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Nella prima parte di quest'articolo, abbiamo ricordato le circostanze in cui fu fondata la Terza Internazionale (Internazionale Comunista). L'esistenza del partito mondiale dipende innanzitutto dall'estensione della rivoluzione su scala mondiale e la sua capacità ad assumere le proprie responsabilità nella classe dipende dal modo con cui viene effettuato il raggruppamento delle forze rivoluzionarie da cui quest'ultimo proviene. Ora, come abbiamo sottolineato nella prima parte, il metodo adottato durante la fondazione dell'Internazionale Comunista (IC), secondo il quale si preferì più la partecipazione numerica piuttosto che la chiarezza delle posizioni e dei principi politici, non riuscì ad armare il nuovo partito mondiale. Peggio ancora lo rese vulnerabile all'opportunismo strisciante all'interno del movimento rivoluzionario. Questa seconda parte mira ad evidenziare la lotta politica che le frazioni di sinistra condussero all’epoca contro la linea dell'IC, che consisteva nell'aderire alle vecchie tattiche rese obsolete dall'apertura della fase di decadenza del capitalismo.
Questa nuova fase della vita del capitalismo rese necessaria la ridefinizione di alcune posizioni programmatiche e organizzative al fine di consentire al partito mondiale di orientare il proletariato sul proprio terreno di classe.
1918-1919: la praxis rivoluzionaria mette in discussione le vecchie tattiche
Come da noi riportato nella prima parte di questo articolo, il 1°Congresso dell'Internazionale Comunista aveva messo in evidenza che la distruzione della società borghese era all'ordine del giorno della storia. In effetti, il periodo 1918-1919 vide una spinta del proletariato mondiale[1], prima di tutto in Europa:
• Marzo 1919: proclamazione della Repubblica dei Consigli in Ungheria;
• Aprile-maggio 1919: episodio Repubblica dei consigli in Baviera;
• Maggio/Giugno 1919: reazioni degli operai in Svizzera e Austria.
L'ondata rivoluzionaria si estese anche nel continente americano:
• Gennaio 1919: "settimana di sangue" a Buenos Aires, in Argentina, dove gli operai vennero repressi selvaggiamente;
• Febbraio 1919: sciopero nei cantieri navali di Seattle, Stati Uniti, che in pochi giorni si estese in tutta la città. Gli operai riuscirono a prendere il controllo dei rifornimenti e della difesa contro le truppe inviate dal governo;
• Maggio 1919: sciopero generale a Winnipeg, Canada.
Ma anche in Africa ed Asia:
• In Sudafrica, nel marzo del 1919, lo sciopero dei tram si estese in tutta Johannesburg, con assemblee e manifestazioni in solidarietà con la rivoluzione russa;
• In Giappone, nel 1918, avvennero i famosi "meeting del riso" contro la spedizione del riso alle truppe giapponesi inviate contro la rivoluzione in Russia.
In queste condizioni, sebbene venisse sopravvalutata la realtà del rapporto di forza, i rivoluzionari dell'epoca avevano reali ragioni per dire che "la vittoria della rivoluzione proletaria è garantita in tutto il mondo. La fondazione della Repubblica Internazionale dei Soviet è in marcia”[2].
L'estensione dell'ondata rivoluzionaria in Europa e altrove, confermava le tesi del Primo Congresso:
• "1) L'attuale periodo è quello della decomposizione e del collasso dell'intero sistema capitalistico mondiale, e sarà quello del crollo della civiltà europea in generale, se il capitalismo, con le sue insormontabili contraddizioni, non è sconfitto.
• 2) Il compito del proletariato è ora di impadronirsi del potere statale. L’appropriazione del potere statale significa la distruzione dell'apparato statale della borghesia e l'organizzazione di un nuovo apparato del potere proletario".
Il nuovo periodo che si stava aprendo, quello delle "guerre e rivoluzioni", spingerà il proletariato mondiale e il suo partito mondiale a scontrarsi con nuovi problemi. L'ingresso del capitalismo nella sua fase di decadenza poneva direttamente la necessità della rivoluzione e modificava la forma che la lotta di classe doveva prendere.
