Guerra

Bombardamenti in Siria: l'intervento delle grandi potenze amplifica il caos

Perchè milioni di rifugiati fuggono dalla Siria, l'Iraq, l'Afganistan, la Libia e altri paesi del Medio Oriente, dell'Asia centrale e dell'Africa? Perchè la popolazione è disperata e cerca di scappare a uno stato di guerra permanente, a una spirale infernale di sanguinosi conflitti tra molteplici protagonisti, che vanno dagli eserciti governativi ufficiali e quelli delle bande terroriste. La Siria è l'espressione più “avanzata” della crescita del caos.

Militarismo e decomposizione in Medio Oriente

"In Siria, ogni giorno che passa apporta il suo nuovo carico di massacri. Questo paese si aggiunge alla lista delle guerre imperialiste del Medio Oriente. Dopo la Palestina, l'Iraq, l'Afghanistan e la Libia, è ora giunto il tempo della Siria. Purtroppo, questa situazione pone immediatamente una questione particolarmente inquietante. Che cosa accadrà nel prossimo futuro? In effetti, il Medio Oriente nel suo insieme sembra essere al limite di un incendio di cui difficilmente si scorge la conclusione.

La Turchia e la NATO in Medio Oriente: verso un'accentuazione del caos imperialista

Dopo quattro anni di guerra in Siria e da circa un anno dalla costituzione del "Califfato" dello Stato islamico (SI), abbiamo assistito, sostenuta pienamente dalle forze della NATO, a una nuova svolta della Turchia con la sua entrata in guerra, abbandonando i suoi precedenti alleati jihadisti e facendo fuoco sui suoi "partner di pace" curdi. Finora la Turchia era stata alquanto tollerante verso le forze jihadiste, permettendo loro di attraversare le sue frontiere per combattere il nemico, il regime di Assad in Siria.

Giornata di discussione. La Prima Guerra Mondiale: come è potuta scoppiare e cosa le ha posto fine

Contro tutte le commemorazioni asettiche e ipocrite dei vari uomini di Stato, partiti e mass media per i 100 anni dallo scoppio della I GM, la CCI vi invita ad un incontro dove poter sviluppare in maniera ampia ed approfondita un confronto ed una riflessione collettiva su questo avvenimento storico. Una discussione che possa permetterci di acquisire una chiarezza maggiore sui problemi che questa società ci pone e sulla prospettiva che a noi, come proletari ed esseri umani, preme costruire.

Il cammino verso il tradimento della Socialdemocrazia tedesca

La guerra del 1914-18 non sarebbe stata possibile senza la sconfitta politica del proletariato, che impedendogli di lottare in quanto classe contro la borghesia lo ha di conseguenza trascinato nelle trincee a massacrare altri lavoratori. E questa sconfitta è stata preparata e realizzata dal tradimento della maggior parte dei partiti operai dell'epoca, soprattutto del più grande e più esemplare partito a livello internazionale: il Partito socialdemocratico di Germania (SPD) che votò i crediti di guerra nell'agosto 1914.

Socialismo o barbarie!

L’esplosione della guerra il 4 agosto 1914 non fu una sorpresa per le popolazioni europee e soprattutto per gli operai. È già dall’inizio del secolo che si succedono crisi,  quelle marocchine del 1905 e 1911 e le guerre balcaniche del 1912 e 1913, per citare le più gravi. Queste crisi mettono direttamente le grandi potenze le une di fronte alle altre, lanciandosi tutte in una corsa sfrenata agli armamenti: la Germania inizia un enorme programma di costruzione navale al quale inevitabilmente deve rispondere la Gran Bretagna.

La Grande Guerra 1914 - 2014: Dopo 100 anni l’umanità è di fronte allo stesso dilemma

Il 2014 è l’anno delle commemorazioni ufficiali della Prima Guerra mondiale.

I portavoce della classe dirigente, i politici e i professori, la televisione e i giornali, hanno dato le loro spiegazioni sul conflitto e sui motivi della sua fine. Tutti si sono rammaricati per le morti di questa guerra, auspicando che una tale tragedia non si riproduca. Ma tutto questo è solamente la ripugnante ipocrisia di una classe il cui sistema che ci ha portato gli orrori di questa guerra e di tutte quelle che da allora hanno devastato il mondo.

Siria: guerra imperialista o solidarietà di classe!

