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Pubblichiamo un contributo firmato da “Compagni algerini (Lettori di RI)”. Partendo da un argomento riguardante i problemi di salute, i compagni pongono uno sguardo storico e critico che porta in modo militante alla rimessa in discussione del sistema capitalista: "Le malattie non sono delle calamità naturali, ma catastrofi sociali legate al modo di produzione capitalista". Noi condividiamo l'indignazione dei compagni, salutiamo la loro volontà di fare appello alla riflessione, alla coscienza rivoluzionaria degli operai ed incoraggiamo a proseguire questo lavoro prezioso. Tuttavia, a parte critiche secondarie[1], la nostra principale critica cade sulla forma ripetitiva del loro appello inviato con questo contributo ai "proletari algerini". Ciò che descrivono i compagni supera in realtà il quadro della situazione in Algeria. Ma soprattutto interpellare il proletariato di una nazione, l'Algeria, non ci sembra il modo migliore di procedere per difendere al meglio l'unità internazionale della lotta e partire dal movimento come un tutto. In tal modo si tende ad attenuare il reale significato internazionalista del contributo. Preferiamo dunque concludere sottolineando a maggior ragione la formulazione senza ambiguità della fine del testo: "questa trasformazione comunista della società non può farsi senza una rivoluzione che permetterà il capovolgimento del capitalismo a livello mondiale".
La corrispondenza
Algeria: La salute dei proletari algerini
Secondo l’OMS[2] “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste solamente in un’assenza di malattie o di infermità”.
Che cosa ne è della salute dei proletari algerini?
Per Erodoto[3], i Berberi[4] erano una “razza di Uomini dal corpo sano, agile, resistente alla stanchezza; la maggior parte di essi periscono in vecchiaia, salvo quelli che periscono per il ferro o per le bestie, perché è raro che la malattia li colpisca”[5].
Si vede bene, in Erodoto, che i berberi vivevano a lungo, morivano di vecchiaia e raramente di malattia. Quale è lo stato di salute dei proletari algerini oggi?
Non si tratta di vedere come il sistema attuale di salute risponde alle attese dei cittadini perché sappiamo, e lo vedremo dopo, che oggi, e ciò è valido in tutti i paesi capitalisti di questo mondo, la medicina non può niente di fronte alle malattie dette degenerative.
Impegnata in un processo di sviluppo la cui apertura all'investimento straniero è quella più visibile, l'Algeria ha adottato particolari opzioni sui piani economici e sociali, e ciò ha implicato mutazioni nella struttura sociale del paese e lo sconvolgimento delle abitudini e dei comportamenti alimentari. Beninteso, sugli aspetti che abbiamo appena citato, è possibile stilarne un lungo elenco attraverso tutte le modifiche ed i soqquadri vissuti dalla società algerina.
Se queste mutazioni hanno aumentato il livello di vita degli algerini, ci sono comunque conseguenze per la salute della popolazione. La situazione sanitaria merita un esame attento perché, se la speranza di vita alla nascita sembra migliore, è anche vero che giorno dopo giorno lo stato di salute si degrada.
La popolazione algerina è stata stimata, nel 2012, a poco più di 38 milioni di abitanti. Circa il 60% della popolazione vive in centri urbani. Ma oggi non c'è nessuna differenza tra la vita in campagna e quella nelle città; le abitudini ed i comportamenti alimentari sono identici; praticamente in ogni casa troviamo almeno un veicolo e ciò significa che le persone camminano poco e si spostano in automobile.
Dall’inizio degli anni 2000 i tassi prevalenti delle malattie croniche sono in pieno rialzo in Algeria. L’ipertensione arteriosa, le malattie cardiovascolari, il diabete, le affezioni respiratorie croniche (asma, bronchite cronica …), le malattie digestive (ulcere, litiasi biliare, colonpatie), l’insufficienza renale cronica, i cancri, le malattie mentali, il morbo di Crohn (malattia infiammatoria cronica dell'intestino), restano le principali minacce per lo stato di salute degli algerini. Seguono le cause legate all'ambiente sociale come i suicidi, gli incidenti stradali e sul lavoro.
