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L’ex vice presidente americano Al Gore ha vinto il premio Nobel per la pace 2007 insieme al Comitato intergovernativo per i mutamenti climatici (IPCC) dell’ONU. La motivazione del comitato per il Nobel per la pace riporta “gli sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti”.
Al Gore, candidato democratico alla presidenza Usa e sconfitto nel 2000 da George W. Bush, quello che ha girato il film-documentario Una scomoda verità (1) sul riscaldamento terrestre, sarebbe dunque l’eroe del momento, colui che starebbe rivoluzionando la concezione del mondo sulle questioni ambientali.
Ma vediamo un po’ di quale rivoluzione si tratta. Siamo forse all’inizio della fondazione di un capitalismo pulito e ossequioso dell’ambiente, dove si troveranno finalmente i mezzi per ridurre gli inquinamenti, le deforestazioni, i rifiuti industriali e nucleari? Saranno trovati i mezzi per produrre dei veicoli meno inquinanti e per sostituire i vecchi macinini fumosi del secolo scorso? La borghesia ha forse preso coscienza del fatto che il suo sistema mette in pericolo l’umanità e che bisogna porvi rimedio anche se il rimedio costerà caro al capitalismo e andrà contro la sua stessa logica?
Sveglia ragazzi… Certo, la borghesia non ignora che la corsa folle del suo sistema infognato nella crisi è sul punto di distruggere tutto l’ambiente, fino a porre la prospettiva di una distruzione del pianeta. Ma essa sa ugualmente che non ha i mezzi per rimediarvi in maniera radicale, o di andare contro la propria logica di profitto. Certamente è vero che alcune industrie vedono nel disinquinamento un terreno nuovo per lo sviluppo della loro attività, ma questa stessa attività non offre la minima garanzia di rispetto per l’ambiente. La borghesia sa infatti che l’efficacia della quasi totalità delle misure proposte è messa in discussione da specialisti e scienziati di fama.
Allora? Allora la borghesia fa quello che sa fare meglio: mentire. Essa tende a manipolare la nostra coscienza, colpevolizzandoci. Tutta la campagna intorno a queste tavole rotonde “democratiche”, a cui lo scandaloso premio Nobel per la pace attribuito ad Al Gore (2) aggiunge ancora qualche lustrino, spinge sempre verso la stessa conclusione: l’avvenire del pianeta appartiene a ciascuno di noi, e la rivoluzione starebbe nel cambiamento dei nostri comportamenti individuali. La fine delle lampade ad incandescenza, il ritorno ai tram, le case riscaldate a 19° piuttosto che a 20°C, e così via. E perché non promuovere delle vetture a pedali, visto che ci troviamo? Ci stanno prendendo letteralmente in giro. Di fronte alla propria incuria, all’incapacità di far fronte alla follia distruttrice del proprio sistema, la borghesia ci esorta a chiudere il rubinetto mentre ci insaponiamo le mani. E sarebbe questo ciò che dovrebbe salvare la Terra, compensare tutte le ferite inflitte all’ambiente dalla misure belliche della borghesia e dallo sfruttamento industriale irragionevole, motivato dalla ricerca di un profitto messo in crisi dalla concorrenza sempre più dura in un mercato sempre più ristretto?
“Più parlano di pace e più preparano la guerra”, diceva Lenin. Oggi, più parlano di ambiente e più distruggono il pianeta. Si tratta quindi di una “pura e semplice arroganza”, di una grande operazione ideologica destinata a nascondere, dietro una presunta responsabilità comune, le vere responsabilità del capitalismo nella degradazione accelerata del nostro ambiente naturale. Tutti i “vertici mondiali” e gli Al Gore predicanti del mondo non cambieranno niente a questa situazione. L’avvenire del pianeta è nelle mani della classe operaia.
G. (19 ottobre)
1. Vedi il nostro articolo Sul film “Una scomoda verità”. Sconvolgimento del clima: il capitalismo è responsabile del riscaldamento del pianeta su Rivoluzione Internazionale n°148.
2. Questo personaggio è un presuntuoso ma soprattutto un opportunista: nella propaganda che accompagna il suo premio Nobel ci viene ricordata la sua posizione contro la guerra in Iraq, ma si omette di dire che proprio lui fu a favore della prima guerra del Golfo nel 1990 e che non ha mai criticato - se ne guardò bene - le avventure guerriere di Clinton in Africa o in Jugoslavia quando era alla vicepresidenza degli USA. Dal momento del suo arruolamento, da giovane, nell’esercito per partire come giornalista in Vietnam, la pace non è mai stata la sua passione. La guerra è effettivamente molto nota per le sue virtù ecologiche: distruzione e inquinamento massiccio!