La formazione di correnti di sinistra all'interno dell’IC
L'ondata rivoluzionaria aveva attestato la forma infine trovata della dittatura del proletariato: i consigli operai. Ma aveva anche dimostrato che le forme e i metodi di lotta ereditati dal XIX secolo, come i sindacati o la tribuna parlamentare, erano ormai superati.
“Nel nuovo periodo, è la prassi stessa degli operai a mettere in discussione le vecchie tattiche parlamentari e sindacali. Il parlamento, il proletariato russo l'aveva sciolto dopo la presa del potere e in Germania una massa significativa di operai si era espressa nel dicembre 1918 per il boicottaggio delle elezioni. Sia in Russia che in Germania, la forma dei Consigli è emersa come l'unica forma di lotta rivoluzionaria al posto della struttura sindacale. Ma la lotta in Germania aveva mostrato l'antagonismo tra il proletariato e i sindacati”[3]
Il rigetto del parlamentarismo
Le correnti di sinistra nell'Internazionale tenderanno a strutturarsi su una chiara base politica quella dell'entrata del capitalismo nella sua fase decadente che imponeva un solo ed unico percorso: la rivoluzione proletaria e la distruzione dello Stato borghese per abolire le classi sociali ed erigere la società comunista. Da questo momento la lotta per le riforme e la propaganda rivoluzionaria nei parlamenti borghesi non avrebbe avuto più senso. In molti paesi, per le correnti della sinistra, il rigetto delle elezioni diventava la linea delle vere organizzazioni comuniste:
• Nel marzo 1918, il Partito comunista polacco boicotta le elezioni.
• Il 22 dicembre 1918 viene pubblicato a Napoli l'organo della Frazione Comunista Astensionista del Partito Socialista Italiano (PSI), Il Soviet, sotto la guida di Amedeo Bordiga. La frazione si fissava come "obiettivo eliminare i riformisti dal partito per garantire a questo un atteggiamento più rivoluzionario". Secondo lei, "deve essere rotto ogni contatto con il sistema democratico", un vero partito comunista è possibile solo se rinuncia a "l'azione elettorale e parlamentare"[4].
• Nel settembre 1919 la Workers’ Socialist Federation (Federazione socialista dei lavoratori) in Gran Bretagna si espresse contro il parlamentarismo "rivoluzionario".
• Lo stesso valse in Belgio per "De Internationale" nelle Fiandre e per il Gruppo Comunista di Bruxelles.
L'antiparlamentarismo fu anche difeso da una minoranza del Partito comunista bulgaro, da una parte del gruppo di comunisti ungheresi esiliati a Vienna, dalla Federazione dei Giovani socialdemocratici in Svezia e da una minoranza del Partido Socialista Internacional d'Argentina (futuro Partito Comunista d'Argentina).
• Gli olandesi rimasero divisi sulla questione parlamentare. Una maggioranza di Tribunisti rimase a favore delle elezioni mentre la minoranza con Gorter rimaneva indecisa. Pannekoek invece sosteneva una posizione non parlamentare.
• Anche il KAPD si opporrà alla partecipazione alle elezioni.
Per tutte queste organizzazioni il rigetto del parlamentarismo era ormai una questione di principio. Si trattava effettivamente di mettere in pratica le analisi e le conclusioni adottate al primo congresso. Tuttavia, la maggior parte dell'IC non la intendeva allo stesso modo, a cominciare dai bolscevichi. Se non c’era alcuna ambiguità sulla natura reazionaria dei sindacati e della democrazia borghese, non per questo la lotta al loro interno doveva essere abbandonata. La circolare del Comitato Esecutivo dell'IC del 1°settembre 1919 approvò questo passo indietro ritornando alla vecchia concezione socialdemocratica del parlamento come luogo di conquista rivoluzionaria: "(... i militanti) vanno in parlamento per impadronirsi di questa macchina e aiutare le masse, dietro le mura del Parlamento, a farla esplodere"[5].
