Berlusconi, la “sinistra” e la disillusione dei proletari

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Sono ormai passati due mesi pieni dalle elezioni politiche 2008 che hanno decretato l’espulsione dal parlamento italiano di qualunque rappresentanza di partiti di “sinistra borghese” (verdi, Rifondazione, ecc.) ed è venuto il momento di fare un bilancio “a freddo”, una volta digerito almeno in parte il clamore dell’evento.

Nell’editoriale dello scorso numero del giornale mettevamo in evidenza che “… dal punto di vista psicologico questo fatto ha scosso molta gente. Subito dopo le elezioni c’erano tanti che si domandavano: “e adesso …?”. Altre persone, più o meno “di sinistra”, invece si interrogavano sull’accaduto e se la prendevano “con gli altri”, quelli che si erano astenuti o che avevano votato a destra, se le cose erano andate in un certo modo.

Nello stesso articolo facevamo inoltre la previsione che “il ruolo di falsa opposizione che la sinistra ha finora giocato in parlamento sarà espresso d’ora in poi nelle piazze, tanto più che adesso al governo ci sta un Berlusconi contro il quale si può dire quello che si vuole perché sembra fatto apposta per lasciare sfogare liberamente i proletari.” In questo articolo ci proponiamo di esaminare come è evoluta la situazione.

1. Il governo Berlusconi mostra i muscoli

Dalle prime mosse del 4° governo Berlusconi si è percepita un’atmosfera nuova, quella impressa da un governo di destra convinto e deciso ad essere tale. Le prime dichiarazioni lo avevano annunciato e le misure prese rispetto all’utilizzo dei militari per fare fronte alla questione sicurezza, all’introduzione del reato di clandestinità per contrastare l’immigrazione clandestina e la totale militarizzazione degli impianti di discarica come deterrente contro le proteste sociali lo hanno pienamente confermato. E’ chiaro che Berlusconi ha fatto carriera, ha imparato il mestiere, ma soprattutto la schiacciante vittoria sulla pallida sinistra gli permette di non esitare più negli affondi contro la classe operaia. Naturalmente Berlusconi è sempre Berlusconi e non smette di curare i suoi affari personali, come dimostrato dall’emendamento che ha tirato fuori dal cappello e costruito completamente ad personam per bloccare tutta una serie di processi, compresi guarda caso quelli contro di lui. Sintomatico di questo atteggiamento nuovo è il piano finanziario presentato di recente da Tremonti in cui, di tutti i problemi relativi al potere di acquisto delle famiglie e dei redditi che erano stati sbandierati durante la campagna elettorale non se ne parla più, mentre invece viene varata una manovra di ben 34,8 miliardi di euro, con 24 di tagli agli enti locali e 6 alla sanità e improntata a “meno costi, più libertà e più sviluppo”, come cita lo slogan del Ministro. Ma meno costi significa licenziare, ed ecco che il ministro Brunetta è pronto a puntare il dito sui cosiddetti fannulloni del pubblico impiego meritevoli di un più facile licenziamento. Così, nella sola scuola, sono già programmati 100.000 licenziamenti. Non è un caso che sempre Tremonti abbia detto: “Prima lo sviluppo poi potremo redistribuire la ricchezza. Se lo sviluppo funziona e c’è un aumento di ricchezza, questa sarà poi oggetto di una politica di equa divisione (1). Ci vuole un bel cinismo a chiedere alla povera gente che non arriva alla quarta settimana del mese con lo stipendio di fame che riceve di continuare ad aspettare, sotto la pressione ideologica che ti fa apparire un fannullone o un parassita se protesti, ed è oltretutto vergognoso parlare di una “politica di equa divisione” di una ricchezza prodotta che è invece tutto frutto del sudore della fronte dei lavoratori e che arriva in quote percentualmente sempre più basse nelle tasche di chi lavora. Ma Berlusconi ha anche il tempo e l’ardire di fare il populista, cancellando l’ICI sulla prima casa, parlando (ma solo parlando) di eliminazione dei ticket sui medicinali, varando la Robin tax, che crea una maggiore tassazione di società petrolifere, banche e assicurazioni per togliere ai ricchi e dare ai poveri. Il fine dichiarato è quello di finanziare una carta prepagata da 400 euro che arriverà a un milione e duecentomila pensionati con mensili minimi e utilizzabile per cibo e utenze (2). E gli altri 4 milioni di poveri chi li sostiene? E tutte le famiglie ai margini dell’indigenza? Naturalmente a questi quesiti non ci sono risposte perché, il governo Berlusconi, come pure il precedente governo di “centro-sinistra” Prodi, è del tutto incapace di dare una qualsivoglia prospettiva alla gente.

