Wikileaks conferma la crescita del caos in Afganistan

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A luglio, dopo la pubblicazione ad aprile delle riprese di un elicottero Apache americano che spara sui civili, bambini inclusi, Wikileaks[1], in coordinamento con The Guardian, Der Spiegel e New York Times, ha pubblicato 92.000 documenti segreti americani datati da gennaio 2004 a dicembre 2009, relativi alla guerra in Afghanistan. Altre migliaia non sono stati ancora pubblicati. Julian Assange, il primo promotore di Wikileaks ha detto che “per capire devi scavare in profondità negli archivi”. Ma non c’è bisogno di molta archeologia. Le fughe di notizie mostrano, nelle stesse parole dei militari americani, le atrocità commesse contro civili da parte delle truppe ISAF statunitensi, britanniche, francesi, tedesche e polacche e la loro copertura; l’ampiezza e l’estensione degli attacchi Talebani; il ruolo equivoco del Pakistan ed il coinvolgimento dell’Iran; le squadre assassine e le forze speciali al lavoro ed i relativi danni “collaterali”; le bugie e le disinformazioni prodotte dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dagli altri eserciti coinvolti e la mancanza di fiducia tra gli “alleati”. I primi commenti del presidente Obama sulle fughe di notizie sono state che queste mostravano come erano brutte le cose sotto il regime di Bush, e la Casa Bianca ha utilizzato ulteriormente le informazioni per incolpare Bush di aver dato risorse “insufficienti” alla guerra. Il segretario della difesa Robert Gates ha detto, con la faccia tosta propria di un capo militare americano, che Wikileaks “ha le mani sporche di sangue” e che sta danneggiando “i nostri rapporti e la nostra reputazione in una parte importante del mondo”!

The Guardian chiama questi documenti sulla guerra in Afganistan “l’immagine disvelata” ma non è esattamente vero. Questi documenti sono segreti ma non sono “top secret” o con una classificazione ancora più alta. Molto di ciò che contengono (o di quello che è stato rapportato finora) era già di dominio pubblico e molto si poteva indovinare ragionevolmente dalle prese di posizioni ufficiali e dai servizi giornalistici. Un punto sulla controversa “intelligence” contenuta in molti dei documenti è che questa è una delle maggiori industrie lucrative in tutto il corrotto “Stato” dell’Afganistan, uno Stato putrido fino al midollo; molte delle informazioni, a questo livello, non sono per nulla affidabili. L’informazione proveniente dai ranghi più alti non è migliore: il servizio di intelligence afgano, il National Directorate of Security, è un forte rivale dell’ISI[2] del Pakistan, e i suoi servizi segreti agiscono di conseguenza. Gulbuddin Hekmatyar[3], ex alleato degli Usa e potente signore della guerra, è collegato con i servizi segreti iraniani, il che intorbida ancora di più le acque. Il generalmaggiore americano Michael Flynn ha detto in gennaio che gli articoli dei giornali stranieri sull’Afganistan erano più utili dell’intelligence sul posto.

Ciò che i documenti mostrano chiaramente però è l’estensione e la profondità della guerra, la sua vera dimensione e le rivalità imperialiste, i massacri e il caos che si estende. Mostrano la vera natura della guerra, le atrocità, le torture, le macchinazioni, la corruzione, e la crescente consapevolezza che la guerra non si può vincere. L’idea di un governo stabile in Afganistan fra due, quattro o dieci anni è chiaramente una battuta. Alla fine di questo mese 100.000 militari americani saranno sul posto, più altri 50.000, una decina di migliaia di “contractor”[4] e mercenari e migliaia di ONG che fanno più o meno gli interessi degli Stati di provenienza, più centinaia di migliaia di soldati afgani.

La propaganda attuale dell’ISAF/NATO è su come sia diminuito il numero dei civili feriti con la loro politica “courageous restraint”[5], e su come i talebani stanno incrementando il numero dei civili uccisi. Non c’è dubbio su quest’ultimo dato soprattutto man mano che la guerra si estende, ma i recenti ordini del generale Petrus di “perseguire il nemico senza sosta”, può significare solo maggiori sofferenze per i civili. Non esiste un nemico Talebano ma fazioni, gruppi etnici, tribù e spesso contadini locali che prendono le armi contro la distruzione militare della loro vita e della loro terra. Uno dei fattori di questa guerra è che quando c’è un attacco della Nato, a Kandahar o a Helmand per esempio, i talebani e le forze anticoalizione appaiono dove prima non esistevano. In aggiunta al caos così generato, le guardie frontaliere afghane, unità della polizia e dell’esercito in alcune circostanze lottano uno contro l’altro. Questa non è più una lotta contro i talebani o al-Qaeda ma una guerra locale regionale sempre più complessa che coinvolge fazioni di Pashtun, Uzbeki, Tagiki e Hazari con le grandi potenze coinvolte.

La guerra si sta allargando

La guerra si sta allargando, coinvolgendo e risvegliando altre forze imperialiste. Il territorio pachistano e la popolazione sono stati colpiti dalle unità speciali “nere” degli Stati Uniti, da aerei militari, elicotteri apache, droni e proiettili di obice e sono stati bombardati anche dai B52 per negare ai talebani quelle zone sicure descritte come “inaccettabili… intollerabili” dalla Casa Bianca. Questa è la lenta realizzazione della minaccia fatta molti anni fa dagli Stati Uniti di far ritornare il Pakistan “all’età della pietra”. Il presidente afgano Karzai ha avuto riunioni segrete con il servizio segreto pachistano (ISI), dove quest’ultimo auspicava un avvicinamento tra la sua fazione e la rete jihadista, patrocinata dall’ISI, di Sira-juddin Haqqani[6] concedendo a questi il sud dei Pashtun e consolidando Karzai a Kabul (gli Stati Uniti non erano presenti a queste trattative).