Iraq, Afghanistan, Libano, Egitto, Siria, i massacri non smettono di estendersi. L'orrore e la barbarie capitalisti si diffondono, i morti si ammucchiano. Vero genocidio in marcia che niente sembra potere fermare, la guerra imperialista guadagna ancora e sempre terreno. Il capitalismo in piena decadenza e decomposizione trascina il mondo in un caos ed un barbarie generalizzate. L'utilizzazione di armi chimiche come in Siria purtroppo è attualmente uno degli strumenti di morte tra ben altri. Ma questa prospettiva di distruzione dell'umanità non ha niente di irrimediabile. Il proletariato mondiale non deve restare indifferente davanti ai massacri e alle guerre, prodotti da un sistema in piena putrefazione. Solo il proletariato in quanto classe rivoluzionaria può mettere definitivamente fine a questa generalizzazione della barbarie capitalista. Comunismo o barbarie: più che mai l'umanità è confrontata a questa unica alternativa.

Tensioni intorno alla Corea del Nord: il capitalismo minaccia la sopravvivenza dell’umanità

“Intensificazione militare in Corea del Nord”, “La Corea del Nord annuncia che è in stato di guerra con il Sud”, “La Corea del Nord minaccia di colpire gli Stati Uniti”, “Minaccia di guerra nucleare”… i titoli dei giornali ci hanno fatto sudare freddo. Ma contrariamente alla propaganda che ci è stata servita mattina, pomeriggio e sera, questa palpabile tensione militare non è il frutto dei soli cervelli malati dei dirigenti nord-coreani. Tutta l’Asia del Sud-est è presa in questa spirale. Ad esempio, negli ultimi mesi, il Giappone si è scontrato continuamente con la Cina per il controllo delle isole Senkaku/Diyao e con la Corea del Sud per quello dell’isola di Takeshima/Dokdo, a colpi di dichiarazioni bellicose e di campagne nazionaliste. Del resto, per comprendere realmente ciò che avviene oggi in Corea, è imperativo studiare la storia moderna, molto densa, dei conflitti che hanno devastato l’Asia.

Intervento francese nel Mali: ancora una guerra in nome della pace!

L’11 gennaio 2013, il Presidente francese, François Hollande, ha lanciato l’operazione “Serval” per condurre la “guerra contro il terrorismo” nel Mali. Aerei, blindati, camion e uomini armati fino ai denti si dispongono nel sud del Sahel. Nello stesso momento in cui scriviamo, gli aerei sganciano le bombe, le mitragliette sputano pallottole e i primi civili cominciano a cadere. Ancora una volta la borghesia francese si lancia alla testa di un conflitto armato in Africa. Ancora una volta, lo fa in nome della pace.

In Israele e in Palestina, la popolazione è ostaggio della guerra imperialista

Ancora una volta i missili israeliani hanno colpito Gaza. Nel 2008, l’operazione “Piombo fuso” uccise quasi 1.500 persone, molti civili, nonostante le dichiarazioni ufficiali pretendessero che solo i terroristi erano oggetto di “attacchi chirurgici”. La striscia di Gaza è una delle regioni più povere e più densamente popolate del mondo. Pertanto è assolutamente impossibile distinguere i “terroristi” dalle zone residenziali che li circondano. Nonostante le armi sofisticate di cui dispone Israele, la maggior parte dei danni dell’attuale campagna militare colpisce anche donne, bambini e anziani.

In Siria, le grandi potenze gesticolano, i massacri continuano

L’ipocrisia putrida della borghesia si svela ancora una volta in questa situazione drammatica. Da parecchi mesi tutti minacciano di intervenire ma non sono in grado di fare nulla e anche se lo facessero non sarebbe per sostenere la popolazione ma per aprire la porta ad una nuova babele di cui i siriani farebbero inevitabilmente le spese e ciò costituirebbe solo una scalata nell’orrore.

La follia omicida del soldato Bales in Afghanistan riflette la follia del mondo capitalista

Nelle ultime settimane di marzo degli atroci atti di violenza hanno scioccato il mondo. All’inizio di marzo, nella provincia afghana di Kandahar, il sergente americano Robert Bales ha sparato freneticamente sulla gente. E’ andato di casa in casa, sparando metodicamente sui civili afghani. Ha ucciso 16 persone, la maggior parte donne e bambini. A metà marzo c’era stato il massacro a Toulouse, in Francia, per mano di Mohammed Merah che ha detto voleva vendicarsi del divieto di portare il burqa in Francia, dell’invio dell’esercito francese in Afghanistan e dell’oppressione dei palestinesi da parte dello Stato di Israele.


 

In Siria, l’orrore di un campo di guerra imperialista

Sotto il capitalismo, il pozzo dell’orrore è senza fondo. Ai quattro angoli del globo, questo sistema distrugge, affama e massacra. Oggi è in Siria che questo sistema di sfruttamento scrive, con la punta di una baionetta bagnata di sangue, il nuovo atto della sua barbara storia. Laggiù, la vita vale meno del prezzo delle pallottole.

