Intervento della CCI in Brasile: Dibattito sulle prospettive della lotta di classe

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Nel settembre scorso, la CCI ha presentato, davanti ad un uditorio di 170 studenti di un'università brasiliana, la propria analisi sulla situazione mondiale e sull’alternativa storica che si pone. I punti centrali della nostra relazione introduttiva1 sono stati: la guerra, la lotta di classe ed il ruolo delle elezioni. Qui di seguito facciamo un breve resoconto del dibattito sviluppatosi nella riunione2.

Prima ancora vogliamo però sottolineare il modo con cui i partecipanti si sono posti rispetto alla nostra presentazione il cui contenuto non era per loro "consueto" poiché denunciava le elezioni come strumenti della borghesia e metteva in evidenza la prospettiva dello sviluppo della lotta di classe internazionale. Malgrado ciò, lungi dal provocare ostilità o scetticismo, le nostre analisi hanno suscitato al contrario un grande interesse e spesso anche un sostegno esplicito. 

La natura dei sindacati e della sinistra borghese

La presentazione non sviluppava molto l’aspetto del ruolo e della natura dei sindacati pertanto è stato accolto molto volentieri un intervento che ha messo in evidenza come i sindacati siano delle appendici dei partiti borghesi e costituiscano un trampolino per quelli che vogliono fare parte dell'alta burocrazia dello Stato.

Ci è stato chiesto se riteniamo il governo di Lula di sinistra o di destra. Abbiamo risposto, “di sinistra, senza alcun dubbio”. Il fatto che il governo di Lula si sia comportato come un nemico del proletariato non cambia in niente questa realtà, visto che la sinistra viene eletta per portare avanti lo stesso compito della destra: difendere gli interessi del capitale nazionale, cosa che può essere realizzata solo a scapito del proletariato.

Quale che sia il discorso, più o meno radicale, di Bachelet in Cile, di Kirchner in Argentina, di Chàvez in Venezuela o Morales in Bolivia, il succo è sempre lo stesso. Il più “radicale” tra loro, Chàvez, che non esita a scontrarsi con i settori della borghesia nazionale che hanno governato fino al 1988 e che non si fa scappare nessuna occasione per denunciare pubblicamente l'imperialismo degli Stati Uniti – mentre cerca di rafforzare la propria zona di influenza nei Caraibi - non esita ad organizzare, con lo stesso vigore, lo sfruttamento dei proletari venezuelani.

Se diciamo che la sinistra e la destra difendono tutte e due gli interessi del capitale nazionale contro il proletariato, non vogliamo fare una identità tra queste due forze borghesi. In effetti, in genere, i proletari non si fanno illusioni sulle intenzioni della destra, perché questa difende apertamente gli interessi della borghesia. Purtroppo però il proletariato, nel suo insieme, non giunge alla stessa chiarezza per quanto riguarda il ruolo della sinistra. Ciò significa che la sinistra, ed ancora più l'estrema sinistra, hanno una maggiore capacità di mistificare il proletariato. E’ per questo che le frazioni di sinistra dell'apparato politico della borghesia costituiscono il nemico più pericoloso per il proletariato.

Il ruolo delle elezioni

Alcuni interventi sono ritornati sulle elezioni il cui ruolo era stato sviluppato ampiamente nella presentazione. “È veramente impossibile utilizzarle in favore di una trasformazione sociale?” Su questa questione, la nostra posizione non ha niente di dogmatico, ma riflette una realtà mondiale che esiste dall'inizio del ventesimo secolo. A partire da questo momento, non solo “Il centro di gravità della vita politica lasciava definitivamente il parlamento”, come affermava l'Internazionale Comunista, ma in più il circo elettorale può essere solamente un'arma ideologica tra le mani della borghesia contro il proletariato.

Come si svilupperà la lotta di classe?

“Se le elezioni non sono uno strumento della lotta di classe, come farà il proletariato a lottare?”

Le lotte che il proletariato ha sviluppato dal 1968 non sono state “lotte elettorali”. Sebbene non siano state capaci di tracciare esplicitamente una prospettiva rivoluzionaria, esse sono state tuttavia sufficientemente forti da impedire una guerra mondiale all’epoca della Guerra fredda e -dopo – degli scontri frontali tra le grandi potenze. Il proletariato continua ad essere un freno allo scatenamento della guerra. Il proletariato, ed in generale la popolazione sfruttata, non sono mobilitati dietro le bandiere delle differenti borghesie nazionali. L'impossibilità attuale degli Stati Uniti a reclutare soldati per farne carne da cannone nei conflitti in Iraq ed in Afghanistan, ne è una dimostrazione.

