Rafforzamento poliziesco. La borghesia si prepara ad affrontare la classe operaia

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La presenza dei militari nelle nostre città e nei luoghi “a rischio”, come le discariche in Campania, non è affatto una prerogativa del “destro” governo Berlusconi, ma corrispondono alla maggiore attenzione che la borghesia sta portando a livello internazionale sul piano del rafforzamento del suo arsenale destinato a controllare ed affrontare la popolazione ed in particolare la classe operaia.

Per questo pubblichiamo l’articolo che segue tratto dalla nostra stampa in Francia, che, pur riferendosi nello specifico alle ultime misure prese dal governo francese in questo campo, illustra bene la tendenza generale alla quale sarà confrontato il proletariato in ogni paese.

In quasi tutti i paesi, in particolare dove i proletari sono più numerosi e concentrati, i mezzi ed i dispositivi di sorveglianza sono aumentati brutalmente, sempre accompagnati dalle più innovative tecnologie.

Una delle priorità adottate è la sorveglianza nelle strade e nei luoghi pubblici. Questa questione appare bruciante in Francia perché questa ha accusato un relativo ritardo rispetto alle misure adottate dai suoi vicini anglosassoni.

Più sorveglianza e rafforzamento del controllo poliziesco

E’ stato rilanciato il progetto di triplicare il numero delle videocamere di sorveglianza che permette, da ora al 2009, di passare da 340.000 videocamere già operanti a 1 milione in tutti i luoghi pubblici. Ufficialmente è la Gran Bretagna a detenere il record in questo campo: solo a Londra più di 400.000 videocamere! Ora quest'ultima sta progettando di modernizzare il suo parco installando in un certo numero di luoghi “videocamere intelligenti”. Queste, essendo capaci di zumare per più di un chilometro di distanza, di intensificare la luce ed essendo provviste di radiazioni infrarosse, sono destinate a rilevare ed analizzare situazioni che “turbano l’ordine pubblico”. Esse fanno sempre più ricorso alle tecniche biometriche di identificazione. Il dispositivo per localizzare le persone (person tracking unit) dell’IBM, già operativo, permette di scansionare delle etichette portati da elementi immersi in una folla per seguirne i movimenti nei luoghi pubblici. Dei veicoli mobili della polizia sono già dotati di alta tecnologia – Automatic Number Plate Recognition – che permette contemporaneamente, su di una data area, di leggere tutte le targhe, fotografarle, localizzarle attraverso il GPS ed inviare tutte le coordinate ad un archivio informatico centralizzato per prendere informazioni[1]. Oltre a seguirne le tracce, è possibile conoscere in anticipo la residenza di chi non ha pagato l’assicurazione, non ha fatto la revisione, ecc. In materia di telefonia mobile, la Danimarca e la Svezia stanno per commercializzare un cellulare GPS che permette “di spiare i propri amici”! In Australia, il decreto governativo “telecommunication act”, autorizza le agenzie di sicurezza a sorvegliare le telefonate degli impiegati. Alcune imprese non si fanno scrupoli a controllare le mail dei loro salariati e di spiarli sul posto di lavoro. Esiste dunque tutta una strategia industriale e statale che permette in modo insidioso di fare accettare questa logica totalitaria di sorveglianza alla popolazione, a partire dai più giovani[2]. È per tale motivo, ad esempio, che nelle scuole e nei licei cominciano a fiorire apparecchiature che si richiamano a dati biometrici (nelle mense, ecc.) o archivi[3] che permettono di braccare extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno o “delinquenti”.

Insieme ad uno sviluppo del controllo poliziesco, assistiamo contemporaneamente a controlli incrociati di dati tra archivi diversi ed alla cooperazione europea ed euro-atlantica per la condivisione di dati che contengono informazioni intime sulla vita privata delle persone.