Dall’Iran alla Siria, si accelerano le manovre imperialiste

Il 29 novembre, degli studenti hanno fatto irruzione nell’edificio, causando danni agli uffici dell’ambasciata e a dei veicoli. Dominick Chilcott, l’ambasciatore britannico, in un’intervista alla BBC, ha accusato il regime iraniano di essere dietro questi attacchi “spontanei”. Per rappresaglia, il Regno Unito a espulso l’ambasciata iraniana di Londra. Questi avvenimenti sono un nuovo episodio della crescente tensione in Medio Oriente tra l’Occidente e l’Iran, sulla questione delle armi nucleari della Siria.

Intervento occidentale in Libia: un nuovo inferno guerriero

Dallo scatenamento dell’intervento militare in Libia, il 19 marzo, sotto la bandiera sia dell’ONU che della NATO, la situazione non si è affatto calmata. Ma possiamo stare “tranquilli”! L’ultimo vertice del G8 ha riaffermato che i coalizzati, dopo avere invitato il dirigente libico a lasciare il potere perché ha “perso ogni legittimità” ed al di là dei loro dissensi sono “determinati a finire il lavoro”. La stessa Russia si è unita al coro di tutti questi nuovi anti-Gheddafiani per proporsi in prima persona come mediatore con colui che “non considera più come il dirigente della Libia”.

Militarismo e decomposizione

Con la rapida successione nel corso degli ultimi due anni di avvenimenti di considerevole importanza storica (crollo del blocco dell'est, guerra del Golfo), con la constatazione dell'entrata del capitalismo nella fase ultima della sua decadenza, la fase della decomposizione, è importante che i rivoluzionari facciano la maggiore chiarezza possibile sull'importanza del militarismo nelle nuove condizioni del mondo d’oggi.

Wikileaks conferma la crescita del caos in Afganistan

A luglio, dopo la pubblicazione ad aprile delle riprese di un elicottero Apache americano che spara sui civili, bambini inclusi, Wikileaks, in coordinamento con The Guardian, Der Spiegel e New York Times, ha pubblicato 92.000 documenti segreti americani datati da gennaio 2004 a dicembre 2009, relativi alla guerra in Afghanistan.

Offensiva militare in Afghanistan: la popolazione paga il prezzo

A febbraio le forze ‘alleate’ in Afghanistan hanno iniziato una nuova offensiva contro i Talebani, denominata ‘Operazione Moshtarak’. Lo scopo dichiarato dell’operazione era di spingere i Talebani fuori dalla regione di Marja della provincia di Helmand. Le truppe britanniche hanno svolto un ruolo chiave nell’operazione con gli Stati Uniti e le truppe afgane. ‘Moshtarak’ è la prima di una serie di operazioni di nuovo tipo che dovrebbero permettere il consolidamento del controllo su tutto l’Afghanistan, con l’intento di portare a termine l’insurrezione dei Talebani.

Gli anarchici e la guerra, (II parte): La partecipazione degli anarchici alla Seconda Guerra mondiale

Alla vigilia della Seconda Guerra mondiale, dopo la sconfitta dell’ondata rivoluzionaria degli anni venti e con la rivoluzione russa agonizzante a causa del suo isolamento e dell’attacco mortale portato dalla borghesia mondiale e dallo stalinismo, la controrivoluzione e lo schiacciamento del proletariato mondiale trionfano. In questo contesto l’anarchismo conosce un passo fatidico nella sua evoluzione.

Replica al BIPR: LA NATURA DELLA GUERRA IMPERIALISTA

Il BIPR ha risposto, nella International Communist Review n.l3, al nostro articolo di polemica "La concezione del BIPR sulla decadenza del capitalismo", apparso sul n.79 della nostra Revue Internationale.

Nella misura in cui questa risposta espone chiaramente le tesi del BIPR, essa costituisce un contributo al necessario dibattito che deve esistere fra le organizzazioni della Sinistra Comunista, che hanno una responsabilità decisiva nella costruzione del partito comunista del proletariato.

Il dibattito fra il BIPR e la CCI si situa all’interno del quadro della Sinistra Comunista:

·         non é un dibattito accademico e astratto, ma una polemica militante, il cui scopo é di arrivare a stabilire posizioni chiare, libere da ogni ambiguità o concessione all'ideologia dominante, in particolare sulle questioni della natura della guerra imperialista e delle condizioni fondamentali per la rivoluzione comunista;

·         é un dibattito fra sostenitori dell'analisi della decadenza del capitalismo: dall'inizio del secolo il sistema é entrato in una crisi permanente che minaccia sempre di più la sopravvivenza stessa dell'umanità e del pianeta.

