Coscienza di classe

Una riflessione a proposito di un’intervista ad un’operaia della GKN

Qui di seguito pubblichiamo una lettera ricevuta da un nostro simpatizzante a proposito di una intervista trasmessa per televisione di un’operaia della GKN, l’azienda di Campi Bisenzio, Firenze, appartenente ad una multinazionale britannica che si occupa principalmente della realizzazione di componenti destinate alle industrie del settore automobilistico.

Rapporto sulla lotta di classe per il 23° Congresso internazionale della CCI (2019). Formazione, perdita e riconquista dell’identità di classe del proletariato.

Nella sua fase di declino finale, la società capitalista ha dato vita a diversi tipi di “crisi di identità. L'atomizzazione di questo sistema di produzione generalizzata di merci ha raggiunto nuovi livelli, tanto per la vita sociale nel suo insieme, quanto per le reazioni contro la miseria dilagante e l'oppressione generata da questo sistema.

Rosa Luxemburg: i bolscevichi rappresentano l’onore della rivoluzione. Il significato fondamentale della rivoluzione russa

“Le classi dominanti hanno sempre ricompensato i grandi rivoluzionari, durante la loro vita, con incessanti persecuzioni; la loro dottrina è stata sempre accolta con il più selvaggio furore, con l'odio più accanito e con le più impudenti campagne di menzogne e di diffamazioni.

Una testimonianza: l’anno I della rivoluzione russa

Questi estratti dall’opera di un testimone della rivoluzione, Victor Serge, costituiscono una clamorosa smentita alla campagna ideologica ripetuta fino alla nausea cento anni dopo da tutti i mezzi di informazione, secondo cui quella dell’Ottobre 1917 non sarebbe stato che un volgare “colpo di Stato” operato da Lenin e da un pugno di bolscevichi.

In Russia le illusioni democratiche ostacolano lo sviluppo della coscienza di classe

Quella che segue è una presa di posizione di simpatizzanti della CCI, presenti sul territorio dell’ex-URSS, sulle manifestazioni contro le frodi elettorali che hanno raggruppato decine di migliaia di persone a Mosca, a San Pietroburgo e in quasi 80 città della Russia nello scorso dicembre.

Crisi alimentare. Il prezzo dell’ingordigia capitalista che ci ucciderà con la fame (rapporto dalle Filippine)

Pubblichiamo qui di seguito un articolo inviatoci dai compagni del gruppo Internasyonalismo delle Filippine. Questo articolo ci mostra l’ipocrisia dalla classe dirigente filippina, sia al potere che all’opposizione, di fronte alla sofferenza della popolazione colpita da una crisi alimentare che non deriva dagli scarsi raccolti, ma dalla sete insaziabile dell’economia capitalista per il profitto a qualunque costo. Un costo che nell'immediato viene pagato dalla classe operaia

Delle difficoltà accresciute per il proletariato

Lo stalinismo ha costituito la punta di lancia della più terribile controrivoluzione subita dal proletariato nel corso della sua storia. Una controrivoluzione che ha permesso la più grande carneficina di tutti i tempi, la seconda guerra mondiale, e l’affossamento di tutta la società in una barbarie senza precedenti. Oggi, col crollo economico e politico dei cosiddetti paesi socialisti, con la scomparsa di fatto del blocco imperialista

Tesi sulla crisi economica e politica in URSS e nei paesi dell'est

I recenti avvenimenti nei paesi a regime stalinista, scontri alla testa del partito e repressione in Cina, esplosioni nazionaliste e lotte operaie in URSS, costituzione in Polonia di un governo diretto da Solidarnosc, rivestono un’importanza considerevole. Essi rivelano la crisi storica, l’entrata in un periodo di convulsioni acute dello stalinismo. In questo senso, essi ci danno la

L'isolamento è la morte della rivoluzione

Il destino della rivoluzione in Russia dipendeva completamente dagli eventi internazionali. Il fatto che i Bolscevichi avessero basato la loro politica interamente sulla rivoluzione proletaria mondiale è la prova più chiara della loro lungimiranza politica, della loro fermezza di principi e dell’audace scopo della loro linea politica” (Rosa Luxemburg, La Rivoluzione Russa).