2. Le reazioni nella classe operaia e i tentativi di recupero della “sinistra borghese”

La situazione che si vive nella classe operaia in Italia in questo momento è particolarmente importante. Infatti si sovrappongono sentimenti diversi, dallo scontento accumulato per le condizioni difficili in cui vive alla sfiducia crescente in questo o quel governo a risolvere a fondo le questioni. Come già detto nel precedente articolo (3) lo stesso contributo al voto di destra – in particolare alla Lega - attribuibile a settori di classe operaia è stato esso stesso espressione della perdita delle illusioni per i partiti sedicenti operai, anche se nell’immediato questo non si traduce in coscienza positiva di una alternativa di classe. Di fatto la situazione attuale vede nel proletariato in Italia un certo stordimento dovuto al fatto che, dopo una lunga sofferenza per una crisi di identificazione in una sinistra in cui tendeva a credere sempre di meno, vede che questa sinistra adesso viene profondamente punita e umiliata dai risultati elettorali. Questo evidentemente non può che dare i capogiri alla classe operaia perché, se è vero che il discredito di questa sinistra è forte, è anche vero che trovarsi da un momento all’altro senza alcuna rappresentanza di sinistra nel parlamento, oltre che nel governo, è qualcosa che non si era mai visto. E’ in questo contesto difficile e promettente al tempo stesso che si avanzano i tentativi della sinistra borghese per rifarsi una verginità e ridarsi una dignità. In queste ultime settimane infatti abbiamo assistito ad una serie incredibile di iniziative e di appelli da parte di tutte le possibili sfumature della sinistra borghese che tutte hanno toccato un tasto a cui sono molto sensibili in questo momento i proletari: ricominciare da capo sulla base dei nostri interessi, ritrovando l’unità e l’identità dei comunisti. Di questa lunga serie di iniziative abbiamo selezionato solo alcune delle più significative:

· l’intervento di Bertinotti che, con “Le ragioni di una sconfitta” (4), se la prende con “L'esperienza del governo Prodi (…) che ha fatto traboccare il vaso della crisi della sinistra. Esso ha pesato persino più di quanto si fosse pure diffusamente pensato a sinistra”, pur non lesinando qualche bordata ai compagni di viaggio: “A questo risultato ha certo concorso la sua disarticolazione interna, la sua divisione in partiti con culture di governo e di lotta assai diverse tra loro” per quindi riproporre un soggetto unico della sinistra;

· l’appello di DilibertoComuniste e comunisti cominciamo da noi” (5) in cui si dà la responsabilità a “l’emergere in settori dell’Arcobaleno di una prospettiva di liquidazione dell’autonomia politica, teorica e organizzativa dei comunisti in una nuova formazione non comunista, non anti-capitalista, orientata verso posizioni e culture neo-riformiste”, si prendono le distanze da “l’idea del soggetto unico della sinistra di cui alcuni chiedono ostinatamente una “accelerazione”, nonostante il fallimento politico elettorale” per quindi rivolgere un appello “ai militanti e ai dirigenti di Rifondazione, del PdCI, di altre associazioni o reti, e alle centinaia di migliaia di comuniste/i senza tessera che in questi anni hanno contribuito nei movimenti e nelle lotte a porre le basi di una società alternativa al capitalismo, perché non si liquidino le espressioni organizzate dei comunisti ed anzi si avvii un processo aperto e innovativo, volto alla costruzione di una “casa comune dei comunisti”;

· il Coordinamento dei Comunisti, che ha poi dato luogo al Movimento per la Costituente Comunista (6), secondo il quale le elezioni hanno “confermato il disconoscimento da parte dei lavoratori e delle lavoratrici dei partiti della sedicente Sinistra Radicale. (…) Il PRC, il PdCI, i Verdi hanno dimostrato la propria incapacità a difendere gli interessi degli sfruttati (…).” Per poi proporre alla fine “un processo unitario di costruzione di una Costituente Comunista indipendente a livello locale e nazionale, fuori e contro il bipolarismo”.