Sono stati censiti in Algeria circa 20 milioni di malati cronici di cui 9 milioni di ipertesi rappresentano un quarto della popolazione, mentre il 44,5% dei decessi sono dovuti a malattie cardiache.
Il numero di diabetici è passato da un milione di persone nel 1993 a più di 2,5 milioni nel 2007. Nel 2011, secondo il Ministero della Salute, il diabete colpisce 5,1 milioni di persone, (che sono invece 7,1 milioni secondo la federazione delle associazioni dei diabetici), di cui 80.000 bambini. Il tasso dei colpiti è dell’1% presso le famiglie povere e del 3,5% presso le famiglie agiate.
Il presidente della Rete delle Associazioni delle Malattie Croniche ha stimato che oltre 5 milioni di persone sarebbero colpite da epatite.
Sul cancro poi, secondo una conclusione del gabinetto di consultazione e ricerca, l’OBG[6], i risultati sono allarmanti. L’OBG ha rivelato che il tasso[7] del cancro è passato da 80 casi ogni 100.000 persone negli anni 1990 a 120 casi nel 2008. E la prospettiva è che raggiunga 300 casi ogni 100.000 persone durante i prossimi dieci anni, eguagliando i tassi che attualmente si ritrovano negli Stati Uniti (400 casi per 100000), in Canada ed in Francia, (300 casi per 100 000). In media, annualmente, sono censiti 40.000 nuovi casi di cancro. Bisogna ricordare che gli esperimenti nucleari effettuati dalla Francia[8] a Reggane[9] sono in parte responsabili di alcuni tipi di cancro, in particolare del seno nelle giovani donne.
Il paese conta inoltre 2,5 milioni di asmatici e 5 milioni di persone che soffrono di rinite allergica. L’asma è la prima malattia cronica del bambino. La prevalenza di questa patologia sarebbe del 10-15% nei paesi avanzati e del 5-10% nel Magreb.
Nel 2007, secondo la società algerina di neurologia, l’Algeria contava circa 100.000 persone colpite dalla malattia di Alzheimer e circa 300.000 epilettici.
Proletari algerini,
queste cifre dimostrano da sole l’assenza di prevenzione e di soluzioni efficaci per invertire la tendenza. Le vittime di queste malattie sono sempre le stesse; sono i salariati: “Questi ospiti di ricoveri, vittime di aringhe putride o di torcibudella adulterati, chi sono? Un impiegato di commercio, un operaio edile, un tornitore, un meccanico: operai, operai, nient'altro che operai. E chi sono questi esseri senza nome che la polizia non ha potuto identificare? Operai, nient'altro che operai, ossia uomini quali sono stati fino a ieri”.[10]
Le malattie non sono calamità naturali, ma catastrofi sociali legate al modo di produzione capitalista che induce dei comportamenti e delle abitudini alimentari. Per rendersi conto di questa evidenza, basta guardare le statistiche: più un paese è sviluppato e più il numero dei malati cronici è in rialzo. O ancora, basta guardare le statistiche algerine e vedere come la percentuale degli ammalati di cancro algerini che vivono in Francia o in Canada è più elevata di quelli che vivono in Algeria.
Lo stile di vita (alimentazione, …), le condizioni ambientali, costituiscono fattori di rischio importanti per le malattie non contagiose. Secondo l’OMS esistono fattori determinanti che influenzano lo stato di salute di una popolazione:
- Lo stile di vita, come l'attività fisica, l’alimentazione, il lavoro, i problemi di tossicodipendenze; i ritmi lavorativi. I comportamenti motori e le posture corporee inadatte sono fattori molto importanti sulla salute. Implicano alterazioni psicosomatiche e talvolta handicap per la vita.
- L'ambiente è uno dei fattori principali della salute. L’inquinamento, che sia biologico, chimico, o dovuto a radiazioni ionizzanti[11], o che sia ancora di tipo sonoro o luminoso, è una fonte importante di malattie.