Fin dal 1914, quando la Prima Guerra Mondiale mise in chiaro che il periodo di decadenza del capitalismo era cominciato, i Bolscevichi erano all’avanguardia dei rivoluzionari, mostrando che come alternativa alla guerra mondiale c’era soltanto la rivoluzione mondiale del proletariato.

Con questo fermo orientamento internazionalista, Lenin e i Bolscevichi vedevano nella rivoluzione russa “…solo il primo passo della rivoluzione proletaria che sarebbe inevitabilmente sorta come conseguenza alla guerra”. Per il proletariato russo, la sorte della rivoluzione dipendeva in primo luogo dalle insurrezioni operaie negli altri paesi, e principalmente in Europa.

Le tesi di aprile, faro della rivoluzione proletaria

Nulla fa arrabbiare di più una classe sfruttatrice quanto un sollevamento degli sfruttati. Le rivolte degli schiavi sotto l’impero romano, dei contadini sotto il feudalesimo, sono state sempre represse con la crudeltà più disgustosa. Ma la ribellione della classe operaia contro il capitalismo è un affronto ancora maggiore contro la classe dominante di questo sistema perché porta in sé i vessilli di una società nuova, una società comunista che realmente corrisponde ad una possibilità ed a una necessità storica.

L'insurrezione di ottobre, una vittoria delle masse operaie

Certi storici al soldo del capitale sono pieni di elogi ipocriti per “l’iniziativa” e “lo slancio rivoluzionario” degli operai e dei loro organi di lotta di massa, i consigli operai. Sono traboccanti di comprensione per la disperazione degli operai, dei soldati e dei contadini provati dalla “grande guerra”. Soprattutto questi signori si spacciano per i difensori della “vera rivoluzione russa” contro la sua pretesa distruzione da parte dei bolscevichi. In altri termini, la borghesia attacca la rivoluzione russa mettendo al centro una falsa contrapposizione tra il febbraio e l’ottobre ‘17, una contrapposizione tra l’inizio e la conclusione della lotta per il potere che è l’essenza di ogni grande rivoluzione.

La conquista dei soviet da parte del proletariato

L’Ottobre 1917 ci ha lasciato una lezione fondamentale: la borghesia non lascia via libera alla lotta rivoluzionaria delle masse operaie. Al contrario, cerca di sabotarla con tutti i mezzi. Oltre la repressione diretta, essa utilizza un’arma molto pericolosa: il sabotaggio dall’interno, esercitato dalle forze borghesi mascherate da “operaie” e “radicali” – allora i partiti “socialisti”, oggi i partiti di “sinistra” e di “estrema sinistra”, e i sindacati.

Questo sabotaggio ha costituito la principale minaccia per la rivoluzione iniziata a febbraio: il sabotaggio dei soviet da parte dei partiti socialtraditori che tenevano in piedi l’apparato di Stato borghese. In questo articolo affronteremo questo problema e gli strumenti con i quali il proletariato è riuscito a risolverlo: il rinnovamento dei Soviet, il Partito bolscevico, l’insurrezione.

Lo sviluppo del movimento, da febbraio a ottobre '17

All’avanguardia di questo movimento internazionale che fermerà la guerra ed aprirà la possibilità della rivoluzione mondiale, fin dal 1915 troviamo gli scioperi economici degli operai russi che vengono duramente repressi. Tuttavia il movimento cresce: il 9 gennaio 1916, l’anniversario dell’inizio della rivoluzione del 1905 viene celebrato con grossi scioperi operai. Nuovi scioperi scoppiano durante tutto l’anno accompagnati da riunioni, discussioni, rivendicazioni, scontri con la polizia.