· La Costituente dei Comunisti Rivoluzionari (7), a sua volta, riconosce che alcuni (tra loro) avevano creduto che fosse possibile esercitare una pressione sul governo Prodi. “Ma la pressione di Rifondazione e PdCI – se c’è stata – non ha portato ad alcun effetto e viceversa abbiamo pagato la presenza al governo con la rinuncia a costruire lotte contro il governo che sostenevamo. (…) C’è chi, come Bertinotti e Vendola, propone una “costituente della sinistra” che superi il comunismo e dia vita, nei fatti, ad una forza socialista. C’è chi, come Ferrero e Grassi, propone di rilanciare Rifondazione Comunista. C’è chi, come Diliberto e Giannini, propone una “costituente dei comunisti”. Si tratta di proposte diverse ma accomunate da uno stesso riferimento di fondo: l’idea che si debba, prima o poi, tornare a governare con la borghesia “progressista”, col PD di Veltroni e D’Alema, nazionalmente come nelle giunte locali. (…) Noi (diciamo invece) mai più al governo!

Questa miriade di costituenti, comitati e coordinamenti, che vengono fuori tutti da quella stessa Rifondazione e da quello stesso PdCI che adesso tutti criticano, somigliano tanto ai topi che fuggono dalla nave che affonda e che fino a qualche minuto prima aveva costituito il loro riparo sicuro. Ha ragione un lettore che, leggendo uno di questi appelli, si è così espresso:

Tutti fanno appelli all’unità ma ognuno vorrebbe che gli altri si riunissero sotto la propria iniziativa già bella e confezionata. Dire che la storia ha azzerato i gruppi dirigenti sconfitti di PRC e PdCI è una pia illusione. Dite che “non pensiamo affatto di poter essere autosufficienti” ma poi nemmeno voi fate niente di concreto per confrontarvi sul serio con gli altri. Tutti fanno appelli, tutti invocano l’unità, ma nessuno risponde a nessuno ed urliamo tutti nel deserto…” (8).

Di fatto tutta questa frenesia della sinistra si spiega in un solo modo: cercare di spostarsi a sinistra, su un piano di maggiore demarcazione dai presunti responsabili dello sfascio, per cercare di recuperare un controllo sulla classe operaia. Ma, benché confusa, nella classe emergono con sempre maggiore insistenza e chiarezza delle espressioni di condanna per questa sinistra e la convinzione che si debba ricominciare su tutt’altra base:

Forse potranno riavere qualche seggio ma essi sono fuori dai sentimenti profondi della parte più sensibile del giovane proletariato, giudicati quali spregevoli eunuchi del riformismo alla rovescia, scarti buoni solo per il bidone della spazzatura della storia.” (P., 26 maggio 2008) (9).

Non sopporto questo sistema, non mi identifico con nessuno che pretende di rappresentami, perché in realtà nessuno mi rappresenta. Dietro i sorrisi, la musichetta anni '80, l’ostentato ottimismo c’è tanta paura, precarietà, preoccupazione, depressione, ansia, panico... e chi più ne ha più ne metta.” (S., maggio 2008) (9).

Queste voci nitide di classe che si levano all’interno di una situazione di esitazione e di incertezza, relative soprattutto a capire cosa fare in futuro, non devono essere disperse, non devono cadere nel nulla. Devono viceversa unirsi e fare corpo con quella dei rivoluzionari e partecipare a quel lavoro di chiarificazione e di solidarizzazione all’interno della classe operaia che è così importante per preparare le grandi lotte che si preparano davanti a noi.

Ezechiele, 23 giugno 2008

1. Ticket, fannulloni e card per poveri “Così faremo ripartire l’Italia”, La Repubblica, 19 giugno 2008.

2. Vedi l’articolo editoriale “Il capitalismo non può sfamare il mondo” in cui si parla della distribuzione di analoghe carte di credito negli USA.

3. “Elezioni politiche 2008: La sconfitta della “sinistra parlamentare” non è una sconfitta per i lavoratori”, Rivoluzione Internazionale n° 155.

4. https://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/politica/bertinotti-ragioni-sconfitta/bertinotti-ragioni-sconfitta/bertinotti-ragioni-sconfitta.html

5. www.comunistiuniti.it/2008/04/17/appello/#more-3

6. www.coordinamento-comunisti.it

7. www.costituenterivoluzionaria.org

8. L’intervento è presente sul sito www.coordinamento-comunisti.it

9. Dalla corrispondenza di nostri lettori e simpatizzanti.

Situazione italiana: 

Patrimonio della Sinistra Comunista: