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In questi ultimi mesi sia militanti che sezioni della CCI hanno ricevuto minacce o sono stati fatti oggetto di appelli all’uccisione appena dissimulati.
A dicembre, UHP- ARDE (1) ha pubblicato sul proprio sito internet un testo intitolato “Scienza e arte del ritardato“ (2) che contiene un appello all’uccisione dei nostri militanti fatto attraverso una sinistra sequenza di sillogismi: comincia con l’accusarci apertamente di razzismo e in maniera velata di difendere la politica della borghesia; prosegue stabilendo una gerarchia di aggettivi che comincia con “ritardati”, prosegue con “cretini” e finisce con “imbecilli”. Dopo aver stabilito queste premesse, l’articolo conclude così: “CONTRO LE CAMPAGNE BORGHESI DI FALSIFICAZIONE E DI REPRESSIONE DELLE NOSTRE LOTTE! MORTE AGLI IMBECILLI!” (3).
Il mese precedente, era arrivata all’indirizzo elettronico della nostra sezione in Spagna una lettera anonima che finiva così: “Siete una banda di figli di puttana e raccoglierete quello che state seminando, piccoli professori di merda. Firmato: un sottoproletario”.
Recentemente, nel gennaio scorso, un membro della FICCI (4) aveva minacciato uno dei nostri compagni della sezione in Francia di volergli “tagliare la gola”.
Di fronte a questa successione di minacce delinquenziali completamente estranee ai comportamenti proletari, quale deve essere l’atteggiamento dei rivoluzionari e degli elementi del proletariato? Non dare loro importanza pensando che si tratta di fanfaronate o il frutto di una eccitazione momentanea? Accettare un apprezzamento di questo tipo sarebbe un grave errore.
Innanzitutto perché un tale atteggiamento significherebbe buttare all’aria l’esperienza storica del movimento operaio. Questa dimostra che l’assassinio di militanti operai è stato preceduto – e in gran parte preparato – da una serie di atti cinici: accuse calunniose, minacce, intimidazioni, appelli, a volte sfumati, altre diretti all’assassinio, insomma una serie di piccoli anelli che pezzo dopo pezzo portano a una grande catena. Così, l’assassinio di Rosa Luxemburg, nel gennaio 1919, ad opera delle forze armate dei boia socialdemocratici, conobbe una lenta maturazione: a partire dal 1905 si scatenarono gravi denigrazioni, minacce e provocazioni nei confronti di questa militante proletaria. Nessuno di questi fatti sembrava inquietante, ma il crimine del 1919 rivelò la logica infernale che li legava gli uni agli altri. Alla stessa maniera l’assassinio di Trotsky, perpetrato dall’infame Mercader, fu il punto culminante di una serie di passi orchestrata dalla canaglia stalinista: prima Trotsky fu accusato di essere un agente della Gestapo, poi cominciarono le campagne che richiedevano apertamente la sua testa. In seguito vennero le pressioni su uno dei suoi figli (Lyova) che sboccarono in quello che somiglia ad una assassinio “medico” (6). Più tardi cominciarono le minacce dirette di morte, proferite dai sicari messicani dello stalinismo. Sappiamo tutti quale fu la tragica fine. La storia dimostra che esiste un legame più o meno diretto tra le minacce e gli appelli di oggi e gli assassini di domani. Questi sono sempre il punto culminante di un ammasso di calunnie, di minacce e di campagne d’odio.
In secondo luogo non possiamo trascurare il contesto in cui si situano le 3 minacce che abbiamo ricevuto. In questi ultimi mesi c’è stata una recrudescenza e una moltiplicazione delle campagne della FICCI. Lo prova il bollettino numero 28, in cui veniamo chiamati “sporcaccioni”, cosa che, aggiunta a innumerevoli insulti ,minacce e calunnie non fa che favorire un clima in cui ogni attacco fisico contro la CCI sarebbe legittimo.