“Verso la fine del1916 il costo della vita aumenta a salti. All’inflazione ed alla disorganizzazione dei trasporti si aggiunge una vera e propria penuria di merci. In quel periodo, il consumo si è ridotto della metà. La curva del movimento operaio delinea una brusca ascesa. A partire dall’ottobre, la lotta entra in una fase decisiva, che unisce insieme tutte le gamme svariate di malcontento: Pietrogrado prende la rincorsa per il grande salto di febbraio. Nelle fabbriche i comizi dilagano. Argomenti trattati: i rifornimenti alimentari, l’alto costo della vita, la guerra, il governo. Vengono distribuiti i volantini dei bolscevichi. Si proclamano scioperi politici. All’uscita dalle fabbriche si svolgono manifestazioni improvvisate. Capita che gli operai di certe aziende fraternizzano con i soldati. Scoppia un violento sciopero di protesta contro il processo ai marinai rivoluzionari della flotta del Baltico. (… ) Gli spiriti sono sovraeccitati, i metallurgici si sono messi in prima fila, gli operai hanno sempre di più la sensazione che non c'è possibilità di ritirata. In ogni fabbrica si costituisce un nuovo nucleo d’azione, perlopiù raccolto attorno ai bolscevichi. Gli scioperi e i comizi si succedono senza interruzione nel corso delle due prime settimane di febbraio. L’8 febbraio, alla Poutilov i poliziotti vengono accolti da ‘una grandine di ferraglie e di scarti’. Il 14, giorno di apertura della Duma, ci sono circa 90.000 scioperanti a Pietrogrado. Molte fabbriche chiudono anche a Mosca. Il 16, le autorità decidono di introdurre a Pietrogrado le tessere del pane. Questa novità accresce il nervosismo. Il 19, vicino ai negozi di rifornimento, si formano dei gruppi, composti soprattutto da donne, e tutti esigono pane. L’indomani, in certi quartieri della città, vengono saccheggiati i forni. Sono i lampi che preannunciano l’insurrezione destinata a scoppiare qualche giorno dopo.” (1).

La rivoluzione proletaria può trionfare solo estendendosi all'insieme del pianeta

Come reazione alla degenerazione incarnata dallo stalinismo e vittime delle menzogne sparse dalla borghesia, molti operai sono convinti che la rivoluzione russa fosse “marcia dall’interno” e che i bolscevichi avessero profittato dei lavoratori per impadronirsi del potere. (1) Questa visione della borghesia non fa che applicare alla rivoluzione russa ciò che è sempre stata la sua visione della politica: la menzogna e la manipolazione delle masse. Ma il corso degli avvenimenti successivi all’insurrezione d’Ottobre è disciplinato dalle “leggi storiche” delle rivoluzioni proletarie e non dal machiavellismo proprio della borghesia: “In ciò, la rivoluzione russa non ha fatto che confermare l’insegnamento fondamentale di qualsiasi grande rivoluzione, la cui legge vitale si formula così: occorre avanzare molto rapidamente e risolutamente, rovesciare con mano di ferro tutti gli ostacoli, porre gli obiettivi sempre più lontano, se non si vuole ben presto essere riportati al fragile punto di partenza né essere schiacciati dalla controrivoluzione.” (2)

Il ruolo indispensabile del partito

Una cosa è certa: l’odio ed il disprezzo della borghesia per la rivoluzione proletaria che è cominciata in Russia nel 1917, i suoi sforzi per deformare e snaturare la sua memoria, riguardano soprattutto l’organizzazione politica che ha incarnato lo spirito del vasto movimento insurrezionale, il partito bolscevico. Ciò non ci deve sorprendere: dall’epoca della Lega dei Comunisti e della Prima Internazionale, la borghesia ha sempre voluto “perdonare” alla maggioranza dei poveri operai di essere stati ingannati dai complotti e dalle macchinazioni delle minoranze rivoluzionarie e queste ultime sono state sempre viste invariabilmente come l’incarnazione del male. E per il capitale, nessuna di queste organizzazioni è stata così nefasta come i bolscevichi; questi sono riusciti “a fuorviare” i semplici operai più a lungo e andando più lontano di qualsiasi altro partito rivoluzionario nella storia.

