Spagna

Piombo, mitraglia, prigione: così risponde il Fronte popolare agli operai di Barcellona che osano resistere all'attacco capit.

Il 4 maggio 2007 e i giorni seguenti si commemora il 70° anniversario dei tragici avvenimenti del maggio 1937 in cui il governo della Repubblica – con la complicità diretta dei dirigenti della CNT e del POUM (1) – hanno massacrato gli operai di Barcellona che si erano sollevati, esasperati da uno sfruttamento brutale accresciuto dallo “sforzo” di guerra. Noi pensiamo che un grande dibattito sia oggi indispensabile per tirare le lezioni di questi avvenimenti e per fornire dei contributi; riproduciamo qui di seguito l’articolo d’intervento che i nostri predecessori, la Sinistra Comunista d’Italia e del Belgio, avevano pubblicato in questa occasione nella rivista Bilan (1933-1938). Noi speriamo così di suscitare un dibattito sincero e aperto che vada fino al fondo delle cose, che permetta alle generazioni attuali della classe operaia di tutti i paesi che non hanno vissuto questa tragedia di rafforzarsi nella loro lotta contro un capitalismo ogni volta più barbaro e inumano.

L'annientamento del proletariato spagnolo (Bilan n° 12, ottobre 1934)

Esistono due criteri per la comprensione degli avvenimenti: due opposte piattaforme sulle quali si effettua la concentrazione della classe operaia. Solo così potremo analizzare le ultime ecatombi nelle quali sono periti migliaia di proletari della penisola iberica, fucilati,

A proposito di Expectativas fallidas - Spana 1934-39. I comunisti dei consigli di fronte alla guerra di Spagna

In quest'articolo faremo una presentazione critica del libro Expectativas fallidas - Espaòa 1934-39 (Aspettative Fallite - Spagna 1934-39), apparso in Spagna nell'autunno '99. Il libro riunisce diverse prese di posizione della corrente comunista dei consigli sulla guerra di Spagna; si tratta di testi di Mattick, Korsch e Wagner, assieme ad un'introduzione di Cajo Brendel, uno dei membri ancora viventi di quella corrente.

Massacro di lavoratori in Spagna (Bilan n°2, dicembre 1933)

Le vittime operaie, cadute nella lotta in Spagna, non appartengono a nessuna scuola particolare. Esse non possono offrire materia di speculazione per o contro gli anarchici. Il proletariato di tutti i paesi onorerà i morti di Spagna aiutando il proletariato iberico a forgiarsi lo strumento indispensabile per la sua vittoria, il suo partito di classe, par dare il via all’insurrezione proletaria.

Introduzione ai testi di Bilan

Ripubblicando i testi di Bilan sulla guerra di Spagna non intendiamo fare opera di storici. Il nostro obiettivo e tutt’altro. Se la storia dell’umanità è sempre la storia delle lotte di classi, le lotte di ieri non si presentano al proletariato come un passato fisso, morto, ma come momenti sempre viventi della sua lotta storica per la trasformazione rivoluzionaria della società, della sua lotta sempre presente. La comprensione delle sue lotte di ieri costituisce per il proletariato, sola classe rivoluzionaria nella società capitalista, uno sforzo necessario e incessante per conoscere sempre più a fondo il contenuto e i mezzi della lotte che conduce, per superare le sue debolezze e i suoi errori, per evitarne le deviazioni, per forgiare la sua coscienza e le sue armi per le future battaglie e la vittoria finale.

Spagna 1936. La sinistra del capitale sottomette il proletariato allo Stato borghese

Nel numero di giugno del nostro giornale in Francia (1) l’articolo “60 anni fa il Fronte Popolare irreggimentava gli operai per la guerra imperialista”, ricordava come il “Fronte popolare” in Francia, contrariamente alle attuali campagne ideologiche della borghesia che ne fanno n periodo di “conquiste della classe operaia”, costituì un momento della preparazione della guerra imperialista mondiale con l’arruolamento del proletariato dietro la difesa dello Stato capitalista in nome dell’antifascismo. In questo articolo affrontiamo, con la guerra di Spagna, l’ultima tappa di questo imbrigliamento del proletariato internazionale, realizzato da tutte le frazioni della sinistra borghese e dei sindacati sotto la bandiera mistificatrice della lotta “antifascista”.