È in quest'ottica che la Francia prende in considerazione la realizzazione di un nuovo archivio, denominato col dolce nome di Edvige. Questo nuovo archivio, nato da una delibera apparsa sulla gazzetta ufficiale il primo luglio, corrisponde alla volontà di unire gli archivi della RG e della DST (due servizi segreti francesi). Lo scopo è di “centralizzare ed analizzare le informazioni su individui, gruppi, organizzazioni ed enti morali che, a causa della loro attività individuale o collettiva, possono attentare all’ordine pubblico”. Da ora le persone saranno prese di mira già a 13 anni! Nei fatti questo archivio non fa che ufficializzare una pratica già sperimentata ricopiando l’archivio Christina (centralizzazione delle informazioni interne per la sicurezza del territorio e gli interessi nazionali), classificato come “difesa segreta”, nei fatti vero centro dati su persone schedate, inclusi i loro parenti e conoscenti[4].

Tutto ciò dimostra che è già largamente in funzione un “centro di osservazione” in vista di reprimere i militanti e le organizzazioni del proletariato. Il nuovo archivio Edvige non fa che ufficializzarlo e rafforzarlo!

In realtà esistono ufficialmente 37 archivi tra cui quello sulle impronte genetiche FNAEG[5]. Creato nel 1998 per reprimere i reati sessuali, questo dal 2003 divenne un archivio per “l’identificazione criminale”. Un archivio che si è voluto estendere agli immigrati per “facilitare il riavvicinamento famigliare”!

Una tale volontà di controllo assoluto ed una tale paranoia esprimono la realtà di una società in declino, minacciata da ogni parte dalle convulsioni della sua crisi con le tensioni sociali che l’accompagnano. È questa tendenza al capitalismo di Stato, divenuta da un secolo praticamente universale, che ha permesso allo Stato di appropriarsi di tutta la vita sociale dotandosi di mezzi che fanno venire i brividi per vedere tutto e conoscere tutto” (motto di Sarkozy, ex - primo sbirro della Francia)

Una minaccia diretta contro la classe operaia

Naturalmente è in nome della “minaccia terrorista” e “della protezione del cittadino” che in questi ultimi anni, soprattutto dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 a New York, gli Stati hanno adottato misure di controllo senza precedenti, superando di gran lunga la fantasia di G. Orwell in 1984. Sfruttando fino alla nausea lo choc brutale dell’attentato, la borghesia ed i suoi media hanno saputo sfruttare abilmente l’emozione e l’indignazione legittime delle popolazioni per rafforzare tutto un arsenale repressivo con “leggi liberticide”. Tuttavia le evidenti menzogne della cricca di Bush ed il fallimento palese degli Stati Uniti in Iraq rendono più difficile la giustificazione delle misure di controllo poliziesco suscitando interrogazioni e preoccupazioni. Giù la maschera! Appare sempre più ovvio che ad ossessionare la borghesia è, nei fatti, la difesa de “l’ordine pubblico”, cioè il mantenimento della dittatura del capitale di fronte ai movimenti sociali. Questo timore del proletariato, delle “classi pericolose” non è nuovo e risale alle origini degli scontri tra proletari e borghesi. Fin dal 1803 Napoleone è stato il primo ad imporre il “libretto operaio” per controllare gli spostamenti e sorvegliare i proletari combattivi. Come per il passato, ma con dei mezzi più moderni, la borghesia si prepara oggi a reprimere le lotte operaie. Dal 2003, con lo sviluppo della lotta di classe a livello internazionale, la borghesia è davvero all’erta. Oggi, nel momento in cui il mondo intero sta entrando in recessione e la crisi economica diventa più profonda, la borghesia sa che gli attacchi brutali e massicci che assesterà non possono che spingere i lavoratori a reagire di nuovo. Già durante gli scioperi studenteschi contro il CPE nel 2006 e durante lo sciopero degli studenti e dei ferrovieri dello scorso autunno, i media hanno criminalizzato gli scioperanti e le forze dell’ordine (borghese) non hanno esitato a moltiplicare le intimidazioni ed usare la violenza. Tutto questo per dissuadere e sfiancare la lotta. Nella stessa logica, gli studenti scioperanti arrestati e giudicati sono stati oggetto di invettive estremamente violente da parte del procuratore della repubblica che li accusava di essere “criminali”. Un preside dell’università li aveva addirittura accusati di essere “khmer rossi”! Quanto ai ferrovieri in lotta, quante volte abbiamo sentito dire che erano “sequestratori di ostaggi”? In breve, dei “terroristi”!