La questione sindacale cristallizza i dibattiti
I primi episodi dell'ondata rivoluzionaria sopra citati avevano mostrato chiaramente che i sindacati erano organismi di lotta superati, peggio ancora, erano ormai contro la classe operaia[6]. Ma più che altrove, fu in Germania che questo problema venne posto in modo cruciale e che i rivoluzionari compresero chiaramente la necessità di rompere con i sindacati e il sindacalismo. Per Rosa Luxemburg i sindacati non erano più "organizzazioni operaie, ma i più forti protettori dello Stato e della società borghese. Di conseguenza, diviene ovvio che la lotta per la socializzazione non può essere portata avanti senza includere quella per la liquidazione dei sindacati"[7].
La direzione dell'IC non era così lungimirante. Se denunciava i sindacati dominati dalla socialdemocrazia, comunque conservava l'illusione di poterli riorientare su un percorso proletario: “I sindacati riprenderanno ancora una volta la vecchia via logora e riformista, vale a dire efficacemente borghese? [...] Crediamo fermamente che ciò non accadrà. Un flusso di aria fresca è entrato negli edifici soffocanti dei vecchi sindacati. La decantazione è già iniziata nei sindacati. [...] La nuova era produrrà una nuova generazione di leader proletari nei sindacati rinnovati"[8].
Fu per questo motivo che nei suoi primi giorni l'IC accettò nei suoi ranghi sindacati nazionali e regionali di mestiere e d'industria. In particolare, si potevano trovare elementi sindacalisti-rivoluzionari come gli IWW. Questi ultimi respingevano sia il parlamentarismo che l'attività nei vecchi sindacati ma rimanevano comunque ostili all'attività politica e quindi alla necessità di un partito politico del proletariato. Ciò non poteva che rafforzare la confusione all'interno dell'IC sulla questione organizzativa poiché includeva gruppi che erano già "anti-organizzazione".
Il gruppo più lucido sulla questione dei sindacati rimaneva inequivocabilmente la maggioranza di sinistra del KPD che sarebbe stata espulsa dal partito dal centro diretto da Levi e Brandler. Questa non era solo contro i "sindacati reazionari" nelle mani dei socialdemocratici, ma ostile a qualsiasi forma di sindacalismo compreso il sindacalismo rivoluzionario anti-politico e l'anarco-sindacalismo. Questa maggioranza fondò il KAPD nell'aprile 1920 il cui programma affermava chiaramente che "al fianco del parlamentarismo borghese, i sindacati costituiscono il principale baluardo contro l'ulteriore sviluppo della rivoluzione proletaria in Germania. Il loro atteggiamento durante la guerra è ben noto. [...] Hanno mantenuto la loro tendenza controrivoluzionaria fino ad oggi, durante tutto il periodo della rivoluzione tedesca". Di fronte alla posizione centrista di Lenin e alla direzione dell'IC, il KAPD replicava che "il diventare rivoluzionario dei sindacati non è una questione di persone: il carattere controrivoluzionario di queste organizzazioni risiede nella loro struttura e nel loro sistema specifico. É questo che decreta la condanna a morte per i sindacati e solo la distruzione stessa dei sindacati può liberare il cammino della rivoluzione sociale"[9].
Certo, queste due importanti questioni non potevano essere risolte dall'oggi al domani. Ma le resistenze che venivano espresse riguardo al rifiuto del parlamentarismo e del sindacalismo dimostravano le difficoltà dell'IC nel trarre tutte le implicazioni della decadenza del capitalismo nel programma comunista. L'espulsione della maggioranza del KPD, quindi il riavvicinamento tra il KPD epurato e gli Indipendenti (USPD, che controllava l'opposizione nei sindacati ufficiali - furono un ulteriore segnale dell'aumento dell'opportunismo programmatico e organizzativo all'interno del partito mondiale.
