questa lotta. Non dobbiamo dimenticare che tale resoconto non riguarda solo gli operai della Tekel ma gli operai di tutto il mondo. Ringraziamo calorosamente gli operai di Tekel per avere reso possibile la scrittura di questo articolo spingendo avanti le lotte della nostra classe e spiegandoci ciò che è accaduto.
Per prima cosa va detto che gli operai della Tekel sono entrati in lotta contro la "politica del 4-C" dello Stato turco. Quest’ultimo ha posto migliaia di operai insieme a quelli della Tekel sotto le condizioni di lavoro del "4-C". Queste condizioni a breve riguarderanno centinaia di migliaia d’operai, e le prossime vittime saranno quelli del settore dello zucchero. Intanto, numerosi settori della classe operaia hanno già sperimentato attacchi simili anche se denominati diversamente, e sicuramente questi ultimi colpiranno anche coloro che ancora non sono stati toccati. Che cosa è dunque questo "4-C"? Si tratta in pratica di un programma di "protezione" emanato dallo Stato turco quando è aumentato il numero di operai che hanno perso il loro lavoro a causa delle privatizzazioni. Ciò ha implicato innanzitutto, un cospicuo abbassamento di salario, ed il trasferimento degli operai del settore pubblico in altri luoghi e settori dello Stato ma a condizioni peggiori. La peggiore di queste introdotta dal "4-C" è quella che ha conferito allo Stato-padrone un potere assoluto sugli operai. Così, il salario fissato dallo Stato e che è già massicciamente ridotto, è semplicemente un valore massimo e può essere ridotto arbitrariamente dai dirigenti delle imprese di Stato. Inoltre, le ore di lavoro sono completamente deregolamentate ed i direttori di fabbrica hanno il diritto di fare lavorare gli operai tutto il tempo che essi (dirigenti) vogliono, fino alla "fine del compito loro assegnato". Di contro, agli operai non spetta niente per questo lavoro supplementare. Con tale politica, i padroni hanno il potere di sfruttare arbitrariamente gli operai, senza che ci sia un qualsiasi compenso salariale. Il periodo in cui gli operai possono lavorare varia da tre a dieci mesi per anno, niente, se essi non vengono pagati durante i mesi in cui non lavorano, e se la durata di lavoro ancora una volta è decisa arbitrariamente dai padroni. Malgrado ciò, è vietato ai salariati trovarsi un secondo lavoro durante i periodi in cui non lavorano o durante le vacanze. I rimborsi di previdenza sociale per loro non esistono più ed ogni assicurazione medica è stata soppressa. Le privatizzazioni, come la politica del "4-C", sono già state introdotte da molto tempo. Nelle imprese della Tekel, solo i dipartimenti dell'alcol e dei tabacchi erano già stati privatizzati, e questo processo ha implicato la chiusura delle fabbriche di tabacco. Pensiamo che sia chiaro che il problema non sia solamente quello delle privatizzazioni. È evidente che sia il capitale privato, che acquisisce il lavoro degli operai, che il capitale di Stato vogliono sfruttare all'eccesso gli operai sottomettendoli alle peggiori condizioni di sfruttamento, unendo in questo attacco le loro forze. In questo senso, possiamo dire che la lotta degli operai della Tekel è nata dagli interessi di classe di tutti ed è l'espressione della lotta contro tutto l'ordine capitalista.
E’ necessario ancora spiegare la situazione del movimento della classe operaia in Turchia nel periodo in cui gli operai di Tekel hanno scatenato la loro lotta. Il 25 novembre 2009, è stata organizzata una giornata di sciopero dal KESK, dal DISK e dal Kamu-Sen[2]. La settimana in cui gli operai di Tekel hanno raggiunto Ankara, due altre lotte operaie erano in corso. La prima era una manifestazione di vigili del fuoco che all’inizio del 2010 avrebbero perso il loro impiego, la seconda era una giornata di sciopero dei ferrovieri contro il licenziamento di certi colleghi per la loro partecipazione allo sciopero del 25 novembre. La polizia antisommossa, davanti al montare delle lotte, ha attaccato brutalmente i vigili del fuoco ed i ferrovieri. E gli operai della Tekel non sono stati trattati in modo differente. 50 ferrovieri hanno perso il loro impiego per avere partecipato allo sciopero. Parecchi operai sono stati fermati ed arrestati. I vigili del fuoco hanno impiegato un poco di tempo prima di riprendersi da tali attacchi, e purtroppo i ferrovieri non hanno avuto la capacità di ritornare sul terreno della lotta di classe. Ciò che ha spinto quelli della Tekel all’avanguardia della lotta a dicembre è stata la loro volontà ad organizzarsi per difendersi contro le misure repressive dello Stato, riuscendo a mantenere attiva e viva la loro lotta.
