Lotta proletaria

La mobilitazione degli "indignati" in Spagna e le sue ripercussioni nel mondo: un movimento portatore di avvenire

La parola "crisi" contiene una connotazione drammatica per milioni di persone, colpite da una valanga di miseria che va dal deterioramento crescente delle condizioni di vita, passando per la disoccupazione a durata indeterminata e la precarietà che rendono impossibile la minima stabilità quotidiana, fino alle situazioni più estreme che riportano direttamente alla grande povertà ed alla fame.

Ma ciò che è più angoscioso è l'assenza di futuro. Come lo denunciava l'assemblea degli Arrestati di Madrid in un comunicato che, come vediamo, ha rappresentato la  scintilla che ha dato fuoco alle polveri del movimento: “ci troviamo di fronte ad un orizzonte privo della minima speranza e senza un futuro che ci permetta di vivere tranquilli e di poterci dedicare a ciò che ci piace”. Quando l'OCSE dichiara che occorreranno 15 anni affinché la Spagna ritrovi il livello di occupazione che aveva nel 2007 - quasi una generazione intera privata di lavoro! -, quando cifre simili possono essere ascoltate negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, possiamo comprendere fino a che punto questa società è gettata in un turbine senza fine di miseria, di disoccupazione e di barbarie.

Comunicato sui metodi polizieschi subiti dalle persone arrestate alla fine della manifestazione del 15 maggio 2011 a Madrid

Quello che sta accadendo in Spagna ha avuto origine da una manifestazione “contro i politici”, organizzata da Democracia Real Ya! (“Democrazia reale subito!”). Queste manifestazioni del 15 maggio hanno avuto un successo spettacolare: il malcontento generale, il malessere di fronte all’avvenire, hanno trovato in queste manifestazioni uno sbocco inatteso. Apparentemente la cosa sarebbe finita lì, ma a fine manifestazione, a Madrid ed a Granada, vi sono state violente cariche della polizia con più di 20 fermati duramente maltrattati nei commissariati. Questi fermati, una volta rilasciati, si sono raggruppati in un collettivo che ha adottato un comunicato la cui diffusione ha suscitato una forte impressione ed una folgorante reazione di indignazione e di solidarietà. Un gruppo di giovani ha deciso di creare un accampamento a “Puerta del Sol” a Madrid (piazza del centro storico). Questo stesso lunedì, l’esempio madrileno viene seguito a Barcellona, Granada e Valencia. Una nuova fiammata di repressione non ha fatto che surriscaldare gli animi e, da allora, gli assembramenti si sono estesi a più di 70 città e la loro affluenza è cresciuta ad un ritmo vertiginoso. Pubblichiamo qui di seguito il Comunicato di questo collettivo.

Repressione a Valencia: solidarietà con gli “Indignati”, indignazione contro lo Stato democratico!

Era stata orgaanizzata una protesta pacifica dinanzi al nuovo Parlamento regionale di Valenza. Chiedeva che i politici non siano più corrotti e che ascoltino i cittadini, cioè quello che portava acqua al mulino delle illusioni su uno Stato “espressione della volontà popolare”.  Questo ha risposto in modo estremamente pedagogico: molti dimostranti sono stati picchiati con violenza, trascinati a terra, sottoposti ad un trattamento arrogante e brutale. 18 dimostranti sono stati feriti e cinque arrestati. Non sono stati trattati come “cittadini” ma come delinquenti.

Solidarietà con gli “Indignados” in Spagna. Il futuro appartiene alla classe operaia!

Nel momento in cui in molti paesi i media, giorno dopo giorno, titolano sul “terremoto” dello “scandalo DSK” (Dominique Strauss-Kahn - direttore del FMI), un vero e proprio terremoto scuote l’Europa: quello del vasto movimento sociale in Spagna che si è cristallizza dal 15 maggio con l’occupazione, giorno e notte, della piazza Puerta del Sol a Madrid da una marea umana composta essenzialmente da giovani, indignati per la disoccupazione, le misure di austerità del governo Zapatero, i politici corrotti. Questo movimento sociale si è diffuso a macchia d’olio nelle città di tutto il paese attraverso i social network (Facebook, Twitter ...): Barcellona, Valencia, Granada, Siviglia, Malaga, Leon ... Ma le informazioni non hanno attraversato la barriera dei Pirenei. In Italia, in Francia ed altrove, solo i social network e alcuni media alternativi hanno ampiamente pubblicizzato le immagini e i video di ciò che è successo in Spagna. Se i media borghesi hanno fatto un tale black-out su questi avvenimenti, preferendo intossicarci con la “soap americana” sul caso DSK (o in Italia con quella di Berlusconi, le elezioni ed il referendum) è proprio perché questo movimento costituisce una tappa molto importante nello sviluppo delle lotte sociali e delle lotte della classe operaia mondiale di fronte al vicolo cieco del capitalismo.