Questo aumento di malattie croniche, quelle già descritte come degenerative, è dovuto ai succitati fattori di rischio i quali determinano il deterioramento dei meccanismi auto riparativi dell’organismo. Le grandi città, (Algeri, Constantine, Oran, Annaba, …) e quelle provviste di industrie inquinanti, costituiscono zone a rischio per lo sviluppo di queste malattie. È da notare che ritroviamo queste malattie anche nei campi rurali con le stesse proporzioni delle città.
Le malattie sono dunque (ed è la stessa OMS - che è un'organizzazione borghese - ad ammetterlo) determinate dal modo e dalle condizioni di vita (dai ritmi lavorativi, l’alimentazione, lo stress, l’aria che si respira, ...) determinate a loro volta dalle esigenze della produzione. Ciò che ci spinge a dire che ogni modo di produzione, e dunque ogni forma sociale che quest’ultimo genera, ha le sue specifiche malattie.
Le malattie come il diabete, lo stress, l’ipertensione, ecc. sono fattori di rischio della malattia di Alzheimer. Infatti l'Alzheimer apparirebbe a seguito dell’effetto combinato di queste malattie che, superando una certa soglia, impedirebbe ai meccanismi riparativi del cervello di funzionare normalmente.
Il responsabile di tutte queste malattie è il capitalismo, è lui che inquina, che ci nutre, che aumenta i ritmi lavorativi e che ci stressa: “I Signori Consiglieri medici possono pur ricercare al microscopio il germe mortale negli intestini degli intossicati ed isolare le loro “culture pure”: il vero bacillo, quello che ha causato la morte degli ospiti del rifugio notturno berlinese, è l'ordine sociale capitalista allo stato puro”.[12]
Viviamo in una società in cui tutti i comportamenti e le merci, come la cattiva alimentazione, gli alloggi pieni di prodotti tossici (basti pensare all’amianto), l’inquinamento (l’aria diventa sempre più tossica), le alterazioni climatiche …, sono determinati dalle necessità della produzione capitalista. Una società stressata, uno stress che è generato dal lavoro salariato e da uno sfruttamento sempre più feroce dei lavoratori.
Anche la borghesia è cosciente di questo pericolo ma resta impotente e tenta giusto di limitare i danni. Non può fare prevenzione perché farla significa proiettarsi nel futuro, e la società capitalista è una società immediatista nel senso che non ha programma e non può dominare dunque il suo futuro: “Nella società borghese, il passato domina dunque il presente”[13]. Se il presente è dominato dal passato, allora il futuro è dominato dal presente.
La società borghese agisce in funzione degli avvenimenti, non è più padrona del suo destino, sono le leggi del capitalismo a dettare la via da prendere. Ci si può dire che il capitalismo non è una persona, certo!, ma “Il capitale non è dunque un potere personale; è un potere sociale”[14].
Una volta un discepolo disse a Gesù: “Maestro, ti seguirò ovunque tu andrai, ma permettimi di seppellire prima mio padre”. E Gesù gli rispose: “Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti”. Ciò significa più cose. Per esempio, che una società che non ha prospettive, che non può proiettarsi nel futuro, è una società morta. All’epoca Gesù rappresentava la prefigurazione della società futura e la società di allora che rappresentava il presente era già morente.
Inoltre, per la borghesia, l’uomo non è che una macchina, ha un disprezzo verso i proletari e la natura, questa idea è presa da Hobbes: “che cosa è il cuore se non una pompa, i nervi se non altrettanti cordoni, le articolazioni se non altrettante ruote?”[15]. Si vede bene il disprezzo che ha Hobbes per l’uomo. Hobbes è anche quello che diceva che l’uomo è un lupo per sé stesso.
Partendo dall’idea che l’uomo è una macchina, ed in assenza di ogni prospettiva e di ogni prevenzione, la medicina si contenta di riparare i malati per sfruttarli in seguito. Proprio come fa il meccanico che ripara le automobili cambiando dei pezzi affinché siano riutilizzabili dai rispettivi proprietari, la medicina è ridotta al solo compito della manutenzione affinché i lavoratori possano essere sfruttati di nuovo dal loro proprietario (padrone).