Rifiutando di sottomettersi alla legge del deterioramento costante delle sue condizioni di vita determinate dall'aggravamento della crisi, il proletariato mondiale tende necessariamente ad amplificare le sue lotte. In particolare, da due anni a questa parte le lotte proletarie, che si sviluppano a livello a mondiale, presentano in modo crescente delle caratteristiche che costituiscono gli ingredienti necessari allo sviluppo futuro di un processo rivoluzionario: 

 - il carattere di massa della lotta, come abbiamo recentemente visto con lo sciopero di due milioni di operai in Bangladesh;  - la solidarietà dimostrata dai proletari dell'aeroporto di Heathrow a Londra e dei trasporti a New York nel 2005; - la capacità di far nascere, in seno alla sua lotta, assemblee di massa aperte a tutti gli operai, come nello sciopero dei metallurgici a Vigo in Spagna durante la primavera scorsa; - la capacità della lotta degli studenti in Francia, sempre in primavera, di dotarsi di assemblee generali sovrane, capaci di preservare l'autonomia della lotta rispetto ai sindacati ed ai partiti della borghesia che tentavano di controllarla per indebolirla. 

A proposito di quest’ultimo movimento è stata espressa un'insistenza affinché se ne parlasse più estesamente, cosa che abbiamo fatto brevemente sottolineando che questo movimento non ha mobilitato dei salariati, eppure quelli che erano in lotta già facevano parte del proletariato poiché la maggioranza degli studenti è costretta a lavorare per sopravvivere e un numero elevato tra loro andrà ad integrarsi, alla fine degli studi, nei ranghi del proletariato. Gli studenti si sono messi in lotta per la revoca di una legge che, poiché avrebbe aggravato la precarietà, costituiva un attacco contro tutto il proletariato. È sulla base di questa coscienza che la maggioranza del movimento ha ricercato la solidarietà dell'insieme del proletariato e ha tentato di mobilitarlo nella lotta. A varie riprese ci sono state grosse manifestazioni che hanno mobilitato 3 milioni di persone, lo stesso giorno in differenti città della Francia. Nella maggior parte delle università in sciopero, si sono tenute regolarmente assemblee generali sovrane che hanno costituito il polmone della lotta. La solidarietà è stata al centro della mobilitazione mentre, contemporaneamente, un'enorme corrente di simpatia in favore di questa lotta ha attraversato anche la popolazione, ed in particolare il proletariato. Tutto ciò ha obbligato il governo ad indietreggiare davanti alla mobilitazione per evitare che non si estendesse oltre. 

Alcuni interventi hanno espresso delle preoccupazioni riguardanti le difficoltà obiettive nello sviluppo della lotta di classe: “Lo smantellamento delle grosse unità produttive non porrà un ostacolo a questo sviluppo?” In generale, assistiamo ad una diminuzione del proletariato industriale come risultato sia delle mutazioni nel processo di produzione (che comporta anche un aumento del numero di proletari nel settore terziario), sia della crisi economica e del decentramento di settori di produzione verso i paesi in cui la mano d'opera è meno cara, come in Cina che ha visto uno sviluppo importante in questi ultimi anni. Questo fenomeno costituisce una certamente difficoltà per il proletariato ma quest'ultimo ha già mostrato che è capace di superarla. In effetti, il proletariato non si limita alla classe operaia industriale. Il proletariato include tutti quelli che, in quanto sfruttati, hanno solamente la loro forza lavoro da vendere come fonte della loro sopravvivenza. Il proletariato esiste dovunque ed il luogo privilegiato per raggrupparsi ed unirsi è la strada, come ha dimostrato di nuovo il movimento degli studenti in Francia contro la precarietà.

Il decentramento di settori di attività verso i paesi come la Cina ha creato una divisione tra i proletariati cinesi, super sfruttati con condizioni di vita terribili, ed il proletariato dei paesi centrali che, a causa della scomparsa di settori importanti di produzione, soffre delle conseguenze di una disoccupazione accentuata. Ma questa non è una situazione eccezionale. Sin dall'inizio della sua esistenza il capitalismo ha messo i proletari in concorrenza gli uni contro gli altri. E, fin dall'inizio, la necessità di resistere collettivamente a questa concorrenza ha costretto gli operai a superarla attraverso la lotta collettiva. In particolare va ricordato che la fondazione della Prima Internazionale ha corrisposto alla necessità di impedire alla borghesia inglese di utilizzare operai francesi, belgi o tedeschi per sabotare gli scioperi degli operai inglesi. Oggi, malgrado le sue lotte importanti, il proletariato cinese non è in grado da solo di rompere il suo isolamento. Ciò mette in evidenza la responsabilità del proletariato dei paesi più potenti per spingere, attraverso le sue lotte, alla solidarietà internazionale.