Non è un caso che queste minacce giungano nel contesto che abbiamo descritto. I loro autori hanno chiaramente scelto il loro campo. Agli insulti, alle campagne d’odio, al tessuto di menzogne e di calunnie, essi hanno voluto aggiungere le parole ancora più forti dell’appello all’uccisione.
Non è la prima volta che si producono questi tipi di “interventi”. Nel 1996, in un contesto di campagne altrettanto ripugnante contro la CCI, anche se con altri protagonisti, il GCI (Gruppo Comunista Internazionaliste), un gruppo che compare nelle pagine dei link di UHP/ARDE, ha voluto apportare il suo contributo contro la CCI, chiamando, con il metodo del “sillogismo”, all’assassinio dei nostri compagni in Messico. Prima premessa: denunciando il gruppo stalin-maoista di Sendero Luminoso in Perù, noi saremmo diventati complici del massacro di prigionieri proletari. Da qui viene la seconda deduzione logica: “per la CCI, come per lo Stato borghese, e in particolare la polizia peruviana, mettersi al fianco degli oppressi, significa sostenere Sendero Luminoso.” Il sillogismo seguente diceva: “ nel campo operaio si è sempre considerato un poliziotto o un informatore che si dedica a questo tipo di amalgama poliziesca”.
Il seguito conteneva un nuovo sofisma: “ questi sono gli stessi argomenti democratici utilizzati dai Domingo Arango e dagli Abad di Santillana davanti alle azioni violente dei militanti rivoluzionari”. E quale è la conclusione di questi ragionamenti? “E per questo tipo di calunnia, la cui utilità per lo Stato è ben reale, Domingo Arango ha ricevuto una pallottola in testa e non possiamo che dispiacerci che Abad di Santillana non abbia subito la stessa sorte” (tratto dal n. 43 di Communisme, organo del GCI) (8).
Siamo perfettamente coscienti del processo in cui si inseriscono queste minacce. Noi non ci lasceremo intimidire e di fronte ad esse noi rispondiamo quello che rispondemmo già nel 1996:”Niente di tutto questo ci farà indietreggiare. Noi rafforziamola nostra lotta e tutta la CCI si mobilita per difendere la nostra sezione in Messico utilizzando un’arma che solo il proletariato possiede: l’internazionalismo. L’unità internazionale della CCI le fornisce delle particolarità che sono intollerabili dal punto di vista della borghesia, nella misura in cui ogni tentativo di distruzione di una delle sue parti si scontra immediatamente con la mobilitazione e la solidarietà attiva del suo insieme.” (9)
Noi dobbiamo respingere con la più grande fermezza e combattere senza la minima concessione la mentalità di pogrom verso i rivoluzionari, perché è solo così che noi potremo rompere la catena che riunisce, a traverso una serie di anelli, i foschi appelli alla “morte degli imbecilli”, all’assassinio dei militanti comunisti di domani.
La solidarietà proletaria è l’arma principale contro questo tipo di attacchi
Ogni classe sociale possiede i suoi metodi. Noi sappiamo già quali sono quelli della borghesia: da una parte, le armi “politiche” della calunnia, del ricatto e, dall’altra parte, le armi più risolutive dell’assassinio, del terrore e del sadismo più ripugnante. (10)
Naturalmente queste armi non fanno parte dell’arsenale di lotta del proletariato e dei suoi gruppi autenticamente rivoluzionari. Noi abbiamo altre armi , molto più efficaci nella lotta contro il capitalismo. Una di queste, la più importante, è la solidarietà.
La forza del proletariato è la solidarietà. La solidarietà come capacità di difendere tutte le sue componenti. La solidarietà per mostrare ai suoi nemici che chiunque attacca una delle sue parti si ritrova immediatamente di fronte alla risposta del suo insieme.