Come è cominciata la lotta di Tekel? Fin dal 5 dicembre, all'epoca di una cerimonia presieduta da Tayyip Erdogan[3] c'era già una forte minoranza che voleva battersi. Gli operai della Tekel, con le loro famiglie, hanno apostrofato inaspettatamente Erdogan per chiedergli quale sorte per loro fosse riservata. Hanno interrotto il suo discorso dicendo: “Gli operai di Tekel aspettano che diate loro delle buone notizie rispetto alle loro rivendicazioni". Erdogan ha risposto: "purtroppo in Turchia si sta diffondendo un certo tipo di individuo. Sono i fannulloni che vogliono guadagnare del denaro senza fare nessun lavoro, riposandosi. L'era in cui si guadagnava del denaro lasciandosi cullare dolcemente è finita (…) questi pensano che lo Stato sia una mucca da latte inesauribile, ma chiunque ne approfitta è solamente un maiale. Ecco come essi pongono i problemi. Non tollereremo più questa mentalità e questo genere di situazione. Se non siete d’accordo ad accettare le regole del 4-C, siete liberi di creare imprese vostre. Abbiamo fatto un accordo con i vostri sindacati. Ho parlato a loro e ho detto:‘Voi avete tempo. Ma fate ciò che è necessario per fare adottare il nostro punto di vista'. Appena abbiamo avuto il loro accordo, in quel momento, il negoziato si è concluso ed abbiamo lasciato passare ancora uno o due anni. Ma certi sono ancora qui per dire cose tipo vogliamo conservare il nostro lavoro e continuare come prima, vogliamo conservare gli stessi diritti. No, già abbiamo trattato su queste cose. 10˙000 operai della Tekel ci costano quaranta miliardi al mese”[4]. Erdogan non aveva idea dei guai che si stava tirando addosso. Gli operai, la cui maggioranza aveva precedentemente sostenuto il governo, in quel momento si sono arrabbiati. La questione di come iniziare la lotta è stata discussa sui posti di lavoro. Un operaio di Adiyaman[5] ne spiega la dinamica con un articolo che ha scritto e che è stato pubblicato da un giornale gauchista: “Questo processo ha stimolato i colleghi operai (…) hanno cominciato a vedere il vero volto del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) a causa degli insulti pronunziati dal Primo ministro. La prima cosa che hanno fatto è stata quella di smettere di essere membri del partito. Nelle discussioni che cominciavano ad aver luogo sui posti di lavoro, abbiamo deciso di proteggere il nostro lavoro tutti insieme”[6]. Il sindacato[7] con cui Erdogan ha detto di essere d’accordo, e che precedentemente non ha fatto nessuna seria azione per difenderli, ha indetto un concentramento ad Ankara. Perciò, gli operai si sono diretti sulla capitale.
