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Studenti e lavoratori greci residenti a Lione, in Francia, ci hanno recentemente interpellato sulla difficile situazione dei lavoratori immigrati stabilitisi sul suolo greco. Come in tutti i paesi i lavoratori immigrati presenti lì sono ora l’obiettivo di una politica disumana. Le loro condizioni di vita spaventose li stanno semplicemente spingendo verso la morte.
E’ per questo che dal 25 gennaio al 9 marzo circa 300 lavoratori immigrati hanno fatto uno sciopero della fame ad Atene e Salonicco. Hanno chiesto diritti politici e sociali uguali a quelli dei lavoratori nati in Grecia, la loro regolarizzazione e soprattutto una vita più dignitosa. Dopo più di un mese di lotta la maggior parte di loro presenta problemi di salute forse irreversibili. Il loro “Appello degli immigrati, in sciopero della fame”, chiamato anche “l’Appello dei 300” è una testimonianza commovente. Esso mostra quale crudeltà si nasconde dietro ogni discorso dei politici sulla “necessità del controllo dei flussi migratori”. Tutti questi leader politici in giacca e cravatta o in tailleur di sartoria non sono altro che assassini. La realtà di questi uomini e donne che vivono in clandestinità e sono denunciati da tutti i ministri del mondo come “approfittatori” e persino “parassiti”, è questa: “Siamo immigrati e immigrate provenienti da tutta la Grecia. Siamo arrivati inseguiti da povertà, disoccupazione, guerre e dittature”.
Questo “Appello” sottolinea anche con forza che l’unico modo per noi, lavoratori migranti e non, per resistere all’assalto del capitalismo è la solidarietà di classe nella lotta!
D’altronde, se il governo greco ha in parte ceduto alle rivendicazioni dei 300, dando loro qualche briciola (come lo sgravio fiscale), non è certamente per carità o bontà d’animo. La classe dirigente se ne frega di vedere 300 lavoratori morire a bocca aperta per uno sciopero della fame! No, ciò che l’ha costretta a reagire è l’ondata d’indignazione e di solidarietà che ha cominciato a svilupparsi nel paese. Come hanno detto gli studenti greci che ci hanno invitati a un incontro di solidarietà con i 300 a Lione: “Ci sono state in tutto il paese molte azioni di solidarietà (riunioni, manifestazioni, striscioni, occupazioni di edifici pubblici, interventi in canali televisivi, in radio, in eventi culturali, etc.), e anche all’estero. Le pressioni create da tutti questi movimenti di solidarietà possono portare alla vittoria!”
Appello degli immigrati, in sciopero della fame (Grecia, gennaio 2011)
Se vogliamo far sentire le nostre voci, non abbiamo altra scelta. Il 25 gennaio trecento di noi hanno iniziato uno sciopero della fame. I nostri centri di lotta saranno ad Atene e Salonicco.
Siamo immigrati e immigrate provenienti da tutta la Grecia. Siamo arrivati inseguiti da povertà, disoccupazione, guerre e dittature. Le multinazionali del mondo occidentale e i loro servi politici nel nostro paese non ci lasciano altra scelta che rischiare la vita decine di volte per raggiungere la porta d’Europa. L’Occidente, che saccheggia i nostri paesi e dove il tenore di vita è infinitamente migliore (rispetto al nostro), è la nostra unica speranza di vivere come esseri umani. Siamo arrivati in Grecia (per vie legali e non) e lavoriamo per la nostra sopravvivenza e la sopravvivenza dei nostri figli. Viviamo nella galera e all’ombra dell’illegalità per il profitto dei padroni e degli organismi statali, che a loro volta sfruttano brutalmente il nostro lavoro. Ci guadagniamo il pane con il sudore della fronte sognando di ottenere un giorno la parità di diritti.
Ultimamente le nostre condizioni di vita diventano sempre più difficili. Man mano che i salari e le pensioni vengono rosicchiati e che aumentano tutti i prezzi, l’immigrato viene presentato come il responsabile, il colpevole del deterioramento e dello sfruttamento selvaggio dei lavoratori greci e dei piccoli commercianti. La propaganda fascista e razzista è già diventata la lingua ufficiale degli apparati dello Stato. La terminologia fascista è riprodotta dai media quando parlano di noi. Le loro “proposte” sono già consacrate come la politica del governo: il muro a Evros, i campi fluttuanti e l’esercito europeo nel Mar Egeo, la repressione brutale nelle città, le deportazioni di massa. Vogliono far credere ai lavoratori greci che noi siamo, all’improvviso, una minaccia per loro, e che siamo gli unici colpevoli del nuovo attacco lanciato dai loro stessi governi.
La risposta alle loro menzogne e alla loro crudeltà implacabile deve essere immediata. E tocca a noi, agli immigrati, darla. Vi facciamo fronte, con la nostra vita come arma, per porre fine all’ingiustizia che ci viene fatta. Chiediamo la messa in regola di tutti gli immigrati e di tutte le immigrate. Chiediamo gli stessi diritti politici e sociali e gli stessi obblighi dei lavoratori greci.
Chiediamo ai nostri compagni di lavoro greci e ad ogni essere umano che soffre oggi dello sfruttamento del proprio sudore, di restare al nostro fianco.
Chiediamo di sostenere la nostra lotta, per non lasciare che trionfino le loro menzogne, l’ingiustizia, il fascismo e il totalitarismo delle élite politiche ed economiche. Cioè di non permettere quello che ha prevalso nei nostri paesi e che ci ha costretto ad espatriare per rivendicare una vita dignitosa per noi e per i nostri figli.
Non abbiamo altro modo per far sentire la nostra voce e per far sentire la voce dei nostri diritti.
Il 25 gennaio, trecento (300) di noi hanno cominciato uno sciopero della fame a livello nazionale, ad Atene e Salonicco. Mettiamo in pericolo le nostre vite perché comunque non viviamo con dignità. Preferiamo morire qui piuttosto che lasciare che i nostri figli ereditino quello che noi abbiamo vissuto.
Gennaio 2011
L’assemblea degli immigrati in sciopero della fame
Per ulteriori informazioni sulla lotta dei 300 è possibile visitare:
solidarité grec (francese)
L’appel de solidarité (inglese e spagnolo)
Nouvelles Hors Les Murs (francese)
Contra Info (multi lingue)
Occupied London (inglese)