Il Secondo Congresso inizia a fare marcia indietro
All'inizio del 1920 l'IC sostenne la formazione di partiti di massa. O attraverso la fusione di gruppi comunisti con correnti centriste, come nel caso della Germania tra KPD e USPD. O con l'ingresso di gruppi comunisti nei partiti della Seconda Internazionale, come ad esempio in Inghilterra, dove l'IC sostenne l'entrata del Partito Comunista nel Partito Laburista. Questo nuovo orientamento voltava completamente le spalle ai lavori del primo congresso che aveva dichiarato il fallimento della socialdemocrazia. Questa decisione opportunista veniva giustificata dalla convinzione che la vittoria della rivoluzione passava inesorabilmente attraverso la partecipazione di un numero elevatissimo di operai organizzati. A questa posizione si oppose il bureau di Amsterdam composto dalla sinistra dell'IC[10].
Il secondo congresso dell'IC, che ebbe luogo dal 17 luglio al 7 agosto 1920, prefigurava una dura battaglia tra la maggioranza guidata dai bolscevichi e le correnti di sinistra sulle questioni tattiche ma anche sui principi organizzativi. Il congresso si svolse in piena "guerra rivoluzionaria"[11] dove l'Armata Rossa marciava sulla Polonia lasciando credere un congiungimento con la rivoluzione in Germania. Pur essendo consapevole del pericolo dell'opportunismo, dal momento che riconosceva che il partito rimaneva minacciato da "l'invasione di gruppi titubanti e indecisi che non sono ancora riusciti a rompere con l'ideologia della Seconda Internazionale"[12] questo secondo congresso cominciò a fare concessioni rispetto alle analisi del primo congresso poiché accettò la parziale integrazione di alcuni partiti socialdemocratici ancora fortemente segnati dalle concezioni della Seconda Internazionale[13].
Per premunirsi da un simile pericolo, erano state scritte le 21 condizioni di ammissione all'IC contro gli elementi di destra e centristi. Nella discussione sulle 21 condizioni, Bordiga, che riprese la posizione dei bolscevichi al secondo congresso della POSDR nel 1903, si distinse per la sua determinazione a difendere il programma comunista e mise in guardia l'intero partito contro qualsiasi concessione in termini di adesioni:
La realizzazione rivoluzionaria in Russia ci riconduceva sul terreno del marxismo, e il movimento rivoluzionario comunista salvatosi dalle rovine della II Internazionale si orientò in base a questo programma. Il lavoro così iniziato portò alla costituzione ufficiale di un nuovo organismo mondiale. E io credo che, nella situazione attuale – che non ha nulla di fortuito, ma che è determinata dal corso stesso della storia – corriamo il pericolo di vedere insinuarsi nelle nostre file elementi tanto della prima quanto della seconda categoria, di destra e di centro, che avevamo già allontanati[14]. (…) Sarebbe un grave pericolo, per noi, se commettessimo l’errore di accettare questa gente nei nostri ranghi. (…) Gli elementi di destra accettano le nostre tesi, ma in modo incompleto, con mille reticenze. Noi comunisti dobbiamo esigere che questa accettazione sia totale e senza riserve, sia nel campo della teoria che nel campo dell’azione (…). Io penso, compagni, che l’Internazionale Comunista debba essere intransigente e mantenere fermamente il suo carattere politico rivoluzionario. Contro i socialdemocratici bisogna erigere barriere insormontabili. (…) Il programma è una cosa comune a tutti, non una cosa stabilita dalla maggioranza dei militanti. È questo che deve essere imposto ai partiti che vogliono essere ammessi nella III Internazionale. È oggi la prima volta, infine, che si stabilisce una differenza tra il desiderio di aderire all’Internazionale e il fatto di esservi accettati. Ritengo che, dopo