Sull’esempio del Grande Gioco tra Gran Bretagna e Russia più di cento anni fa, il Pakistan guarda alla piccola ma significativa, presenza dell’India in quello che loro chiamano il loro cortile con la paura e l’orrore di un imperialismo minacciato. Questo pericolo è sottolineato in un rapporto di Matt Waldmen dell’Harvard Carr Center, che documenta come l’ISI “orchestra, sostiene e influenza fortemente (i talebani)…(ed è ) rappresentato come partecipante o osservatore nel consiglio del comando supremo talebano, il Quetta Shura”. Come dice William Dalrymple nel The Guardian del 2 luglio 2010, l’Afganistan si sta trasformando in una guerra per procura tra India e Pakistan.

Dietro al Pakistan, la Cina si apposta nell’ombra e negli affari geostrategici in gioco, particolarmente nel confronto con l’Iran, Stati Uniti e forze britanniche hanno via libera lungo il confine afgano-iraniano. Quest’ultimo elemento è uno delle “utilità” della presenza americana in Afghanistan. Ci sono ulteriori tensioni all’interno della stessa ISAF/Nato; disaccordi ed azioni unilaterali che coinvolgono Germania, Francia, Olanda, Canada rispetto alla “politica” degli Stati Uniti che dimostrano la tendenza verso il caos imperialista dentro e fuori lo stesso Afghanistan.

Iraq: la guerra continua

A questo proposito la guerra in Iraq è istruttiva. Il Presidente Obama, che la chiamò “una guerra muta”, ha detto ora che lui l’ha portata ad “una fine responsabile... come promesso e nei tempi previsti”. Chiaramente questo è una novità per la popolazione dell’Iraq dove molti civili stanno vivendo in intollerabili condizioni spaventose e stanno morendo più che in Afganistan. Dopo 5 mesi dalle elezioni “democratiche” in Iraq non c’è ancora un governo che funziona; e, dal nulla, al-Qaeda ora si è fortemente installata qui. In ogni caso gli Stati Uniti non lasceranno l’Iraq così presto ma semplicemente si ritireranno dentro le loro fortezze.

Come Seumus Milne mostra nel The Guardian del 5 agosto, almeno 50.000 soldati degli Stati Uniti (più le forze britanniche e decine di migliaia di mercenari) rimarranno in 94 basi, “stando il allerta, addestrando... provvedendo alla sicurezza e mettendo in atto misure di antiterrorismo”. Nei fatti, come Milne chiarisce, c’è un “afflusso” di mercenari con “presenza durevole” in Iraq. Qui le uccisioni e la tortura sono ancora comuni, la salute e l’istruzione sono peggiorati, così come la posizione delle donne; millecinquecento posti di controllo dividono la capitale e gli iracheni che protestano nelle strade sui frequenti tagli di elettricità vengono identificati come “hooligan” e attaccati dalle truppe irachene. Se la guerra in Iraq è stata un monumentale e cruento fallimento da parte degli Stati Uniti e dell’imperialismo britannico, questi non solo vi sono ancora molto implicati ma ora si ritrovano impantanati in un caos ancora più sanguinario ed irrazionale in Afghanistan, che ha implicazioni anche più pericolose per l’intera regione ed oltre.

Baboon, 12-8-2010



[1] organizzazione internazionale che pubblica sul proprio sito documenti coperti da segreto, https://wikileaks.org/

[2] L’Inter-Services Intelligence (o ISI) è la più importante e potente delle tre branche dei servizi di Intelligence del Pakistan.

[3] Questo Hekmatyar è ben conosciuto come massacratore. Gli è stato dato aiuto e addestramento dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna nel 1980 e ha avuto colloqui con ufficiali britannici a Whitehall, sede del governo. I britannici addestrarono Hekmatyar nel condurre operazioni segrete nelle repubbliche mussulmane dell’Unione Sovietica.

[4] Gente stipendiata dalle cosiddette Compagnie militari private, cioè vere e proprie imprese che forniscono consulenze, servizi speciali militari e naturalmente “mano d’opera” agli Stati in guerra

[5] Letteralmente “controllo coraggioso”, cioè astenersi dall’aprire il fuoco in situazioni di pericolo . per evitare i cosiddetti “danni collaterali” (90 civili uccisi per errore in 5 mesi, ad esempio!).

[6] Haqqani è un signore della guerra della rete terroristica dell’Harkat-ul-Mujahideen (HUM). Il Pakistan l’ha appoggiato anche nella sua guerra per procura contro l’India in Kashmir. La Gran Bretagna ha offerto aiuto sottobanco all’HUM in passato e ci sono rapporti che dicono che la GB è stata coinvolta in unità di questo gruppo che sono state spedite per combattere nell’ex-Iugoslavia e nel Kosovo negli anni novanta. Molti combattenti dell’HUM hanno ricevuto aiuto indiretto dalla Gran Bretagna. Due dei quattro attentatori londinesi sono stati addestrati in campi del Pakistan controllati dall’HUM.

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