Così la CCI, in modo unanime, manifesta la sua solidarietà ai compagni e alle sezioni minacciate e prende tutte le misure necessarie per la loro difesa. Alla stessa maniera, noi sollecitiamo tutti i nostri simpatizzanti ad esprimere attivamente la loro solidarietà. Lo chiediamo anche a tutti quelli che condividono la lotta rivoluzionaria contro il capitalismo, e che pur avendo dei disaccordi con le posizioni della CCI, considerano che è necessario fare fronte davanti a questi immondi attacchi.
La solidarietà con i compagni minacciati è non solo la loro migliore difesa, ma anche la migliore difesa per tutti i militanti e compagni che si battono contro il capitalismo. E’ anche il migliore contributo che noi possiamo apportare alla difesa dei militanti comunisti di domani.
La pratica della calunnia, della menzogna, delle minacce e dell’intimidazione sono radicalmente incompatibili con l’obiettivo della comunità umana mondiale che il proletariato aspira ad instaurare dopo la distruzione dello stato capitalista. E’ necessario sradicare l’infiltrazione di tali comportamenti che non sono che l’espressione e la riproduzione di quelli della società capitalista putrefatta che noi vogliamo abolire.
La chiarificazione delle posizioni rivoluzionarie, la lotta comune contro il capitalismo e la sua barbarie, non possono essere disturbate dalle torbide manovre di queste bande di impostori che, nascondendosi dietro delle “posizioni rivoluzionarie” da operetta, se ne approfittano per lanciare ogni tipo di attacchi, a tradimento e alle spalle, contro quelli che lottano veramente per la causa proletaria.
Solidarietà con i nostri militanti e le nostre sezioni minacciate!
CCI (15 febbraio 2005)
1. UHP: sigla del gruppo spagnolo Unios Hermanos Proletarios. ARDE è una pubblicazione che sembra essere la portavoce dei differenti nuclei che si chiamano UHP.
2. Vedere la risposta della nostra sezione in Spagna su Accion proletaria n. 180, “Risposta a UHP-ARDE: meglio un ritardato onesto che un furbo imbroglione”
3. Bisogna sottolineare la maniera losca e contorta con cui questi individui chiamano all’assassinio dei nostri militanti. Con una incredibile ipocrisia, essi non dicono apertamente le cose, le lasciano venire: prima dicono che la CCI è costituita da imbecilli, per poi finire con “morte agli imbecilli”
4. Gruppetto di parassiti delinquenti che si fa chiamare “Frazione Interna della CCI “ e la cui sola attività consiste nel riversare tonnellate di calunnie contro la CCI e proferire appelli d’odio contro di noi.
5. Vedere l’articolo di denuncia di questo episodio in Rèvolution Internationale n. 354
6. Vedere le testimonianze sulla strana morte del figlio di Trotsky durante la sua ospedalizzazione in una clinica russa di Parigi; in particolare in Deutscher, Biografia diTtrotsky, e Vereekes, La Guépéou dans le mouvement trotskyste.
7. A questa epoca furono gruppi come il “Communist Bullettin Group”, inglese, o “Hilo Rojo” spagnolo che, insieme ad altri circoli, furono autori di queste campagne. In seguito non si è saputo più niente di loro.
8. Vediamo così che i redattori di UHP-ARDE non hanno inventato niente nei loro appelli loschi e trasversali al nostro assassinio. Hanno dovuto ispirarsi ai metodi del GCI.
9. Tratto dall’articolo “I parassiti del GCI chiamano all’uccisione dei nostri militanti in Messico”, che denuncia il GCI, in solidarietà con la nostra sezione in Messico, pubblicato anche su Rivoluzione Internazionale n. 98, dicembre 1996
10. Bisogna segnalare che il sottoproletariato ha molta attrazione per questi metodi della borghesia, ed è per questo che, nei periodi rivoluzionari, esso in genere alimenta i corpi scelti e altre milizie d’attacco della borghesia, come avvenne, per esempio, in Germania nel 1919.