Guadalupe, Martinica, La Réunion: perché la borghesia ha fatto marcia indietro?

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Di fronte ai movimenti di sciopero che hanno scosso il Guadalupe, la Martinica e, in misura minore, La Réunion, lo Stato francese ha dovuto alla fine retrocedere cedendo a quasi tutte le rivendicazioni operaie. In Guadalupe, gli accordi “Jacques Bino” (dal nome del sindacalista assassinato durante le sommosse di fine febbraio) firmati il 26 febbraio, ed il testo generale siglato il 5 marzo, prevedono un aumento di 200 euro per i salari più bassi ed integrano le 146 rivendicazioni dell’LKP1 sul potere d’acquisto (prezzo del pane, assunzione di insegnanti …). In Martinica è stato fatto un accordo simile il 10 marzo, che comprende anche qui un aumento per gli stipendi bassi e le 62 rivendicazioni del “Collettivo del 5 febbraio”2. A La Réunion la situazione è più sfumata. Nel momento in cui scriviamo, l’accordo proposto dallo Stato (150 euro per i salari più bassi e cose vaghe sulle 62 rivendicazioni del movimento) non è stato ancora firmato dal COSPAR3. Le discussioni sono ancora in corso. Comunque sia, l’andamento dei negoziati indicano un certo indietreggiamento della borghesia francese.

Perché la borghesia ha ceduto così? Di cosa ha avuto paura? Gli operai di queste isole come sono riusciti a strappare queste misure? Quale è stata la forza di questo movimento? Rispondere a tutte queste domande significa prepararci meglio per le lotte future.

La forza del movimento nelle Antille

E’ evidente che la prima espressione di forza della lotta nelle Antille è stata la grande combattività. Per 44 giorni in Guadalupe e 38 giorni in Martinica, la classe operaia si è mobilitata massicciamente, paralizzando l’insieme dell’economia. Le fabbriche, i porti, il commercio …, tutto è stato bloccato4.

Una lotta così lunga ed intensa è stata possibile non solo per la rabbia di fronte alla povertà crescente, ma anche per un profondo sentimento di solidarietà. La prima manifestazione in Guadalupe, il 20 gennaio, aveva riunito 15.000 persone. Tre settimane più tardi, il numero dei manifestanti superava i 100.000, quasi un quarto della popolazione! Questo sviluppo enorme si spiega in particolare per la permanente ricerca della solidarietà operaia. Gli scioperanti hanno fatto di tutto per estendere velocemente la lotta: fin dal 29 gennaio “gruppi di operai sobillatori” hanno regolarmente percorso Pointe-à-Pitre e la sua periferia, strada per strada, fabbrica per fabbrica, per portarsi dietro una parte sempre più larga della classe operaia e della popolazione.

La seconda espressione di forza è stata la presa in mano della lotta da parte degli stessi operai. E’ vero che l’LKP ha giocato un ruolo importante, redigendo la piattaforma delle rivendicazioni e conducendo tutti i negoziati. Ma è completamente falso ciò che affermano i media e cioè che il tutto sarebbe successo perché la classe operaia avrebbe obbedito ciecamente all’LKP e seguito Elie Domota, il leader carismatico! In realtà sono stati gli operai, e non i leader sindacali, a condurre la lotta! L’LKP si è costituito solo per inquadrare meglio e canalizzare questo malcontento in modo da evitare che questa presa in mano delle lotte da parte degli stessi operai andasse oltre i desideri della borghesia. Nei fatti uno degli elementi cruciali di questo movimento in Guadalupe è stata la diffusione pubblica dei negoziati tra l’LKP e lo Stato attraverso la radio e la televisione. Nella cronologia degli avvenimenti stabilita dall’LKP5 possiamo leggere “Sabato 24 gennaio: Grande manifestazione nelle strade di Point-à-Pitre 25.000 manifestanti. Invito ai negoziati con tutte le parti alle 16,30 al World Trade Center. […] Discussione aperta sull’accordo di metodo. Presenza eccezionale di Canal 10 che trasmette in breve differita” (sottolineato da noi). L’indomani un nuovo grande corteo raggruppava 40.000 persone! Questa diffusione dei negoziati ha galvanizzato i manifestanti perché dimostrava che questa lotta apparteneva a loro e non era solo nella mani degli “esperti sindacali” che negoziano nell’ombra e segretamente negli uffici statali. Questa diffusione pubblica ed in diretta dei negoziati (su Canal 10, RFO e Radyo Tambou) è andata avanti per tutta la settimana successiva, fino al 5 febbraio. In tale giorno, il segretario di Stato Yves Jégo, vedendo come si svolgeva la lotta e comprendendo il reale potenziale pericolo per la sua classe, ha chiesto la cessazione immediata di queste diffusioni in diretta. L’LKP si è limitato ad emettere una debole protesta perché in effetti questo “collettivo”, data la sua natura sindacale, si trova anche lui molto più a suo agio a negoziare segretamente tra “esperti”, (il che prova che all’inizio ha accettato questa trasmissione pubblica e diretta solo per la pressione operaia).