Ciò non vuole dire che la medicina non sia capace di fare prevenzione, ma essa ne è impedita dalle esigenze del capitale che indicano il percorso da seguire. Lo sviluppo dell’industrializzazione è il solo fattore che spiega lo sviluppo della salute pubblica: da una parte, attraverso semplici criteri di produttività degli operai, dall’altra parte attraverso la pressione dei lavoratori.
Ciò prova che la scienza in una società divisa in classi sociali è una scienza della classe dominante, nel senso che è orientata al servizio degli interessi di quest’ultima. Ed è questo che, giustamente, ricorda Rosa Luxemburg in risposta al revisionismo di Bernstein: “Questa dottrina composta da frammenti di tutti i sistemi possibili senza distinzione sembra ad un primo sguardo completamente libera di pregiudizi. Infatti, Bernstein non vuole sentire parlare di una scienza di partito o, più precisamente, di una scienza di classe, non più di un liberismo di classe o di una morale di classe. Crede rappresentare una scienza astratta universale, umana, un liberismo astratto, una morale astratta. Ma la società vera è costituita da classi che hanno degli interessi, delle aspirazioni, delle concezioni diametralmente opposte, ed una scienza umana universale nel campo sociale, un liberismo astratto, una morale astratta sono per il momento dei ricorsi fantasiosi e pura utopia. Ciò che Bernstein prende per sua scienza, sua democrazia, sua morale universale talmente umana, sono semplicemente tutte quelle della classe dominante, in altre parole la scienza, la democrazia, la morale dei borghesi”.[16]
Proletari algerini,
davanti a questa disgrazia che ci cade addosso, ascolteremo due voci che tenteranno di consolarci. Esse ci sembreranno differenti ed opposte, ma in realtà sono le due facce di una stessa medaglia.
La prima è la voce degli amici e delle amiche del popolo, degli esperti opportunisti, quella dei gauchisti, dei campioni dell’individualismo come i trotskisti, i maoisti, gli stalinisti, gli anarchici, i libertari, gli ecologisti o altro fronte di sinistra. Questa voce ci dirà: mangiate bio e consumate meno e se non faremo così saremo additati come stupidi. Il loro assurdo ragionamento li ha spinti a lanciare una parola d'ordine reazionaria e piccolo-borghese: “Soluzione locale per un disordine globale”. In altre parole: occupiamoci della nostra piccola vita e della nostra bocca ed al diavolo il resto dell'umanità.
La seconda è quella del grande capitale che ci dirà: non vi preoccupate, fidatevi della scienza, essa troverà le soluzioni. Ma abbiamo visto con Rosa Luxemburg che non c’è scienza universale, che la scienza è una scienza a servizio degli interessi della classe dominante e che risponde agli imperativi della produzione ed alla logica del profitto, è cioè al servizio del capitale.
Questa seconda voce tenterà di ingannarci ancora facendoci balenare una speranza legata al fatto che, proprio grazie al progresso della scienza e del capitalismo, la durata di vita degli algerini è passata dai 50 anni nel 1962 a quasi 73 anni nel 2010.
Per rispondere a questa menzogna da tanto tempo propagandata dalla borghesia, preferiremmo lasciare parlare un cristiano che ha saputo decifrare i testi biblici, invece di prenderli alla lettera come fa il religioso ordinario o di rigettarli come fa il libero pensatore borghese ordinario. Ed ecco ciò che dice:
“Una cosa ancora comunemente ammessa in questa fine dei secoli è l’immensa menzogna sostenuta dalla maggior parte degli scienziati nell'affermare che la durata della vita media dell’uomo sia aumentata di più di trent’anni! Da quarant’anni, dicono, quale una volta era la sua durata di vita, oggi l’abbiamo portata a settantacinque anni! Di conseguenza, dicono: gli scienziati sono degli dei che hanno il potere di allungare la vita delle creature! Sosteniamoli nelle loro ricerche che ci porteranno alla vita eterna.