Le forze dello Stato hanno preparato fin dall'inizio un attacco subdolo contro gli operai. La polizia antisommossa ha bloccato gli autobus che trasportavano gli operai, dichiarando che non poteva lasciare passare gli operai delle città curde, dove sono concentrate le fabbriche Tekel, ma solo quelli delle regioni dell'ovest, del Mediterraneo, del Centro Anatolia e del mar Nero. Ciò serviva a fare arrabbiare gli operai curdi, contrapporre gli uni agli altri e dunque dividere il movimento su basi etniche. Queste manovre in realtà sono servite a strappare dal volto dello Stato le sue due maschere: quella dell'unità e dell'armonia e quella della riforma kurda[8]. Ma gli operai della Tekel non sono caduti in questa trappola della polizia. E con gli operai di Tokat in testa[9], quelli che provenivano dall'esterno delle città curde, hanno protestato contro questa disposizione della polizia, insistendo con determinazione che tutti dovevano entrare insieme in città e nessuno doveva rimanere fuori. La polizia, non sapendo quale posizione il governo avrebbe alla fine adottato, ha finito col permettere agli operai di entrare in città. Questo incidente ha fatto sì che operai di differenti città, differenti regioni ed etnie hanno potuto allacciare dei legami profondi su un terreno di classe. In seguito a questo avvenimento, gli operai delle regioni dell'ovest, del Mediterraneo, dell’Anatolia centrale e del mar Nero hanno trasmesso il sentimento che la forza e l'ispirazione trasmessa dalla resistenza, dalla determinazione e dalla coscienza degli operai curdi ha contribuito largamente a spingerli a partecipare alla lotta, ed hanno anche affermato che hanno imparato molto da questi operai. Gli operai della Tekel hanno ottenuto la loro prima vittoria entrando nella città.
Il 15 dicembre, gli operai della Tekel hanno iniziato la loro manifestazione di protesta di fronte al quartier generale del Partito della Giustizia e dello Sviluppo ad Ankara. Uno di essi, presente in questo giorno, spiega: "Abbiamo marciato sul quartiere generale del Partito della Giustizia e dello Sviluppo. In serata abbiamo acceso un fuoco ed abbiamo sostato di fronte al palazzo fino alle 22 h. Per il troppo freddo, siamo andati alla palestra Atatürk. Eravamo 5000. Abbiamo tirato fuori i nostri tappeti e con dei cartoni abbiamo affrontato la notte. In mattinata, la polizia ci ha respinto verso il parco Abdi Ipekçi accerchiandoci. Alcuni nostri compagni hanno di nuovo marciato verso l'edificio del partito. Noi, che stavamo nel parco, volevamo andare incontro ai nostri compagni e quelli che stavano davanti al palazzo desideravano raggiungerci: la polizia ci ha attaccato con gas lacrimogeni. Abbiamo camminato quattro ore. Abbiamo trascorso la notte nel parco, sotto la pioggia”[10]. L’attacco più brutale della polizia ha avuto luogo il 17 dicembre. Questa, agendo evidentemente su ordine e forse per nascondere il fatto che non aveva potuto impedire gli operai curdi di entrare in città, ha attaccato gli operai dentro al parco con grande odio e violenza. Lo scopo era disperdere gli operai. Anche questa volta, c’è stato qualche cosa che le forze dell'ordine non avevano previsto: la capacità degli operai ad auto-organizzarsi. Questi, dispersi dalla polizia, si sono riorganizzati senza l'aiuto di nessun burocrate sindacale e si sono riuniti dando luogo nel pomeriggio ad una manifestazione massiccia di fronte alla sede del Türk-Is[11]. Lo stesso giorno, non avendo dove soggiornare, hanno occupato due piani dell'edificio. Il giorno seguente - il 17 dicembre - , altre manifestazioni hanno avuto luogo nella stradina di fronte alla sede del sindacato Türk-Is, al centro di Ankara.
