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Una nuova manifestazione dei costumi della borghesia decadente
I costumi libertini di DSK, che non sono un segreto per nessuno, sono stati sfruttati al massimo e spinti alla caricatura per demonizzare il personaggio, per detronizzarlo dal FMI e sabotarne l candidatura alle presidenziale in Francia? DSK è stato vittima di un “complotto” o di regolamenti di conti tra differenti cricche della borghesia? E’ possibile. Questa classe di squali e di gangster non si fa scrupoli. Non ha mai esitato a “sparare” uno dei suoi, sia nel senso proprio del termine che figurato. E’ stato il caso con la morte nell’ottobre 1979 in Francia del ministro di Giscard, Robert Boulin, ad un passo da diventare Primo ministro, presentato come suicida e ritrovato annegato sotto alcuni centimetri di acqua in uno stagno della foresta di Rambouillet. Secondo molte testimonianze aveva il viso tumefatto da colpi. O ancora, l’ex-primo ministro di Mitterrand, Pierre Bérégovoy che si suicidò il 1 maggio 1993 dopo un’enorme campagna che lo aveva accusato di corruzione. E nessuno ha dimenticato l’assassinio a Dallas, negli Stati Uniti, di John-Fitzgerald Kennedy (“JFK”) nel novembre 1963, commissionato probabilmente - lo si sa adesso - dalla CIA; ed ancora il gigantesco scandalo del Watergate dove il campo repubblicano aveva messo sotto intercettazione telefonica la sede dei rivali democratici costringendo il presidente Richard Nixon a dimissionare nel 1975 ...
“L’affare DSK” mette in luce i costumi depravati della borghesia e va di pari in passo con i “naturali” comportamenti da predatori dei loro dirigenti. Del resto questa non è una novità: ricordiamo che, quando era presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton si è fatto intrappolare ed è stato sottoposto ad una procedura di empeachment all’epoca del caso Monica Lewinski. Allo stesso modo piovono scandali su Berlusconi che recluta ad ampio raggio giovani escort o cover girl per “prestazioni particolari”, comprese minorenni comprando il silenzio dei loro genitori, ed anche inorgogliendosi della sua calda virilità latina. I grandi di questo mondo, spesso inebriati da un sentimento di onnipotenza, tendono a credere che a loro tutto è permesso ed ostentano questo potere con boria ed arroganza. Lo stesso DSK già nel 2008 era stato coinvolto in una storia sordida con una subordinata da lui ricattata rischiando di rimetterci il posto alla testa del FMI. La “morale borghese” si adatta perfettamente alle “deviazioni” o azioni dei suoi dirigenti, di sinistra come di destra, che denotano un comportamento da teppisti e da grandi malviventi mafiosi. In Francia, in quest’ultimi anni, gli “scandali” o i “casi” nauseabondi sono stati particolarmente numerosi, da Giscard a Sarkozy, passando da Mitterrand o Chirac ed i loro ministri: corruzioni, deviazioni di fondi pubblici nelle casse dei partiti, coinvolgimenti di ministri in affari loschi o fraudolenti, come l’ostentazione del lusso in cui si rotolano. DSK, col suo gusto del lusso, è tanto spudorato quanto Sarkozy; anche Christine Lagarde, presentata come la “migliore” rappresentante dell’Europa per succedere a DSK alla testa del FMI, non è da meno (è intervenuta più volte in difesa dell’uomo d’affari Bernard Tapie quando questo era coinvolto nel processo riguardante la banca Crédit Lyonnais).
Perché oggi se ne parla tanto?
La cosa insolita è l’ampiezza della pubblicità data al “caso DSK”. Da quando è esploso il 15 maggio si è impossessato della “prima pagina della stampa internazionale e, la maggior parte dei media, ci ha aggiornato quasi ora per ora in diretta delle peripezie di quello che oramai ci viene presentato come un grande romanzo d’appendice. Tutti i telegiornali gli hanno dedicato un sacco di tempo, dibatti animati si sono susseguiti quotidianamente, è diventato il principale soggetto di conversazione dell’uomo della strada, sui posti di lavoro, nei caffè[1]. Ciascuno è invitato a dare il suo parere. Si parla di sorpresa, di incredulità, di vergogna, di umiliazione. Non si esita a rievocare con compiacenza la tesi già citata sopra del “complotto orchestrato” contro DSK, della “trappola che gli è stata tesa”. I media ed i politici non hanno esitato a giocare al rilancio nel criticare o giustificare con la scusa della deontologia. Coloro che per anni hanno taciuto e coperto il “problema di DSK con le donne” oggi rilasciano ipocritamente le loro “rivelazioni” sulle turpitudini notoriamente conosciute nel circolo chiuso del potere e dei media.