La loro affermazione è una vanità ed un’ulteriore confusione perché, nei tempi antichi, la durata di vita degli uomini era uguale a quella di oggi. Mosé lo dimostra nel novantesimo salmo, quando prega il Padre di rivolgere i suoi sguardi su di loro. Lui dice:
Tutti i nostri giorni spariscono per il tuo corruccio;
Vediamo i nostri anni svanire come un suono.
I giorni dei nostri anni si alzano a settant'anni,
E, per i più robusti, ad ottanta anni;
E l'orgoglio che ne traggono non è che pena e miseria,
Perché passa rapidamente, e noi voliamo via.
Poiché Mosé menziona chiaramente che la durata di vita degli uomini era una volta mediamente di settantacinque anni, e non quarant'anni, come osano allora gli scienziati del presente pretendere di averla portata a settantacinque anni? Ancora un poco, ed essi potranno strombazzare che gli esseri viventi sono opera delle loro mani!
Sappiate che prima di Mosé gli uomini determinavano la loro età in anni lunari. Ad ogni nuova luna, aggiungevano un anno al numero dei loro anni. Basta allora dividere, diciamo, per tredici, i tredici mesi lunari, per comprendere che Adamo che visse novecentotrenta anni, secondo la scrittura, visse poco più di settantuno dei nostri anni attuali. Seth visse novecentododici anni, ossia settant'anni. Enosch visse novecentocinque anni, ossia sessantanove anni e sei mesi. E così via per tutte le età date in anni lunari”.[17]
Si vede bene che non solo il capitalismo non ha portato niente all’umanità in termini di speranza di vita ma, al di là di questa menzogna che vediamo sfaldarsi sotto i nostri occhi, siamo in diritto di affermare che questo sistema priva anche coloro che potrebbero godere di buona salute di esserlo, e la fine della vita come conclusione della vitalità umana e del passaggio dalla vita alla morte diventa un esercizio di orrore e di sofferenza sia per quelli che muoiono che per le loro famiglie.
La seguente citazione è forse lunga per il lettore, ma non abbiamo resistito al desiderio di citarla per intero perché ci sembra riassumere e proiettare una luce folgorante sullo stato in cui il capitalismo ha messo il mondo:
“Sì, è probabile che vi giungiate se le menzogne e le calamità del mondo che ne sono le conseguenze non vi sfuggono:
Certamente regnano gli intelligenti, ma le nazioni bruciano!
Gli uomini si ammucchiano come le cavallette nelle città e si corrompono;
La violenza progredisce;
I paesi si riempiono di armi diaboliche e di militari avidi di sangue;
Le minacce aumentano, le guerre si moltiplicano;
Le città erodono le parti vicine sviluppandosi come i tumori;
Alcune zone sono sfigurate, altre contaminate o interdette;
E la campagna oramai spaventa.
La schiavitù si intensifica;
I deboli sono disprezzati, oppressi o rigettati;
I poveri sono abbandonati, ed i bambini manipolati;
I vecchi sono abbandonati;
Popoli interi soffrono di carestia.
Le specie sono snaturate da coloro che ignorano completamente la creazione;
Tutto ciò che è naturale sparisce o diventa abominevole agli occhi di tutti.
Il mare è saccheggiato;
La superficie della Terra è sporcata e devastata, le sue viscere sono sconvolte;
Le foreste spariscono;
I corsi di acqua si putrefanno;
L'acqua potabile diminuisce;
Le macchine di ferro irrompono su uomini e bestiame, spesso schiacciandoli ed uccidendoli;
Le malattie proliferano, si aggravano ed aumentano la loro estensione;
Le specie animali si rarefanno, molte non sono più che dei ricordi;
L'ordine della natura è scosso gravemente.
I valori dell'esistenza sono calpestati;
La fede e la speranza sono volate via;
La saggezza ed il buonsenso non esistono più;
I giovani si disperano, un grande numero si dà la morte.
E voi non siete in grado di rimettere in discussione le vostre convinzioni?
Oh! Uomo, dov’è la tua gloria?"[18].