La lotta tra gli operai della Tekel ed i sindacati del Türk-Is ha segnato i giorni seguenti a questa data fino al Nuovo Anno. In effetti, fin dall'inizio dello sciopero, gli operai non avevano più fiducia nei dirigenti sindacali. Da ogni città, essi avevano inviato in ogni negoziato due operai con i sindacalisti. Lo scopo era quello di consentire che tutti fossero informati su ciò che realmente accadeva. Nello stesso tempo Tek Gida-Is e Türk-Is, così come il governo, si aspettavano che entro alcuni giorni gli scioperanti avrebbero rinunciato a lottare di fronte al freddo glaciale dell'inverno di Ankara, alla repressione poliziesca ed alle difficoltà materiali. Evidentemente, le porte del palazzo del Türk-Is sono state chiuse immediatamente per breve tempo per impedire agli operai di accedervi. Ma questi ultimi hanno chiesto ed ottenuto che le donne potessero riposarsi nel palazzo ed utilizzare i servizi. Gli operai non avevano intenzione di ripartire. Un serio sostegno è stato portato loro dalla classe operaia di Ankara e soprattutto dagli strati proletari studenteschi di fronte alle difficoltà materiali. Una parte forse ridotta ma tuttavia significativa della classe operaia di Ankara si è mobilitata per accogliere gli operai a casa sua. Invece di rinunciare e ripartire, gli operai di Tekel si sono ogni giorno radunati nella stradina di fronte al palazzo del Türk-Is, ed hanno cominciato a discutere su come portare avanti la loro lotta. Non è occorso molto tempo per realizzare che la sola soluzione per superare il loro isolamento era di estendere la loro lotta al resto della classe operaia.
In questo contesto, gli operai combattivi di tutte le città vedendo che i Tek Gida-Is ed il Türk-Is non facevano niente per loro hanno tentato di formare un comitato di sciopero con lo scopo principale di trasmettere le loro rivendicazioni ai sindacati. Tra queste rivendicazioni c’è stata anche l’allestimento di una grande tenda in cui gli scioperanti avrebbero celebrato collettivamente il Nuovo Anno, ed anche per organizzare una manifestazione davanti al palazzo del Türk-Is. L'esecutivo dei sindacati si è opposto a tale iniziativa, affermando che dopo tutto, che bisogno avevano dei sindacati se a stare in prima fila sono gli operai e che controllano essi stessi direttamente la loro lotta?! Questo atteggiamento conteneva una minaccia appena velata: gli operai che erano già soli temevano di essere ancora più isolati se i sindacati gli toglievano il sostegno. Il comitato di sciopero dunque è stato soppresso. Si poneva la questione della volontà degli operai di conservare il controllo della lotta. Velocemente, si sono sforzati per allacciare legami con gli operai delle fabbriche dello zucchero che già si scontravano con le stesse condizioni del 4-C e sono andati a prendere contatti con gli operai dei dintorni e nelle università dove erano stati invitati per spiegare la loro lotta. Allo stesso tempo, hanno continuato a lottare contro la direzione del Türk-Is che non li sosteneva per niente. Il giorno in cui si è riunito il comitato esecutivo del sindacato, gli operai hanno forzato le porte del quartiere generale sindacale e la polizia antisommossa è stata mobilitata per proteggere il presidente del sindacato Mustafa Kumlu dagli operai. Questi gridavano parole d’ordine come: "Liquideremo chi ci tradisce", "Il Türk-Is al suo dovere, verso lo sciopero generale", "Kumlu, dimissioni". Kumlu non ha osato mostrarsi fino all’annuncio di una serie di azioni, ivi compreso lanciare appelli allo sciopero ed accettare le manifestazioni settimanali di fronte all'edificio del sindacato. Ha avuto paura per la sua vita. Nonostante questa dichiarazione Kumlu non è stato sempre creduto dagli operai. Un operaio di Tekel proveniente da Diyarbakir[12] dichiarava in un intervento: “Noi non seguiremo nessuna decisione presa dalla direzione sindacale per fermare lo sciopero e farci ripartire. E se una decisione di fermare lo sciopero senza guadagnare niente è presa come l'anno scorso, saccheggeremo il palazzo del Türk-Is e lo incendieremo”[13]. Stava esprimendo il sentimento di tanti altri operai della Tekel. Il Türk-Is ritornava sul suo piano da azione quando il primo sciopero di un’ora ha conosciuto un tasso di partecipazione del 30% per tutti i sindacati. Tutti i leader sindacali si sentirono atterriti, così come lo stesso governo, all'idea di vedere la lotta estendersi. Dopo la calorosa manifestazione del Nuovo Anno davanti al palazzo del Türk-Is, un voto a bollettini segreti è stato organizzato tra gli operai per decidere se si doveva continuare o tornarsene a casa. Il 99% ha votato per proseguire lo sciopero. Nello stesso tempo, un nuovo piano d’azione, suggerito dal sindacato, cominciava ad essere messo in discussione: dopo il 15 gennaio, si doveva effettuare un sit-in di tre giorni, seguito da uno sciopero della fame di tre giorni ed un digiuno completo di tre giorni. Ci doveva essere anche una manifestazione con una partecipazione massiccia, come prometteva l'amministrazione del Türk-Is. Gli operai inizialmente hanno pensato che uno sciopero della fame era una buona idea. Essendo già isolati, non volevano essere dimenticati ed ignorati e pensavano che uno sciopero della fame avrebbe potuto evitare ciò. Pensavano di essere impantanati di fronte al Türk-Is e hanno sentito il bisogno di fare qualche cosa. Hanno anche pensato che uno sciopero della fame avrebbe potuto persino intimidire il sindacato.