La lotta degli “indignati” in Spagna: il contagio delle lotte sociali dal nord Africa si sposta in Europa

E’ ormai una settimana che decine di migliaia di persone occupano pacificamente decine di piazze delle più importanti in tutta la Spagna per far fronte ad una situazione di degrado e di sofferenza non più sostenibili. In Spagna il numero dei senza lavoro a marzo è cresciuto di 34.406 unità rispetto a febbraio, toccando quota 4,3 milioni di persone e un tasso di disoccupazione superiore al 20,5 %, che raggiunge addirittura il 44,6% per i giovani con meno di 25 anni.

Gli impiegati del Pubblico Impiego del Wisconsin: la difesa dei sindacati conduce alla sconfitta

Più di 200.000 lavoratori del settore pubblico e studenti sono scesi in strada e hanno occupato il Campidoglio (palazzo del governo) dello Stato del Wisconsin per protestare contro delle modifiche ai contratti collettivi, seguite ad accordi negoziati tra il governo statale e i sindacati del Pubblico impiego.

Che cosa ha significato il Referendum alla Fiat Mirafiori di Torino

Ciò che è stato presentato da tutti i media borghesi, comprese le sue espressioni più radicali di sinistra, come un problema lavorativo limitato ad un ramo industriale italiano relativo alla sola produzione d’auto, quello della Fiat, quindi un qualcosa che non dovrebbe riguardare gli altri settori industriali, è invece un problema internazionale che riguarda l’insieme dell’economia capitalista e l’intera classe operaia.

Dietro le rivolte in Egitto e nei paesi arabi, lo spettro dello sviluppo della lotta di classe

Mentre andiamo in stampa, la situazione sociale in Egitto si rivela esplosiva. Milioni di persone sono in strada, sfidando i coprifuochi, il regime statale e la sanguinosa repressione. Contemporaneamente, in Tunisia, il movimento sociale tiene; la fuga di Ben Ali, i rimpasti governativi e le promesse di prossime elezioni non bastano a calmare la profonda collera della popolazione. Anche in Giordania, migliaia di manifestanti esprimono il loro malcontento di fronte alla povertà crescente mentre la contestazione in Algeria è stata puramente e semplicemente soffocata.

I media ed i politici di ogni risma non smettono di parlare della “rivolta dei paesi del Magreb e degli Stati arabi”, focalizzando l’attenzione sulle specificità regionali, sui comportamenti “troppo poco democratici” dei dirigenti nazionali, sull’esasperazione delle popolazioni nel vedere da 30 anni le stesse teste al potere …

Tutto questo è vero! E sicuramente i Ben Ali, Moubarak, Rifai ed altri Bouteflika sono dei gangster, vere caricature della dittatura borghese. Ma questi movimenti sociali appartengono innanzitutto agli sfruttati di tutti i paesi. Le attuali esplosioni di collera a macchia d’olio hanno per sfondo l’accelerazione della crisi economica mondiale che, dal 2007, sta sprofondando tutta l’umanità nella più spaventosa delle miserie.

Giro in Europa di una delegazione di lavoratori della Tekel (Turchia): trasmettere l’esperienza della lotta di classe

Alla fine del 2009 è iniziata in Turchia una lotta operaia che si è fatta conoscere ben oltre i suoi confini, in particolare perché una delegazione di scioperanti è venuta a fare un giro in Europa occidentale nel mese di giugno e luglio del 2010. E’ venuta a ripercuotere la sua esperienza e tirarne le lezioni con chi era interessato a farlo.