Questo movimento dunque ha avuto una grande forza intrinseca, ma ciò non basta a spiegare l’arretramento fino a questo punto dello Stato francese e “la concessione” di un aumento di 200 euro per i salari più bassi. Inoltre, la borghesia ha anche ceduto a La Réunion dove il movimento si era molto indebolito. Infatti, i sindacati, attraverso il collettivo COSPAR, erano riusciti in parte a sabotare il movimento chiamando a manifestare il 5 marzo, giorno della fine dello sciopero generale in Guadalupe, insistendo proprio sul fatto che loro non seguivano il modello “del movimento antilliano” (le Point del 4 marzo). Il collettivo si era così assicurato l’isolamento di questo sciopero. Ed infatti, senza la locomotiva della lotta in Guadalupe, le manifestazioni del 5 e 10 marzo saranno delle semi-sconfitte, con una mobilitazione ben al di sotto delle aspettative (rispettivamente circa 20.000 e 10.000 persone). E tuttavia, lo Stato francese ha ceduto anche qui. Perché?

La collera e le combattività operaie si sviluppano in tutti i paesi

La mobilitazione nelle Antille ed a La Réunion si inscrive in un contesto internazionale di sviluppo della combattività operaia.

In Gran Bretagna, per esempio, a fine gennaio è esploso uno sciopero alla raffineria del gruppo Total di Lindsey. Dopo avere tentato invano di dividere gli operai tra “inglesi” e “stranieri” ed al contrario, di fronte all’unità degli scioperanti (in queste manifestazioni ci sono stati slogan tipo “Centrale elettrica di Langage - Gli operai polacchi hanno raggiunto lo sciopero: Solidarietà” o “Proletari di tutto il mondo, unitevi!”) la borghesia ha dovuto, anche lì, fare marcia indietro annullando la prevista soppressione di posti di lavoro ed annunciando la creazione di 102 nuovi posti6.

La borghesia dunque, a livello internazionale, non ha nessuna voglia di assistere ad una lotta che tende ad estendersi e diffondersi agli operai degli altri paesi, soprattutto se questa lotta si dota di metodi come l’estensione attraverso cortei che vanno fabbrica per fabbrica, l’organizzazione autonoma delle lotte ed il controllo dei negoziati attraverso la loro diffusione via radio …

E ciò è ancora più vero in Francia. Lo Stato francese ha ceduto così velocemente a La Réunion perché era prevista una grande manifestazione nella metropoli il 19 marzo. Per la classe dominante era imperativamente necessario che tutta questa storia di sciopero generale nei DOM (Domini d’oltremare) avesse fine per evitare che potesse ispirare troppo gli operai in Francia. Il giornale Liberation ha espresso chiaramente questa paura della borghesia francese in un articolo del 6 marzo: “Contagio. A Parigi, questa “rivolta” che ha colpito i dipartimenti di oltremare è stata male compresa dal potere. Salvo da Yves Jégo che ha saputo rapidamente esprimersi. Ma, per timore del contagio, Nicolas Sarkozy e François Fillon hanno invece tergiversato … finendo poi con l’aprire la borsa dello Stato”7.

La vera vittoria è la lotta stessa

Certamente la lotta nei DOM ne è uscita vittoriosa. L’aumento di 200 euro per i salari più bassi è una cifra non trascurabile. Tuttavia non bisogna farsi illusioni, le condizioni di vita della classe operaia nelle isole, come dovunque, continueranno inesorabilmente a deteriorarsi.

Infatti la borghesia già tenta di mettere in discussione alcuni degli accordi firmati. Sui 200 euro di aumento, 100 devono essere versati dallo Stato, 50 dalle collettività territoriali e 50 dal padronato. Ora, il Medef8 ha già annunciato che verserà solo una parte degli aumenti (in più, secondo i rami ed i settori) proprio come le collettività. In quanto allo Stato, il suo impegno alla fine non vale che per due anni! Come aveva detto l’ex ministro Charles Pasqua, “le promesse impegnano solamente quelli che le ascoltano”; il cinismo e l’ipocrisia della classe dominante sono ormai lampanti in questo ambito.

Sotto i colpi della crisi, la povertà continuerà a svilupparsi. Gli aumenti dei salari, se sono effettivi oggi, saranno annullati velocemente dal rialzo dei prezzi. E già per il 2009, in Martinica, è prevista la soppressione di 10.000 posti di lavoro.

La vera vittoria di questo movimento sta nella lotta stessa! Queste esperienze sono altrettante lezioni per preparare le lotte future e rafforzare la forza degli sfruttati: la loro unità, la loro solidarietà e la fiducia di essere capaci di prendere le lotte nelle proprie mani.

Pawel, 26/3/2009

1. Il LKP (Lyannaj kont profitasyon - Unione contro il sovra sfruttamento) è il collettivo che raggruppa 49 organizzazioni sindacali, politiche, culturali ed associative che hanno stabilito fin dal 20 gennaio la piattaforma rivendicativa.

2. Collettivo costruito sul modello del LKP fin dall’inizio del movimento in Martinica, il 5 febbraio. Raggruppa 25 organizzazioni sindacali, politiche e culturali.

3. COSPAR: Collettivo di organizzazioni sindacali, politiche ed associative di La Réunion, raggruppa 46 organizzazioni.

4. Leggi il nostro articolo redatto durante la lotta Antilles : La lutte massive nous montre le chemin!” alla pagina francese del nostro sito

5. Fonte: www.lkp-gwa.org/chronologie.htm

6. “G.B. Scioperi nelle raffinerie di petrolio e nelle centrali elettriche: gli operai cominciano a fare i conti con il nazionalismo”, Rivoluzione Internazionale n.159; “Scioperi alle raffinerie in G.B.: un esempio eclatante di manipolazione delle informazioni da parte della borghesia”, ICC online sul nostro sito web.

7. Fonte: http ://www.liberation.fr/politiques/0101513929-la-societe-guadeloupeenne-entre-....

8. Organizzazione padronale chiamata Movimento delle imprese di Francia.

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