Uno dei testi più significativi scritti dagli operai della Tekel è stato pubblicato in quei giorni. Si tratta di una lettera scritta da un operaio di Batman[14] agli operai delle fabbriche di zucchero: "Alle nostre sorelle e fratelli operai onorabili e lavoratori della fabbrica di zucchero. Oggi, la grande lotta che gli operai di Tekel hanno sviluppato è una opportunità storica per quelli i cui diritti sono stati ritirati. Per non buttare via questa opportunità, dovreste partecipare alla nostra lotta e ciò ci renderebbe più felici e più forti. Miei amici, desidererei particolarmente sottolineare che da molto i sindacalisti vi promettono e vi fanno sperare che essi "si occuperanno di questo problema". Tuttavia, poiché già abbiamo vissuto questa esperienza, sappiamo bene che loro sono persone privilegiate e non hanno nessuno interesse vitale da difendere. Al contrario, siete voi quelli ai quali saranno tolti i diritti ed il cui diritto al lavoro sarà ritirato. Se non prendete parte alla lotta oggi, domani sarà per voi troppo tardi. Questa lotta sarà vittoriosa solamente se siete dentro e noi non abbiamo nessuno dubbio o mancanza di fiducia per portarla avanti. Perché siamo sicuri che se gli operai sono uniti ed agiscono come un solo corpo, non c'è niente che non possano raggiungere. Con questi sentimenti, vi saluto con la mia più profonda fiducia ed il mio più profondo rispetto ed a nome di tutti gli operai di Tekel”[15]. Questa lettera non chiamava alla lotta solo gli operai dello zucchero, esprimeva anche con molta chiarezza ciò che era accaduto agli operai della Tekel. Allo stesso tempo, esprimeva la coscienza, condivisa da parecchi, che non si battevano solo per loro stessi ma per l’intera classe operaia.
Il 15 gennaio altri operai della Tekel hanno raggiunto Ankara per partecipare al sit-in precedentemente menzionato. In quel momento, erano quasi 10˙000 sulla piazza Sakarya. Alcuni erano accompagnati da famigliari. Gli operai avevano preso delle ferie, malattia e vacanze per venire ad Ankara e la maggior parte sarebbe dovuta ritornare parecchie volte per rinnovare i permessi di vacanze. Erano presenti quasi tutti gli operai della Tekel[16]. Una manifestazione con una larga partecipazione è stata organizzata per sabato 16 gennaio. Le forze dell'ordine temevano questa manifestazione perché avrebbe potuto determinare la generalizzazione e l'estensione massiccia della lotta. La possibilità che gli operai arrivassero il sabato per la manifestazione passando la notte e tutta la domenica con gli operai della Tekel avrebbe potuto determinare legami forti e massicci. Così, la polizia ha insistito affinché la manifestazione cominciasse la domenica, ed il Türk-Is, con una manovra tipica, ha indebolito la manifestazione facendo in modo che gli operai delle città curde non venissero. Avevano calcolato che trascorrere due notti nell'inverno gelato di Ankara, senza muoversi per effettuare il sit-in, avrebbe fiaccato la resistenza e la forza degli operai. Si è visto all'epoca della manifestazione del 17 gennaio quanto questo fosse stato un calcolo seriamente sbagliato.