La classe dominante della Corea del Sud lacera il velo della sua “democrazia”

Abbiamo ricevuto la notizia dalla Corea che otto militanti del “Socialist Workers League di Corea” (Sanoryun) sono stati arrestati e accusati in virtù dell’infame legge della Corea del Sud “Legge di Sicurezza Nazionale”. Questi compagni verranno giudicati il 27 gennaio.

Pubblichiamo qui di seguito la nostra traduzione del discorso pronunciato da uno di questi militanti davanti al tribunale a dicembre. Incoraggiamo i lettori a inviarci i loro messaggi di solidarietà che trasmetteremo ai compagni coreani.

Campagna sulla caduta di Ben Ali: i mass media agli ordini della borghesia democratica

Per settimane tutti gli stati democratici, la Francia in testa, hanno dato la loro cauzione al regime sanguinario di Ben Ali. E’ stato organizzato un black-out quasi totale dell’informazione mentre tutti i governi sapevano perfettamente cosa stava succedendo in Tunisia.

Sanguinosa repressione in Tunisia e Algeria: la borghesia è una classe di assassini!

SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE DI TUTTA LA CLASSE OPERAIA!

Da molte settimane, si assiste in Tunisia ad un sollevamento contro la miseria e la disoccupazione che colpisce particolarmente la gioventù. Ai quattro angoli del paese, manifestazioni di strada, assembramenti, scioperi sono nati spontaneamente per protestare contro il regime di Ben Ali. I dimostranti reclamano pane, lavoro per i giovani ed il diritto di vivere con dignità. Di fronte a questa rivolta degli sfruttati e della gioventù privata di ogni futuro, la classe dominante ha risposto con le pallottole.

Appello ai lavoratori d’Europa e del mondo dall’Assemblea Generale di Gare de l’Est - Ile de France

Questo appello è stato postato da un lavoratore dell’AG sul nostro forum in lingua francese di cui riportiamo anche l’introduzione al testo. Noi sosteniamo pienamente questa iniziativa internazionalista ed a nostra volta invitiamo tutti a diffonderla il più possibile.

CCI

La lotta degli studenti: una generazione alla ricerca di un futuro negato

Le lotte degli studenti universitari, con un’interessante eco nel mondo dei ricercatori e dei precari nonché delle scuole superiori, sono tornate ancora una volta, fragorose e vivissime come sempre, a riempire le cronache delle ultime settimane, innescate dalla discussione in parlamento sul cosiddetto decreto Gelmini, ma alimentate nel profondo dalla ricerca di un futuro che è stato negato a tutta l’attuale generazione di giovani.

Assemblea autoconvocata del 9 ottobre a Milano: un importante momento di discussione tra lavoratori

Il 9/10 ottobre 2010 a Milano, presso il circolo Arci Bellezza, si è tenuta un’importante riunione indetta da coordinamenti e lavoratori in lotta contro i licenziamenti e il precariato intitolata 2° Incontro Nazionale Autoconvocati in lotta contro la crisi - Stati generali della precarietà

Tentativi di lottare al di fuori del controllo sindacale

Pubblichiamo qui di seguito due volantini che rappresentano lo sforzo manifestato da una parte della classe operaia, ancora molto minoritaria, a prendere il controllo delle sue lotte. Il primo è stato redatto e adottato dall’Assemblea Generale di Saint-Sernin (Tolosa). Il secondo è stato realizzato da alcuni partecipanti all’Assemblea Generale interprofessionale della Stazione dell’est a Parigi.

Blocchi, picchetti, occupazioni: la ricerca dell’estensione e della solidarietà deve animare ogni metodo di lotta

Ripubblichiamo qui di seguito un articolo scritto nel 2008 dalla nostra sezione in Francia ma che rimane oggi pienamente attuale, sia rispetto alle recenti lotte in Francia che per il resto del mondo. Esso tratta infatti un argomento scottante e cruciale, quello dei blocchi e delle occupazioni. L’attuale movimento in Francia (ma non è il solo) è attraversato da una questione centrale: Come lottare? Quali metodi di lotta possono permettere di stabilire un rapporto di forza a nostro favore? Il blocco e l’occupazione di posti strategici (come le stazioni o le raffinerie) sembra presentarsi attualmente tra numerosi scioperanti in Francia come la risposta più adeguata. Ma lo è veramente?