All'interno di questo quadro comune di posizioni, la risposta del BIPR insiste sulla sua visione della guerra imperialista come mezzo di svalorizzazione del capitale e per la ripresa del ciclo di accumulazione, giustificando la sua posizione su una spiegazione della crisi storica del capitalismo basata sulla caduta tendenziale del saggio del profitto. La nostra risposta verterà pertanto su questi due punti fondamentali

L’imperialismo italiano si difende nel mondo

Se c’è un mito a cui molti credono, a proposito della storia patria, è quello degli “italiani brava gente”, secondo il quale l’Italia non ha mai fatto male a nessuno (eccezion fatta ovviamente per la parentesi nera del fascismo), e che anzi, se si è impegnata nel mondo, è solo per “difendere la pace”, per imporla alle popolazioni in guerra civile, e così via.

Gli anarchici e la guerra (1a parte)

Attualmente nell’ambiente anarchico, soprattutto in Francia ed in Russia, si sta sviluppando un dibattito tra due concezioni opposte, nel quale una certa frangia cerca di demarcarsi dall’approccio nazionalista contenuto nella difesa del regionalismo, dell’“identità etnica” e delle lotte di liberazione nazionale, questioni che spesso caratterizzano l’insieme di questo campo e le sue debolezze. Il corso catastrofico della società capitalista spinge tutti quelli che desiderano partecipare ardentemente alla rivoluzione sociale ad esaminare seriamente la questione delle prospettive per il proletariato. Queste favoriscono lo sviluppo della lotta della classe operaia ed anche, data la realtà sempre più pressante e devastante cui spinge il capitalismo decadente, di un’opposizione allo sviluppo della barbarie guerriera imperialista che imperversa su quasi tutti i continenti.

E’ la crisi del capitalismo che porta disoccupazione, miseria, guerre e barbarie


Oggi anche i governanti più “ottimisti”, come ha voluto mostrarsi Berlusconi almeno fino a qualche giorno fa, devono riconoscere la gravità della crisi attuale del capitalismo. Ci sono economisti che dicono che questa crisi è ancora peggio di quella del ‘29.

Oggi c’è anche un coro unanime che “deplora” e “condanna” le barbare atrocità perpetrate dallo Stato di Israele sulla popolazione di Gaza stretta in una trappola. Anche i più fedeli alleati di Israele, come gli Stati Uniti, o fingono di guardare dall’altro lato o fanno discrete pressioni perché non si vada “troppo oltre”(!).

Nessuno però parla del rapporto tra l’aggravarsi della crisi e l’acuirsi della barbarie di guerra. La stragrande maggioranza di analisti, governi, gruppi politici, ecc. concordano nell’ignorare qualsiasi collegamento tra l’una e l’altra, mostrandole come due fenomeni distinti che appartengono a due mondi diversi. Ma, al contrario, la chiave per comprendere la situazione attuale della società mondiale e trovare una via d’uscita sta proprio nel vedere la stretta ed intima connessione tra la crisi capitalista e la guerra imperialista. Creare una separazione tra le cause della crisi e le cause della guerra porta a sottovalutare entrambi i fenomeni. La guerra viene presentata come il prodotto della barbarie di questo o quello Stato, ma non il prodotto dello scontro tra tutti gli Stati, che sono tutti imperialisti. Ed infatti ci vengono a dire che si, ci sono gli Stati “bellicosi” ed “imperialisti”, ma la maggior parte degli Stati sono “pacifici” e cercano di “calmare gli animi” quando si creano situazioni di tensione offrendo soluzioni diplomatiche. La crisi, sempre secondo loro, sarebbe una pausa, un momento di magra, dal quale si potrà uscire per raggiungere nuovi periodi di prosperità.

Una voce internazionalista in Israele

Questo articolo è stato in origine pubblicato sul sito israeliano di Indymedia e su Libcom.org. È stato scritto da un compagno in Israele che, malgrado faccia parte di una ristretta minoranza, ha sentito il bisogno di rispondere alla febbre patriottica di guerra che è diffusa in Israele e Palestina in seguito all’assalto israeliano su Gaza. La sua decisione di pubblicare una dichiarazione è stata in parte il risultato dell’incoraggiamento e della solidarietà offerta da un certo numero di testi pubblicati su Libcom (inclusi gli stessi membri del collettivo Libcom, la CCI e il gruppo di sinistra comunista turco EKS). Questo è un contributo modesto ma significativo dell’emergere di una reale opposizione al pericoloso nazionalismo che attualmente domina il Medio Oriente. WR, 10/1/09.

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