La manifestazione è iniziata con calma. Gli operai che si erano radunati ad Ankara e parecchi gruppi politici hanno cominciato a muoversi alle ore 10 dalla stazione verso piazza Sihhiye. Nella manifestazione, sotto lo sguardo di decine di migliaia di operai, ha preso la parola su un palco prima un operaio di Tekel, poi un vigile del fuoco ed ancora un operaio dello zuccherificio. L'esplosione di collera si è verificata solo e quando Mustafa Kumlu è salito, dopo gli operai, in tribuna. Kumlu che non si era mai preoccupato della lotta né delle condizioni di vita degli operai della Tekel ha fatto un discorso completamente moderato, conciliatore e vuoto. Il Türk-Is si è sforzato in modo particolare per mantenerli distanti dal palco e mettendo anche in prima fila gli operai metallurgici che non erano assolutamente informati di quello che stava succedendo. Ma quelli della Tekel hanno chiesto loro di lasciarli passare e si sono adoperati per raggiungere la tribuna. E qui hanno fatto del loro meglio per interrompere per tutta la sua durata il discorso di Kumlu, lanciando le loro parole d’ordine. L'ultima offesa nei riguardi degli operai è stato l'annuncio che, dopo Kumlu, Alisan, un cantante pop che non aveva niente a che vedere col movimento, avrebbe dato un concerto. Gli operai hanno assalito il palco, cominciando a gridare parole d’ordine e, malgrado i capi sindacali abbiano abbassato il volume sonoro, si sono ripreso il microfono. Questa volta, il sindacato ha completamente perso il controllo. Ad averlo sono gli operai. I capi sindacali, avventandosi sul palco, hanno cominciato a fare discorsi radicali tentando allo stesso tempo di respingere gli operai. Ma la manovra non è riuscita; hanno rilanciato una provocazione cercando di mettere l’uno contro l’altro, accusando gli studenti ed altri operai che erano venuti a sostenerli. I sindacalisti hanno ancora una volta tentato di dividere gli operai che si sono trovati ad Ankara dall'inizio della lotta da quelli che sono arrivati da poco, additando quelli che sono venuti ad offrire il loro aiuto. Alla fine, i capi sindacali hanno tentato di fare scendere quelli che occupavano il palco e hanno convinto tutti a ritornare velocemente davanti al palazzo del Türk-Is. Il fatto che discorsi riguardanti gli scioperi della fame e digiuni completi sono stati avanzati per fare cadere le parole d’ordine sullo sciopero generale è, secondo noi, interessante. Tornare verso il palazzo del Türk-Is non è servito affatto a spegnere la collera degli operai. Parole d’ordine come "Sciopero generale, resistenza generale", "Türk-Is non deve abusare della nostra pazienza" e "Liquideremo chi ci tradisce" ora sono gridati davanti all'edificio. Alcune ore più tardi, un gruppo di circa 150 operai hanno forzato la barricata innalzata dai burocrati davanti alle porte dell'edificio, occupandolo. Gli operai della Tekel che hanno cominciato a cercare Mustafa Kumlu, quando hanno raggiunto la porta di quest’ultimo nel palazzo hanno iniziato a gridare "Nemico degli operai, servitore dell'AKP". Dopo la manifestazione del 17 gennaio, gli operai si sono sforzati per formare un altro comitato di sciopero. Questo comitato è stato costituito da quegli operai che ritenevano lo sciopero della fame non adatto per fare avanzare la lotta e che al contrario bisognava estendere quest’ultima. Lo sforzo per formarlo è stato riconosciuto da tutti gli operai e sostenuto da una grande maggioranza. Quelli che non lo hanno attivamente sostenuto, però non lo hanno nemmeno contrastato. Tra i compiti assegnati al comitato, piuttosto che trasmettere le loro rivendicazioni ai sindacati, c’è quello di attuare la comunicazione e l'auto organizzazione nelle fila operaie. Come il precedente comitato di sciopero, questo è stato composto interamente da operai e completamente indipendente dai sindacati. La stessa determinazione ad auto-organizzarsi ha permesso a centinaia di operai della Tekel di potersi unire alla manifestazione degli impiegati del settore della salute che era in sciopero dal 19 gennaio. Lo stesso giorno, mentre è stato permesso uno sciopero della fame di tre giorni solo ad un centinaio di operai, altri 3000 li hanno raggiunti, malgrado l'impressione generale degli operai di ritenere questo sciopero della fame non tanto appropriato per fare avanzare la lotta. La ragione che hanno apportato è stata quella di non volere lasciare i loro compagni da soli a fare questo sciopero della fame, e che, per solidarietà, volevano impegnarsi con loro condividendone la sorte.