Brasile: Solidarietà con i lavoratori in Francia

Pubblichiamo qui una presa di posizione di Oposição Operária (Opposizione Operaia, più conosciuta sotto il nome di OPOP, un’organizzazione rivoluzionaria in Brasile) sulle lotte in Francia il cui grande merito è quello di aver percepito il significato di queste lotte (il rifiuto del proletariato di sottoporsi alla logica del capitale), la loro importanza per l’ampiezza ma anche per la ricerca, ancora minoritaria ma indiscutibile, della presa in mano della lotta da parte degli operai, in particolare contro tutte le forme di sabotaggio sindacale.

Autunno caldo 1969: un momento della ripresa storica della lotta di classe, II parte

Nel precedente articolo abbiamo rievocato la grande lotta portata avanti dalla classe operaia in Italia alla fine degli anni ‘60 che è rimasta nella storia con il nome di “autunno caldo”, nome che, come abbiamo già ricordato nel suddetto articolo, è troppo angusto dal punto di vista temporale per designare una fase di lotte che ha investito i proletari in Italia per almeno tutto il biennio 1968-69 e che ha lasciato una traccia profonda negli anni successivi.

Breve cronologia della lotta in Francia contro la riforma delle pensioni

Pubblichiamo qui di seguito una breve cronologia degli avvenimenti e delle tappe del movimento di lotta contro la riforma delle pensioni che si sviluppa in Francia da mesi. Completeremo questo quadro man mano secondo le notizie. Questo movimento è già ricco di insegnamenti per il proletariato mondiale. Di fronte alle falsità propagate dallo Stato, dai mass media francesi e dalla stampa internazionale, è molto importante che le testimonianze e le varie informazioni sulla lotta siano fatte circolare e siano diffuse quanto più possibile in Francia ed in tutti i paesi. Incoraggiamo quindi tutti i nostri lettori a completare la cronologia che segue (necessariamente molto parcellare ed incompleta) scrivendoci o utilizzando i nostri forum di discussione alle pagine in lingua inglese, francese o spagnolo. Cercheremo, nella misura delle nostre forze, di tradurre questi testi nelle principali lingue.

 

Italia: la maturazione della lotta di classe

Dall’inizio del 2010 ad oggi ci sono state molte novità. Il governo e il padronato da una parte hanno sferrato attacchi furibondi contro la classe operaia, dimostrando così di essere perfettamente consapevoli del fatto che la crisi economica non è affatto finita e che il peggio deve ancora venire. Ma anche i lavoratori, da parte loro, non sono rimasti a guardare è hanno espresso una resistenza niente affatto passiva, sviluppando uno strumento che va acquisendo sempre più peso e importanza per la classe operaia: la solidarietà tra settori diversi.

Polonia, agosto 1980: trenta anni fa il proletariato mondiale rifaceva l’esperienza dello sciopero di massa

Trenta anni fa, durante l’estate 1980, la classe operaia in Polonia metteva il mondo in ansia. Un gigantesco movimento di sciopero si estendeva nel paese: parecchie centinaia di migliaia di operai entravano in sciopero selvaggio in diverse città, facendo tremare la classe dominante in Polonia e in altri paesi.

Cosa accadde nell’agosto del 1980?

In seguito all’annuncio dell’aumento del prezzo della carne,gli operai reagiscono in parecchie fabbriche con scioperi spontanei. Il primo luglio, gli operai della Tczew vicino Danzica e dell’Ursus nella periferia di Varsavia entrano in sciopero.Alla Ursus si tengono assemblee generali, viene eletto un comitato di sciopero e sono stabilite rivendicazioni comuni. Nei giorni seguenti gli scioperi continuano ad estendersi: Varsavia, Lodz, Danzica, ecc. Il governo cerca di impedire una estensione maggiore del movimento facendo rapide concessioni, tra cui aumenti salariali. A metà luglio gli operai di Lublino, un importante crocevia ferroviario, entrano in sciopero. Lublino è situata sulla linea ferroviaria che collega la Russia alla Germania dell’est. Nel 1980 costituiva una linea vitale per il vettovagliamento delle truppe russe nella Germania dell’est. Le rivendicazioni degli operai sono le seguenti: nessuna repressione contro gli operai in sciopero, ritirata della polizia dalle fabbriche, aumenti salariali e libere elezioni dei sindacati.

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