La vera domanda da porsi è perché la borghesia ed i suoi media hanno dato tanta pubblicità a questo scandalo che l’infanga e quindi la compromette gravemente nel suo insieme, interrompendo la carriera di uno dei suoi rappresentanti più eminenti? Quale è l’interesse per la classe dominante nella mediatizzazione esagerata di questo scandalo?
Oggi è chiaro che i diversi episodi di questo sordido affare sono stati messi deliberatamente sotto i proiettori per una ragione più ampia. La polarizzazione spettacolare su questo episodio permette temporaneamente di nascondere i veri problemi sociali, di creare una cortina fumogena per tentare di relegare in secondo piano e minimizzare nella testa dei proletari una realtà sociale quotidiana dolorosa e drammatica, generata dall’aggravamento della crisi mondiale del capitalismo: aumento vertiginoso della disoccupazione, della precarietà, dei prodotti di prima necessità, intensificazione degli attacchi contro le nostre condizioni di vita, riduzione di tutti i bilanci e tagli drastici dei programmi sociali che mettono sempre più a nudo il fallimento irrimediabile del capitalismo. È particolarmente significativo vedere quanto l’affare DSK venga gonfiato nel momento stesso in cui i piani di austerità concertati dal FMI e dai governi sono raddoppiati in Grecia o in Portogallo, e soprattutto nel momento stesso in cui i giovani disoccupati, gli studenti e numerosi lavoratori, precari e non, manifestano non solo la loro indignazione e la loro collera a Puerta del Sol a Madrid ma in tutte le principali città della Spagna, rifacendosi esplicitamente ad un movimento in linea con le rivolte in Tunisia ed in Egitto, o di altre lotte in Europa (Grecia, Francia, Gran Bretagna).
Certo, la somma astronomica lasciate come cauzione per ottenere la “libertà condizionata” di DSK o per affrontare il suo processo sono shockanti e rivoltanti per tutti i lavoratori ed i disoccupati che non hanno più una casa, non hanno di che nutrirsi e vestirsi. Un responsabile del PS, vicino a DSK, Manual Valls, è montato in collera durante un dibattito accusando con una certa lucidità i giornalisti di alimentare “il fossato che si sta scavando tra i politici e la società civile”.
Ma questo aspetto è provvisoriamente coperto da fiumi di servizi, di interviste, di propaganda, di polemiche (anche per questo si lascia che le associazioni femministe montino in sella contro il sessismo e la reale misoginia dei dirigenti e delle élite) che servono a mantenere le divisioni e la confusione nell’opinione pubblica: si sottolineano le differenze di opinioni o di leggi, si permette a ciascuno di pronunciarsi su: bisogna difendere la presunzione di innocenza o i diritti della vittima? Si paragonano e si oppongono i metodi giuridici ed i mezzi di investigazione tra la Francia e gli Stati Uniti, si paragona e si oppone il trattamento “etico” della notizia tra giornalisti francesi e la stampa anglosassone. E soprattutto si prova a canalizzare le speculazioni sui “nuovi elementi” per rilanciare l’interesse sui giochi elettorali del 2012 in Francia. Tutta questa baruffa è solo polvere negli occhi, una campagna diversiva che mira ad allontanare gli sfruttati dalla difesa dei loro interessi di classe. La nostra attenzione non va rivolta al caso DSK ma verso le lotte sociali che si stanno svolgendo oggi contro la disoccupazione, la miseria, i piani di austerità imposti dal FMI (prima con ed ora senza DSK) e da tutti i governi di sinistra e di destra.
W. (22 maggio)
[1] Tranne in Italia forse dove essendo abituati agli scandali di Berlusconi la notizia non ha avuto un grandissimo impatto sulla gente.