Sebbene gli operai della Tekel si siano regolarmente riuniti tra quelli provenienti dalle stesse città, non è stata possibile un'assemblea generale con tutti gli operai partecipanti. Tuttavia, dal 17 dicembre, la strada di fronte al palazzo del Türk-Is ha preso il carattere di un'assemblea generale informale, ma regolare. La piazza Sakkarya, in questi giorni, è stata riempita da centinaia di operai delle differenti città, che hanno discusso di come sviluppare la lotta, come estenderla e che cosa fare. Un'altra caratteristica importante della lotta è stata la capacità ad unirsi degli operai delle differenti regioni etniche contro l'ordine capitalista malgrado le provocazioni del regime. La parola d’ordine "Operai curdi e turchi tutti insieme", lanciata fin dai primi giorni della lotta, l'ha espressa con molta chiarezza. Nella lotta della Tekel, numerosi operai della regione del mar Nero hanno danzato il Semame, e numerosi curdi hanno fatto la danza di Horon per la prima volta nella loro vita[17]. Un altro aspetto significativo manifestato dagli operai della Tekel è stata l'importanza che essi hanno dato all'estensione della lotta ed alla solidarietà operaia, e ciò non sulla base stretta del nazionalismo ma su quella che esprime il sostegno reciproco e la solidarietà degli operai del mondo intero. Gli operai della Tekel hanno anche evitato che le fazioni della classe dominante all'opposizione si servissero della lotta per i loro scopi perché non avevano nessuna fiducia in esse. Sono stati attenti attenti a come il Partito Repubblicano del Popolo[18] (CHP, Cumhuriyet Halk Partisi) ha attaccato gli operai di Kent AS[19] che erano stati licenziati, come il Partito del Movimento Nationalista[20] (MHP, Milliyetçi Hareket Partisi Milliyetçi) ha avuto un suo ruolo nell'aggravamento della politica statale ed anti-operaia. Un operaio ha espresso questa coscienza molto chiaramente: “Abbiamo compreso ciò che tutti noi siamo. Quelli che hanno votato per la legge di privatizzazione oggi ci dicono che comprendono la nostra situazione. Fino ad ora, ho sempre votato per il Partito del Movimento Nazionalista. È solamente in questa lotta che ho incontrato dei rivoluzionari. Sono in questa lotta perché sono un operaio. I rivoluzionari sono sempre con noi. Il Partito del Movimento Nazionalista ed il Partito Repubblicano del Popolo fanno cinque minuti di discorso e poi se ne vanno. Quando siamo venuti qui tra di noi c’erano persone che veramente erano affezionati a questi partiti. Ora, la situazione non è più la stessa”[21]. L'esempio più sorprendente di questa coscienza si è visto quando gli operai della Tekel hanno impedito ai fascisti dell’Alperen Ocaklari[22] di parlare, la stessa organizzazione che aveva attaccato gli operai di Kent As che manifestavano nel Parco Abdi Ipekçi perché erano curdi. La lotta di quelli della Tekel ha costituito anche un importante sostegno ai vigili del fuoco che erano stati attaccati brutalmente dopo la loro prima manifestazione risollevando loro il morale per riprendere la lotta. In generale, gli operai della Tekel hanno dato non solo la speranza ai vigili del fuoco ma a tutti i settori della classe operaia in Turchia che vogliono entrare in lotta. Hanno fatto in modo da permettere a tutti gli operai di partecipare allo sciopero. E’ per questo motivo che oggi, essi si considerano fieramente all'avanguardia della classe operaia in Turchia. Hanno permesso agli operai della Turchia di uscire dal sonno in cui erano da anni facendoli raggiungere le lotte operaie del mondo intero. Rappresentano i semi dello sciopero di massa, come quelli che abbiamo visto scuotere il mondo in quest’ultimi anni dall'Egitto alla Grecia, dal Bangladesh alla Spagna, dall'Inghilterra alla Cina.