Malgrado la sua appartenenza alla religione cristiana, i fatti e la descrizione che dà del nostro mondo calzano perfettamente la realtà. È per questa ragione che siamo andati oltre la sua dottrina. La conclusione di questa citazione invia l’uomo ad un ritorno verso la gloria attraverso la fede, ma voi, cari proletari, come noi, sapete che è qua giù sulla terra che risiede la lotta dell’uomo.
Proletari algerini,
Di fronte a questa menzogna espressa dalle voci precedenti, esiste un'altra voce, quella della Sinistra comunista, la voce del marxismo autentico, quella del marxismo rivoluzionario. La sinistra comunista è anti-riformista, antirevisionista, antistalinista ed anti-trotskista. Questa voce ci dice: “Soluzione globale (che è il comunismo) contro il disordine globale (che è il capitalismo)”.
Nella società comunista, “è il presente che domina il passato”.[19] E dunque il futuro va a dominare il presente. La produzione sarà orientata in funzione dei bisogni dell’umanità e non in funzione dei bisogni del capitale ed essa sarà rispettosa della natura e dunque dell'uomo: “Tuttavia, non dobbiamo lusingarci troppo per le nostre vittorie sulla natura. Per ogni vittoria ottenuta la natura si vendica su noi. Certamente ogni vittoria ci dà in prima istanza le conseguenze da noi aspettate, ma essa ha anche effetti del tutto differenti, imprevisti che spesso distruggono le prime conseguenze. Le persone che, in Mesopotamia, in Grecia, in Asia minore ed altri luoghi distruggevano le foreste per guadagnare terre arabili, non avrebbero mai potuto immaginare che stavano buttando le basi dell’attuale desolazione di questi paesi perché, con la distruzione delle foreste, si distruggono i centri di accumulazione e di conservazione dell’umidità. Gli italiani che, sul versante sud delle Alpi, saccheggiavano le foreste di abeti, conservate con tanta cura sul versante nord, non si rendevano conto che in tal modo minavano l'allevamento di alta montagna sul loro territorio; ed ancora meno sospettavano che, facendo ciò, privavano di acqua le loro fonti di montagna per la maggior parte dell’anno e che quest’ultime, durante la stagione delle piogge, avrebbero scaricato sulla pianura torrenti particolarmente furiosi. Quelli che seminarono la patata in Europa non sapevano che con i tuberi farinosi essi seminavano anche la scrofolosi. E così i fatti ci ricordano continuamente che non regniamo per niente sulla natura come regna un conquistatore su un popolo straniero o come esseri al di sopra della natura, ma che le apparteniamo con la nostra carne, il nostro sangue, il nostro cervello, che siamo nel suo seno, e che tutto il nostro dominio su di essa risiede solo nel vantaggio che abbiamo sull'insieme delle altre creature, e nel conoscere le sue leggi e potercene servire giudiziosamente”.[20]
“I vestiti ed i prodotti cosmetici, per esempio, saranno fabbricati rispettando le funzioni biologiche del corpo come la traspirazione, parimenti per il cibo, i pesticidi saranno banditi. Lo stress al lavoro sarà eliminato perché il lavoro non sarà più un'esigenza del capitale ma come diceva Marx sarà “il primo svago dell'uomo”. La diminuzione drastica del tempo di lavoro permetterà a ciascuno di dedicare del tempo alla lettura ed ad altri svaghi come la pesca, la musica, lo sport, gli studi, l'arte, … Ciò permetterà la fine della divisione sociale del lavoro che, per un periodo storico, è stata un motore di sviluppo ma che, oggi, rappresenta un freno per l'umanità. Ciò permetterà anche la fine della specializzazione: non ci saranno più muratori, medici, artisti, professori … ma ciascuno di noi potrà essere nello stesso tempo tutti questi.”[21].
Ma questa trasformazione comunista della società non può farsi senza una rivoluzione che permetterà il capovolgimento del capitalismo a livello mondiale.
La classe operaia, con il suo partito politico di classe, è la sola classe capace di compiere la rivoluzione comunista. La lotta rivoluzionaria conduce necessariamente la classe operaia a scontrarsi con lo Stato capitalista. Per distruggere il capitalismo, la classe operaia dovrà rovesciare tutti gli Stati e stabilire la dittatura del proletariato a scala mondiale attraverso il potere internazionale dei consigli operai, che raggruppano l’insieme del proletariato.