Non ci ha sorpreso sentire quest’estate il ministro dell’immigrazione, B. Hortefeux, etichettare la reazione degli extracomunitari senza permesso di soggiorno, parcheggiati in quelle infami prigioni che sono i centri di ritenzione amministrativi (CRA), col termine di “macchinazione” perpetrata da “agitatori” e “provocatori”. Cercando capri espiatori, braccando militanti ed elementi combattivi, questo signore “ha chiesto alle forze di sicurezza di essere estremamente vigili”[6]. Tutto questo clima intorno alla sicurezza alimentato da tempo, sostenuto dalla destra, dalla sinistra e dai media, punta soprattutto alle periferie operaie. La militarizzazione ed il controllo dei quartieri popolari sono d’altra parte apertamente predicati dal “libro bianco” della difesa nazionale. Si sa che la borghesia è esperta nell’infiltrare con i suoi agenti le manifestazioni, che osserva i militanti e sorveglia permanentemente le organizzazioni. Adesso può perfezionare questa attività aumentando il numero delle videocamere urbane e usando congegni come i droni (ricognitori telecomandati). Questi ultimi sono mezzi leggeri per una sorveglianza aerea dei dimostranti. Silenziosi e non rilevabili, muniti di videocamere, sono capaci di zumare gruppi di persone o semplici individui. La sperimentazione ha avuto già luogo a Saint-Denis, attorno allo Stadio di Francia, soddisfacendo pienamente gli sbirri. Un macchinario come il drone chiamato Elsa è destinato, e non abbiamo alcuno dubbio, ad effettuare numerose uscite durante le prossime dimostrazioni di strada. Non bisogna illudersi, è proprio di fronte alla contestazione ed alle minacce di scioperi massicci che la borghesia affila le sue armi!

Di fronte a questa intensa preparazione della borghesia il proletariato deve prendere coscienza che può contare solo sulla sua forza collettiva e la sua lotta. È necessario prendere coscienza che se, individualmente, ognuno di noi si sente molto vulnerabile di fronte ad un arsenale tecnologico mostruoso, questo stesso arsenale diventa impotente di fronte ad una risposta di massa e cosciente della classe operaia. Non lasciamoci intimidire! Ancora una volta, il “Grande Fratello” non è che il volto orrendo di una classe sociale agonizzante, paranoica perché completamente impotente di fronte alle contraddizioni che minano il suo barbaro sistema economico.

WH (14 agosto)


[2] Un corrispondente del gruppo delle industrie d’interconnessione dei componenti e dei sottoinsiemi elettronici (GIXEL) definisce nel suo “libro blu” che è necessario “condizionare le popolazioni alla biometria ed al controllo cominciando fin dalla più giovane età”.

[3] Oltre all’attuazione di “dossier base degli allievi”, bisogna denunciare una “operazione sperimentale” condotta ultimamente nella scuola elementare di Monein che ha provocato la reazione degli insegnanti. Tra le domande altamente pedagogiche del questionario d’ingresso il bambino poteva leggere: sei nato in Francia? Tua madre è nata in Francia? Tuo padre è nato in Francia? Che lingua si parla a casa tua? Abitualmente chi vive in casa con te?”.

[4] Vedi il sito www.lemonde.fr

[6] www.liberation.fr, 9 agosto 2008.