Questa lotta esemplare è sempre in corso, e noi pensiamo che non è ancora tempo di tirarne tutte le lezioni. Con l'idea di uno sciopero della fame e di un digiuno totale messo in testa da un lato, e dall'altro quella di un comitato di sciopero creato dagli operai che non ritengono adatto lo sciopero della fame come metodo di lotta ed al contrario vogliono estenderla, con i burocrati del Türk-Is che fanno parte dello Stato da un lato e dall'altra gli operai che vogliono uno sciopero generale, è difficile prevedere ciò che accadrà a questa lotta, dove andrà, quali risultati otterrà. Ciò detto, dobbiamo mettere l'accento sul fatto che, qualunque ne sia la fine, l'atteggiamento rimarchevole degli operai della Tekel lascerà delle lezioni inestimabili per tutta la classe operaia.
Gerdûn (20 gennaio 2010)
[1] Tekel è la compagnia che ha avuto il monopolio di Stato di tutte le imprese di produzione di alcol e di tabacco.
[2] Rispettivamente, la Confederazione di Sinistra dei Sindacati degli Operai del Settore Pubblico, la Confederazione dei Sindacati Operai Rivoluzionari, e più importante, la Confederazione dei Sindacati degli Impiegati del Pubblico, conosciuto per le sue simpatie pro-fasciste.
[3] Primo ministro, anche dirigente del Partito della Giustizia e dello Sviluppo o AKP (AKP) (Adalet ve Kalkınma Partisi).
[5] Città del Kurdistan turco.
[7] Tek Gıda-İş, Sindacato degli Operai dell'alimentare, dell'alcol e del Tabacco, membro della centrale sindacale Türk-İş.
[8] La “riforma curda” è un tentativo dello Stato turco di trovare una soluzione al problema posto dalla guerriglia curda nell'est del paese, attenuando le leggi anti-curde (per esempio levando le interdizioni contro l'utilizzazione della lingua curda). Questa “riforma” recentemente è stata impallinata con l'interdizione nel dicembre 2009 del partito curdo DTP, vedere l’articolo sul nostro sito in inglese: https://en.internationalism.org/icconline/2009/10/turkey.
[9] Regione conosciuta tradizionalmente per il suo nazionalismo ed il suo sostegno al partito al potere.
[11] Confederazione dei sindacati turchi, la più vecchia e più grande confederazione di sindacati in Turchia che ha una storia completamente infame, essendo stata formata sotto l'influenza degli Stati Uniti negli anni 1950 secondo il modello dell'AFL-CIO, e sabotatore delle lotte operaie.
[12] Conosciuta per essere la capitale non ufficiale del Kurdistan, Diyarbakir è una metropoli del Kurdistan turco.
[14] Città del Kurdistan turco.
[15] https://tr.internationalism.org/ekaonline-2000s/ekaonline-2009/tekel-iscisinden-seker-iscisine-mektup.
[16] Circa 9.000 sui 10.000 dell’impresa.
[17] La Şemame è una danza curda molto conosciuta, e l’Horon un'altra anche molto conosciuta della regione del mar Nero della Turchia.
[18] Il partito nazionalista di sinistra, kemalista, d’ordine, membro dell’Internazionale socialista, estremamente sciovinista.
[19] Gli operai della municipalità d’İzmir, una metropoli della costa del mare Egeo. Questi operai sono stati licenziati dal Partito Repubblicano del Popolo che controllava la municipalità dove lavoravano ed attaccati poi brutalmente dalla polizia mentre manifestavano contro il dirigente del partito.
[20] Il principale partito fascista.
[22] Gang omicida legata al Grande Partito d’Union (BBP, Büyük Birlik Partisi), una scissione fascista radicale del Partito del Movimento Nazionalista.