Francia: dietro la maschera democratica, il vero volto della repressione statale

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Pubblichiamo qui un articolo della nostra sezione in Francia di denuncia della repressione che il “democratico” Stato francese ha scatenato contro gli studenti in lotta contro una legge che riforma la possibilità di accesso all'Università. Un esempio della vera natura dello Stato e della democrazia borghese.

Abbasso la repressione poliziesca! Abbasso la brutalità delle forze dello Stato capitalista! Il governo non ci è andato leggero nella repressione brutale degli studenti mobilitatisi contro la legge Vidal che riforma gli accessi  agli studi universitari:  Bordeaux, Montpellier, Lille, Nantes, Strasburgo, Nanterre, Parigi, Grenoble, Metz, Nancy, Tolosa  ed altri centri la lista delle facoltà dove, dall'inizio di marzo alla fine di aprile,  si sono scatenati i brutali interventi dei CRS (celerini) “al fine di liberare gli accessi all'insieme dei locali universitari” e  di “procedere alla evacuazione degli immobili occupati illegalmente”, con il loro seguito di ferite da manganello, fermi ed arresti.

L'ossessione dell'ordine

Il controllo poliziesco crescente, con i rastrellamenti della polizia e anche dell'esercito nei campus, lo spiegamento dei CRS e l'uso della forza repressiva nel recinto delle università non sono certo una novità, ma quello che è inedito nella situazione attuale dal 1968, è la presenza e il carattere sistematico dell'intervento brutale della polizia. Insulti, minacce e gesti di vandalismo, ogni cosa era buona per reprimere ed intimidire per dissuadere i manifestanti dal partecipare alla lotta. Questo corrisponde alla volontà arrogante dell'attuale governo e dei partiti dell'ordine di piegare i lavoratori e i futuri lavoratori, tutti gli sfruttati, alle necessità dell'economia nazionale e alle leggi del capitale. Gli studenti che protestano, come gli operai che difendono le loro condizioni di vita o di lavoro, o che lottano contro la perdita del posto di lavoro, non sono, per loro (e per la borghesia) che dei “fautori di disordine” che bisogna rimettere in riga o ridurre al silenzio utilizzando la forza e la brutalità[1], e questo in nome della legalità democratica e dello “Stato di diritto” che deve essere ristabilito “ovunque” e “in particolare nelle facoltà” (G. Collomb, ministro dell'interno)

Ciò facendo l'attuale governo agisce rispetto ai lavoratori e agli studenti come degno figlio della borghesia francese che non è mai riuscita a digerire il Maggio '68. Se Sarkozy aveva sognato di mettere fine allo “spirito del Maggio '68”, Macron si vanta di riuscirci lui, riutilizzando e riabilitando il manganello.

Il governo Macron si afferma come potere forte, che fa regnare l'ordine, fino nella ZAD di Notre Dame des Landes[2], un luogo dove le scene degne di un campo di battaglia servono a seminare il terrore. Un giovane ha avuto la mano distrutta in seguito all'uso di vere armi da guerra da parte dello Stato e dei suoi sbirri.  La violenza e la brutalità sono così salite di intensità, in particolare con l'uso di mezzi potenziati, come la granata offensiva GLI-F4 (granata a lacrimazione immediata o granata assordante) che è regolarmente denunciata per la sua pericolosità.  L'obiettivo è chiaramente quello di terrorizzare e paralizzare quante più persone è possibile e di isolare quelli che cercano di opporsi alla politica governativa di attacchi in corso e a venire.

Su tutti i piani lo Stato rafforza il suo arsenale repressivo, rendendo permanente lo stato d'emergenza, o con la legge anti-radicalizzazione che lungi dal riguardare unicamente il terrorismo punta anche esplicitamente tutto quello che è suscettibile di mettere in discussione la democrazia borghese e il suo Stato, in particolare i movimenti della classe operaia e le sue minoranze politiche.

L’estrema destra, forza di supporto dello Stato democratico

Oltre ad essersi dovuti confrontare con l'arsenale classico dei professionisti del sabotaggio delle lotte (i sindacati) e con la repressione poliziesca, gli studenti in lotta contro la legge Vidal hanno anche dovuto far fronte al riapparire delle provocazioni e delle intimidazioni provenienti dall'estrema destra. A metà marzo, secondo l'AFP, “il liceo autogestito di Parigi è stato preso di mira da militanti del GUD (un sindacato studentesco di estrema destra, noto per la sua violenza), armati di sbarre di ferro, che hanno (…) aggredito due alunni”. Il 26 marzo, a Lille, “una Assemblea Generale degli studenti alla Facoltà di legge è stata disturbata da un piccolo gruppo di estrema destra”, secondo Liberation. Il 4 aprile “scaramucce sono scoppiate nel campus di Tolbiac quando un gruppo di giovani con i caschi, armati di mazze da baseball, hanno lanciato oggetti contro gli studenti e i militanti che bloccano il sito” (Europa 1). A Tours, il 17 aprile, “una liceale è stata aggredita con un coltello da 3 uomini incappucciati (…) aggressori che farebbero parte delle gioventù monarchiche” (Nouvelle Republique).