questo Congresso, si debba lasciare al Comitato Esecutivo il tempo di fare eseguire tutti gli obblighi imposti dall’Internazionale comunista. Dopo questo periodo, per così dire, di organizzazione, la porta dovrebbe essere chiusa e non ci dovrebbe essere altra via di ammissione che quella dell’adesione individuale al Partito comunista del rispettivo paese. (…). Bisogna combattere l’opportunismo dovunque. Ma questo compito sarà reso estremamente difficile se, al momento in cui si prendono provvedimenti per epurare la III Internazionale, si aprono le porte per fare entrare quelli che ne sono rimasti fuori. A nome della sinistra del Partito socialista italiano, dichiaro che ci impegniamo a combattere e scacciare gli opportunisti in Italia. Ma non vorremmo che, se escono dalle nostre file, rientrino nell’Internazionale per altra via. Vi diciamo: avendo qui lavorato insieme, dobbiamo tornare nei nostri paesi e formare un fronte mondiale unico contro i socialtraditori, contro i sabotatori della Rivoluzione Comunista”[15]
Certo, le 21 condizioni servivano per allontanare elementi opportunistici che avrebbero potuto bussare alla porta del partito. Ma contrariamente a ciò che pensava la direzione dell'IC, anche se Lenin affermava che la corrente di sinistra era "mille volte meno pericolosa e meno grave dell'errore rappresentato dal dottrinarismo di destra ...", i numerosi passi indietro sulla questione della tattica indebolirono notevolmente l'Internazionale, soprattutto di fronte al periodo seguente caratterizzato dal ripiego e dall'isolamento. Inesorabilmente, queste messe in guardia non permetteranno all'IC di resistere alla pressione dell'opportunismo. Nel 1921 il Terzo Congresso cedette definitivamente al miraggio del numero adottando le Tesi sulla tattica di Lenin, che sostenevano il lavoro in Parlamento e nei sindacati nonché la formazione di partiti di massa. Con questa virata di 180° il partito gettava fuori dalla finestra il programma del KPD del 1918, una delle due basi fondanti dell'IC.
L'IC, ammalata di estremismo[16] o di opportunismo?
In opposizione alla politica opportunista del KPD nacque nell'aprile 1920 il KAPD. Sebbene il suo programma fosse più ispirato alle tesi della sinistra olandese che a quelle dell'IC, questo chiese di far parte immediatamente della Terza Internazionale. Quando Jan Appel e Franz Jung[17] arrivarono a Mosca, Lenin consegnò nelle loro mani il manoscritto che sarebbe diventato: Estremismo, malattia Infantile del Comunismo, che lui aveva scritto per il secondo congresso per esporre quelle che secondo lui erano le "incoerenze” delle correnti di sinistra.
La delegazione olandese aveva avuto l'occasione di conoscere l'opuscolo di Lenin durante il II Congresso dell'IC. Pertanto, Herman Gorter fu incaricato di scrivere La risposta a Lenin su “La malattia infantile del comunismo", che apparve nel luglio 1920. Gorter si basò abbastanza sul testo scritto da Pannekoek qualche mese prima intitolato Rivoluzione mondiale e tattica comunista. Non è il caso di entrare qui nei dettagli di questa polemica[18]. Tuttavia vogliamo sottolineare che i vari elementi sollevati fanno perfettamente eco alla questione di fondo: l'entrata nell'era delle guerre e delle rivoluzioni imponeva nuovi principi nel movimento rivoluzionario? O erano ancora possibili "compromessi"?
Per Lenin il "dottrinarismo" della sinistra era una "malattia di crescita". Questi "giovani comunisti" ancora "inesperti" cedevano all'impazienza e si abbandonavano agli "infantilismi degli intellettuali" invece di difendere "la tattica seria di una classe rivoluzionaria" secondo la "particolarità di ciascun paese", tenendo conto del movimento in generale della classe operaia.