La rivoluzione proletaria d’Ottobre 1917 è il prodotto dell’azione cosciente e di massa dei lavoratori

Nel 1914, i vari signori a capo dei governi, re, politici e soldati, agenti di un sistema sociale che entrava nella sua epoca di decadenza, condussero il mondo al cataclisma della I Guerra mondiale: più di 20 milioni di morti, distruzioni mai viste fino allora, razionamento, penuria e carestia tra la popolazione civile, morte, incrudimento della disciplina militare, sofferenze illimitate al fronte. Tutta l'Europa si è vista annegata nel caos e la barbarie, nella distruzione di industrie, costruzioni, monumenti...

Ottobre 1917, inizio della rivoluzione mondiale: le masse operaie prendono il loro destino in mano - Introduzione

La Rivoluzione in Russia del 1917 ha rappresentato finora la più grandiosa azione che delle masse sfruttate abbiano compiuto per distruggere l’ordine che le riduce allo stato di bestie da soma della macchina economica e di carne da cannone nelle guerre tra potenze capitaliste.

I gruppi proletari di fronte alla tentazione delle violenze nelle banlieue francesi

I moti in Francia nella lettura dei gruppi politici proletari

 

Con questo articolo torniamo ancora una volta sui moti in Francia che si sono sviluppati tra la fine di ottobre e il mese di novembre 2005 perché, oltre a esprimere il nostro punto di vista sugli avvenimenti (1), ci preme intervenire criticamente nei confronti di alcune analisi sbagliate che, seppure espresse in buona fede, finiscono per seminare confusione tra le giovani generazioni alla ricerca di una chiarezza politica. A tale proposito siamo già intervenuti nei confronti del BIPR per mettere in evidenza la doppiezza del suo intervento, che si è espressa con il fatto che tale organizzazione ha presentato due analisi del tutto diverse nei due paesi principali in cui è presente, l’Italia e l’Inghilterra (2). Con il presente articolo torniamo dunque sull’argomento per mostrare le debolezze che si sono mostrate nell’analisi di questi moti, debolezze che si sono propagate fin dentro lo stesso campo politico proletario. Come abbiamo detto durante gli scontri, “gli atti di violenza ed i saccheggi che vengono commessi, notte dopo notte, nei quartieri poveri, non hanno niente a che vedere, né da vicino né da lontano con una lotta della classe operaia (…) Quello che sta avvenendo in questo momento in Francia non ha niente a che vedere con la violenza proletaria contro la classe sfruttatrice: le principali vittime delle violenze attuali sono gli operai. E, al di là di quelli che subiscono direttamente le conseguenze dei danni provocati, è l’insieme della classe operaia del paese che è toccata: la campagna mediatica intorno agli avvenimenti attuali maschera di fatto tutti gli attacchi che la borghesia scatena in questo momento anche contro i proletari, così come le lotte che questi cercano di condurre per farvi fronte.

 

La pace è impossibile nel capitalismo decadente

La società in cui viviamo, società capitalista, sta ancora una volta marciando in guerra: la Serbia ieri, l'Afghanistan e Iraq oggi, l'Iran o la Siria domani ed conflitti ancor più gravi in futuro. Non stiamo andando verso una nuova grande guerra mondiale, ma verso guerre sempre più caotiche sparse in tutto il mondo. La minaccia è comunque la stessa: la distruzione dell’umanità, a meno che questo sistema non venga rovesciato.

Abbonamento a RSS - Coscienza di classe