Nell'attuale situazione storica e nel contesto della volontà del governo di “ripresa in mano sociale”, le carogne di estrema destra, che hanno in odio ogni forma di rimessa in discussione della conservazione sociale, si sentono chiamate in gioco. Ma, soprattutto, lo Stato democratico ha sempre saputo, come mostrato da tanti esempi storici, incoraggiare sotto mano, manipolare e mettere a profitto, secondo i suoi bisogni, l'azione di gruppi che possono costituire una forza di appoggio o specializzarsi nella repressione dei movimenti sociali[3]. Lo sgombero della facoltà di Montpellier il 22 marzo ha rivelato questa connivenza: in effetti sono il decano e almeno un complice, professore alla Facoltà di legge, che hanno organizzato l'intrusione e l'intervento di sgherri incappucciati e armati di bastoni a fianco dei vigilanti della facoltà per disperdere una Assemblea Generale di studenti. “La polizia che è arrivata rapidamente sul posto non ha proceduto all'arresto delle persone incappucciate armate di mazze di legno. Non li ha nemmeno identificati. Per meglio dire, li ha gentilmente accompagnati fuori per farli rientrare a casa. Che ruolo ha giocato veramente la polizia in questa situazione? Che ruolo ha giocato la prefettura?”[4]. Poi, prima che la verità si imponesse grazie ai filmati postati sulle reti sociali, le autorità non hanno esitato a mentire per soffocare e coprire l'accaduto, “la prefettura, dal canto suo, [ha parlato] di 'scaramucce fra studenti' all'interno della facoltà, precisando che la polizia era intervenuta all'esterno nel quadro di un 'turbamento dell'ordine pubblico' e per soccorrere 3 feriti” (L'OBS). Poi, per dissolvere gli effetti disastrosi dell'evidenza della collusione tra le autorità e gli ambienti di estrema destra i due uomini di paglia dello Stato sono (con gran dispiacere) stati indagati con la promessa del ministero di “conseguenze giudiziarie” e che “sarà fatta chiarezza”. Ecco come lo Stato gioca affidando gli affari sporchi ai suoi servitori con la complicità della polizia e scaricando le colpe sui sottoposti quando è in difficoltà!

La chiusura nella trappola antifascista

Più in generale le provocazioni dell'estrema destra fanno pienamente parte della strategia repressiva dello Stato. Per le Assemblee Generali degli studenti, ostaggi della strategia di divisione della “convergenza delle lotte” dei sindacati e dei partiti di sinistra, sempre più isolate e minoritarie, private della solidarietà attiva del resto della classe, le aggressioni di cui, parallelamente, sono state vittime sono servite ad accentrare l'attenzione sulla violenza, sul “pericolo fascista” e a fare in maniera che il movimento (in particolare a Parigi) si riducesse, o sembrasse ridursi, ad uno scontro fra gruppi di estrema sinistra ed estrema destra. E la prima vittima è stata la lotta stessa, poco a poco distolta dal suo obiettivo iniziale di risposta ad un attacco statale e di sviluppo della necessaria riflessione sui mezzi per farvi fronte. Alla fine il governo è riuscito a disaggregare, discreditare il movimento e a trovare un pretesto per legittimare la repressione legale: “Adesso assistiamo a un ritorno di una certa estrema sinistra e di una certa estrema destra, che cercano di scontrarsi” ha aggiunto Vidal. “Il risultato sono state le scaramucce [a Tolbiac] che fortunatamente sono state spente dall'arrivo delle forze di polizia intervenute rapidamente” (Europa 1). Il movimento poteva così essere liquidato con la scusa di “ripulire le facoltà” dai “professionisti di disordini di ogni tipo” in nome della difesa del diritto e dei valori repubblicani “contro gli estremisti”.

E' nello scontro fra le classi che lo Stato democratico borghese rivela il suo vero volto e la sua natura repressiva. Lo Stato democratico non è che lo strumento più efficace della dittatura della borghesia per imporre e difendere il suo ordine sociale di oppressione e di sfruttamento. Come dimostra la sua pratica su tutti i piani, e ancora di più quando esso affronta il proletariato e la lotta delle classi, tutti i mezzi ufficiali e occulti sono buoni e ogni colpo è permesso contro il suo nemico di classe, e non esiste un limite fra legalità e illegalità.

La classe operaia dovrà quindi inevitabilmente, anche essa, usare la violenza contro questo nemico di classe. Ma la natura di questa violenza sarà radicalmente differente, opposta al terrore di Stato come dal vandalismo dei blak-bloc. Essa non sarà quella di una vendetta repressiva o cieca e nemmeno volta alla distruzione in sé dei beni materiali. Essa sarà al contrario una violenza liberatrice, quella di una forza sociale di massa e cosciente, desiderosa di abolire l'ordine del capitale per mettere fine allo sfruttamento[5]. Nel suo movimento di emancipazione contro un sistema, la classe operaia non deve avere nessuna illusione rispetto alla borghesia e al suo Stato. Questo è e sarà il suo nemico più impietoso.

Scott, 25 mai 2018

 

[1] Bisogna dire che una dimostrazione di forza” di tale portata è stata possibile solo a causa della grande debolezza del movimento.

[2] Zona occupata da agricoltori ed attivisti per impedire la costruzione del nuovo aeroporto di Nantes

[3] Vedere i nostri articoli di denuncia del ruolo giocato dai “razzialisti”: Le racialisme (Première partie): d’où vient-il et qui sert-il?

[4] Comunicato dell'intersindacale

[5] Per meglio capire la nostra posizione su quello che è la violenza della classe operaia, leggere il nostro articolo “Terrore, terrorismo e violenza di classe” (disponibile in forma cartacea in italiano), e il libro di Engels “Il ruolo della violenza nella storia”.

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