La trasformazione comunista della società da parte dei consigli operai non significa né “autogestione”, né “nazionalizzazione” dell'economia. Il comunismo necessita dell’abolizione cosciente da parte della classe operaia dei rapporti sociali capitalisti: il lavoro salariato, la produzione di merci, le frontiere nazionali. Esige la creazione di una comunità mondiale la cui attività sia completamente orientata verso la piena soddisfazione dei bisogni umani.
Il cancro è per il corpo ciò che il capitalismo è per la società.
Perché essendo generati dalla natura, necessariamente ci siamo snaturati.
Compagni algerini (Lettori di RI[22])
[1] In particolare l'idea che sta alla base del contributo secondo il quale la speranza di vita non sarebbe per niente progredita dall'epoca di Mosè. Questa visione schematica ci sembra completamente errata, riduttrice e caricaturale, perché sembra rigettare in blocco i progressi della medicina, ivi compreso nel capitalismo, che sono proprio nel 19° e 20° secoli reali e verificabili.
[2] Organizzazione Mondiale della Sanità.
[3] Erodoto, nato verso il 484 prima della nostra era ad Alicarnasso in Carie, attualmente Bodrum in Turchia, morto verso il 420 a.c. Thourioi, è uno storico greco. Nel suo quarto libro enumera tutti i popoli che, secondo lui, vivevano in Africa settentrionale e nel Sahara.
[4] “I Berberi (Imazighen, al singolare Amazigh), sono un insieme di etnie autoctone dell’Africa settentrionale. Occupavano, in una certa epoca, un largo territorio che andava dal versante occidentale della valle del Nilo fino all'oceano Atlantico, le isole Canarie e l’insieme del Sahara, dove fondarono potenti regni formati da tribù confederate. Erano conosciuti nell’antichità sotto i nomi di libici, mori, Gétules, Garamanti o ancora Numidi. Tutto il paese che si estende dall’Egitto fino al lago Tritonis è abitato dai libici nomadi […]. I popoli ad occidente del lago Triton non sono nomadi”. Erodoto, IV, 186-187.
[5] Kaddache (Mahfoud), L'Algeria degli algerini, dalla preistoria al 1954, pagina 20.
[6] Oxford Business Group.
[7] In epidemiologia, la prevalenza è una misura dello stato di salute di una popolazione ad un dato momento.
[8] Negli anni 1960 l’esercito francese realizzò le prime prove nucleari al Centro Sahariano di Sperimentazioni Militari (CSEM), situato nella regione di Reggane, in Algeria.
[9] Reggane è un comune del wilaya di Adrar, situata a nord del deserto del Tanezrouft.
[10] Rosa Luxemburg, Nel ricovero notturno, 1 gennaio 1912.
[11] Una radiazione ionizzante è capace di depositare abbastanza energia nella materia che attraversa tanto da ionizzarla. Queste radiazioni ionizzanti, quando sono controllate, si prestano a molti usi pratici benefici (campi della salute, industria, …). Ma per gli organismi viventi, a lungo andare, per dosi elevate sono potenzialmente nocivi e mortali.
[12] Rosa Luxemburg, Nel ricovero notturno, op. cit.
[13] Marx, Engels Il Manifesto del partito comunista, 1848.
[14] Marx/Engels, Ibid.
[15] Hobbes, Il Leviatano.
[16] Rosa Luxemburg, Riforma sociale o rivoluzione, 2a parte, capitolo "Il crollo", 1898.
[17] Il Libro di Vita dell’Agnello. Dal 15 dicembre 2000, la versione originale di questo lavoro si trova sul sito: www.lelivredevie.com.
[18] Ibid.
[19] Marx, Engels, Manifesto del partito comunista.
[20] Engels, “Il ruolo del lavoro nella trasformazione della scimmia in uomo”, ne “La dialettica della natura” 1876.
[21] Engels, Ibid.
[22] Révolution internationale (organo di stampa della Corrente Comunista Internazionale in Francia).