Per Lenin, rigettare il lavoro nei sindacati e nei parlamenti, opporsi alle alleanze tra i partiti comunisti e i partiti socialdemocratici era pura assurdità. Secondo lui l'adesione delle masse al comunismo non dipendeva solo dalla propaganda rivoluzionaria. Riteneva che queste stesse masse dovessero fare "la propria esperienza politica". Per questo era essenziale arruolarne il maggior numero nelle organizzazioni rivoluzionarie, qualunque fosse il loro livello di chiarezza politica. Le condizioni oggettive erano mature, il percorso della rivoluzione era tutto tracciato ...
Ma qui, come sottolineato Gorter nella sua risposta, la vittoria della rivoluzione mondiale dipendeva soprattutto dalle condizioni soggettive, in altre parole dalla capacità della classe operaia mondiale di estendere e approfondire la sua coscienza di classe. Come segnalato da Gorter, la debolezza di questa coscienza di classe generale era illustrata dalla quasi assenza di vere avanguardie del proletariato nell'Europa occidentale. Pertanto l'errore dei bolscevichi nell'IC fu di "voler recuperare il ritardo cercando scorciatoie tattiche che si sono espresse nel sacrificare la chiarezza e il processo di sviluppo organico per forzare la crescita numerica ad ogni costo"[19].
Questa tattica, basata sulla ricerca di un successo immediato, era animata dalla constatazione che la rivoluzione non si stava sviluppando abbastanza velocemente, che la classe stava impiegando troppo tempo ad estendere la sua lotta e che, di fronte a questa lentezza, era necessario fare "concessioni" accettando il lavoro nei sindacati e nei parlamenti.
Mentre l'IC vedeva in un certo senso la rivoluzione come un fenomeno inevitabile, le correnti di sinistra consideravano che "la rivoluzione in Europa occidentale [sarebbe stato] un processo a lungo termine" (Pannekoek) costellato di battute d'arresto e sconfitte per citare Rosa Luxemburg. La storia ha confermato le posizioni sviluppate dalle correnti di sinistra all'interno dell'IC. Quindi "l'estremismo" non era una malattia giovanile del movimento comunista, ma piuttosto una salutare reazione all'infezione opportunistica che conquistava i ranghi del partito mondiale.
Conclusione
Quali lezioni possiamo dunque trarre dalla creazione dell'Internazionale Comunista? Se il primo congresso aveva mostrato la capacità del movimento rivoluzionario di rompere con la Seconda Internazionale, i congressi successivi segnarono una vera e propria battuta d'arresto. In effetti, mentre il congresso di fondazione aveva riconosciuto il passaggio della socialdemocrazia nel campo della borghesia, il terzo congresso riabilitò o fece dimenticare il suo ruolo anti-operaio sostenendo una tattica di alleanza con quest'ultima nel "Fronte unico". Questo cambiamento di rotta confermava che l'IC non era in grado di rispondere alle nuove problematiche poste dal periodo di decadenza. Gli anni che seguirono la sua fondazione sono segnati dal riflusso e dalla sconfitta dell'ondata rivoluzionaria internazionale e quindi dal crescente isolamento del proletariato in Russia. Questo isolamento costituì la ragione decisiva per la degenerazione della rivoluzione. In queste condizioni, mal armata, l'IC non fu in grado di resistere allo sviluppo dell'opportunismo. Anch’essa si sarebbe svuotata del suo contenuto rivoluzionario e diventare un organo della controrivoluzione operante per i soli interessi dello Stato sovietico.
All’interno dell'IC stessa apparvero le frazioni di sinistra al fine di combattere contro la sua degenerazione. Espulse una dopo l'altra durante gli anni '20, esse continuarono la lotta politica per mantenere la continuità tra l'IC che degenerava e il "partito di domani" tirando le lezioni dal fallimento dell'onda rivoluzionaria. Le posizioni difese ed elaborate da questi gruppi hanno risposto ai problemi sollevati nell'IC dal periodo di decadenza. Oltre alle questioni programmatiche, le sinistre concordarono sul fatto che il partito doveva "rimanere un nucleo forte come l'acciaio e puro come il cristallo" [Gorter]. Ciò implica una rigorosa selezione di militanti invece di raggruppare enormi masse a detrimento dei principi. Fu esattamente questo che i bolscevichi abbandonarono nel 1919, quando fu creata
[1] Vedi The First Revolutionary Wave of the World Proletariat, International Review n°80, 1995. Disponibile anche in francese e spagnolo alle rispettive pagine web sul nostro sito.
