Il governo Berlusconi nella traiettoria del governo “di sinistra” Prodi Obiettivo primo: scaricare la crisi sulla classe operaia

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Le ultime elezioni hanno visto la piena vittoria di Berlusconi e dei suoi alleati di destra. Con la maggioranza assoluta un uomo d’azienda come Berlusconi non poteva che darsi da fare a risolvere i problemi immediati con la bacchetta magica. Non poteva giocherellare come in passato con “la sinistra che ci ostacola” e frasi ad effetto. Il primo problema che incominciava a puzzare un po’ troppo era la presenza massiccia in molte zone del napoletano di cumuli di immondizia. Il problema l’ha risolto andando a ramazzare anche lui (almeno a livello propagandistico). Ha usato l’esercito e nuove discariche senza preoccuparsi più di tanto degli effetti sull’ecosistema locale che questi rifiuti provocheranno. L’aumento dei malati di cancro e altre malattie, dei nati deformi non sarà visibile a breve mentre oggi conosciamo, forse, il numero dei morti provocati dall’interramento nella stessa regione di milioni di quintali di rifiuti pericolosi di ogni genere fatto negli anni precedenti da personaggi senza scrupoli, anche quando a governare c’era la cosiddetta sinistra di Prodi. Saviano con il libro “Gomorra” ha svelato queste notizie alla gran massa ma dobbiamo essere così ingenui da credere che i politici dei vari partiti della sinistra parlamentare, del Pd e Rifondazione Comunista non sapessero queste cose?

In breve ad ogni governo la sua “monnezza”.

Tra gli altri problemi da affrontare appena insediatosi, Berlusconi ha trovato l’affaire Alitalia e la ristrutturazione della scuola e dell’apparato statale. Il fallimento dell’Alitalia poteva essere evitato solo svendendola ad una compagnia estera o regalandola ad una cordata italiana. Berlusconi ancora prima delle elezioni è riuscito a bloccare la vendita dell’Alitalia ad AirFrance facendo balenare l’idea di una cordata italiana che effettivamente dopo alcuni mesi è venuta fuori ma con una richiesta di licenziamenti difficile da controllare e soprattutto con la svendita totale della compagnia e l’accollamento dei debiti da parte dello Stato. In breve l’ennesimo furto ai danni della collettività. In quanto a ristrutturazione dell’apparato statale e soprattutto della scuola, lo Stato non poteva aspettare ancora. Il debito statale pesa come un macigno ed è necessario ridurlo con grossi tagli nei classici settori gestiti dallo stato: pubblico impiego, scuola, sanità e pensioni. Settori con un alto numero di lavoratori, dove la spesa per gli stipendi fa la parte grossa. Per poter affrontare questi tagli è stata necessaria all’inizio una campagna stampa gestita in tandem dal sottosegretario Brunetta e dalla ministra della Pubblica Istruzione, Gelmini, sui fannulloni che vanno a prendere il caffè in orario d’ufficio o che sono sempre in malattia e sulla necessità che gli alunni indossassero i grembiulini! La Gelmini ci ha aggiunto ciò che il suo ufficio stampa le ha procurato, (perché lei, che di scuola non capisce niente, ci mette solo il corpo come portavoce), la necessità per crescere bene di avere un singolo maestro per classe al posto di 3 per due classi. Con questo provvedimento saltano tutte le attività esterne compreso lo studio della lingua straniera. Ma chi aveva già preparato questo attacco frontale da 87.000 licenziamenti o mancate assunzioni? Chi da molti anni sta fondendo scuole diverse, dalle materne alle superiori, in Istituti Comprensivi con un solo dirigente, una sola segreteria e classi più numerose? E chi ha fatto finta di opporsi? La chiusura di molte segreterie e la mancata assunzione di bidelli avviene da anni, è avvenuta a ritmi sostenuti anche sotto Prodi e compagni, a danno di alunni, genitori, e lavoratori della scuola. La cura nella preparazione degli alunni è ridotta perché è necessario nello stesso tempo organizzarsi per fare più cose assieme, i ragazzi vengono abbandonati a se stessi, il bullismo aumenta, i ragazzi con handicap vengono lasciati a se stessi, lo sporco avanza perché poche persone devono gestire interi corridoi, controllare la porta, rispondere al telefono, etc. Gli 87.000 licenziamenti (o mancate assunzioni, cioè più disoccupati in giro) di docenti promessi dalla Gelmini nei prossimi 3 anni si affiancano ai 45.000 posti in meno del personale Ata (segreterie e bidelli) e si sommano a quelli effettuati dal governo Prodi negli anni scorsi; nei prossimi anni la mannaia arriverà nelle scuole medie e superiori con la riduzione delle ore di scuola (dicono che faccia bene agli alunni ma soprattutto alle tasche dello stato) e l’aumento delle ore di lavoro per gli insegnanti.