 

Sciopero della metallurgia a Vigo in Spagna, un passo avanti nella lotta proletaria

Vogliamo salutare con forza e manifestare la nostra solidarietà con la lotta che hanno condotto i 23.000 operai della metallurgia, in forte percentuale giovani operai, a Vigo nella provincia della Galizia in Spagna, dal 3 maggio. Tutti i media ed i siti web dei sindacati e delle organizzazioni politiche cosiddette radicali hanno mantenuto un silenzio tombale su questi avvenimenti, tanto in Spagna che a livello internazionale (1). Per la classe operaia è importante discutere di questa esperienza, tirarne delle lezioni con spirito critico per poterle mettere in pratica, perché tutti i lavoratori hanno gli stessi problemi: precarietà, condizioni di lavoro sempre più insopportabili, aumenti allucinanti dei prezzi, licenziamenti, attacchi alle pensioni, attacchi ai lavoratori del settore pubblico…

A PROPOSITO DI UN FORUM SU “L’AUTONOMIA OPERAIA”: Chi può porre fine al capitalismo?

Pubblichiamo un articolo d'intervento che la sezione della CCI in Spagna (Acción Proletaria) ha messo su Internet in un Forum sull'autonomia del proletariato [www. alasbarricadas.org, in lingua spagnola].

 

 

All'origine di questo forum c'è la riproduzione da parte di un compagno, che noi non conosciamo, di un articolo-bilancio scritto da noi (1) a proposito di un incontro sull'autonomia operaia e l’intervento che noi vi abbiamo fatto. Questo incontro, che ha avuto luogo a Barcellona, ha provocato un dibattito appassionante, profondo e leale. Tutti i partecipanti condividevano la stessa volontà di farla finita con il sistema capitalista che sta provocando alla grande maggioranza dell'umanità tante sofferenze e di ogni tipo (economiche, psichiche, morali, ecologiche). Ma è sulla questione “chi può essere il motore di una così gigantesca trasformazione sociale?” che il dibattito si situa. In sintesi, due risposte sono apparse in maniera chiara: per gli uni, è la classe operaia, il proletariato. Per gli altri, tra cui un compagno che si fa chiamare Piti (2), è una comunità di individui ribelli, che loro chiamano proletariato

 

 

Crisi dell’emigrazione alla frontiera Spagna-Marocco: l’ipocrisia della borghesia democratica

Nel corso delle ultime due settimane abbiamo assistito ad una serie di scene allucinanti alla frontiera sud dell’Unione Europea. Prima ci sono stati gli assalti di massa alle barriere spinate istallate dal governo spagnolo che migliaia di emigranti sono riusciti a superare, non prima di avervi lasciato brandelli di vestiti e sangue. Poi ci sono state le raffiche di pallottole che hanno stroncato la vita di 5 emigranti, raffiche sparate, con tutta probabilità, a dispetto delle contorsioni dei portavoce ufficiali, dalle forze del tanto ”democratico” e tanto “pacifista” governo Zapatero, che ama  presentarsi come un Bambi, un cerbiatto inoffensivo. Infine è arrivato lo spiegamento massiccio di truppe della Legione e della Guardia Civile con la consegna di respingere “in maniera umana” (sic!) gli emigranti. Il 6 ottobre, dopo oscuri negoziati tra i governi di Marocco e Spagna, gli avvenimenti subiscono una accelerazione: 6 emigranti muoiono mitragliati in territorio marocchino. Queste morti sono l’inizio dello scatenamento di una serie di atti sempre più brutali: emigranti abbandonati nel deserto a sud di Oujda  il 7 ottobre, rastrellamenti di massa nelle città marocchine dove si concentrano gli emigranti; voli charter per rimpatriare verso il Mali e il Senegal, con uomini e donne ammassati;  nuove deportazioni di massa di emigranti, negli autobus della morte verso il deserto del Sahara

Attacchi terroristici a Madrid: un atto della guerra capitalista

Duecento morti e più di 1500 feriti, quattro treni distrutti, corpi umani così terribilmente straziati che possono essere riconosciuti solo con l’analisi del DNA- questo è il bilancio terribile dell’attacco terroristico del cosiddetto “Treno della morte” che violentemente ha scosso il mattino dell’11 marzo a Madrid.

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