Lo sviluppo della lotta di classe sarà caratterizzato dalla capacità crescente del proletariato a controllare le proprie lotte ed a farsi carico in prima persona della loro organizzazione. Ecco perché tenderà a diffondersi la pratica delle assemblee generali sovrane, che eleggono dei delegati revocabili da loro stesse. Questa pratica precede l'apparizione dei consigli operai, futuri organi dell'esercizio del potere proletario. Questo tipo di organizzazione è il solo che permette ai proletari di assumere collettivamente un controllo crescente sulla società, sulla loro esistenza e sul futuro.

Un tale obiettivo non può essere raggiunto attraverso forme organizzative che non rompono con il quadro dell'organizzazione della società borghese, come, per esempio, la “democrazia partecipativa” che, secondo i suoi sostenitori, correggerebbe i difetti della democrazia rappresentativa classica.

Un intervento ci ha chiesto di spiegare meglio la nostra posizione su questo argomento. Per noi, la democrazia partecipativa non è niente di più che uno strumento attraverso il quale gli stessi sfruttati e gli esclusi sono chiamati ad auto-gestire la propria miseria, e che mira ad ingannarli sui poteri che così sarebbero realmente loro conferiti in seno alla società. In fin dei conti, la democrazia partecipativa non è niente di più di una pura mistificazione.

La prospettiva rivoluzionaria

È necessario basare le prospettive dello sviluppo della lotta di classe sull'esperienza storica del proletariato. A questo proposito ci sono state poste le seguenti questioni: “Perché la Comune di Parigi e la Rivoluzione russa sono state sconfitte? E perché la Rivoluzione russa è degenerata?”

La Comune di Parigi non era ancora una “vera rivoluzione”, era un'insurrezione vittoriosa del proletariato limitata ad una città. I suoi limiti sono stati essenzialmente il risultato dell'immaturità delle condizioni oggettive. A quell'epoca, da un lato, il proletariato non era ancora sufficientemente sviluppato da potersi scontrare, nei principali paesi industrializzati, con il capitalismo per rovesciarlo. Dall’altro, il capitalismo era ancora un sistema progressivo, capace di sviluppare le forze produttive senza che le sue contraddizioni si manifestassero in un modo cronico e ancora più brutale. Questa situazione è cambiata all’inizio del ventesimo secolo con l’apparizione in Russia nel 1905 dei primi consigli operai, organi di potere della classe rivoluzionaria. Poco dopo, lo scoppio della Prima Guerra mondiale avrebbe costituito la prima manifestazione brutale dell'entrata del sistema nella sua fase di decadenza, nella sua “fase di guerra e di rivoluzioni”, come la caratterizzava l’Internazionale Comunista. In reazione allo scoppio della barbarie ad un livello sconosciuto fino ad allora, un’ondata rivoluzionaria si sviluppò a livello mondiale nella quale i consigli operai fecero di nuovo la loro apparizione. Il proletariato riuscì a prendere il potere politico in Russia, ma un tentativo rivoluzionario in Germania nel 1919 fu sconfitto grazie alla capacità della socialdemocrazia di ingannare i proletari. Questo insuccesso indebolì considerevolmente la dinamica rivoluzionaria mondiale che, nel 1923, era già quasi spenta. Isolato, il potere del proletariato in Russia non poteva che degenerare. La controrivoluzione si manifestò attraverso l’affermazione dello stalinismo e la formazione di una nuova classe borghese personificata con la burocrazia statale. Ma, contrariamente alla Comune di Parigi che non si era potuta estendere a causa dell’immaturità delle condizioni materiali, l’ondata rivoluzionaria mondiale fu sconfitta a causa della insufficiente coscienza, in seno alla classe operaia, della posta in gioco storica e della natura di classe della socialdemocrazia che aveva tradito definitivamente l’internazionalismo proletario ed il proletariato al momento della Guerra Mondiale. Le illusioni persistenti nei ranghi proletari nei confronti di questo nemico di classe non gli hanno permesso di smascherare le sue manovre che miravano a sconfiggere la rivoluzione.

A meno di un anno dall’altra nostra riunione pubblica, all’università di Vitòria da Conquista, davanti a più di 250 studenti, sul tema “La Sinistra comunista e la continuità del marxismo”, questa riunione ci ha permesso di verificare con molta soddisfazione che, insieme ad un rigetto crescente della miseria materiale, morale ed intellettuale di questo mondo in decomposizione, esiste un interesse crescente da parte delle nuove generazioni per il divenire della lotta di classe. Invitiamo tutti quelli che erano presenti a questa riunione o che hanno l’opportunità di leggere questo articolo a continuare il dibattito cominciato ed intervenire per iscritto sulle questioni che sono state presentate.

CCI, 12 ottobre 2006

1. Questa presentazione dal titolo, “La situazione mondiale e le elezioni”, è disponibile sulle pagine in portoghese del nostro sito internet.

2. Il resoconto completo si trova sul nostro sito sulle stesse pagine della presentazione in portoghese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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