Lo stesso ritmo di tagli è avvenuto nel settore della sanità con la chiusura di molti ospedali locali e la riduzione del numero dei posti letto. Gli ammalati vengono trattati come automobili in un garage, ammassati nei corridoi e abbandonati a se stessi. I casi di mala sanità, come si usa, dire sono in costante aumento. La quantità diventa sinonimo di efficienza o eccellenza a scapito della qualità dell’assistenza.

I giornali, la tv non fanno che sfornare statistiche sul fatto che lavorare fa bene (tanto spetta a noi e non a loro) e quindi promettono di allungare i tempi per la pensione. Tra Prodi (senza dimenticare PD e simili) e Berlusconi fanno a gara a chi fa campare di più i vecchi sul posto di lavoro. I sindacati naturalmente gestiscono la parte di chi dovrebbe difendere i lavoratori nella contrattazione aziendale, indicono scioperi farsa, chi in un giorno e in un settore, chi in altri etc., in modo da mettere i lavoratori gli uni contro gli altri, come nel caso Alitalia. Dopo decenni di gestione sindacale abbiamo perso tutto, non c’è una sola vittoria che possiamo ricordare, salvo quella del 1987 nella scuola ottenuta perché abbiamo lottato uniti come lavoratori, fuori e contro i sindacati.

I precari non hanno più diritto a nulla, sono peggio di uno schiavo che bene o male non doveva pagare né vitto né alloggio anche quando non lavorava. Ora i precari, anche quando lavorano, per sopravvivere devono chiedere un contributo alle famiglie, tanto da far passare a molti l’idea di cercare lavoro in altre città.

In definitiva vediamo che tutto ciò che Berlusconi sta facendo non lo estrae solo dal suo sacco, ma da un grosso sacco comune in dotazione a qualsiasi governo di destra o sinistra. È comunque vero che Berlusconi, Fini e Bossi hanno più disinvoltura nell’usare le maniere forti contro operai e disoccupati[1] a differenza della sinistra, ma questo avviene non perché la sinistra sia più vicina ma perché non deve scoprirsi di fronte ai lavoratori, deve camuffare i suoi attacchi, per poter mantenere la sua presenza nelle file dei lavoratori ed essere pronta a bloccare ogni tentativo autonomo di risposta di classe. I soldi che Berlusconi ha fatto risparmiare a molte famiglie con l’eliminazione dell’ICI sulla prima casa li riprenderà con gli interessi con tutti gli attacchi che sta facendo contro i lavoratori ma questi attacchi non hanno nulla da invidiare a quelli di Prodi, Veltroni, D’Alema e Bertinotti quando hanno innalzato l’età lavorativa, aumentato le tasse e ridotto i salari, mentre spendevano denaro pubblico per la non edificante impresa di andare a massacrare misere popolazioni nelle loro imprese imperialiste (cioè nelle missioni militari in Afghanistan, Kosovo, ecc.).

Se tutti i governi, in tutto il mondo, attuano le stesse politiche, e cioè attacchi a ripetizione contro i lavoratori, lo smantellamento dello stato sociale, la precarizzazione del lavoro, salari da fame, è perché quello che decide la politica dei governi è la situazione dell’economia capitalista, che è al collasso, come le vicende di questi giorni stanno dimostrando.

Noi lavoratori non abbiamo nulla da aspettarci da Berlusconi ma meno che mai dal ritorno di un qualsivoglia governo di sinistra, perché nessuno può rimettere in piedi un sistema che non funziona più.

La nostra strada deve essere la ripresa di una lotta unitaria, autonoma e autorganizzata senza divisione settoriale, di categoria o sindacale.

Oblomov, settembre ‘08



[1] 1. Provvedimenti, come l’uso dell’esercito assieme alle forze di polizia, non hanno solo lo scopo di distrarre l’attenzione dagli attacchi salariali e normativi o occupazionali, ma soprattutto di mostrare che lo Stato è pronto ad azioni repressive in caso di risposta di classe. L’inutilità dell’esercito nella difesa dei cosiddetti cittadini la si è vista con l’uccisione a bastonate del giovane ragazzo a Milano vicino la stazione centrale e il massacro di 6 lavoratori africani a Castelvolturno. Da aggiungere anche che i governi, di qualsiasi colore, non hanno alcuna intenzione di tagliare le spese dell’esercito perché questo implicherebbe una ritirata dello Stato dalla competizione imperialista a livello mondiale. Berlusconi è stato pronto ad inviare osservatori in Georgia, mentre Prodi ad inviare l’esercito in Libano. Ambedue difendono gli stessi interessi, quello della borghesia e del suo Stato.

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