[2] Lenin, discorso conclusivo del 1° Congresso dell'Internazionale Comunista
[3] La Sinistra Olandese. Contributo a una storia del movimento rivoluzionario, libro della CCI che può essere richiesto al nostro indirizzo
[4] La Sinistra Comunista d'Italia. Contributo a una storia del movimento rivoluzionario, CCI, p.19, libro della CCI
[5] Op. Cit., La Sinistra Olandese p. 105.
[6] Vedi "Lezioni dell'ondata rivoluzionaria 1917-1923", The First Revolutionary Wave of the World Proletariat, Rivista Internazionale n.80, anche in spagnolo e francese
[7] Citato da Prudhommeaux, Spartacus e la Comune di Berlino, 1918-1919, Spartacus, p. 55.
[8] "Discorso ai sindacati di tutti i paesi", Dal 1° al 2° Congresso dell'IC, Ed. EDI
[9] "Programma del KAPD", Né in Parlamento né nei sindacati: i Consigli operai! Il comunismo di sinistra nella Rivoluzione tedesca (1918-1922), Les nuits rouges, 2003.
[10] Nell'autunno del 1919 l'IC istituì un segretariato temporaneo con sede in Germania composto dall'ala destra del KPD e un ufficio temporaneo in Olanda che raggruppava i comunisti di sinistra ostili alla sterzata a destra del KPD
[11] Questa "guerra rivoluzionaria" fu una scelta politica catastrofica perché la borghesia polacca fu capace di usarla per orientare parte della classe operaia polacca contro la Repubblica dei Soviet.
[12] “Premessa alle condizioni di ammissione dei Partiti nell'Internazionale Comunista”
[13] Ecco ciò che stabiliva il punto 14 dei "Compiti principali dell'Internazionale Comunista": "Il grado di preparazione del proletariato dei paesi più importanti, dal punto di vista economico e politico mondiale, alla realizzazione della dittatura operaia è caratterizzato dalla massima obiettività e accuratezza, per il fatto che i partiti più influenti della Seconda Internazionale, come il Partito Socialista Francese, il Partito Socialdemocratico Indipendente Tedesco, il Partito Operaio Indipendente Inglese, il Partito Socialista Americano sono usciti da questa Internazionale Gialla e hanno deciso, sotto condizione, di aderire alla Terza Internazionale. [...] L'essenziale ora è saper completare questo passaggio e solidamente rafforzare attraverso l'organizzazione ciò che è stato realizzato, in modo che sia possibile andare avanti su tutta la linea senza la minima esitazione”.
[14] Rispettivamente i social-patrioti e i socialdemocratici, “quei socialisti della II Internazionale che ammettevano la possibilità della emancipazione del proletariato senza una lotta di classe spinta fino al ricorso alle armi, senza la necessità di realizzare la dittatura del proletariato dopo la vittoria nel periodo insurrezionale”. (Vedi nota 15)
[15] A. Bordiga, Discorso al II Congresso dell'IC sulle condizioni di ammissione.
[16] Qui questo termine corrisponde all'allora comunismo di sinistra che apparve nel cuore stesso dell'IC in opposizione al centrismo e all'opportunismo che gradualmente guadagnavano il partito. Esso non ha nulla a che fare con gli attuali termini estremismo o gauchisme che corrispondono alle organizzazioni appartenenti alla sinistra del capitale.
[17] I due delegati incaricati dal KAPD al 2° Congresso dell’IC per esporre il programma del partito.
[18] Per ulteriori dettagli, vedi: Op. Cit., La sinistra olandese, Capitolo IV: "La sinistra olandese nella Terza Internazionale".
[19] Op. Cit., La sinistra olandese, p 119